01 novembre, 2005

 

1. Newsletter del 27 gennaio 2004

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Salon Voltaire
LETTERA DEL SALOTTO VOLTAIRE
IL "GIORNALE PARLATO" LIBERALE
DI ATTUALITÀ, SCIENZA, CULTURA, POLITICA E COSTUME
Lettere N.1 - 27 gennaio 2004
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"Stress, ipertensione, colesterolo alto? Partecipa a un salotto liberale.
L’unico in cui il sedentarismo fa bene e stimola il cuore"
CARDIOLOGO ANONIMO
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Sommario:
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MEMORIA DEBOLE? ECCO COME GUARIRLA - Nella "Giornata della memoria" delle stragi degli israeliti, un nuovo "esercizio morale" e mentale si impone a tutti noi. E per dirla con i liberali che entrando nella Roma antisemita dei papi vollero subito costruire una grande sinagoga, "la nostra libertà è quella degli ebrei".
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"NE’ DESTRA, NE’ SINISTRA. SOLO LIBERALI"- I borghesi non vengono a noi? E noi andiamo a casa loro. Anzi, risparmiando la carta, gli portiamo in salotto un "giornale parlato" in carne e ossa. Tanto di queste – come ripete da anni De Marchi - non c’è penuria. E se l’articolista è brutto o ha la voce sgraziata, c’è la controfigura
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GESÙ. PRIMO MILITANTE DELL’INTIFADA? - Ve la diciamo noi tutta la verità sul vangelo "politicamente corretto". In realtà, a nascere in una capanna fu un futuro militante dell’Intifada (la dotazione di pietre era lì in un angolo). Un piccolo "palestinese" in pectore, tra bue e asinello (più asinello che bue).
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NON REGGONO I SOTTILI DISTINGUO DI BERTINOTTI - A nulla vale ricordare col leader di Rifondazione Bertinotti che, sì, ha perseguitato crudelmente gli ebrei, ma almeno il comunismo era nato per "nobili" ideali. Anzi, è proprio il presunto "bene superiore" che provoca i più orribili delitti dei regimi autoritari.
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SOFRI: VI SVELIAMO PERCHE’ NON NE PARLA PIU’ NESSUNO - Libero-libero, solo libero, mezzo libero o così così? Da affare di stato, come la vedeva Marco Pannella, la grazia a Sofri sta diventando una burletta. Perciò ci siamo permessi di interpretare la questione di lana caprina (o, vista la teologia imperante, di "sessuologia angelica) a modo nostro.
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NON VOTATELO: E’ BASSO, PELATO E SI FA IL LIFTING - Il degrado della politica all’italiana si manifesta anche nell’uso del dileggio personale degli avversari. Tutto va bene: calvizie, bassa statura, ora perfino la chirurgia estetica. Più che polemica politica sembrano i pettegolezzi di cortile d’un condominio popolare negli anni 50.
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CLINTON DE’ NOANTRI: UN’IDEA, PLEASE, ER TRICICLO NUN BASTA - L’uscita di Francesco Rutelli che, incurante di possibili (certissimi) fischi del pubblico intellettual-snob dei girotondi, ha detto che non basta sputtanare Berlusconi, ma la sinistra deve elaborare idee alternative, è una di quelle rare perle che vanno raccolte e messe in una teca di cristallo.
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ORE 18, LEZIONE DI LIBERTA’ - Il 30 gennaio si inaugura l’anno accademico della Scuola di Liberalismo, con i migliori docenti dell’area laica. Invitato anche il direttore del Riformista. Speriamo che questo non metta ancor più nei guai il povero Polito, già malvisto a sinistra.
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LIBERALI E RADICALI: QUANDO UN NOME HA FORTUNA (O SFORTUNA) - Liberale" batte "radicale" 10 a 0. In Spagna nei "Club Liberales" in cui si pratica lo scambismo (e questo si fa anche da noi) con ragazze nude (e questo, purtroppo, i club liberali italiani non lo forniscono ancora). Mentre "radicale"ormai viene usato sempre più per estremista, purtroppo.
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"GINNASTICA MORALE" PER NON DIMENTICARE LA SHOA’
Memoria debole? Ecco come guarirla
Di fronte al male, tanto più se grande, l’uomo tende istintivamente a dimenticare. E a giustificare. E’ una forma di auto-difesa psicologica comprensibile, è vero. Così molti hanno fatto per decenni, in Europa, cercando di rimuovere il ricordo della più vasta e crudele delle persecuzioni: quella degli ebrei da parte del nazismo. Peccato che si colorasse di uno strano giustificazionismo. "L’olocausto? Un fatto loro". "Se la sono cercata: sono separati dagli altri". "La persecuzione degli ebrei? Io non l’approvo, ma un po’ di colpa ce l’hanno anche loro". "Fanno sempre le vittime: sono bravissimi in questo". Stupidi e infondati pensieri del genere, offensivi per qualunque liberale, che pure è abituato a tollerare le idee più balzane, sono diffusi tra larghe minoranze di gente comune, specialmente la più ignorante e anziana (vedi il sondaggio di Mannheimer sull’antisemitismo). Oggi, poi, a questi falsi stereotipi razzisti si aggiungono, per buon peso, le "ragioni" dei palestinesi contro gli "errori" di Israele, entrambi storicamente falsi, e soprattutto la campagna d’odio lanciata dagli islamici estremisti contro Israele e gli ebrei, e anche contro Usa ed Europa che, secondo loro, "li difendono" (ma a noi non risulta). Dall’antisemitismo strisciante siamo giunti a quello conclamato, senza pudore. Perciò è ora di dire "basta". Forse siamo stati troppo tolleranti con le idee balorde degli stupidi e dei fanatici di tutto il mondo. D’ora in poi bisogna combatterli, con la psicologia, l’arte della comunicazione. Le loro stupidaggini, le loro falsità su Internet. Le loro leggende metropolitane diffuse abilmente negli uffici e nelle scuole, passando di bocca in bocca. I loro articoli di giornale che spaccano il capello in quattro per dimostrare che "non è antisemitismo, ma opposizione a Israele" ecc.Questa news-letter liberale nasce anche per questo: testimoniare con la ragione e lo spirito di libertà che le donne e gli uomini di oggi, se informati, negano non solo l’antisemitismo, ma anche il fondamentalismo religioso d’ogni tipo, il fanatismo, l’estremismo, il terrorismo.Per fare questo serve una "ginnastica morale" e mentale che molti di noi, diventati sedentari dell’ethos e del logos, non pratichiamo più da decenni. E allora, per rianimarla, ricordiamo il collegamento con la ginnastica fisica, con lo sport che parla ai giovani e alle famiglie meglio di qualunque discorso. Stasera, una simpatica e semplice cerimonia che si tiene allo Stadio Olimpico di Roma, la "Partita della Memoria" (in diretta su Raitre), una competizione calcistica promossa dalla Comunità ebraica della Capitale a cui parteciperanno volti noti dello spettacolo e dell’informazione, servirà a rafforzare questo link. Il ricavato sarà utilizzato per finanziare la creazione del museo della Shoah. Vi assisterà anche il Premio Nobel Elie Wiesel. La nostra libertà, la nostra vita, è quella degli ebrei di tutto il mondo (Oliver Kahn)
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NON REGGONO I DISTINGUO DI BERTINOTTI
Anche il comunismo contro gli ebrei
Nel corso del programma tv "Enigma", Fausto Bertinotti è stato interpellato a proposito dell’antisemitismo che ha accomunato per certi versi (e certe pratiche) nazismo e comunismo. Il segretario di Rifondazione comunista ha dichiarato che la differenza tra le due ideologie sta nel fatto che al nazismo, tolti razzismo e antisemitismo, non resta nulla, mentre al comunismo restano le ragioni per cui è nato. È un bello slogan e a prima vista si può anche essere d’accordo. Ma io credo, invece, che la repressione e il genocidio degli ebrei, così come quello degli ucraini, dei kulaki o di altri gruppi etnici o sociali, che hanno costellato e caratterizzato la storia del comunismo, siano proprio l’esito di quelle ragioni che pretendono di annullare la specificità di ogni essere umano e di asservirlo ad un "bene superiore" in cui le persone sono solo ingranaggi di un sistema che stritola ogni individualità e ogni differenza in nome della collettivizzazione (Lettera di Roberto Spagnoli, Roma, Corriere della Sera, 20 gennaio 2004)
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LETTOMATICA
Computer rosa è tutta un'altra cosa
Le donne italiane, risulta da un’indagine europea, sono le più lontane dal mondo dei computer. Il sondaggio le dava ultime in classifica nell’uso di internet in Europa. Una conferma empirica l’ho avuta una settimana fa, non in un villaggio sperduto ma in piena Milano: la cassiera del discount di Lambrate con cui sono uscito una sera mi ha proposto di fare del "sesso hardware" (Don Juan).
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LOTTA POLITICA ALL’ITALIANA
Screditare l’avversario anziché dire le proprie idee
Da liberali, di destra o di sinistra che si possa essere, proprio non possiamo digerire questo barbaro modo di fare che oggi vige nella lotta politica in Italia: sputtanare l’odiato avversario, ridicolizzarlo, metterne in luce la goffaggine, i punti deboli del carattere e anche le "papere". Se poi è basso, lo si dice subito chiaramente, come se fosse un insulto. E figuriamoci se porta la parrucca, ha i denti finti, o è obeso. E allora che avremmo dovuto fare nella Prima Repubblica col povero Lupis, buttarlo giù dalla Rupe Tarpea? Sabina Guzzanti in piena diretta televisiva su La 7 bollò l’odiato Ferrara con un "grassone". Epiteto che lo fece aumentare di colpo di almeno altri 20 chili. Berlusconi, che poteva facilmente essere attaccato per esser diventato ostaggio dei clericali e non aver messo in pratica il programma di riforme liberali, è stato colpito invece dall’insolita accusa di essere di statura così modesta da dover ricorrere a scarpe col tacco alto. Poi quando si vide che non era vero si parlò di speciali scarpe rialzate all’interno. Spiace vedere la sinistra (perché purtroppo è la sinistra che si distingue in questo genere di dileggio, che neanche gli ultimi fascisti praticano) spendere così malamente le proprie intelligenze e le proprie occasioni di polemica. Poi ci si lamenta se non si vincono le elezioni politiche, quelle in cui contano le idee. E chi è che si comporta così? Forse i biechi vetero-comunisti di Cossutta? O i comunisti neo-non-violenti di Bertinotti? No, e neanche i Ds. Tutti gli ex Pci, malgrado i residui di leninismo, una certa serietà la conservano. Sono proprio i gruppi più moderati in politica, di idee quasi "liberali", a indulgere a questo vizio del discredito personale, da donnette pettegole al mercato. Spiace che la Margherita, che – se non sbagliamo- fa parte del gruppo liberale al Parlamento europeo, abbia speso preziosi denari del contribuente per far stampare a tamburo battente, appena Berlusconi è tornato dalla Sardegna, un manifesto in cui si ridicolizza il capo del governo con l’enorme parola "lifting" che spicca da lontano. Ecco, mi sembra che con questo manifesto chi regge quel gruppo abbia passato il segno. C’è un limite oltre il quale la stupidità diventa deficit politico. Nella scarsità di gruppi e valori liberali, sia a destra che a sinistra, chi è ancora incerto su quale lista votare alle prossime elezioni, e perciò ha deciso di scegliere quella che avrà commesso il minor numero di errori, ne tenga conto. E cominci col mettere un segno meno alla Margherita (Un Fratello Bandiera).
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AGO NEL PAGLIAIO 1: LA SINISTRA MENO ILLIBERALE
Clinton de’ Noantri: "Un’idea please. Er triciclo nun basta"
L’Ulivo è già sbagliato nel nome perché l’albero dell’Olea in italiano non regionale si dice olivo. Brutto segno, per via del noto sillogismo che l’intelligenza è una… Ma ora sta disgustando i suoi potenziali elettori, alcuni dei quali – si prevede - transfughi dal Centro-destra, per la sua scarsa concretezza, per i tanti galli che cantano insieme, e perché anche i leaders con le palle hanno paura a pronunciarsi in senso liberale, sia pure progressista. E parliamo degli ottimi D’Alema e Fassino, senza contare i pochi della corrente "liberal", che sarebbero buoni politici se non avessero il timor panico della piazza, dei sindacati e dei girotondi snob. E così il nostro simpatico ragazzone Rutelli, dopo la defezione di Veltroni eletto alla carica onorifica di "Clinton de Trastevere", ha avuto almeno un’idea: "bisogna avere un’idea". Non ha paura che i circoli intellettual-snob con dentro Flores D’Arcais, Vattimo e Moretti lo boccino, né che le signore della gauche-caviar (sinistra al caviale) non lo invitino più nei loro salotti. E ha detto chiaro e tondo che la sinistra, se vuole vincere, deve avere qualche idea, deve offrire qualche alternativa concreta, sia in politica che in economia. Non basta appiattirsi, annullarsi dietro Berlusconi, sia pure con il no. Che è un comodo alibi per non fare e per non pensare, in cui sta cadendo da due anni tutta la sinistra italiana. Ma la base l’ha presa male. In una lettera al Corriere, Giuseppe Mencarini scrive accorato: "Non sarebbe auspicabile sospendere questo genere di discussioni e rinviarle al giorno successivo
di una possibile vittoria?" La logica è curiosa: prima la sinistra vinca, poi discuta sul programma. E giustamente Mieli, che risponde, gli dà torto marcio. "Mi permetta di non essere d'accordo con lei: io credo – scrive Mieli - che se l'Ulivo avrà una qualche chance di vittoria elettorale, ciò lo si dovrà quasi esclusivamente al fatto che qualcuno dei leader di questo campo avrà saputo sottrarsi al pur divertente dibattito sul triciclo e sarà andato a contendere al centrodestra i voti moderati. Dovessi dire che tutte queste idee di Rutelli mi convincono, mentirei. Ma nondimeno queste iniziative rutelliane sono a mio avviso la cosa più interessante prodotta dal centrosinistra negli ultimi tre anni. Più interessante e più utile"
Rutelli ha ragione, dunque. Aspettiamo dunque che si riveli l’unico saggio in un mare di stupidi quello che fino a ieri era considerato solo l’unico bello in un mare di brutti. Del resto ci vuol poco ad essere meglio di Parisi, uno che se non si fosse buttato in politica…Incoraggiamo perciò l’ex-ex-ex segretario radicale, che come il vino Est-est-est sembra migliore da vecchio che da giovane. Avanti dunque con qualche programma alternativo ma efficace su pensioni, lavoro, inflazione, scuola, libertà di comunicazione e Rai.Tv. Cosette così. Ma certo che se il maitre à penser più accreditato della sinistra liberale è questo, stiamo freschi (Saint Simon)
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AGO NEL PAGLIAIO 2: LA DESTRA MENO ILLIBERALE
Lotta all’antisemitismo: cominciamo dalle scuole
Il deputato Marcello Pacini di Forza Italia ha presentato una mozione per impegnare il Parlamento e il governo a "accentuare la lotta all’antisemitismo". La mozione, già sottoscritta da 14 deputati, chiede che siano promosse misure preventive e che di questo tema si parli nelle scuole medie in occasione della Giornata della Memoria. L’iniziativa è poi stata fatta propria dal presidente del Senato, Pera, che ha partecipata stamattina ad una cerimonia commemorativa sull’Olocausto all’Auditorium di Roma, insieme con scolaresche e insegnanti. (Sarah, commessa a via Ottaviano)
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GRAZIA A SOFRI. ECCO PERCHE’ NON SE NE PARLA PIU’
Libero, mezzo libero o così così?
Grazia sì, grazia no? Graziosi "graziani" contro punitivi sgraziati. Cattolici "perdonisti generalisti", contro comunisti "perdonisti specializzati" o di parte (solo carcerati di sinistra, per esempio, meglio se con gli occhi azzurri). Vecchi marpioni dalla coda di paglia contro idealisti ingenui, ex lanciatori di molotov marxisti con ex bombaroli di estrema destra, cigli umidi contro cigli asciutti. Ma su tutti domina, stendendo il mantello della sua ironica intelligenza e tolleranza "liberal", la potente lobby di amici, ex soci ed ex giornalisti di Lotta Continua. Purtroppo noi a quei tempi eravamo già liberali. Però, me lo rammenta sempre mia madre, che occasione che abbiamo perso. Sarà, ma me lo ricordo bene Lotta Continua: era un giornale mal scritto e mal stampato, troppo inchiostrato. Mi querelano se dico che sporcava le mani? Anche per questo, come potevo scrivervi? Eppure oggi anche mia zia se ne esce con un "Ma come scrivono bene quei Mughini e Lerner lì" "Peccato che siano così brutti" ha aggiunto mia madre dopo cena. La poveretta non sa quante donne strafighe ci hanno quei bruttoni lì. Beati loro. Insomma ‘sta fama dei brutti-intelligenti sta aiutando parecchio il povero Sofri. Che, ammettiamolo, se fosse stato di Ordine Nuovo starebbe ancora nel braccio della morte e non troverebbe uno stinco di santo per un editoriale, e neanche per un "santino" 2 per 8 cm. E, a proposito, dorme ancora in carcere anche l’ex ministro Di Lorenzo, che non ha ucciso né spinto ad uccidere nessuno. Ma chi se ne frega, tanto è liberale. E io che non avevo capito niente, nel 68 e nel 77, e stavo dall’altra parte, a scribacchiare di Einaudi e Gobetti, di ombundsman e di prestito d’onore. Che pirla.Sulla forma, certo, solo Pannella è coerente. Lui e i radicali si occupano dei carcerati da decenni. E per loro tutti i carcerati sono uguali. E sembra quasi che Pannella la grazia la chieda…per Ciampi, non per Sofri. Giusto dare alla vicenda un taglio istituzionale: se la grazia è prerogativa del capo dello Stato, che sia lui a darla. In fondo è un residuo dell’epoca monarchica.Sul merito, se cioè concederla o no a Sofri, i liberali possono avere (e infatti hanno) idee contrapposte. Da una parte la certezza della pena e del diritto, che in Italia è una richiesta liberale da decenni, compresa l’uguaglianza di trattamento tra casi analoghi. Quanti sono i carcerati messi dentro per motivi ancor più evanescenti di Sofri, mafiosi compresi? Dall’altra parte, il fine di rieducazione della pena, che sembra largamente ottenuto come prova la strabiliante maturazione di Sofri come uomo. Senza contare, poi, la sentenza. Che cioè pene così severe si danno solo a chi è coinvolto materialmente e con prove certe, non ad una specie di "mandante morale" o ideologico. I cattivi maestri, per quanto cattivi e ottusi siano stati, sono solo maestri e istigatori. E se Sofri è stato un vero mandante materiale – cosa che alcuni di noi ritengono ricordando la violenza stupida di quegli anni - allora si tirino fuori le prove. Senza prove, niente pena, please. (Nino, l’uomo delle pulizie)
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COSE ITALIANE. I PRIVILEGI DEI GIUDICI
Guai a chi li critica: si ritrova indagato
Un giudice può denunciare penalmente e civilmente, in prima persona, cioè col proprio nome e cognome, chi lo critica in quanto organo dello Stato, confondendo così tra individuo e carica? Secondo noi no. Non dovrebbe essere ammesso. Quello del giudice è e deve essere un organo spersonalizzato, neutro, anonimo per eccellenza. Altrimenti c’è conflitto di interessi. O meglio, è come se ci fosse un interesse individuale in un atto d’ufficio. Sarebbe come se dopo aver protestato presso uno sportello delle Poste per il ritardo di un pacchetto, uno si trovasse denunciato per offese o calunnia. Cose che, bisogna ammetterlo, succedevano - seppure - solo negli stati autoritari. A noi liberali sembra un privilegio che ricorda il mondo colorito delle Mille e una notte, cioè gli stati autocratici dell’Oriente. Roba da far impallidire il conflitto di interessi di Berlusconi. Tanto più che, come dimostrano i processi intentati da Di Pietro e altri magistrati a vari giornalisti di parte politica avversa, quasi sempre i magistrati che perseguono i loro critici di fronte ad altri colleghi magistrati, vincono la causa. "E te pareva?" dicono a Roma. Possibile che a sinistra nessuno, proprio nessuno, se ne renda conto e dica una sola parola di biasimo? Eppure è risolvendo problemi gravi come questo che la sinistra si potrà legittimare al governo del paese.Ora, dopo la pesante battuta di Berlusconi nel decennale di Forza Italia, che equiparava in parole povere l’autoritarismo di certi giudici al fascismo ("il fascismo è stato meno odioso della burocrazia togata che usava la violenza in nome della giustizia") che hanno escogitato al Consiglio superiore della magistratura i giudici togati, cioè quelli che davvero fanno il magistrato di professione? Hanno inviato la richiesta a Ciampi, presidente del CSM, per una "azione di tutela", che consiste nell’aprire un fascicolo – con tanto di indagine, relatore, dibattito e votazione - per tutelare la funzione giudiziaria. Ma sono compiti generali e politici che non spettano al CSM, che è solo un organo amministrativo interno, buono tutt’al più per punire qualche magistrato scorretto. Così invece si trasforma in gruppo di pressione o politico. Dando, così, ragione a Berlusconi (Jure imperitus)
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ECCO L’APPELLO A CIAMPI DELLA FEDERAZIONE DEI LIBERALI
Morelli: "Ma il CSM è un organo essenzialmente amministrativo..."
La Federazione dei Liberali (FdL), che - al contrario di quanto da noi affermato nella I ediz. - non fa più parte da tempo dell’Ulivo ed è su posizioni indipendenti e critiche sia verso la destra che verso la sinistra unita, ha protestato il 26 gennaio 2004 con una lettera del suo segretario politico Raffaello Morelli. Ecco il testo della lettera di Morelli al Presidente della Repubblica sulla cosiddetta "procedura di tutela" avviata dai giudici togati del CSM:"Signor Presidente, come liberali siamo ben consapevoli del Suo costante impegno per irrobustire la coscienza dell’identità nazionale, costruita sui valori del Risorgimento e della Resistenza sanciti nella Costituzione e simboleggiati nel tricolore di cui Lei ha proposto opportunamente la distribuzione a ciascun cittadino. Questo impegno è oggi sottoposto a dura prova dall’improvvida iniziativa di tutti i togati del Consiglio Superiore della Magistratura di chiedere alla Presidenza dellorgano l’apertura di una procedura di tutela nei confronti dei giudizi fortemente negativi espressi ieri l’altro dall’on. Berlusconi soprattutto su alcuni pubblici ministeri. Come liberali non siamo mai stati né siamo teneri con l¹on. Berlusconi il cui discorso di sabato abbiamo pubblicamente definito "il più gigantesco tarocco" politico culturale del liberalismo. Questo giudizio negativo non può però diminuire la nostra fortissima preoccupazione per l’iniziativa dei togati del CSM che, confliggendo frontalmente con la lettera e lo spirito della Costituzione, contribuisce a indebolire l’unità nazionale non meno delle colorite manifestazioni dell’on.Bossi. L’art. 105 della Costituzione assegna al CSM funzioni di organo in sostanza amministrativo che non possono essere snaturate al punto da farne un potere giudiziario che pretende di comportarsi come vero e proprio soggetto politico. Spingendo il CSM a riunirsi per discutere atti politici come la procedura di tutela, non solo si fuoriesce dalle funzioni costituzionali del CSM ma anche da quelle della magistratura, facendone un corpo autoreferenziale con un potere non soggetto ad alcuna responsabilità e controllo democratici. L’Assemblea costituente dibatté la questione e definì la magistratura un "ordine" autonomo e indipendente secondo la lezione liberale di Montesquieu. Farne un corpo è un grave passo indietro che rompe il patto costituzionale senz¹altro motivo se non l’orgoglio e gli interessi del corpo.
I toni particolarmente aspri usati dall’on. Berlusconi non possono affatto giustificare il passo annunciato dai togati del CSM. In un ordinamento liberale, non è consentito a nessuno utilizzare le proprie funzioni pubbliche per sostenere interessi e convinzioni privati. Gli atti del magistrato sono criticabili (la tesi della non criticabilità è solo il frutto velenoso della degenerazione cancerosa del principio costituzionale di autonomia ed indipendenza della magistratura) e la difesa dalle critiche è del tutto legittima. Ma lo è solo nello stesso ambito politico in cui le critiche sono state fatte, non in una sorta di giurisdizione domestica. Del resto, i magistrati non sono una cerchia di optimati sovraordinata alle istituzioni e destinata a fungere da Camera di ultima istanza per le decisioni sul bene pubblico. Lo dice la Carta Costituzionale, imperniata sulla sovranità popolare secondo la legge e sulla divisione dei poteri.
Con questa lettera i liberali vogliono ribadire la fiducia nel Suo impegno per indurre tutti a comportamenti conformi al dettato costituzionale sul quale si fonda l’identità degli italiani" (Raffaello Morelli)
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GESÙ. PRIMO MILITANTE DELL’INTIFADA?
Un piccolo "palestinese" tra bue e asinello (più asinello che bue)
Come molti ignorano, Israele era lì dov’è adesso già alcune migliaia di anni fa, e il termine amministrativo Palestina fu una invenzione dei Romani al tempo della loro dominazione. Naturale che a qualche intellettuale la voluta confusione dei termini bruci, com’ successo nei giorni di Natale al grande matematico Giorgio Israel. Nei giorni di Natale, scrive il matematico, "in un articolo dal titolo "Un forestiero per le strade", Fulco Pratesi si chiedeva che cosa abbia a che fare Babbo Natale "con la nascita di un bambino palestinese, nato in una stalla di pastori". Che a Fulco Pratesi bruci dire che quel bambino era ebreo (e non palestinese, ammesso che quella terminologia abbia senso per quell’epoca) è evidente, perché poche righe dopo parla di "neonato meridionale". Qualsiasi aggettivo, anche il più ridicolo, pur di non dire che Gesù era un bambino ebreo. Sarebbe interessante esplorare attraverso quali meccanismi una persona intelligente può arrivare a calpestare la verità e a sfidare a tal punto il senso del ridicolo. Giorgio Israel Dipartimento di Matematica, Università "La Sapienza" di Roma (Corriere della Sera, 3 gennaio 2003)
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LIBRI
Shoah ed Ebraismo
Molti i libri sulla Shoah disponibili in occasione della giornata dedicata alla Memoria. A cominciare da quelli di Carlo Spartaco Capogreco, "I campi del Duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-44)", Einaudi, pagine 317, 16; Samantha Power, "Voci dall’inferno", Baldini Castoldi Dalai, pagine 824, 22,60; Yaacov Lozowick, "I burocrati di Hitler, Eichmann, i suoi volenterosi carnefici e la banalità del male", Editrice Goriziana, pagine 337, 19; Piera Sonnino, "Questo è stato, una famiglia italiana nell’inferno dei lager", il Saggiatore, pagine 128, 10. Da segnalare anche i libri di Daniela Padoan, "Come una rana d’inverno", Tascabili Bompiani, pagine 225, 7,50; di Ursula Rütter Barzaghi, "Un bambino piange ancora", Tea, pagine 169, 8; di Norbert e Stephan Lebert, "I figli dei gerarchi nazisti, una difficile eredità", Garzanti, pagine 175, 13,50; di Alessandra Kersevan, "Un campo di concentramento fascista", Kappa Vu, pagine 377, 16. Sul tema dell’ebraismo: "Ebrei per scelta", di E. Trevisan-Semi e T. Parfitt, Cortina, pagine 180, 19,50. Per i lettori più giovani Mondadori propone, invece, "Misha corre" di Jerry Spinelli, pagine 213, 9,50. (Corriere della Sera, 23 gennaio)
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NE AMMAZZA PIU’ IL SORRISO DELL’INVETTIVA. MA CI RIUSCIREMO?
Contro i fanatici l’arma del divertimento
Come si fa a sorridere di questi tempi? A tirare elegantemente di fioretto, anziché calare giù pesanti fendenti di spadone? Ci proveremo. Ma se dovessimo sembrarvi troppo duri o acidi, non è tutta colpa nostra. "E’ che i tempi si sono fatti difficili, Sora Maria". Perciò facciamo appello a tutti i brillanti e raffinati liberali (tranne quelli che scrivono "assolutamente" per dire no, o "di cui ne parliamo più avanti" o "a fronte di"): mandateci pezzi divertenti & acuminati nello stesso tempo. Prima, però, annunciatevi per lettera email.
Cari amici, non potrete negare che un réfolo del fondamentalismo che si respira nel mondo è arrivato pure da noi, tra Testaccio e Parioli. Inutile appellarci alla geografia. Siamo lontani dalle pazzie del mondo arabo e orientale, eppure la "guerra dei vigliacchi", il terrorismo, ci tocca da vicino. E poi del tutto savi gli Italiani non sono. Ogni due famiglie, in media, si conta un disturbo mentale (dati Istituto Superiore della Sanità, 2003). E le idee, è notorio, più sono balorde più viaggiano veloci, basta vedere le sciocchezze metropolitane dei siti e news group di Internet. E poi siamo vicini, troppo vicini, al colle Vaticano, da cui sono partiti negli ultimi tempi molti piccioni viaggiatori diretti al Parlamento con un messaggio preciso: eliminare dalla legislazione quelle due o tre cosette un po’ liberali ancora esistenti. Insomma, tutti noi, dai credenti agli atei, cominciamo sul serio a temere di dover convivere vita natural durante con un migliaio di terroristi paurosi e ottusi che viaggiano per il mondo, a cui i libri offerti dall’Unione Europea "progressista" hanno insegnato che Israele e Stati Uniti sono il diavolo e che gli Europei sono dei deboli da sopraffare, perché – poveri scemi – usano liberalismo e democrazia.
La tolleranza, la libertà, la razionalità sono valori troppo alti per noi perché li si possa perdere senza combattere. Con tutti i mezzi, anche i più modesti, come questo. (François-Marie Arouet)
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LIBERALI E RADICALI : QUANDO UN NOME HA FORTUNA (O SFORTUNA)
Liberale" batte "radicale" 10 a 0.
Ci spiace per PannellaFortuna o sfortuna dei nomi. A Radio radicale il bravo (e sempre raffreddatissimo) direttore Bordin si danna l’anima ogni volta che trova sulla stampa il termine "radicale" abusivamente usato come "estremista", "fondamentalista", una volta addirittura come "terrorista". E’ così, anche molti politici e uomini di cultura nostrani, per non dire "estremista" o "estremo" – ché forse urterebbero parecchi dei loro, tipo Flores D’Arcais o Vattimo - usano sempre più spesso lo pseudo-pseudonimo "radicale". Insomma, sfortuna nera. Invece per la parola "liberale" è tutto un vivaio di rose e fiori. Tutti si dicono liberali. E non sfigati e alternativi come i radicali, ma la gente più figa e di successo. Insomma ci dice bene. Basti dire che perfino D’Alema e Fini sarebbero liberali, anche se ci sfugge il giorno in cui hanno fatto abiura, cospargendosi il capo di cenere e dimettendosi da tutte le cariche, per via dei crimini e degli errori insanabili, rispettivamente, di comunismo e fascismo. Vabbè, ne riparleremo. Intanto passiamo all’incasso.E poi, sentite questa e dite se non è davvero il momento di iscriversi ai liberali.. In Spagna ci sono "Club Liberales" in cui si pratica lo scambismo (e questo, se fate attenzione alla politica, si fa anche da noi), ma con ragazze nude (e questo purtroppo no, i club liberali italiani non lo forniscono ancora). Eh, che bello essere nati liberali… (Goffredo di Bugliolo)
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APRONO A ROMA I CORSI DELLA SCUOLA DI LIBERALISMO
Ore 18, lezione di liberté. L’egalité ci piace meno
Ormai tradizionale appuntamento culturale romano, la brillante Scuola di Liberalismo apre il suo corso 2004 il 30 gennaio a Roma, alle ore 18, presso la European School of Economics in largo del Nazareno 15 (tra piazza di Spagna e via del Tritone). Si segnalano tra i docenti le migliori firme dell’area laica, tra cui alcune novità "emergenti". Quest’anno saranno relatori, tra gli altri, Benedetto Della Vedova, Daniele Capezzone, Valerio Zanone, Luigi De Marchi, Luigi Compagna, Antonio Jannazzo, Gaetano Quagliariello, Giovanni Orsina, Domenico Da Empoli. Lo stage, che è trimestrale, è finanziato dalla Fondazione Einaudi in collaborazione con la European School of Economics, la Fondazione Valitutti e la Fondazione Aldo Bozzi. Gli iscritti, di età inferiore ai 30 anni, potranno vincere 6 borse di studio del valore complessivo di 6 mila euro. I migliori allievi potranno aprtecipare all’Université d’Eté de la nouvelle economie (Aix-en-Provence) e ai seminari estivi dell’Institute of Economic Studies, partner europeo della Scuola di Liberalismo.Una curiosità "piccante" è che quest’anno è stato chiamato a tenere la relazione inaugurale nientedimeno che il direttore del Riformista, che ufficialmente passa per un "amico" sia pure indipendentissimo, di D’Alema. In effetti a tutti noi, quando leggiamo Il Riformista, ci pare ormai di leggere un giornale tipicamente liberale. Però… Speriamo, inoltre, che questo non metta ancor più nei guai il povero Polito, già malvisto a sinistra…La Scuola di Liberalismo è stata diretta per anni da Enrico Morbelli, ora affiancato da Luca Tedesco. Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere anche a quest’ultimo: 338.2827180.L’iscrizione, di 30 euro, comprende il testo con le precedenti lezioni della Scuola, si riceve presso la Fondazione Einaudi, Largo dei Fiorentini 1, 00186 Roma, tel-06.6871005.

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