26 novembre, 2006

 

"O Re accoglie ‘o cumpagno Presidente. E intanto la borghesia se ne fotte…

A ottant’anni suonati, l’architetto, umanista e polemista napoletano Gerardo Mazziotti non ha perso il gusto di combattere, criticare, studiare, proporre alternative, battersi per un’amministrazione onesta e poco costosa. Sono note ("L’assalto alla diligenza", p.es.) le sue denunce sulle ruberie e gli sprechi degli amministratori locali in Italia, che ammontano - ha calcolato - alla cifra stratosferica di 5000 milioni di euro ogni anno. (nv)
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NAPOLI - In qualunque altra regione italiana, in qualunque altro paese al mondo, questa classe politica di Sinistra (che da dodici anni malgoverna Regione, Comune e Provincia ) e di Destra (che in dodici anni non è stata capace di fare un’opposizione seria) sarebbero state mandate a casa, senza se e senza ma.
Il sen. Massimo Villone ha denunciato alla Repubblica il sistema politico della Campania, con l’eccessiva personalizzazione della politica cittadina e regionale a danno di una dimensione effettivamente democratica dei partiti, che va recuperata attraverso l’eliminazione delle lobbies e delle clientele, dando voce a chi non l’ha, alla gente, alle associazioni, agli intellettuali non organici, e smantellando tutti i meccanismi che oggi perversamente favoriscono la deriva personalistica e clientelare (15 luglio). Era chiaro il riferimento a Bassolino e alla Iervolino.
E il sen. Cesare Salvi al Corriere del Mezzogiorno lamenta che la costruzione del consenso attorno a una singola personalità ha prodotto gravi danni, è stata devastante. E’ chiaro che ci sono responsabilità in chi ha esercitato il potere per tanti anni e si avvia a restarci per sempre. (Un presidente americano può stare alla Casa Bianca al massimo otto anni, Bassolino è al potere da 12). Ma chi volesse bruciare oggi Bassolino deve sapere che se non si interviene sui nodi di fondo la situazione non muterà (4 novembre).
E perciò al loro posto devono scendere in campo quegli intellettuali, quei docenti universitari, quei giornalisti, quegli scrittori, quei registi, quegli imprenditori, quei professionisti, che sono rimasti finora fuori dalla politica. Un gruppo di uomini capaci, preparati, capeggiati da un "Masaniello" più intelligente del pescivendolo che nel 1647 diede vita alla storica rivolta contro gli spagnoli.
E’ necessario e urgente un ricambio generazionale e, sopra tutto, qualitativo di questa sempiterna, mediocre e costosissima classe politica. "Non sempre chi intraprende la carriera politica lo fa per motivazioni ideali (poter servire la collettività) o per ambizioni di potere. Non sono pochi quelli che sono mossi dal desiderio di "sistemarsi", di trovare un posto o la "pagnotta", sia pure per un solo quinquennio (salvo poi a restarci a vita). Resta perciò aperto il problema generale della selezione della classe politica, perché non diventi sempre peggiore" (Sabino Cassese, giudice della Corte Costituzionale).
E ancora: "Non vedo alcuna classe dirigente: basta mettere piede in Senato o alla Camera o in un consiglio regionale, provinciale o comunale, per rendersi conto dello stato di degrado disastroso delle nostre istituzioni, con una classe dirigente presuntuosa e incapace, capace solo di sapere incollare i loro grassi posteriori alla poltroncina di deputato o di senatore o di ministro o di sindaco o di presidente di regione". (prof. Lucio Colletti).
Viene in mente il Gattopardo. A chi gli propone il seggio nel Senato del nuovo Regno d’Italia indica, invece, Calogero Sedàra, sindaco di Donnafugata. "Vi sarà più utile di me, perché è animato dalla sete del potere e del denaro".
Sabato 25, infine, è venuto a Napoli, il Presidente Napolitano, accompagnato dal governatore Bassolino, col chiaro intento di mostrare coram populo la sua solidarietà al governatore contro gli attacchi che, specialmente da sinistra, gli sono stati portati negli ultimi mesi per la disastrosa amministrazione della Regione. E, probabilmente, per farsi perdonare le accuse che gli mosse nel luglio 2005 nella Direzione DS di sperperare denaro pubblico con la moltiplicazione delle commissioni consiliari e con il vitalizio agli assessori, e per farsi perdonare di aver parlato nel mese di ottobre di "Bagnoli, Napoli est, rifiuti, periferie e centro storico problemi penosamente ancora irrisolti " e di essersi detto "angosciato per la drammaticità di questi giorni mai vissuti prima da questa grande, generosa e travagliata citta". Poteva risparmiarsela questa visita, o almeno poteva darle un taglio diverso. Che non desse l’impressione di essere venuto per solidarizzare con le amministrazioni di Comune, Provincia e Regione, criticate dalla stampa cittadina e nazionale per la loro insipienza.
Dopo le parole del Presidente ("Ho dato una scossa alla città, che è gia migliorata [ma davvero?]. Fa malissimo certa stampa e certa televisione a darne una immagine deformata"), sarà difficile per chiunque continuare a criticare questi amministratori che il Quirinale ha posto sotto la sua ala protettrice. In gergo calcistico si dice che il Presidente è entrato "a gamba tesa". E senza un arbitro capace di mostrargli il cartellino giallo.
GERARDO MAZZIOTTI

 

"Quale trasformismo, siamo liberali progressisti. Maggior rispetto, per favore"

Caro Valerio, leggo una serie di critiche - tutte ovviamente legittime - su Salon Voltaire, che hanno ad oggetto l'iniziativa di cui, assieme a molti altri amici, sono promotore. E' buona norma, tra liberali, parlare chiaro. Lo farò anche io.
Ho sempre creduto, dai tempi della GLI, che lo spazio politico dei liberali progressisti, ai quali mi sento di appartenere, fosse quello della sinistra riformista e democratica. Tale obbiettivo l'ho perseguito, dopo la crisi irreversibile del PLI, in rapporto con i radicali (fino al '94, ed alla loro scelta berlusconiana), e dentro il movimento "Verso Alleanza Democratica".
Nel '93 con Enzo Marzo ho contribuito alla ricostituzione di Sinistra Liberale, e, con umiltà, ho partecipato anche alla rinascita di Critica Liberale, con la quale ho collaborato fino al 15 ottobre 2005 (ripeto 15 ottobre 2005!). Fino a quella data Enzo Marzo, verso il quale confermo, nonostante tutto, rispetto e profonda riconoscenza, non ha avuto nulla da eccepire rispetto ad un percorso politico pienamente condiviso, che faceva i conti con la complessità della transizione italiana.
Sinistra Liberale non nasceva come partito politico, ma come componente autonoma della sinistra italiana. Nel '95 ha investito nel rapporto con i Verdi, che - per la loro natura non ideologica e plurale - apparivano un soggetto in grado di costituire, insieme alle altre culture politiche laiche e critiche, il nucleo di una soggettività politica innovativa. Non si è trattato di scelta personale, ma condivisa con molti amici, oggi impegnati in Sinistra Liberale.
Enzo Marzo ed il gruppo di Critica ha legittimamente espresso riserve alla scelta che, altrettanto legittimamente, Sinistra Liberale ha operato, quando , dopole primarie del 2005, ha ripreso vigore il progetto del Partito Democratico. Sinistra Liberale crede a questo obbiettivo, è impegnata a costituire insieme agli altri riformismi una piattaforma programmatica e culturale forte. Non pretendo, non pretendiamo che tutti i liberali vi si riconoscano, ma certo che rispettino la nostra scelta, senza anatemi e sopra tutto senza ricorrere ad attacchi rancorosi, che fanno il gioco di chi continua a considerarei liberali delle vecchie comari da salotto (o da terrazza, a seconda delle stagioni).
Una ultima precisazione. Non ho mai militato, nè ho mai votato per la Margherita. Se l'amicizia che rivendico con Valerio Zanone significasse questo, la stessa accusa dovrebbe essere rivolta allo stesso Marzo che con Zanone (Margherita), Bogi (Sinistra Repubblicana, componente DS) ed altri, nella primavera del 2005 aveva lanciato l'Alleanza Laica! Io credo che anche quel tentativo sia stato utile, perchè ha rimesso in moto un dibattito - di cui va dato merito a Marzo - sulla esistenza di un buco di rappresentanza liberale e laica nel centrosinistra. Ebbene io credo che il PD, ed i DS, nella versione che Fassino sta cercando di dare, costituiscano il luogo dove le nostre sollecitazioni, le nostre suggestioni possono trovare spazio.
Ci sbagliamo? Sarà la cronaca dei prossimi mesi a dirlo. Invito solo a maggiore rispetto, non solo per me, ma per le centinaia di donne ed uomini, schiettamente liberali, che stanno investendo in questo progetto. Ricordo che il 20 al Teatro Capranica c'erano Orazio Petracca, Antonio Saitta, Claudio Cressati, Paolo Colla, Michele Ainis, Eugenio Briguglio, Federico Radice, Enza Battistuzzi, Rosetta Cutolo, Carlo Staccioli, Franco De Bernardinis, Gianfranco Potere. E tanti tanti altri. Liberali. Come me. E, spero, come Voi. Un saluto caro.
GIANFRANCO PASSALACQUA
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L'amico Passalacqua stia tranquillo: come già gli ho scritto in privato, avevo intenzione di ospitare un articolo di Sinistra Liberale prima ancora di dare spazio alle critiche, come sarebbe stato più corretto. Solo che il vecchio amico che ora sta in SL, a cui avevo chiesto una relazione, aveva risposto: "Guarda, per questo devi sentire Passalacqua". Ecco fatto: ora abbiamo stabilito il contatto. Mi scuso, piuttosto, con Granfranco e col vecchio amico se il Nico Valerio giornalista piccante ha un po' prevalso sul liberale equanime, dando l'impressione nel titolo e nel testo di adagiarsi perinde ac cadaver sulla tesi critica di Enzo Marzo raccolta da Radio Radicale e di cui fanno prova i virgolettati. Ma - dura legge del giornalismo - avevo a disposizione solo l'intervista su Radio Radicale. E su quella ho fatto l'articolo, comprese le note di colore. L'amico, proprio ora, per telefono, smentisce nel modo più categorico che Passalacqua o il gruppo SL abbiano mai appoggiato politicamente la Margherita, a parte l'amicizia e deferenza verso Zanone, s'intende. Era un'altra affermazione dell'intervista a Radio Radicale. Ne prendo atto e la diffondo subito qui, per correttezza. Questo, per la parte giornalistica.
Politicamente, però, anch'io come Marzo, ora specialmente che abbiamo creato il primo vero Coordinamento tra i liberali italiani (vedi il Manifesto), sono contrario a che un gruppo liberale entri o si fondi in questa Destra o in questa Sinistra, così simili purtroppo nel non volersi impegnare a risolvere il deficit di liberalismo di cui soffre l'Italia. E proprio ora, offrire il puntello liberale non è il massimo dell'opportunità. Ma come liberale ho la massima comprensione e stima per tutti i liberali, qualunque siano le loro scelte. Auguri sinceri, e per niente ironici, quindi, all'amico Passalacqua: il Salon Voltaire è a sua disposizione, quando vorrà inviare articoli. (Nico Valerio)

24 novembre, 2006

 

"Alla corte di D’Alema ora anche una trasformista Sinistra liberale"

"Venghino, siori, venghino…" Che tristezza il vecchio ammaccato megafono di cartone del venditore ambulante di "stracci, pentole, rimedi e unguenti". Nella grande fiera felliniana delle ideuzze furbe, delle parole travisate, dei trucchi e mezzucci con cui prima a Destra e ora a Sinistra si sta cercando di approfittare del bisogno urgente di liberalismo che c’è in Italia, si deve aggiungere l'ultima trovata: quelli che potremmo chiamare - scusate, mi s’inceppano i tasti - "liberali dalemiani".
Ma, che immaginate, non i Morando e i Franco Debenedetti, ché quelli sono spesso più liberali di certi - non ho detto tutti - amici di casa nostra, che magari conservano ancora la tessera del PLI, e così, solo per questo, credono di essersi assicurati il Paradiso laico dell’Aldilà, in cui sperano di scoparsi le 100 vergini liberali-liberiste-libertarie, molto libertarie. No, parliamo di altri, contro cui Enzo Marzo, critico leader di Critica Liberale, si è espresso duramente.
Dietro il palco del Teatro Capranica, lunedi 20, per la presentazione della nuova formazione "Sinistra liberale", nientemeno, il fondale era bello e credibile: c’erano i ritratti, disegnati con forte chiaro-scuro, di Einaudi, Gobetti, Ernesto Rossi e Bobbio, numi tutelari d’un liberalismo progressista che arriva al liberal-socialismo, Con qualche contraddizione. Per esempio, unendo il liberista anti-nazionalizzazioni e il suo allievo che, sia pure contro i monopoli, le nazionalizzazioni le voleva, eccome.
Ma il liberalismo era tutto lì, messo al muro. In sala ce n’era ben poco, ha detto Marzo a Radio Radicale. E il simbolo d’un macilento stilizzato gabbiano blu che vede le stelle (le perversioni dei grafici sono seconde solo a quelle dei politici: entrambi senza la minima psicologia) era messo accanto ai ben più corposi, coloriti e terragni simboli del potere della Sinistra: la Quercia e l’Ulivo.
Valerio Zanone e Cinzia Dato hanno portato il loro saluto, ma non preoccupatevi, non si muoveranno dal loro partito, la Margherita.
Intervistato da Radio Radicale, Enzo Marzo, teorico in Italia della Sinistra liberale, ma che non ha niente a che fare con questa "operazione di tipo trasformistico", come ha detto, è stato impietoso. Dopo aver ironizzato sui pretenziosi "quadri appesi alle pareti" a cui non corrispondeva in platea un’adeguata rappresentanza liberale, ha derubricato l’evento a "piccolo episodio, gonfiato dalla presenza di Fassino". Perché la sostanza è chiara: si tratta di "quattro ragazzotti che vogliono entrare nei Ds". Cioè in un partito, ha accusato Marzo, che vivacchia nelle alleanze di potere più disomogenee ("nell'attuale maggioranza tra Mastella e Diliberto non c’è nulla in comune") praticando una politica che è l’esatto riflesso della politica del Centro-destra, che non fa le riforme profonde che sarebbero necessarie, neanche la legge sul conflitto d'interessi, e che cade negli stessi errori del populismo e del berlusconismo. Senza contare - ha aggiunto - che i Ds vedono nel proprio futuro un Partito Democratico che dovrà aderire all’Internazionale Socialista, come hanno ripetuto più volte D’Alema e Fassino.
Ma se il crudele Marzo, con quel "ragazzotti", è stato anagraficamente gentile, dato che in platea non mancavano i sessantenni, ha dovuto poi dolersi che l’amico Zanone si sia prestato ad avallare questa operazione di basso profilo. Una persona per bene, ha detto in sostanza Marzo, ma è ormai come un notabile del vecchio liberalismo, a suo modo nobile, che non ha ancora deciso che fare e dove andare. Come Dio "non sta da nessuna parte e sta in ogni luogo". Lui e la Dato, tanto per dirne una, come faranno a far parte della Margherita di Rutelli, erede della Democrazia Cristiana?
E anche la figura del portavoce è singolare. Il coordinatore della nuova sigla "Sinistra liberale" , ha detto Marzo, sarà Gianfranco Passalacqua, altra vecchia conoscenza di Critica, la cui "mobilità" politica, solo a voler parlare dell’ultimo anno, è davvero eccessiva, quasi da film muto. La sua parabola politica, comunque, guardando agli anni scorsi, lo ha portato dalla Gioventù liberale a Critica, da Critica alla Margherita, e di qui ai Ds. Ma io non mi meraviglio troppo, ha aggiunto Marzo: "Il trasformismo è nato con Depretis, e ha ormai 130 anni".
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Ma perché, secondo voi, D'Alema e Fassino avrebbero inventato questa operazione? Una prima supposizione è avanzata sul sito gemello Liberali Italiani.

23 novembre, 2006

 

Finanziaria etica: 15 per "risanare, 20 per rieducare. E le balle di Visco...

Siamo stati buoni profeti, mi ha detto l'amico docente dell'Univeristà romana. L'altro ieri Tommaso Padoa Schioppa ha ammesso che per rientare nell'indice del 3% sarebbe bastata una manovra di 15-17 ML. Gli altri 18-20, ha affermato,"servono allo sviluppo". Come puo' servire allo sviluppo una manovra che realizza quei disastri che sappiamo (v. articolo precedente)? E, per inciso, la crescita del PIL e' gia' di per sé inflessione!
L'unica giustificazione ad un intervento cosi' depressivo - precisa il mio amico - poteva essere la necessita' di rientrare nel valore del parametro del rapporto deficit/PIL. Visto che cosi' non e', la spiegazione piu' logica e' quella che abbiamo formulato nell'articolo.
Per inciso, la sparata di Visco sui debiti astronomici delle FS (1-2 punti di PIL, ossia 15-30 ML di euro?) e' falsa. Pur assumendo che le FS siano alla bancarotta, i loro debiti non possono superare la cifra (record) di 4-5 ML di euro (8000-10000 ML di vecchie lire, non dimentichiamolo) ossia al massimo l'0.3% del PIL. Il dracula Visco ha sparato quella cifra irreale con il proposito di convincere gli italiani sulla necessita' di questa assurda finanziaria per risanare il carozzone delle FS. Figuriamoci. Il solito fumo per nascondere la verita', che io ho illustrato.
Ora, come diciamo noi matematici - continua il mio amico docente - se si assumono le stesse ipotesi, la tesi non puo' che essere la medesima. Se 40 ML di euro non servono per Maastricht e nemmeno per lo sviluppo, questa manovra altro non e' che uno spostamento di risorse per realizzare il primo passo di quella trasformazione dell'Italia in un paese, diciamo così, "catto-comunista su base finanziaria".
Naturalmente, la definizione di TPS e' corretta se per "sviluppo" si intendono gli interessi delle lobbies della finanza europea, la CGIL, le cooperative rosse, i fautori dell'immigrazione di massa con annessa cittadinanza italiana in 5 anni, l'egualitarismo economico ed il controllo centralizzato del lavoro.
Taccio, poi, sulle conseguenze in politica estera. Non so se avete l'ultima ? Il contingente francese, che guida la missione ONU in Libano (e a cui i soldati italiani debbono rispondere) ha avvisato che e' pronto ad abbattere aerei israeliani in caso di sconfinamento dei loro voli, mentre i cari Hezbollah continuano tranquilli il loro rifornimentodi missili sotto gli occhi della Siria e, probabilmente, con l'indifferenza dei francesi. Non male come prospettive.

15 novembre, 2006

 

"Stupida" la finanziaria di Prodi-Schioppa? Macché, fin troppo intelligente...

Ma perché Prodi e Padoa-Schioppa si stanno comportanto così "stupidamente". Attenti alle virgolette, amici lettori, attenti al tranello in cui cadono perfino alcuni noti commentatori di giornali. C’è della logica dietro quelle apparenti e incongrue decisioni, giudicate da tutti per metà autolesionistiche, per metà a vanvera.
Vedete, cari amici, ciò che sembra non è. Ormai perfino la Sinistra gradisce poco i due figuri, ingenuamente definiti "macchiette", tanto che oggi avrebbero solo il 30 per cento dei voti. Ma, contro ogni apparenza, contro quella che le persone semplici di Destra e Sinistra giudicano "l'evidenza", l'azione di Prodi-Schioppa non è affatto stupida, se l'analizzate bene. Anzi è intelligentemente stupida. Quindi ha un disegno dietro, altroché. E solo gli stupidi, al solito, possono giudicarla "stupida".
E dove vuole andare a parare questo lucido disegno finto-stupido? Semplice: dove la gente, perfino a Sinistra, non immagina neanche.
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Un amico docente universitario che ama dilettarsi di numeri mi snocciola al telefono tutta una serie di cifre, tassi, cicli, prospettive e congetture. Io vi aggiungo alcuni retroscena, qualche elemento psicologico di contorno, e sottolineo il paradossale valore dell'isolamento in cui è relegato il binomio Prodi-Schioppa, a leggere certi giornali. Altro che prigionieri: i due, incarcerati nella torre, da lì comandano allegramente e come se niente fosse su tutto il castello. Insomma, per farla breve, alla fine della telefonata per noi ormai è chiaro: i due scemi non sono affatto scemi, tutt'altro.
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Facciamo un passo indietro. E' ormai accertato - sostiene l'amico docente - che, grazie al boom delle entrate fiscali nei primi 10 mesi del 2006, per rispettare il parametro coranico del 3 per cento nel rapporto deficit /PIL basterebbe una manovra di non piu' di 15 ML di euro. "E allora?", si chiede il ceto medio italiano (pazzo secondo Prodi), "qual'e' la ratio di questa manovra lacrime e sangue da oltre 35 ML? Anzi, forse di 37 se non addirittura di 40-42 ML, secondo l'ondivaga finanziaria di questo governo?"
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Vi sono varie interpretazioni. Una, suggestiva e sicuramente contenente molti elementi veritieri, e' quella fornita dall'ottimo articolo di Giancarlo Perna sul Giornale del 13 novembre. Ve ne sono pero' altre, tutte figlie di quello che definisco il Progetto Finale (non uso il termine Risoluzione per non offendere la sensibilita' degli amici israeliani).
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Tommaso Padoa Schioppa, ex grand commis della Banca Centrale Europea e Romano Prodi, ex presidente della Commissione Europea, non dimentichiamolo), vogliono mostrare di essere i piu' zelanti servitori dei modelli paleo-capital-comunisti del Gotha della finanza europea. Sulla base di questi presupposti, occorre perseguire, costi quello che costi, la massima riduzione del rapporto deficit/PIL al fine di assicurare il plauso della BCE.
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Naturalmente, cio' produrra', contrariamente a quanto annunciato da Prodi; a) una contrazione del PIL, che aveva appena iniziato a crescere, dopo gli anni di magra, conseguenti alla recessione derivante dall'11/settembre 2001; b) un crollo della domanda interna, a causa dell'aumento della tassazione diretta (compresa la futura terribile imposizione ICI sugli immobili, prima casa compresa, che incide impietosamente sulla piccola e media borghesia); c) un forte disincentivo ad assumere a tempo indeterminato per le imprese con meno di 50 dipendenti (la maggioranza in Italia), che perderebbero il TFR, a causa dell'obbligo di versamento all'INPS degli accantonamenti (per tutti i dipendenti) in caso di superamento della soglia anzidetta (evviva il governo della "Sinistra"!); d) un appiattimento retributivo per i redditi medi, perché il massimo prelievo in percentuale sara' proprio effettuato su di loro e non sui redditi davvero elevati (all'anima della finta "Sinistra" all'italiana, ancora una volta); e) un disinteresse sostanziale, malgrado i proclami roboanti, per gli investimenti in ricerca ed innovazione. Anzi, l'unico parametro che il governo si guarda bene dal perseguire e' quello del 3 per cento nel rapporto investimenti in ricerca/PIL stabilito nel protocollo di Lisbona; f) nessuna riforma strutturale - come le pensioni - per il veto delle sinistre marxiste-leniniste.
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Proprio uno sfacelo? No, perché, secondo la sua aberrante logica sommersa, a cui non pensano coloro che a Destra e a Sinistra lo giudicano "stupido" in realtà di fronte ai disastri sopra elencati il governo Prodi-Schioppa potra' vantarsi con se stesso e con le frange neo-neo-marxiste che lo sorreggono, di aver ottenuto il massimo dirigismo sull'economia italiana, il massimo controllo sulle liberta' imprenditoriali (vedi tra i vari provvedimenti l'abolizione del contante) ed il sostanziale annientamento dei ceti medi, la terribile Mittelstandvernichtung di marxiana memoria.
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Ecco dunque, secondo il mio amico docente, qual e' la spiegazione celata dietro una cosi' velenosa, spropositata e apparentemente illogica manovra finanziaria: iniziare il cambiamento della societa' italiana da una democrazia liberale, certo ancora imperfetta e incompiuta, ad un sistema misto, chiamiamolo post-moderno, di capitalismo finanziario e marxismo in salsa cattocomunista.
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Si tenga presente, a riprova di questa ipotesi, che sia per gli aumenti assurdi ed immotivati del tasso di sconto decisi dalla BCE, ufficialmente contro l'inflazione (quale?); sia per l'inevitabile futura contrazione del PIL, alla fine del 2007 il governo dovra' operare ancora un'ulteriore manovra restrittiva dagli effetti devastanti: il Progetto Finale, appunto.
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Finale della favola cattiva? Che i lupi, come sempre, saranno premiati, e la povera vecchietta divorata. Il mio amico docente si gioca uno stipendio sul fatto che l'ineffabile coppia di finto-scemi Prodi-Schioppa, riceveranno in futuro una medaglia d'oro al merito dalla BCE, che, gia' in passato, fece altrettanto con l'ex presidente Ciampi. E per le vittime del macabro Progetto Finale? Un requiem, of course. E' o non è il Padoa-Schioppa un anglofono?

10 novembre, 2006

 

La giovane Levi Montalcini e quei vecchi rimbambiti della Politica all'italiana

A noi non piacciono i giovani in quanto tali. A 16 anni, età non sospetta, dicevamo con Croce che l'unico problema dei giovani è quello di crescere, e non essere più tali. Però da naturisti abbiamo teorizzato il mito dell'eterno Giovane (dentro e fuori). Insomma, facciamo la sintesi: ci piacciono solo i giovani cresciuti, quelli intelligenti. Ecco, per esempio, ci piace molto la "giovane cresciuta" Levi Montalcini.
Bella la sua uscita: un Governo che ottusamente taglia la ricerca scientifica, io non lo voto.Anche noi avremmo fatto questa affermazione, sia contro la Sinistra, sia contro la Destra, ovviamente. Del resto la classe politica italiana è unitaria nelle sue fisime e nelle sue ipotesi sottoculturali. Vi comandano avvocati e laureati in lettere, funzionari di partito, ultimamente anche economisti (buoni, quelli!) e altri "sperimentatori fantasiosi", tutti con la testa in aria. Ma in quanto a scienza e scientificità, zero.
«La ricerca è il vero motore di un Paese moderno» ha detto la giovane e scattante Montalcini ai suoi colleghi vecchi e rimbambiti. «Se la Finanziaria taglia i fondi per la ricerca il paese è distrutto ed io non potrei votarla», ha detto il premio Nobel e senatore a vita.
«L'Italia ha tanto capitale umano - spiega - e se non si finanzia la ricerca, il Paese affonda. Noi siamo un paese povero di materia prima, ma ricchissimo di capitale umano. E la ricerca - conclude Rita Levi Montalcini - è il vero motore di un Paese moderno, sia per le ricadute a livello sociale sia per quella a livello economico».
Grazie, giovane e intelligente matricola del Senato. I tuoi colleghi - di ogni schieramento - non solo sono molto più vecchi e rincoglioniti di te, ma ormai tremano al primo stormire di fronda. Sarà per la paura congenita o per i primi sintomi di Alzheimer?

07 novembre, 2006

 

Nuova Teano: mettiamo quel pazzo di Pannella alla testa dei Liberali...

La Rosa nel Pugno è ormai un'utopia fallita, come mostrano gli aut-aut disperati e arroganti dello Sdi, l'ottusità burocratica dei dirigenti socialisti, tutti iscritti alla corrente Spas (sezioni-poltrone-assessori-sottopotere), ma anche lo psicodramma del Congresso dei Radicali, che l'assurda defenestrazione di Capezzone ha reso di pubblico dominio, e che ha portato alla luce una base radicale o tiepida o ostile al progetto.
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E perfino la grande stampa, biasimando l'allontanamento del politico più liberale, geniale e moderno del Parlamento, ha dato per scontato che l'individualismo della sua azione politica (dai "7 giorni per un'impresa" al "Tavolo dei volonterosi") fosse in rotta di collisione con il progetto vecchio e ottocentesco della Rosa nel Pugno.
Aveva ragione Benedetto Croce: l'ircocervo liberal-socialista è un animale inesistente, presente solo nei nostri incubi notturni.
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Eppure, i Radicali sono liberali, dei "liberali di cattivo carattere", per parafrasare la definizione inglese dei Francesi ("Italiani di cattivo carattere"). Ma dopo la caduta del comunismo e del compagno di strada, il socialismo, anche quello che resta della social-democrazia è ormai liberale, tutt'al più liberale "di sinistra". E allora? Vale la pena tutto questo sforzo sovrumano, contro la Storia e le incompatibilità stratificate nel tempo, per unificare Radicali e Social-democratici?
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E dopo la furbata di Pannella, che in questo modo è riuscito a riportare i Radicali in Parlamento, ma che non avrebbe da guadagnare un'oncia di creatività e fantasia dall'unione con dei morti viventi, non è forse giunto il momento di smettere di fingere e dichiarare esaurita una fase politica?
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Componente "laica" utile per bilanciare il clericalismo imperante anche a Sinistra? Ma non c'è bisogno dell'unione tra i laici. Anche separati o federati possono continuare a premere con Prodi per la laicità dello Stato. Anzi, avrebbero due voci, anziché una.
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Tanto vale, insomma, abbandonare del tutto ogni sintesi da "partiti laici", che è una cosa vecchia e stantia da I Repubblica, e puntare direttamente ad una riunificazione, sì, ma dei Liberali. Tutti i Liberali.
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I Liberali italiani, si sa, hanno la Ragione e la Storia dalla loro, ma personalmente sono mosci, sfiduciati, senza nerbo, inconcludenti, psicologicamente deboli. Pannella e i Radicali, all'opposto, per quanto ormai siano le ombre di se stessi, hanno - rispetto ai primi - ancora carisma, forza, fantasia e determinazione da vendere. I primi sono vecchi anche quando sono giovani, i secondi giovani anche da vecchi. Un matrimonio, anzi un Pacs perfetto.
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Ma sì, cari amici Liberali di tutt'Italia, non lasciatevi scappare l'occasione. Lo so, quel matto di Pannella non sarà così matto da accettare su due piedi: ci ha sempre snobbato ("Liberali? Non conosco: siamo noi i liberali..."). Sù, mettiamocela tutta: incontriamoci a Teano.
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Teano? Sì, ma stavolta giochiamo ruoli opposti rispetto alla Teano che conosciamo. Noi Liberali ora siamo con le nostre truppe scansafatiche e "panciafichiste", che da lontano sembrano borboniche. Incrociamo le truppe ardite degli avventurieri in camicia rossa (anche loro si chiamavano "compagni") di Marco, detto "Garibaldi", che deve trattenere a stento i cavalli che fremono e scalpitano. E affidiamo a lui, sì, il compito di unificare i tanti italiani liberali, forse un terzo della popolazione. Diamo a quel pazzo utile di Pannella, ora che "costa" di meno dopo la sua gaffe su Capezzone, la corona del Regno d'Italia liberale.

06 novembre, 2006

 

Capezzone, il miglior segretario possibile, fatto fuori dall'invidia radicale

Per anni piangono di essere discriminati, ammettono di non saper parlare alla gente - primo tra tutti lo stesso Pannella, sempre più oscuro - lamentano di essere emarginati dalla tv e dai giornali, e si mostrano in tv perfino col bavaglio.
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Ma poi, quando finalmente trovano un segretario giovane, intelligente, colto, versatile, veloce, gran lavoratore, liberale, liberista, libertario, l’unico radicale dotato di humour, insomma un radicale perfetto, uno che piace perfino ai giornalisti, così dotato di psicologia da poter parlare alla gente e non solo ai pochi fanatici della politica, che fanno? Lo mollano.
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Ditemi voi se non è una condotta autolesionista. Loro, però, che vivono sempre tra di loro e hanno un vocabolario diverso, la chiamano furbizia.
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Oddio, non è che il Congresso radicale di Padova ci ha fatto tornare ad un amarcord cupamente nostalgico, al Pannella padre-padrone col complesso del "figlio traditore", che per non sbagliarsi tagliava le gambe a tutti i giovani bravi che incontrava sul suo cammino? E’ proprio così o è un effetto ottico?
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Be', forse c'è anche dell'altro. L'intelligente e indipendente Capezzone con la sua "esposizione mediatica" aveva stimolato le invidie e antipatie interne per cui i Radicali Italiani sono famosi. In platea è risuonato contro Capezzone qualche acido discorso moralistico (le apparizioni in tv da "Markette") da parte d'una inquietante frangia antipatizzante del tutto priva di humour. Per il resto, sono possibili solo congetture: con Pannella che ne sa una più del diavolo e coltiva progetti inconoscibili da noi comuni mortali, non si può mai esser sicuri di nulla.
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Certo che l’assurda defenestrazione del geniale battitore libero Capezzone, una vera forza dell’intelligenza, fa cadere il doppio ostacolo che separava Prodi e la Bonino, sempre più "Casalinga di ferro" e Realpolitiker in chiave filogovernativa, ma anche Boselli e Pannella, in vista del rafforzamento d’una Rosa nel Pugno ormai boccheggiante.
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Ma con questo gesto d’imperio che non si vedeva più da anni, i Radicali Italiani tornano ad essere proprietà privata dell’intramontabile leader carismatico: in sostanza una nuova "Lista Pannella". Con quattro donne adoranti strette attorno a Marco elette alla segreteria e alla revisoria dei conti, prima tra tutte Rita Bernardini, da sempre diligente organizzatrice, d’ora in poi anche tenace "segretaria angelo del focolare" di via Torre Argentina. Che non sarà brillante, colta e fantasiosa come Capezzone, ma è bravissima a tampinare i gruppi locali e a far scucire i 200 euro d’iscrizione – la quota più salata d’Eruropa – al povero popolo radicale.
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Tutto come ai vecchi tempi, e infatti, attratto dall’odore degli anni 70, è rispuntato - brutto segno per i liberisti - anche il social-radicale Spadaccia. Ma non è un revival, perché allora la base radicale era giovane, inquieta e combattiva, sapeva opporsi, creava correnti, presentava mozioni alternative, insomma dava filo da torcere. Ora gli unici fuochi scoppiettanti vengono dalla dirigenza, mentre la base è spenta e l’omologazione è completa: c’è solo l’eccentrico Nicolino Tosoni a presentarsi candidato di disturbo e a fare il signor No.
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E noi liberali, magari ex-radicali, che da quando c’era Capezzone ci eravamo riavvicinati al partito di Ernesto Rossi e Calogero? Pentiti dopo la conclusione del Congresso a "tarallucci e vino" (altro famoso proverbio radicale)? No, anche perché, per fortuna, il nostro Capezzone si è preso la rivincita nella mozione finale, dove sono state inserite molte delle sue intuizioni.
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Certo, un segretario così lo rimpiangeremo, e forse chi lo ha fatto cadere presto si mangerà le mani. Ma parafrasando la celebre frase di Pannella sul Governo, rispondiamo anche noi in modo ineffabile: "non siamo delusi, perché conoscendoli non ci eravamo illusi…").

02 novembre, 2006

 

La parabola di Padoa-Schiappa, che predica bene ma razzola male

Ha ragione da vendere il bravissimo Daniele Capezzone: il Governo sta facendo sciocchezze su sciocchezze e il gruppo parlamentare radicale, Pannella e Bonino, che fanno? Nulla: si atteggiano a super-governativi, si definiscono gli "ultimi giapponesi di Prodi". Le "guardie svizzere", come dice il battutista Daniele.
E' vero, ad eccezione di Capezzone, i Radicali e la RnP si sono appiattiti sulla Finanziaria: quasi non li si riconosce più. Si incaponiscono a discutere del sesso degli angeli ("Rosa nel Pugno partito, federazione o movimento?") piuttosto che della politica economica e dei diritti di libertà del Governo Prodi.
Che cosa c’è dietro, qualche gentleman agreement che non conosciamo?
Al contrario, sarebbe questo il momento - nota il brillante presidente della Commissione Attività Produttive - di distinguersi, di acquistare visibilità interna ed esterna pungolando il Governo perché faccia riforme davvero liberali.
"Troppo critico", "ambizioso", "esibizionista", "personalista", imprevedibile e mobile come una "scheggia impazzita"? Macché, finora Capezzone le ha indovinate tutte, non ha sbagliato una mossa. Gli economisti migliori sono con lui, a partire da Giavazzi. Del resto, le sue critiche le fanno ormai tutti gli economisti europei.
Perfino l’autorevole quotidiano economico britannico Financial Times distrugge l’economista Padoa Schioppa (attento compositore, che non ti scappi il refùso "Padoa Schiappa") affibbiandogli il cartello dell’ultimo della classe tra i ministri dell’economia in Europa in una classifica pubblicata oggi. Con quali motivazioni?
Secondo il quotidiano britannico il ministro italiano "ha incontrato difficoltá nel mettere in pratica quelle virtù di disciplina di bilancio che predicava quando era membro del board della Bce". Padoa Schioppa, scrive il Financial Times, si guadagna solo una stella perchè "ha scombussolato il mondo delle imprese e ha fatto ricorso a trucchi di bilancio". "Ma probabilmente riuscirà a tagliare il deficit". Secondo il quotidiano, il ministro dell'Economia "ha trovato più difficile mettere in pratica la disciplina di bilancio di quando la raccomandava in teoria come membro dell'esecutivo della Bce".
Questa sì che è una bacchettata sulle dita. Come dire che Padoa-Schiappa, come un qualsiasi curato di campagna "predica bene ma razzola male". Cioè va bene quando ripete la sua lezioncina imparata a memoria dalla cattedra o nel board della Banca Europea, ma annaspa quando viene messo di fronte al malato in carne e ossa. E il malato con la sua cura sta per morire.
Non è il massimo per un esperto di economia. Come se non bastassero tutte le battute che non solo i politici, ma gli stessi economisti buontemponi fanno alla loro "scienza" scherzando nei coffee-break: pseudo-scienza", solo "teorica", "ideologica", "ancella della politica", "non verificabile in concreto" ecc. Del resto, finiscono tra le risate, con la famosa argomentazione: "se noi fossimo davvero esperti e potessimo davvero governare l'economia... saremmo tutti ricchi. E invece...".
Economisti, che zuzzurelloni. Chi glielo ha fatto fare al Padoa-Schiappa? E pensare che prima di andare al Governo era un "esperto" stimato. Ora è un politico qualunque, che non ne azzecca una. E tutto per l’orgoglio di avere, vita natural durante, l’auto blu di Stato e l’autista. Come è vero che l’uomo si afferma per la personalità, ma si perde per il carattere, e che dietro ogni errore umano c’è sempre l’inadeguatezza psicologica. Che, lauree o non-lauree, è anch’essa un deficit dell’intelligenza...

01 novembre, 2006

 

Quel maledetto tifo Destra-Sinistra. E i destri che amano i Radicali...

Quanti sono i siti e blog liberali che preferiscono definirsi "di Destra" già nella testata, tanto per mettere subito le cose in chiaro? Forse meno dei siti conservatori o addirittura reazionari che si spacciano per "liberali" fin dal titolo. Sono tanti, comunque, gli uni e gli altri. La rete di Tocque-ville ne è piena, ma anche fuori se ne contano molti.
Imprecisioni lessicali che, comunque, parlano da sole.
Ma la scelta preliminare, religiosa, Destra-Sinistra ha qualcosa in più: è legata ad una valenza psicologica ed emotiva della politica che annulla l’individuo e tiene conto solo del clan. Qualunque cosa dica il clan: ecco il cinismo. Siamo, insomma, al più elementare e tribale dimorfismo etnico che si perde nella notte della civiltà: Noi-Loro. Altro che idee.La goccia che ha stimolato questa riflessione è stato il sito di "Camelot-destra ideale", di cui ho letto, affascinato per la sua incongruenza con la testata, un bell’appello al radicale Capezzone descritto con l’amorevolezza che si deve ad un figliol prodigo che si vuol far tornare a casa: "Daniele, torna nella Destra". Ma poi mi sono chiesto: che c’entra? Perché proprio questo sito? E il blogger lo conosce il pensiero completo di Capezzone e dei Radicali? E ciononostante mette la "Destra" nella testata? E più leggevo, più montava la rabbia, perché intuivo che il blogger in realtà è un liberale. Che non si riconosce del tutto.
Non siamo tanti, e ora c’è anche chi si vergogna del nome e preferisce essere di "Destra" piuttosto che Liberale"? L'intelligente blogger "Camelot" mi perdonerà se lo uso come pretesto per parlare in amicizia a tutti gli altri blogger della cosiddetta "Destra", specie a quella che per di più ama i Radicali. Ecco, vorrei chiedere loro come liberale, radicale e anche capezzoniano di ferro: 1. Perché, innanzitutto, vi piace così tanto Capezzone, visto che prima delle elezioni i Radicali sono stati letteralmente cacciati dalla Destra (AN, Ccd, Lega e perfino qualcuno di FI); . 2. Perché vi piace riempirvi la bocca d'una parola, come "Destra", che non ha nulla di scientifico e di serio (come Sinistra, del resto) e che perfino dal punto di vista evocativo è ambigua e mistificatoria. Vuol dire tutto e il contrario di tutto. Cioè nulla. Il razzista dell’Alabama che massacra i negri, l'aristocratico consrvatore che odia le novità o il liberista d'assalto amante del mercato che vuole le riforme, il difensore di ogni nuova libertà e "diversità", il clericale misoneista anti-scienzae o il coraggioso assertore delle scoperte scientifiche? Indovinala grillo.
Questo è il vizio capitale di molti blog del genere: tutto il Bene possibile è riferito ad una Destra intesa come il luogo ideale di ogni virtù. Quali? Non si spiegano mai i dettagli. Una parola passe-partout. Puro Mito, insomma, fantasia, fiction.
Il fatto è che Destra e Sinistra sono, sono sempre state empty boxes, scatole vuote, nomi fittizi senza contenuto. Anche nella prassi parlamentare sono molto simili tra loro, e solo il tifo sportivo li può riconoscere come contrapposte. Del resto, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Italia, Destra e Sinistra hanno più differenze al loro interno che tra loro. Sicuri, tanto per far nomi, che Biondi e Martino, per quanto pigri, individualisti, anarcoidi, menefreghisti, impolitici, siano a Destra della Binetti? O che Prodi sia a sinistra di Alemanno? O che i postcomunisti siano più pericolosi dei postfascisti? O che Luxuria sia peggio di Buttiglione? E allora?
Amici d’una imprecisata e nebulosa "Destra" di comodo, lasciate stare il ridicolo invito a Capezzone. Sono io a indirizzare un invito ai vostri blog e siti dalle idee un po' confuse. Fate un test: cercate di spiegare a un bambino di otto anni che cosa fa o deve fare la Destra e che cosa la Sinistra: vi troverete in difficoltà enormi. E allora non sarà Capezzone a dover "venir via" da quella che voi ritenete la "Sinistra", ma sarete voi a dover finalmente fuggire da questa fissazione nominalistica che a lungo andare ha ormai qualcosa di truffaldino, buono tutt'al più per accalappiare casalinghe e pensionati.
Lasciate stare il tifo calcistico e cominciate a vedere le cose più seriamente e scientificamente: le idee, le teorie, le dottrine, le ideologie (chiamatele come volete). Sorridete delle divisioni elettorali del momento: sono solo propaganda per le persone stupide, prive di senso critico, e perciò amanti della "fazione", qualunque sia. Film western, non politica.
Dico a voi quello che dico a tutti i blogger: non pensate di essere i "politici in Parlamento", non cascate nel loro gioco: voi non siete deputati. Loro, sì, possono dividersi in modo schematico, di volta in volta, per le esigenze delle più diverse votazioni. E' il Parlamento che si divide in modo manicheo, non il popolo.
Noi elettori intelligenti, invece, dobbiamo guardare non agli schieramenti fittizi, a quello che i politicanti vogliono farci credere per essere votati, insomma alla propaganda, ma solo alle idee effettive dei partiti in campo.
E quali sono queste idee? Nonostante le nuvole di fumo delle finte polemiche per i gonzi, la politica vera, cioè il "mercato delle idee", anche in Italia, è semplice. E’ riducibile a tre ideologie democratiche, descrivibili in modo attendibile, "scientifico" starei per dire: i Conservatori, i Liberali e i Socialisti. Non c'è altro, a meno di non voler dare importanza ai comunisti e fascisti veri, rarissimi, perché anche lì c’è chi si vanta con testate e titoli fasulli. E all'interno delle tre opzioni democratiche ci sono sfumature che voi potrete chiamare di destra, centro e sinistra, se proprio ci tenete a conservare l'uso di questi termini desueti..
Il mio consiglio spassionato è perciò quello di togliere da tutte le testate dei siti le abusate, inutili e mistificatorie parole "Destra" e "Sinistra". Che evitano di approfondire, di spiegare, di pensare. Alludono soltanto e confondono le idee. Ma non vogliono descrivere nulla. Proprio come quando si dice "Milan", "Inter", "Roma", oppure "i nostri", "i loro".
E cioè? Che dicono, che vogliono i Nostri e i Loro? E, soprattutto, perché li chiamate così? Quali differenze ci sono? Ditelo a tutte lettere, per favore. E qui cascherebbe l'asimo. Perché se ne sentirebbero di tutti i colori. Tutto e il contrario di tutto. Sù, da bravi, fate la prova.
E poi, scusate, se vi piace tanto Capezzone, non siete "di Destra", siete "Liberali". Che è diverso.

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