20 novembre, 2005

 

20. Newsletter del 1 febbraio 2005

.
Salon Voltaire
IL GIORNALE PARLATO LIBERALE
LETTERA DEL SALOTTO VOLTAIRE
QUINDICINALE LIBERALE DI ATTUALITÀ, POLITICA, SCIENZA, CULTURA E COSTUME
Lettera n.20 - 1 febbraio 2005
.
"Stress, ipertensione, colesterolo alto? Partecipa a un salotto liberale.
L’unico in cui il sedentarismo fa bene e stimola il cuore"
CARDIOLOGO ANONIMO
.
.

Sommario:
DIRITTO E ROVESCIO. Un omicidio? 14 pacche sul sedere
ANTI-RIFORMISTI. Quel vecchio dandy in tweed
EMBRIONI E VITA. Preti in Tv e cosce delle donne
POCO SAVI CONTRO SION. Il prof: "Giusto perseguitarli"
NO ALLA "DECIMA". L’otto per mille alla ricerca
CONCORRENZA TRA TRAVET. Il salario "di merito"
CHE CONFUSIONE. Ahi, mi dolgono le staminali
CHI È PIÙ SNOB. Destra, sinistra o liberali?
ECONOMISTI FURBI. Ora porto Keynes a fare pipì
LA BORSA E I PIAGNISTEI. Tsunami, che affare
ECO-STUPIDI IN COMUNE. Polveri fini, cervelli grossi
MIRACOLO A NEW YORK. L’Onu commemora la Shoah
DELITTI E LASSISMO. Colpa di Giustiniano?
SINITE PARVULOS… Pedofili in tonaca e senza
INTROMISSIONI. I no dei vescovi? Portano bene
REDAZIONI "AMICHE". A chi la stampa? Ai compagni
LOBBIES IN ITALY. Gruppi di pressione. Bassa
NUCLEARE. Ma il referendum non diceva "no"
PARLA L’ESPERTO. Nuove centrali in 36 mesi
GIANO PANNELLA. No alle centrali, sì alla ricerca
BRIGATISTI GIALLI. Stato oppressivo, fatti più in là
.
.
DIRITTO & ROVESCIO
Un omicidio? 14 pacche sul sedere
La "manomorta ecclesiastica" - ricordate? - per i liceali era il brutto viziaccio, cui indulgono notoriamente i preti nei locali affollati, di appoggiare la mano grassoccia e umidiccia sul sedere delle donne. Ma poi, si sa, paese che vai, manomorta che trovi. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna capiufficio e colleghi maschi usano non palpare, che è sordido vizio latino, ma più giocosamente pizzicare i glutei delle colleghe, che poi regolarmente li citano in tribunale per "sexual harrassement". Ma i maschi che correttamente se ne astengono, devono poi assistere a scenate di rabbia e gelosia da parte delle "mancate malcapitate". Tipo: "Che cosa ho io meno della O’Connor, a cui hai toccato il culo ieri?". Il poveretto – e sì, perché le parti si invertono – solo allora arrossisce e balbetta qualcosa confusamente. E non sa più che fare quando poi gli si ripresenta la neoassunta tutta curve. Ma attenti a voi, funzionari, dirigenti o professionisti col debole per le collaboratrici sinuose, la cui presenza, a posteriori, potrebbe anche non essere del tutto legittimata dalla mole e dalla qualità di lavoro del vostro ufficio, come sospetta vostra moglie. Anche perché gioca a vostro sfavore la dipendenza gerarchica della vittima, consenziente o meno, fino a configurare - arieccola - addirittura l’ipotesi di plagio. D’accordo, i medici alternativi furbacchioni della comunità di Esalen, in California (cenno, mi pare, su "On the Road", senza contare "Big Sur" di Kerouak), l’avrebbero chiamata "tactile communication". Il tatto, il massaggio, in effetti, confermano gli psicologi del corpo, alla Montague, è la prima forma di comunicazione dell’uomo. Seh, andate a dirglielo al giudice, meglio se donna, diciamo una Boccassini o una Forleo, che la vostre carenze affettive risalenti al periodo orale della vostra prima infanzia richiedevano, proprio in quell’ascensore, in quel bus, in quello studio privato, un immediato contatto tra il palmo sudaticcio della vostra mano e la coscia sconosciuta. Come minimo, vi beccate mesi o anni di galera.
La tastata? Lusso d’un tempo antico, risalente ormai a un’Età dell’oro degli impellenti desideri realizzati, da ricordare nelle favole invernali davanti al caminetto. L’avrà praticata Remo, o Romolo, mentre illegalmente (senza il minimo piano urbanistico) fondavano Roma. Oggi, proprio mentre i sessuologi e le donne stesse lamentano che "gli uomini sono sempre più disattenti", sempre "meno interessati al sesso", la famosa "toccata e fuga" esploratrice e in avanscoperta è considerata poco meno che un delitto grave. Sentite a me, se proprio avete deciso di toccare con mano, vi conviene entrare in certi appartamentini privati ma pubblici, dove con appena 50 euro, vista la modesta entità del danno biologico che provocherete e del tempo che farete perdere alle fanciulle colà impiegate, potrete esercitare la vostra un tempo innocente mania. Ma oggi, per carità, a pretenderla gratis, la palpata, sarebbe peggio che confessarsi terroristi di Al Quaeda o ammazzare il capufficio.
Almeno per certi giudici. L’Italia dei giureconsulti post-post-giustinianei (con molti nei) assolve chi aiuta i terroristi dell’Islam, dimentica chi è fuggito dopo aver bruciato i fratelli Mattei e dà solo 16 anni per un omicidio (caso Juker). In compenso fa la voce grossa con i pomicioni. La Suprema Corte di Cassazione, non avendo altro da fare, ha punito con un anno e due mesi una pacca sul sedere. D’accordo, il tastatore clandestino quei 14 mesi non li sconterà. Ma perché, pensate che l’omicida "patteggiato" se li farà tutti quei sedici anni? Possibile che giudici, avvocati, legislatori, non capiscano che un omicidio non può valere, fatti i calcoli, solo 14 tastate di sedere? (La badante russa di Cossiga)
.
RIFORMISTA PREMIA ANTI-RIFORMISTA
Quel vecchio dandy in tweed
Furbissimo il Riformista. Perché l’eletto, nonostante la sua posizione politica, facesse pubblicità al giornale arancione, ha dato il premio "Oscar della politica 2004" al più anti-riformista, quel vecchio dandy in ruvido tweed da farmer scozzese, sindacalista estremista mai stato davvero comunista, sì insomma il Bertinotti. Che del resto, con la sua testa in aria, l’aria svagata di chi è lì nel salotto per caso, tanto per gradire i pasticcini e provarci con le signore, piace tanto ai reazionari di sinistra, ma anche un po’ ai conservatori di destra. Perché a ogni cosa retrò che dice, dieci ingenui di sinistra si illudono, e dieci cacasotto di destra s’incazzano. Che grande attore a soggetto quel Fausto lì. E dire che da giovane guai se si azzardava a uscire fuori dalla Fiom: i compagni veri, del Pci, lo avrebbero mazziato. Tanto bravo oratore, quanto sognatore, poco realista ma politicamente intelligente. Ora il suggeritore dalla buca gli ha soffiato "…niale", e lui, non sapendo se dire "demaniale" o "condominiale", ha detto "imposta patrimoniale". Così fa contenti tutti. Sta nel suo ruolo: che altro si aspetterebbe il pubblico del teatrino della politica, sempre un po’ all’antica, si sa, da un vecchio caratterista che recita sempre la stessa parte? "Gli è tutto da rifare". Tutto e niente. Morto Bartali, ormai questo Bertinotti ce lo dobbiamo tenere caro. Forse è pagato dai riformisti. Da uomo-sandwich dell’anti-riformismo. Così la gente crede davvero che i riformisti esistono. (Giolitti, il gelataio di Campo Marzio)
.
MATERIALISMO E’ IL NO ALL’EMBRIONE
I preti da tv e le cosce delle donne
Le coppie in difficoltà che cercano di diventare genitori con la fecondazione medica, in fondo, che cosa vogliono, più di tutti, se non la vita? Se guardiamo con occhi spassionati, scopriamo che proprio loro sono motivate dal più alto dei valori: far nascere, contro la malattia o i geni, un bambino che farà di una coppia una famiglia. Uno scopo nobile, altruistico, trascendente, che solo ottusi conservatori mostrano di non capire, sulla base di un "materialismo" , e sì, sadico e aristotelico fondato sull’aridità di tavole anatomiche di cellule ed embrioni. Loro difendono, per negare una vita futura, poche cellule insignificanti; gli altri un bambino nato, vero, vivo e vegeto. Le parti dunque si invertono rispetto alla vulgata raccontata dai sacerdoti da Tv. Che, lasciatemelo dire, parlano di queste cose con una strana e sospetta eccitazione. Eppure, per abito, esperienze e idiosincrasie, nulla dovrebbero sapere né discettare di quello che si trova, o non si trova, o non si deve trovare, tra le cosce delle donne. (Gennarino Condillac)
.
FOLLIE CONTRO GLI EBREI
Nazi-prof: "Giusto perseguitarli"
Dai "protocolli dei Savi di Sion" alle Torri gemelle, le più stupide leggende metropolitane diffuse nelle aree dell’ignoranza e del sottosviluppo ritornano con allarmante periodicità. Basta vedere le vergognose sciocchezze antiebraiche, talvolta malamente camuffate da critiche a Israele, sui forum e sui siti di Internet. Venti deputati del parlamento russo hanno offerto di recente una chicca della loro cultura. "La maggioranza delle azioni antisemite che si verificano nel mondo sono pianificate dagli stessi ebrei, a scopo provocatorio". Ancora: "Il mondo democratico è al giorno d’oggi sotto il controllo finanziario e politico degli ebrei", ragione per cui si richiede la messa al bando di tutte le organizzazioni ebraiche". Sembrerebbero le parole di un documento storico del regime nazista. Sono, invece, stralci dell’esposto presentato alla Procura generale moscovita e sottoscritto da venti deputati della Duma, la camera bassa del Parlamento russo, insieme a più di 500 cittadini. L’esposto è stato poi ritirato dagli stessi firmatari dopo le proteste dell’ambasciata di Israele. In Russia l’antisemitismo sta assumendo dimensioni drammatiche: numerose le violenze compiute dai circa 50 mila naziskin russi, l’ultima una settimana fa a Mosca, quando due rabbini sono stati aggrediti a colpi di bottiglia.
E in Italia? Al contrario del Governo e di buona parte della classe politica, l’antisemitismo rimane presente (anzi, è leggermente aumentato rispetto all’anno scorso) negli strati più bassi della società, tra anziani emarginati, casalinghe disinformate e studenti esperti solo di calcio e videogiochi. Lo ha rivelato un allarmante sondaggio, da cui risulta - udite, udite - che la maggioranza della popolazione italiana dichiara che "gli ebrei hanno mentalità e modi di vita diversi dal resto degli italiani". E, come nelle rilevazioni passate, c’è un 7%, circa tre milioni di persone, che afferma che "gli ebrei dovrebbero lasciare l’Italia". Cosa gravissima. Permane l’accusa di un eccessivo attaccamento al danaro (il 42%, con un incremento rispetto all’anno scorso, ritiene che gli ebrei abbiano "un rapporto particolare con i soldi"), accanto all’idea che vi sia un sostegno troppo fazioso alla politica dello Stato di Israele. C’è da restare allibiti: evidentemente i dibattiti, le trasmissioni tv e i giornali non sono serviti: del resto quella fascia di popolazione "a rischio" di pregiudizi non legge certo i giornali, né guarda le inchieste o i dibattiti in tv.
In quanto all’ignoranza degli studenti, che dire delle loro famiglie e dei loro insegnanti? Certo, se fossero tutti come un certo Melis dell’Università di Cagliari, staremmo freschi. In un testo dagli accenti nazisti che è finito negli Annali dell’Università questo inqualificabile personaggio ha avuto il coraggio di scrivere, fingendosi animalista, che il tempio ebraico era in realtà un grande mattatoio, dove i cosiddetti sacerdoti cospargevano continuamente l’altare del sangue degli animali ancora vivi. Per questo, argomenta, dovrebbe essere permesso l’antisemitismo e - testuale - non ci si dovrebbe dolere della camere a gas. Ora, a parte questa e altre sue frasi deliranti e dall’incerta sintassi, che abbiamo letto sulla Stampa e la Repubblica, questo cosiddetto "professore" mi sembra un ignorante patentato anche per un motivo sostanziale: non sa che a quei tempi tutti i sacrifici animali si facevano allo stesso modo. E, più tardi, anche tra i romani e greci, anche tra i germanici. Quindi è inutile che si inventi scuse pseudo-zoofile ma diacroniche per non essere definito nazista. Ecco in che mani sono i nostri studenti. E poi ci scandalizziamo se a scuola e allo stadio i giovinastri per offendersi si danno del "rabbino" a vicenda. L’odio e il razzismo, oltretutto verso il popolo più inoffensivo e pacifico della terra, deve preoccupare più quando sorge spontaneamente dal basso, che quando è imposto dall’alto come ai tempi di Hitler. (Sarah Veroli, commessa in via Ottaviano)
.
BASTA CON LA "DECIMA"
L’otto per mille alla ricerca
Neanche ai tempi bui della Dc si era arrivati a tanto. Questo è il prezzo che paghiamo ai troppi clericali dentro Udc, An, Lega e FI. Con la connivenza dei tanti clericali dentro la sinistra di Prodi, Bindi e Rutelli. Una Chiesa che dice di essere fondata sulla povertà, e si permette pure di rompere le scatole al liberalismo, al liberismo e al capitalismo, e poi si fa finanziare, tramite lo Stato, con oltre 2000 miliardi di vecchie lire all’anno. Non è uno scandalo? Perché nessuno ne parla, e perfino i radicali, ne parlano sì, ma solo ogni tanto e sottovoce? Forse perché i cittadini sono ormai anestetizzati? Tra l’altro sono soldi di ognuno e di tutti, sviati dalla ricerca scientifica e medica, dalla conservazione dell’ambiente e del patrimonio storico-artistico.
Ora c’è un’altra chicca. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, serie speciale n.30 del 26 gennaio, il Decreto del Presidente del Consiglio relativo alla ripartizione della quota a diretta gestione statale dell'otto per mille Irpef del 2004. Si tratta di 20.517.592 di euro, che per legge dovrebbero essere utilizzati dallo Stato per interventi straordinari per conservazione dei beni culturali, calamità naturali ecc, e invece sono stati in larga percentuale destinati a chiese, monasteri, parrocchie, curie vescovili ed enti ecclesiastici, con la scusa dei restauri. Vogliamo proprio vedere se saranno impiegati davvero per restaurare i Caravaggio e i Guercino. E così ben 10 milioni e 130 mila euro (quasi la metà degli importi spettanti allo Stato) passano direttamente alla gestione dei preti, mentre agli interventi sociali restano le briciole.
Ma, attenzione, questi 10 milioni di euro sono solo un parte dei tanti soldi che arrivano alla Chiesa cattolica dalla quota che le spetta di diritto in base alla famigerata legge dell'otto per mille: oltre 1 miliardo di euro raccolti nel 2003, a cui si aggiungono incalcolabili fiumi di soldi grazie ai versamenti che Regioni, Province e Comuni destinano per conto loro a parrocchie, monasteri, enti religiosi e simili con le motivazioni più disparate. Per non parlare dei milioni di euro necessari a pagare, a spese di tutti, l'insegnamento esclusivo della religione cattolica. E tutto questo - conclude il benemerito sito No God, sempre attento a questo genere di problemi - mentre la ricerca medica si affida alle elemosine dei cittadini con iniziative private come Telethon e le Giornate varie dedicate a questa o quella malattia. Perché i liberali di tutti gli schieramenti non propongono l’abrogazione della legge dell’otto per mille o la sua trasformazione in colletta per la ricerca scientifica? (Barone Peppino d’Holbach)
.
GIUSTIZIA. DESTRA E SINISTRA DEL TERRORE
Ma è colpa di Giustiniano?
Vi pare giusto che, con par condicio di dubbio gusto, ora si voglia passare un colpo di spugna sui delitti commessi dalle organizzazioni criminose di destra e sinistra? Il bravo Riotta, appena fatto vicedirettore del Corriere da Mieli, sembra proporre una soluzione stile "tarallucci & wine" simile a quello che il realista e super-cinico Togliatti non disdegnò, a proposito di epurazioni, nel dopoguerra. Ma è troppo tardi per un’amnistia (Violante), e poi somiglierebbe troppo alla "soluzione politica" - leggasi riconoscimento - che chiedevano alcuni ex Brigatisti rossi. Fatto sta che l’Italia non è riuscita in tanti anni a farsi consegnare in tempo utile Lollo e gli altri autori del rogo di Primavalle, in cui morirono due missini per mano di militanti di Potere Operaio. Ma certi reati gravissimi, come l’omicidio o la strage, non erano imprescrivibili? E’ uno scandalo intollerabile, che genera sfiducia nella giustizia e perfino nelle leggi. L’Interpol sta ancora cercando Cesare Battisti (bel nome per un futuro ergastolano) che sostiene - ma i giudici sono di diverso avviso - di aver ucciso e rapinato con motivazioni politiche. E ci sono molti brigatisti rossi e neri ancora da catturare e da condannare.
Noi liberali non possiamo non essere garantisti. Ma dopo aver controllato che siano scrupolosamente rispettate o rese disponibili procedure, difese e garanzie a protezione del cittadino indagato e accusato, noi liberali vogliamo una Giustizia veloce, pratica e severa. Vogliamo che dalle sentenze scaturiscano decisioni coerenti che lancino messaggi chiari ai cittadini: lo Stato sia duro, implacabile, con i criminali, e di manica larga solo con gli autori di piccoli reati occasionali, cioè col cittadino onesto che sbaglia. Sulla pericolosità sociale, sullo scandalo bisogna avere le idee chiare. Forse servirebbero nuovi Codici. Che fine ha fatto la Commissione apposita? Dopo aver tanto vantato il diritto romano, unica vera, solida radice dell’Europa, non vorremmo dire "Beati gli anglosassoni a fondarsi sul diritto consuetudinario". E’ probabile che il giudice inglese o americano sia più attento a uniformarsi alla sensibilità dei cittadini in un dato periodo storico. Il nostro formalismo astratto e senza tempo impedisce questo adeguamento, permettendo le più astruse interpretazioni personali.
Così, proprio quando la gente non sopporta più certi reati, ecco che i giudici prendono a considerarli meno gravi, di testa loro. Sono nella torre d’avorio, quando non seguono idee politiche. Chissà, forse sono i cavilli resi possibili dalle norme scritte (e mal scritte), con la pretesa di prevedere tutti i casi possibili, a provocare tutto e il contrario di tutto? Ma se davvero fosse colpa del diritto romano e di Giustiniano, allora perché le gravi sciocchezze compiute oggi da certi giudici italiani non le facevano i loro antenati dell’antica Roma, quando il buon senso "anglosassone" regnava sovrano? Possibile che si debba essere comprensivi e accomodanti con i mascalzoni e puntigliosi e sadici con gli onesti che hanno sbagliato? Interrogativi che usiamo farci l’un l’altro in treno o al bar, ma che non trovano mai risposte definitive. Perché giudici e avvocati obiettano che la Giustizia non deve dare giudizi morali generali sull’uomo, ma solo decidere su fatti ed eccezioni prodotti realmente in giudizio. Se è così, non sarà allora che il deficit di Giustizia che si percepisce in Italia dipende dalla scarsa professionalità di alcuni giudici e avvocati? Dove e come imparano il mestiere, dopo la laurea e i concorsi? (L’ortolano di Vittorio Emanuele Orlando)
.
MONSU' TRAVET ADDIO
Impiego pubblico, stipendio "di merito"
La vicenda si svolge negli ambulacri dei palazzi del potere ("dove si fa ciò che si vuole, e più non dimandare"). Finalmente convinto dalla sua ala liberale, il Governo ha deciso di sopprimere un posto su quattro della pubblica amministrazione. Non solo, ma ha anche stabilito che 15 mila impiegati verranno spostati dalla capitale alle sedi decentrate regionali, dove servono. Ma quello che ci piace di più come liberali è che il Governo ha finalmente optato per introdurre il salario "di merito". Addio scatti automatici per anzianità, elargiti in pari misura sia a chi legge solo il giornale (i più colti), sia a chi sgobba sulle scartoffie. Ora, checché ne dicano i sindacati, lo stipendio pubblico bisognerà guadagnarselo cercando di essere più solerti ed efficienti dei colleghi di stanza. Per di più, certi settori in cui lo Stato non si è dimostrato capace o economo, come ospedali, scuole, energia, verranno in parte affidati ai privati con apposite rigorose gare.
Una dose simile di buon senso pubblico ci dà alla testa: scusate, non eravamo abituati. Dove accade tutto questo? Avevamo dimenticato di dirlo: nel lontano Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Conoscete? Dovrebbe essere ubicato un po’ a nord della Francia, che è a nord-ovest dell’Italia. Sì, lo so, sulla carta geografica sembra vicino, ma è solo un effetto prospettico, vi assicuro che è lontanissimo. Seppure esiste davvero. Viaggiatori andati a rifornirsi di tweed e di Stilton che hanno fatto ritorno dopo avventuroso viaggio, riferiscono che colà regnerebbe da anni un illuminato Sire di sinistra, tale Blair, indirizzato a questa rigorosa decisione dal suo ministro, un certo Gordon Brown. Aggiungono, ma pochi italiani sono disposti a credergli, che il provvedimento non verrà neanche preventivamente concordato con i sindacati.
Pensate che anche il suo collega Bertinotti nel prossimo Regno italiano di sinistra farebbe altrettanto? Più facile che un asino voli, perché in Italia per fortuna la gente è savia, non folle come il popolo degli Angli. Del resto, sulla sanità mentale degli abitatori di quelle lontane e umide plaghe, storditi dalla contrastante influenza del freddo del Polo Nord e del tepore della Corrente del Golfo, corrono parecchie leggende. Pensate che osano ingerire - riportano alcuni geografi - il porridge dopo averlo sottratto ai cavalli, si nutrono per tutta la vita di pesce fritto e patatine, accendono un interruttore dopo l’altro per illuminare ogni piano delle scale, fanno la doccia calda con la finestra aperta anche d’inverno, sulle strade guidano contromano come gli ubriachi, bevono la birra calda, e non usano il bidet. E ora, addirittura, licenziano gli impiegati pubblici. Quando è troppo è troppo. (Quintino Sella & Mosca)
.
SINITE PARVULOS…
Pedofili in tonaca e senza
Destino delle parole. Vi ricordate la zoofilia? Be’, era un sentimento virtuoso, una virtù encomiabile: amare gli animali. Poi antropologi criminali e psicanalisti la classificarono come un ributtante vizio sessuale. Così i veri difensori degli animali furono costretti a inventarsi il termine di animalisti. La pedofilia, invece, nacque già con significato ambiguo, ed ora ha un marchio infamante. Un tempo chi amava i bambini era considerato poco meno che un Don Gnocchi, un benefattore. Anche perché regnavano dappertutto i pedofobi, vedi Erode. Ma di recente intere diocesi dagli Stati Uniti all’Italia sono cadute in discredito (o condannate a forti risarcimenti) perché nei seminari qualche prete istitutore, con la scusa della beneficienza verso i giovani, usava e usa tuttora allungare le mani sui ragazzi. "Sinite parvulos venire ad me", lasciate (si vede che già allora c’era qualche resistenza da parte delle famiglie) che i fanciulli vengano da me, aveva detto il Nazareno. Ma non poteva prevedere i secondi fini. Poi, si sa, finì sulla croce, ma per altri reati. E allora, l’antropofilia essendo tipica dei vegetali, non ci resta che la filantropia. Ma, con cautela. (Barone Peppino d’Holbach)
.
ARISTOCRAZIE DI MASSA
Chi è più snob, Sn, Dx o Lib?
"Sine nobilitate" (abbrev: "s.nob"), senza nobiltà, scrivevano nelle sacrestie del Sei e Settecento i preti accanto al nome dei nuovi nati non aristocratici, ai tempi dell’anagrafe parrocchiale. Lo snob nasce allora, in fasce, come un poveraccio qualsiasi, nei casi peggiori come trovatello esposto ("Esposito") davanti alla chiesa o infilato di sfuggita nella ruota del convento. Oggi la tecnologia si è adeguata e si usa il cassonetto dell’immondizia, ma, fateci caso, con la stessa funzione rotatoria e anonima. Il trovatello era catalogato dal prevosto come figlio di "m.ignota". Fu poi il popolino malevolo a completare il sillogismo gratuito: essendo ignota, la madre del bambino doveva non essere legata da matrimonio regolare, quindi una gran puttana. Deduzione del tutto arbitraria per noi moderni garantisti.
Ma quando il liberalismo trionfò e la borghesia delle professioni, delle arti e dei mestieri, molto più intelligente dell’aristocrazia, prese ad invidiarle i titoli e ad imitarne tic e atteggiamenti, per bisogno di status, ecco che l’antico marchio dell’anagrafe ecclesiastica servì ai perfidi aristocratici per bollare e tenere a distanza i loro competitori emergenti. "E’ solo uno snob", sibilava magari il conte di Gloucester quando vedeva il ricco mercante Prescott uscire con una carrozza più bella della sua dal palazzo che era stato costretto a vendergli.
Lo snob come fenomeno sociale e psicologico nasce perciò in Inghilterra nell’800. L’imitazione degli aristocratici, la coscienza della propria superiorità, intelligenza, raffinatezza o ironia (pensate al vivere in "modo ironico" alla Woody Allen o alla Arbore), il disprezzo per gli altri, per la massa, non potevano che nascere nel solo paese al mondo in cui tutto il popolo vorrebbe essere aristocratico. Ed è spesso più reazionario di conti e duchi.
Da questo gran mescolamento si capisce che oggi lo snob potrebbe essere chiunque. Ed è più snob la destra o la sinistra, il liberale o il conservatore, il nord o il sud, il povero o il ricco? Diciamo subito che il destro è snob come individuo, il sinistro come massa. Gli occhiali Rayban, la Porsche e il giubbotto firmato (inglese, of course) erano o sono di destra, mentre la stazione metro pretesa a Piazza di Spagna dall’assessore comunista Nicolini negli anni 70 (perché anche gli abitanti delle borgate romane hanno il diritto di fare shopping in via Condotti) era uno snobismo di sinistra, in questo caso elargito dal Comune.
E i liberali? Sono i maestri, teorici e pratici dello snobismo. Anzi, così snob, da criticare gli altri snob come inferiori, volgari, mistificatori, cioè snob di massa. Elena Croce, figlia di don Benedetto, scrisse un lieve libretto snob dal titolo "Lo snobismo liberale". Ma se ne scriveva voleva dire che non era poi così bassamente snob. Ma, appunto, super-snob. Il super-snob non esterna, non parla, non scrive come lo snob semplice, ma pratica l’arte sottile dell’understatement, dell’attenuazione dei toni, oppure – è lo stesso - la critica feroce degli altri snob di massa, di per sé - si sa - esibizionisti, ciarlieri, affettati, rumorosi, narcisisti. Allo stesso modo, il Foglio (organo ufficiale degli snob) pubblica ogni tanto bellissimi articoli sugli snob. Criticandoli, ovviamente. Lo stesso fa, giù per li rami, il giornalista raddrizzatore di gambe D’Agostino: tipico super-snob prende in giro i concorrenti sotto-snob, come Gloucester faceva con Prescott.
I giornalisti sono degli snob sociali e di massa solo in Italia. Solo pochi di loro, in genere quelli "arrivati" (Montanelli, Ottone, Scalfari, Feltri, Ferrara, Colombo), e le giovani donne di redazione, sono snob anche in privato. Fenomeno tipicamente italiano. Il giornalismo potrà morire di snobismo, ma non è che la politica stia benissimo, insinua Marco Burini sul Foglio. Soprattutto a sinistra. "E’ la deriva elitaria che frega ormai stabilmente la sinistra, la peste bubbonica dello snobismo, la luce della spocchia e della superbia culturale" (Filippo Ceccarelli). E ancora: "Questa sinistra ormai ha più nomi di un bambino snob: pds ds pci psi pdci rc ppi gad fed idv verdi girasole asinello margherita, e non è finita" (Massimo Gramellini). In effetti, snob e sinistra sono due termini ormai così avvinghiati che è difficile staccare l’uno dall’altro, conclude il Foglio. E già, aggiungiamo noi, da quando la Lega e An da una parte, e le facce da prete dall’altra, in assenza dei liberali, sono la nuova immagine del centro-destra, addio primati di snobismo. Di veramente snob, tra gli esponenti della classe politica, ormai non c’è che la sinistra. (La sigaraia di Benedetto Croce)
.
CONFUSIONE DA DIBATTITI
Ahi, mi dolgono le staminali
Rifondazione embrionale o Fecondazione Comunista? Nessuna delle due, a costo di restare crio-conservati in azoto liquido a vita. Ma, dite la verità, non vi commuove Ferrara grande e grosso, nato a Mosca sotto Stalin, che si commuove per gli embrioni orfani? E i sovrannumerari, poi, come si permettono? Già fanno casino pochi embrioni, a sentire Vescovi (in tutti i sensi) che ce la danno a bere con il Buttiglione, figuriamoci quelli in sovrannumero. Che poi, si sa, finiscono nel cesso. Fortuna che i legislatori saggi hanno deciso per la Trinità: sotto i tre embrioni il medico può impiantare, oltre i tre no, sarebbe diffusione di figliolanze e paternità abusive, fose genocidio. Ma mi chiedo: i poliziotti capiscono di biologia?
Io, modestamente, glielo avevo detto agli amici referendari: guardate che mia nonna non sa neanche che sono le staminali, andateci piano con i dibattiti tecnici irti di parole difficile che passano attraverso le orecchie della gente. Totipotente? Mia nonna credeva che lo fosse mio nonno, poi si è dovuta ricredere. E anche mia nonna - se farà bel tempo - andrà a votare il referendum. E chissà se Prodi, diventato finalmente furbo, grazie ad una fecondazione comunista impropria innescata – vedi i paradossi della Storia – da Nicky Vendola alle primarie "aperte" di Bari (così aperte che magari anche qualcuno di AN e FI, per un euro a testa, lo avrà votato), non riesca nell’intento di rifondare con le cellule staminali la sinistra italiana. Glielo aveva detto un ricercatore: "Professò, le staminali sono una mano santa. Le provi anche lei, vedrà. Curano anche gli infarti e le malattie degenerative della Gad". Ma lui zitto, fermo, muto, sordo. Come la pensa sulla questione? Anzi, come la pensa in genere? Boh.
Certo i dubbi restano in "gabina" (Bossi). L’Italia non è così avanti come i politici pensano. Il dilemma per i distratti o gli svantaggiati socialmente inutili sarà: Fecondazione Comunista o Rifondazione con le staminali? Oddio che mal di testa. Ce l’hanno perfino Cinzia Caporale e Donatella Poretti che di queste cose sanno tutto. E se l’embrione fosse Buttiglione? No, allora per par condicio di genere meglio Tana de Zulueta, che batte Rosy Bindi ("più bella che intelligente") per via che l’altezza è mezza-bellezza. Certo, noi liberali, bella forza, siamo per la libertà massima. Sì, ma di tutti. La legge deve consentire tutto ciò che in media i paesi evoluti dell’Occidente consentono al riguardo. Primo per la scienza, che non deve avere limiti (c’è già il controllo severissimo della comunità scientifica, in ferrea competizione, e chi sgarra è screditato a vita), secondo per la felicità della gente. Ha detto bene Franco Milletti , di Carpi: "Che una coppia italiana sia costretta ad andare all'estero e sborsare un sacco di soldi per vedersi riconosciuto il diritto di avere il figlio, è solo una vergogna". E in caso di nuova legge o di sì al referendum, il cattolico ultrà che farà? Molto semplice: la fecondazione artificiale non la utilizzerà. (Viviana, citofonare all’int.2)
.
ECONOMISTI FURBI
"Ora porto Keynes a fare pipì"
Proprio vero che i migliori (i peggiori per gli avversari) sono gli ex. Il passato intellettuale del consigliere economico di Bush, Gregory Mankiw, professore a Harvard e presidente del Comitato dei consiglieri economici della Casa Bianca, lo rivela oggi il suo migliore amico, un barboncino dall’ironico nome di Keynes. Come il grande teorico inglese delle tasse, della spesa pubblica e dei deficit programmati di bilancio statale che Mankiw in gioventù ha molto amato. Oggi, però, il consigliere economico di Bush ha 46 anni, una moglie e tre figli, e Keynes è per lui solo un bel cane. Crudeli col loro passato, questi convertiti. I suoi collaboratori assicurano che come economista di riferimento preferisce il premio Nobel Ed Prescott, teorico del taglio delle tasse e della spesa. I giornalisti economici e finanziari riferiscono che tutte le idee austere e rigorose di Bush sono parto dell’intelligenza di Mankiw. Con lui due anni fa iniziò la svalutazione del dollaro che sta danneggiando l’economia europea ma favorendo quella degli Stati Uniti. Il trucco? Mankiw l’ha inventata, passando sopra a stupide idee di orgoglio nazionale, perché era l’unico metodo per ridurre un deficit americano nei conti con l’estero, superiore al 5% del reddito nazionale. Lo capirebbe anche una casalinga che se i prezzi delle materie prime e delle merci importate sono in dollari, basta che il debitore, che i dollari li fabbrica, svaluti la moneta per pagare di meno, sempre di meno. Ah se avessimo economisti così cinici nell’Europa dei fessacchiotti orgogliosi. (Sciura Egle di Porta Tosa)
.
DOPO IL PIAGNISTEO VA SU’ LA BORSA
Tsunami, che affare
Che vi avevamo detto? Un liberale, essendo razionale, guarda con realismo e scetticismo al piagnisteo (interessato) per questa o quella sciagura nazionale. E non per cinismo: cinici semmai sono coloro che sfruttano le lacrime altrui, e magari per essere più convincenti le versano per primi. Il fatto è che non essendo neofiti ex-comunisti o ex-fascisti e avendo nel Dna i cromosomi liberali, siamo un po’ "del mestiere", vaccinati contro i trucchi finanziari, industriali, commerciali e merceologici dell’orbe terracqueo. Insomma, sappiamo come vanno le cose tra gli umani, da che mondo è mondo.
Il Salon Voltaire nel numero precedente aveva fornito anticipazioni e dati sull’entità (modesta) del danno economico realmente subìto dai paesi orientali colpiti dal maremoto. Un vero e proprio "affare tsunami". Ora ecco una prima conferma pesante: L' agenzia Fitch alza il rating per l’Indonesia dopo la promessa di 1,5 miliardi di investimenti e la moratoria sul debito decisa a causa della catastrofe. Corrono in parallelo in queste settimane in Indonesia - riferisce Federico Fubini sul Corriere - la logica degli uomini e quella dei mercati. Il 26 dicembre il terremoto e lo tsunami hanno fatto 174 mila morti e altre 60 mila persone sono tutt'ora considerate "disperse". La provincia di Aceh è devastata con danni alle case e alle infrastrutture per 4,5 miliardi di dollari, il 2% del reddito nazionale annuo. Ma ieri la Borsa di Giakarta ha brindato a un nuovo massimo storico a 1044,98 punti, subito dopo che l'agenzia Fitch aveva alzato il suo voto sul Paese e fatto presagire nuovi progressi futuri. Mentre dalle macerie di Banda Aceh si estraggono ancora circa 3.500 cadaveri ogni giorno, molti nelle sale operative stendono la loro rete per intercettare una rivalutazione della rupìa: dalla maggioranza degli operatori, la valuta indonesiana è considerata un valore vincente dell' anno appena iniziato. E' forse ingiusto concludere che la finanza, sensibile ai propri fini, festeggia la sciagura. Fatto sta che proprio il maremoto ha catalizzato in Indonesia una svolta che rassicura i mercati.
Gli investimenti esteri erano il punto debole dell’Indonesia (214 milioni di abitanti e 3.500 dollari di reddito annuo a testa). Adesso invece i donatori esteri hanno promesso 1,5 miliardi in meno di un mese, per la ricostruzione delle infrastrutture vitali per l' economia. Ancora più potente l' impatto dello tsunami sul debito estero. Molti Stati hanno già concesso un rinvio delle scadenze per il pagamento del debito estero di Giakarta. L' Italia ha offerto un ulteriore prestito da 60 milioni di dollari. E sempre ieri è stata annunciata la ripresa dei negoziati con il Club di Parigi dei grandi Paesi creditori per una moratoria generalizzata. Tutto ossigeno per un' economia appesantita da 130 miliardi di debiti pubblici e privati. E così Fitch ieri ha annunciato il rialzo del "rating" dell' Indonesia. Pragmatismo o cinismo?. Certo è che il voto sulle probabilità di insolvenza si è alzato da BB- a B+ (il massimo è AAA). E anche Moody' s, un' altra delle grandi agenzie di valutazione, sta per rialzare il giudizio. Tanto che, secondo la banca americana, riferisce Radiocor, "lo tsunami potrebbe persino trasformarsi in un' opportunità".
"Beati loro", penseranno i finanzieri italiani. L’Indonesia, dopo una crescita economica del 4,5% nel 2004, secondo Fitch arriverà al 5% quest' anno e al 5,5% nel 2006. Santo tsunami. Aceh è sì il luogo dove hanno perso la vita in oltre 200 mila. Ma in termini di reddito - fanno notare i suoi analisti - non fa più dell' 1,8% del motore produttivo del Paese. E chi ha in mano titoli del debito indonesiano guarda anche l' altra casella, quella del pil. Insomma, ora si mangiano le mani i risparmiatori che non hanno puntato su quel "paese ad alto rischio". (La cuoca di Pareto)
.
REDAZIONI "AMICHE"
A chi la stampa? Ai compagni
Se non sono di origine comunista in redazione non li assumono. Qualche volta prendono anche un ex-Msi. L’importante, comunque, è che non siano liberali. Parliamo dei giornalisti più richiesti dal mercato, ovviamente. Perché la borghesia proprietaria sia così ottusa, o così furba, in Italia, è un mistero. Ma un mistero di Pulcinella. L’ultimo giornalista "comunista" (stiamo alla definizione nel sottotitolo del Manifesto, di cui è stato fino a ieri direttore) assunto alla Stampa, quotidiano non nuovo a questo genere di cose, è il bravo Riccardo Barenghi, che negli ultimi tempi da ex-direttore firmava corsivi corrosivi col nome di Jena. Ora la jena va al nord. Sopravviverà al clima di Torino? Forse sì, visto che il disegnatore Forattini non è stato confermato. Via una jena, ne entra un’altra. Che si nutre però di altre carogne. Forattini era cattivo con la sinistra, Barenghi è sempre acido - è vero - con la sinistra "moderata" dell’Ulivo, che vede come opportunista e compromissoria. Ma certo non potrà risparmiare strali alla destra di Governo e no. La Stampa sarà perciò più di sinistra? Probabile, visto che alla Fiat sanno bene che è tradizionalmente letta più dagli operai e dai piccoli impiegati che dal management. Che legge, se legge, il Corriere e 24 Ore, mica scemi. E al popolo bue qualche semplificazione la si può concedere. (Salvatore, quello che scopa in redazione)
.
INGERENZE SECONDO LA JENA
No dei vescovi? Porta bene
Liberali e radicali protestano. E anche qualche sparuto esponente di F.I. e della sinistra, a dire il vero, ha obiettato. Lui invece, il cattivo che ha fatto dannare gli ultimi lettori rimasti del Manifesto, se la ride sotto i baffoni stalinisti. Fatto sta che la battuta-ragionamento più scanzonata e imprevedibile sugli sconfinamenti politici della Chiesa a proposito del referendum anti-fecondazione è quella dell’ex direttore del Manifesto, Riccardo Barenghi. Interferenze della Cei nella politica? "A me non spaventano" ha argomentato. Anzi, "visti i risultati sull’aborto e il divorzio, ben vengano". Così ha scritto sul Manifesto (prima di passare alla Stampa, vedi altri articolo), la celebre "Jena". La presa di posizione del cardinale Ruini non deve scandalizzare più di tanto. Guardando alle esperienze del passato, l’ex direttore non teme un nuovo intervento del Vaticano: "Da trent’anni i cittadini dimostrano di saper ragionare con la testa e non con la fede". Di idee opposte un altro ex direttore, Eugenio Scalfari, che sulla Repubblica ha duramente criticato "l’invasione di campo della Chiesa" che viola il Concordato. "Un altro presidente del Consiglio avrebbe già inviato una nota di protesta tramite l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede". Ah sì? Non ci risulta che Amato, Prodi o D’Alema abbiano mai fatto una cosa del genere. Per quale motivo proprio Berlusconi, con gli alleati che ha, dovrebbe essere più laicista della sinistra e togliere le castagne sul fuoco che neanche D’Alema è riuscito a togliere? La verità è che su questo hanno ragione i radicali: non c’è differenza apprezzabile tra destra e sinistra in Italia, in quanto a laicità dello Stato e a libertà del cittadino. Solo sfumature. (Salvatore, quello che scopa in redazione)
.
ECO-STUPIDI IN COMUNE
Polveri fini, cervelli grossi
Sapete che nelle città italiane esistono ancora caldaie da riscaldamento con bruciatori a carbone? Eravamo convinti che fossero vietate da tempo, perché molto inquinanti. Ma evidentemente così non è. E pochi sanno che alcuni tipi di polveri si depositano sulle strade, da cui sono periodicamente risollevate dal normale passaggio delle auto. Basterebbe…lavare periodicamente strade e marciapiedi, come dicono che si facesse tanti anni fa, per ridurre almeno questi tipi di polveri. Ma la circostanza più curiosa è stata scoprire che a Roma, l’ultimo 15 agosto, giorno festivo per eccellenza, il tasso di polveri fini PM10 superava la soglia consentita. Questo ha finalmente insospettito i tardi esperti ecologici di alcune città del Centro-Sud. Ma allora, devono essersi detti, le auto realmente in circolazione non c’entrano quasi nulla con questo tipo di polveri. Sembra che solo l’8 per cento dell’inquinamento cittadino sia ascrivibile ai veicoli. Qualcuno degli analisti ha perfino ipotizzato che si possa trattare di polveri fini trasportate dal vento dal deserto del Sahara. Mai saputo che nei deserti esistano polveri così fini. E di origine organica, anziché minerale? Ci sembra la chimica di Pulcinella, dove qualunque reazione è possibile: basta scriverla. Anche perché, è risaputo, i cronisti in genere non si intendono di chimica o biologia.
Intanto, alcuni sindaci furbi – come quello di Roma – hanno spostato le centraline della rilevazione atmosferica dai luoghi di transito delle auto ai luoghi di residenza delle persone. In effetti, finora i Comuni hanno immaginato che i cittadini facessero tutti la professione del vigile urbano. Che non è vero. Però è vero che molti cittadini, camminando per strada, di fatto hanno gli stessi rischi dei vigili urbani per alcuni minuti o ore al giorno. Il colmo dell’assurdità, poi, lo hanno toccato i blocchi del traffico urbano, addirittura la domenica, o le targhe alternate. I divieti di questo tipo possono tutt’al più ridurre dell’1% il "particolato" (particelle fini) in sospensione, come riporta Il Sole 24 Ore citando i dati (peraltro risaputi) di uno studio della regione Toscana.
E allora? Che significa questa presa in giro? E, a proposito, a che serve il bollino blu? Come dire - sospetta sul Corriere della Sera il lettore Leonardo Cannavò - facciamo vedere di far qualcosa, anche se sappiamo che incide zero via zero sull’inquinamento. A quando incentivi comunali ai condomini che trasformano a metano gli impianti di riscaldamento, o dotano di filtri gli scarichi a carbone e gasolio? A quando il rinnovo del parco autobus con mezzi solo a metano e filobus? Sì, però non dimentichiamo l’esempio di Londra, dove per entrare in centro c’è un biglietto. Nessuno, né a destra né a sinistra, ha mai detto con chiarezza ai cittadini che nelle città lo spazio è limitato e non tutti possono entrare nel centro storico con l’auto personale. Del resto non esiste un "diritto a usare l’auto ovunque". Riconosciuto a tutti indiscriminatamente questo falso diritto da parvenus genera il caos. E si scontra con il diritto, questo sì, che tutti hanno ad una città ordinata, efficiente e non tossica. Per evitare che il diritto se lo prendano i prepotenti. (Thoreau, il guardiano della capanna)
.
LOBBIES IN ITALY
Gruppi di pressione. Bassa
Nel sistema liberale ogni gruppo di cittadini, non solo i partiti, può far sentire la sua voce indirizzando suggerimenti o pressioni al potere politico e amministrativo. Sono più di 10 mila i lobbisti a Bruxelles, decine di migliaia quelli a Washington, e sono rappresentanti di aziende e associazioni di fronte ai gradi più elevati della pubblica amministrazione.
In Italia, invece, si combatte ancora per attribuire al termine lobbista l'accezione positiva che merita nei paesi liberali. "La figura del lobbista non ha ancora assunto caratteri ben definiti - spiega Giuseppe Mazzei, autore del libro "Lobby della trasparenza" - anche perché a differenza di molti paesi europei, non è pienamente riconosciuta una totale legittimità alla rappresentanza degli interessi". Per porre le basi di questo riconoscimento, nei giorni scorsi si è tenuto al Centro Congressi dell'università La Sapienza di Roma, Scienze della comunicazione, un convegno dal titolo "Professione lobbista, dalla clandestinità alla trasparenza".
L’ipocrisia e il moralismo vuoto di chi considerava l’attività politica quasi come un’investitura ascetica lontana dagli interessi economici, ha fatto sì che la mentalità cattolica e quella comunista aborrissero ufficialmente, specie in Italia, le lobbies, o gruppi di pressione. Salvo poi usarle nascostamente. Col risultato che, dato che gli interessi economici esistono, questi si incanalavano in rivoli segreti, generando clientelismo, favoritismi, corruzione. Portare alla luce del sole, istituzionalizzare, le lobbies vuol dire perciò ristabilire una sana dialettica tra interessi contrappostiti, in base a regole precise e rispettate da tutti i lobbisti concorrenti. Un passaggio obbligato per restaurare la moralità della pubblica amministrazione. (Lo chauffeur di Einaudi a Dogliani)
.
UOMO MORDE CANE AL PALAZZO DI VETRO
Una notizia: l'Onu ricorda la Shoah
Nella quasi assenza dei rappresentanti arabi, al Palazzo di Vetro si è verificato un evento finora inedito: l’Onu ha commemorato i sessant’anni dell’Olocausto ebraico. Da quando le Nazioni Unite furono fondate nel 1945 mai si erano occupate del genocidio di sei milioni di ebrei da parte dei nazifascisti. Il premio Nobel per la pace, Elie Wiesel, sopravvissuto alla deportazione ad Auschwitz, lo ha ricordato pronunciando quasi un atto d'accusa: "Allora chi fu torturato ed ucciso fu ferito anche dal silenzio e dall'indifferenza di un mondo che ora, 60 anni dopo, almeno tenta di ascoltare". "Se il mondo avesse ascoltato allora - ha aggiunto parlando dalla tribuna dell'Assemblea - sarebbe stato possibile prevenire il Darfur, la Cambogia, la Bosnia ed naturalmente il Ruanda. Il Male vince quando i buoni stanno in silenzio".
Il Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha pronunciato le parole che nessun suo predecessore aveva mai detto: "Le Nazioni Unite non devono dimenticare che sono state create come una risposta alla malvagità del nazismo, l'orrore dell'Olocausto ha aiutato a generare la nostra missione e la risposta fu la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani". E' stato l'intervento del presidente del Senato, Marcello Pera, a disegnare la continuità fra antisemitismo ed antisionismo. "Abbiamo l'obbligo di ammettere che l'antisemitismo è ancora con noi, oggi si alimenta con le subdole ed insidiose distinzioni che vengono fatte fra Israele, governo e Stato ebraico, fra sionismo e semitismo oppure quando la battaglia per la vita degli israeliani viene definita "terrorismo di Stato"". La seduta si è quindi chiusa con l'inno nazionale israeliano e la preghiera per i defunti di rito ashkenazita, che viene recitata nelle sinagoghe nel ricordo delle vittime della Shoà. "Ascoltare queste note nella stessa aula che nel 1975 paragonò il sionismo al razzismo - ha commentato l'ambasciatore israeliano all'Onu, Dan Gillerman - testimonia che questa è stata la giornata più importante che l'Onu ha dedicato al popolo ebraico da quando nel 1947 votò la nascita di Israele". (Generale Lafayette)
.
GIANO PANNELLA, DETTO MARCO
"No alle centrali, sì alla ricerca"
Nel 1987 promosse il referendum vittorioso contro le centrali nucleari, interpretando al volo gli umori che dopo il disastro di Chernobyl correvano tra la gente. E oggi, in piena crisi energetica, mentre l’Italia è costretta ad acquistare a caro prezzo l’elettricità dalle centrali atomiche straniere, alcune appena fuori dei confini, che dice Pannella? E’ pentito? O da testardo abruzzese di Teramo lo rifarebbe? Federico Rendina, sul Sole 24 Ore, ha raccolto l’opinione del vecchio leader radicale, come sempre imprevedibile.
Nulla in contrario a riprendere con decisione la ricerca sulle tecnologie nucleari. Anzi "quella ricerca in realtà non doveva essere sospesa". Di più: "L'incapacità di gestire correttamente, i risultati del referendum dell' 87 ha prodotto la colpevole rinuncia a elaborare un coerente piano. energetico nazionale". Ed è "questa la causa della crisi strutturale del nostro sistema energetico". Parola di Marco Pannella, il leader radicale che promosse la consultazione popolare che portò alla chiusura delle centrali nucleari italiane.
Si difende attaccando, com’è sua abitudine. Apprendiamo che quella dell’87 non era una scelta netta: nucleare no e basta, come ripetono tutti. No. "Se n’è data un’interpretazione errata – dice Pannella. -. Il referendum venne dalla consapevolezza che l'Italia stava sviluppando indiscriminatamente un'industria nucleare grazie al quasi totale sostegno della politica. Una strada che giudicammo, noi e poi la gente, pericolosa. Chernobyl fu un avvertimento: bisognava mediare quelle scelte con la ragione e, perché no, con la scienza. La nostra fu tutt'altro che una posizione ideologica, tant'è che in realtà proponemmo una soluzione realistica: in cambio di un piano energetico nazionale coerente e lungimirante si potevano lasciare aperte una o due centrali nucleari, proprio per non disperdere le nostre competenze sull'atomo e per acquisire anzi nuovo know how. Una proposta equilibrata, tenendo conto che avremmo comunque continuato ad avere almeno 150 centrali nucleari al di là delle nostre frontiere.
Mah, come commentare? All’epoca eravamo tra i manifestanti antinuclearisti e di questioni ambientali ce ne intendevamo più di Marco, visto che avevamo appena fondato la Lega Naturista [e il naturismo è ancora più coerente e rigoroso dell’ecologismo, perché porta a scelte individuali]. Ricordiamo che ben pochi tra noi antinuclearisti facevano distinguo così scientisti e di buonsenso, da apparire... moderni. Certo, sapevamo bene che Cernobyl era un impianto russo, alla vecchia maniera e gestito burocraticamente. E quindi non faceva testo. Ma pochi anni prima c’era stato anche l’incidente alla centrale americana di Three Miles Island. E quello forse ci preoccupava di più, visto che perfino gli Stati Uniti non sapevano prevenire i disastri nucleari. Dunque la nostra opposizione al nucleare - altroché - era totale, ideologica. Dicevamo no, cioè, ad una energia che allora ritenevamo - e così era allo stato dell’arte - intrinsecamente pericolosa e capace di elargire periodicamente disastri epocali. Questa è la verità. Naturalmente oggi le cose, soprattutto dal punto di vista tecnologico, si sono evolute in modo positivo, e i rischi attuali del nucleare sono abbastanza bassi. E, pur con la necessaria prudenza (specie per l’ubicazione delle scorie), non c’è motivo "oggi" per non ricorrere al nucleare. (Il fornaio di via Torre Argentina)
.
I VERI QUESITI DEL 1987 SUL NUCLEARE
Ma il referendum non diceva "no"
Secondo Casavola, già presidente della Corte Costituzionale, i tre sì ai quesiti del referendum sul nucleare del 1987 hanno ormai perso efficacia giuridica da oltre 10 anni. Nuove centrali, quindi sarebbero legali secondo gli altri srudiosi di diritto costituzionale. Ma che quesiti erano? Innanzitutto non c’era nessun quesito secco "sì-no" sull’energia nucleare nel referendum dell'8 e 9 novembre 1987. La disciplina del referendum lo impediva e lo impedirebbe tuttora, E i cittadini approvarono a stragrande maggioranza tre quesiti, mirati a bloccare nei fatti la costruzione di nuovi impianti, che riguardavano:
1) L'abolizione della norma che consentiva al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere la localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non deliberassero entro tempi stabiliti (comma 13 dell'articolo unico della legge 10/1/1983 n.8).
2) L'abrogazione del compenso previsto per i Comuni disponibili ad ospitare centrali nucleari ma anche a carbone (commi da 1 a 12 della stessa legge).
3) L'abrogazione della norma che consentiva all'Enel di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero. La norma era contenuta nella legge n.856 del 1973, che modificava t'articolo 1 della legge istitutiva dell'Enel per consentirgli di partecipare al programma francese Superphoenix. Oggi, comunque, il problema non sussiste. Con l'apertura del mercato elettrico e il superamento del monopolio, l'Enel trasformato in Spa ha avuto nel 1992 uno statuto nuovo, che cancella ogni riferimento a vincoli di questo tipo. (Bottino Ricasoli)
.
PARLA IL SUPER-ESPERTO FORNACIARI
Centrali pronte in 36 mesi
Paolo Fornaciari, presidente del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare (CIRN), nel forum ospitato da Radicali.it e nella News della radicale Cristina Sponza ha replicato con dati interessanti ai no degli anti-nuclearisti in ritardo. Intanto, Caorso e Trino Vercellese possono essere riavviate in tempi molto inferiori a quelli per nuove costruzioni. Non si tratta di tecnologia obsoleta, ma di centrali che hanno funzionato pochi anni (10 o 12), mentre centrali nucleari coeve hanno funzionato per 40 e più anni. Le competenze scientifiche e tecniche ci sono ancora perché i nostri tecnici, impediti in Italia, hanno continuato all’estero, negli Usa con il prestigioso Centro di Ricerca delle principali Società Elettriche statunitensi, l’EPRI di Palo Alto in California, in Francia con la Framatome, la Siemens tedesca per il progetto del nuovo rettore nucleare europeo, l’EPR, che sarà costruito ad Okhiluoto in Finlandia e a Flamenville (Normandia, Francia), in Romania dove l’Ansaldo ha partecipato alla costruzione della centrale nucleare di Chernavoda e la SOGIN per il riavvio della centrale armena di Medzamor. E sostenere che c’è scarsa convenienza economica, è risibile: perché allora acquistiamo energia elettro-nucleare da Francia, Svizzera, Germania e Slovenia?
In quanto ai costi, le nuove centrali nucleari possono generare energia elettrica a 2.4 Eurocent/kWh, contro costi tre o quattro volte maggiori con il gas a ciclo combinato o l’olio combustibile. Al contrario, l’elettricità da vento o sole ha costi da 8 a 10 volte superiore a quella da fonti fossili, mentre l’idrogeno richiede più energia per esser prodotto di quanta poi ne restituisce bruciando. Per lo smaltimento delle scorie è sufficiente accantonare una modesta frazione del costo di produzione, pari a 0.1/0.2 Eurocent/kWh.
Non occorrono 10 anni per costruire una centrale nucleare. Ho personalmente accompagnato di recente i responsabili Westinghouse dal Direttore della Direzione Energia del Ministero Attività Produttive, Prof. Sergio Garribba, e hanno assicurato che le nuove centrali nucleari, oggi largamente prefabbricate in officina, possono esser realizzate in 36 mesi, dal primo getto di calcestruzzo in cantiere all’avviamento. Il Direttore Generale di Mediobanca, Alberto Nagel, ha dichiarato : " Mediobanca valuterebbe con favore un investimento nel settore energetico se si trattasse di una iniziativa privata, se magari contemplasse, ove consentito dalla legge, il ricorso al nucleare, perché ritengo che in un sistema Paese come l’Italia, rinunciare a priori al nucleare sia una cosa su cui riflettere". Opinione condivisa anche dal Presidente di Federacciai, Giuseppe Pasini, preoccupato per l’attuale crisi del settore siderurgico, dove il costo dell’energia elettrica incide per il 35% sul costo del prodotto finito. (Alessandro Volt-Ampere)
.
AFORISMI D’UN ANARCO-CAPITALISTA
Stato oppressivo, fatti in là
Eccoli i nostri "brigatisti gialli". Del resto, ogni dottrina politica ha la sua croce. Il pensiero estremista e anarco-liberista di Murray N. Rothbard è oggetto d’un interessante libro da LiberiLibri ("Per una nuova libertà"). Alcuni degli aforismi più riusciti, serviranno per meditarci sopra, non certo per costruire qualcosa di valido, che sia esente da provvedimenti penali. Bravissimi a destrutturare, gli anarco-capitalisti da soli non saprebbero certo "organizzare" (pfui!) una società liberale. "In realtà, cos'è lo Stato se non criminalità organizzata? Cos'è la tassazione se non furto su scala gigantesca e incontrollata? Cos'è la guerra se non omicidio di massa che una polizia privata non potrebbe mai commettere? Cos'è la coscrizione se non schiavitù di massa? Possiamo immaginare una polizia privata che riuscirebbe a farla franca se mettesse in atto solo una piccola parte dei misfatti perpetrati abitualmente e impunemente dagli Stati? Il cittadino medio [...] è stato condizionato a tal punto da accettare l'idea [...] che lo Stato è il suo sovrano legittimo e che sarebbe cattiveria o pazzia rifiutarsi di obbedire a suoi dettami[...]"
Fino allo Stato minimo, davvero minimo, siamo d’accordo. Sull’eliminazione degli Stati, no. E’ un’utopia infantile e cretina più volte smentita, e causa di tanti errori. A meno ch non si voglia retrocedere all’età dell’homo homini lupus – cioè dello scannarci a vicenda per ogni nonnulla – o delle palafitte. Ma già allora c’erano i villaggi o pagus organizzati. Peccato che sfugga ai nostri "brigatisti gialli" che con un originario contratto sociale gli individui hanno deciso, ripeto "deciso", di delegare le funzioni più ostiche ad una struttura organizzata, lo Stato. E tutto cambiò, in meglio. E poi, anche la società liberale, nonostante la sua diffidenza verso lo Stato quando si prende più spazio del dovuto e alimenta burocrazie parassitarie, è proprio l’opposto di quella desiderata da Rothbard: estende nel numero, ma non amplifica, anzi limita, i diritti di ognuno. Per poter realizzare il grande miracolo del liberalismo, cioè dare il massimo dei diritti a tutti. E non solo a pochi prepotenti e super-uomini, loro sì "liberissimi". Come Napoleone, Stalin, Hitler o Mussolini. (François Marie Arouet)

Comments: Posta un commento



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?