30 agosto, 2009

 

Stato "etico"? La Chiesa almeno è coerente, lo Stato clerico-autoritario, no

Mi rifiuterò fino alla morte di considerare questo uno "Stato etico", come alcuni suggeriscono al posto di Stato clericale, e non per inzuccherare la pillola ma per rendere più grave la sua colpa. Quale costituzionalista ambiguo ha inventato il termine, utilizzando malamente e in modo paradossalmente antitetico un aggettivo - l'aggettivo da solo, sia chiaro - sacro a tutti i liberali e laici, che lo riferiscono alla dirittura morale dell’impegno politico per la libertà? Ma sì, la libertà come Dovere pubblico e privato.
Quale "Stato etico"! Quest’etichetta che ogni liberale rigetta, ma che ha al suo interno per caso una parola nobile, non si addice ad avventurieri della politica senza idee né ideologie, ai rozzi provinciali diplomati per finta ad una Scuola Radio per corrispondenza, ad un fortunato e furbo imprenditore che già trent’anni fa era ammanicato con la Politica per tagliare i soliti "lacci e lacciuoli" che gli impedivano di "fare", alle tante mezze figure di opportunisti transfughi dei partiti colpiti dalla crisi degli anni Novanta e attratti dal seggio in Parlamento assicurato, ai tanti giornalisti mediocri che in regime di concorrenza, all’anglosassone, verrebbero messi tutt’al più a tradurre i flash d’agenzia col minimo stipendio contrattuale. I berluscones rampanti, ignorantissimi in tutto tranne che nell’arte di prendersi i soldi e il potere, e fare i comodi propri.
Mi si obietterà: ma perché te la prendi solo con la Destra? La Sinistra non si è dimostrata più o meno simile quand’è stata al Governo? In fondo il ricorso sull'insegnante di religione non l'aveva promosso un ex-democristiano dell'Ulivo? Rispondo: perché un liberale si comporta come gli inglesi: critica il Governo in carica, se lo merita, non l’opposizione. Per quanto…
Ma torniamo al punto. Uno Stato che si preoccupa di indicare alla popolazione i comportamenti adatti, definiti come "bene" e contrapposti ad altri bollati come "male", e li rende obbligatori per legge, non è, non può essere, uno "Stato etico", ma il suo contrario: uno Stato autoritario e soprattutto totalitario. Pochi ricordano che i due termini non sono affatto sinonimi. Si può mostrare un pesante autoritarismo su molti temi, di solito pubblici, lasciando però liberi altri, di solito alcuni di quelli privati o professionali o economici. Il caso opposto è quello d’uno Stato totalitario, che può anche praticare un autoritarismo apparentemente moderato, ma generale, pervasivo, soffocante perché si occupa di tutto e tutto vuole rappresentare e regolare, entrando perfino nelle case dei cittadini e nei minuti atti della vita quotidiana. L’Italia fascista assomigliò al primo modello, l’Unione Sovietica al secondo.
Ecco, se fosse vero, come giurano i clericali del Centro-Destra, che dietro le loro decisioni liberticide non ci sono le pressioni della Chiesa, allora sarebbe ancora peggio per lo Stato italiano: saremmo allo Stato totalitario e fanatico in stile Ahmadinejad. Ma le ingerenze ci sono state, e ancor di più i favori unidirezionali del Governo per confermare vecchi privilegi della Chiesa e anzi istituirne di nuovi, come le leggi e i regolamenti sul succulento piatto di poker dell’otto per mille, la legge sulla fecondazione medica e ora quella sul fine vita, fatte apposta per piacere alla Chiesa, l’esenzione delle tasse sugli alberghi religiosi considerati "luoghi di culto", fino al trattamento di favore degli insegnanti di religione e al finanziamento a suon di milioni di euro - se Tremonti li darà - alle scuole cattoliche.
No, no, "per fortuna" siamo ancora solo allo Stato clericale. Ovvero i politici sono furbacchioni e opportunisti, ma senza idee proprie, tantomeno praticanti religiosi, anzi, chiusi in camera da letto sarebbero "laicisti" o addirittura atei, purché non li veda nessuno. Ma si piegano al volere della Chiesa per realismo politico e vantaggi personali.
Ma, allora, come si concilia questo atteggiamento con la mano dura sui clandestini e gli immigrati, che invece la Chiesa consiglia di accogliere (purché non in Vaticano, s’intende)? Non è una contraddizione? Appunto, questo smentisce il totalitarismo, che è sempre coerente. Se uno Stato difende in modo fanatico come "vita" una cellula fecondata, chiunque si aspetterebbe, a maggior ragione, che poi stendesse tappeti rossi davanti agli immigrati afgani o somali, che secondo quella logica rappresentano delle vite mature, altro che embrioni. E invece, si è vista la politica dei "due pesi e due misure" in fatto di etica.
Ah, bene, cioè male, temevamo il totalitarismo: invece è solo il vecchio, solito, clericalismo abbinato ad autoritarismo e ipocrisia. Siamo salvi.

29 agosto, 2009

 

Cronache bizantine. Tra Chiesa e Governo dai baci alle pugnalate nella schiena

La notizia più clamorosa di questo fine-agosto è l’improvviso annullamento dell’incontro politico tra il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, che si sarebbe dovuto svolgere all’Aquila in occasione della celebrazione della "Perdonanza celestina". Si è trattato di una clamorosa battuta d’arresto dei rapporti tra Chiesa e Stato, rapporti che hanno segnato la nostra storia.
Leggendo il comunicato della Sala Stampa dello Stato del Vaticano si dà atto al Presidente del Consiglio di aver annullato l’incontro per "evitare strumentalizzazioni". Cosa vuol dire?
Nella mattina del 28 agosto il quotidiano della famiglia del Presidente del Consiglio, rivelava che il direttore dell’Avvenire, quotidiano legato alla organizzazione episcopale italiana, aveva patteggiato una condanna per molestie circa cinque anni prima per dei fatti avvenuti tra il 2001 e l’inizio del 2002. Il Giornale, perciò, avrebbe "smascherato" un moralista perché il quotidiano dei vescovi si era fatto interprete del malumore della gerarchia ecclesiastica per alcuni comportamenti personali del Presidente del Consiglio, ritenuti sconvenienti.
Questo episodio si aggiungeva agli attacchi della Lega, partito sostenitore del governo, nei confronti del Vaticano in occasione della recente strage di naufraghi eritrei. Proprio il ministro Luca Zaia, al meeting di Comunione e Liberazione, organizzazione legata allo Stato del Vaticano, aveva dichiarato: "La Lega è in trincea per difendere la cristianità; per i valori e per il Crocefisso sono le nostre battaglie; possono esserci momenti di tensione con la Chiesa, ma alla fine la visione è comune".
Diciamo che da qualche tempo nell’area governativa tira un’aria da Stato Etico piuttosto che semplicemente clericale. La recente questione del biotestamento ne è l’esempio più eclatante. Vorrebbero impedire la libertà di coscienza dei cittadini nella scelta se rifiutare o meno l’alimentazione e l’idratazione forzata sia in caso di malattia o lesione cerebrale irreversibile o invalidante e sia in caso di malattia che costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione.
L’altro giorno Gianfranco Fini, alla festa del Partito Democratico, a Genova, aveva riscosso applausi sinceri dai simpatizzanti di quell’area. Cosa aveva detto? Aveva semplicemente manifestato il proprio dissenso nei confronti della deriva fondamentalista di cui può essere vittima il suo partito, anche facendosi trascinare dalle posizioni illiberali della Lega. Di qui la necessità di non trasformare il contrasto tra clericali e laici in una crociata di cattolici nei confronti dei non cattolici.
Il Giornale, con l’iniziativa del 28 agosto, sembra avere, come effetto inintenzionale, l’intralcio delle posizioni del Presidente della Camera. Perché solo all’indomani del successo riscosso da Fini alla festa del partito Democratico, si sono rivelate le vicende disdicevoli di Dino Boffo?
Feltri ha violato la regola dell’omertà che sinora è regnata tra i direttori dei quotidiani: tutti sapevano ma si erano imposti la regola di non dire nulla dei colleghi. Si usa la sciabola (violazione della regola dell’omertà) piuttosto che il fioretto per cui la posta in gioco non sembra il semplice smascheramento di un moralista. La violazione della regola dell’omertà, soprattutto per il momento in cui è avvenuta, sembra più idonea ad ostacolare la componente moderata del governo e, conseguentemente, a favorire la componente fondamentalista. Questa ipotesi collimerebbe anche con la dichiarazione della Sala Stampa Vaticana che dà atto al Presidente del Consiglio di aver annullato l’incontro per "evitare strumentalizzazioni". Cosa significa "evitare strumentalizzazioni"? Se, nonostante quanto avvenuto, ci fosse stato l’incontro tra le due autorità, si sarebbe potuto sostenere che il timore di Gianfranco Fini è fondato. Ossia il pericolo concreto della possibile deriva fondamentalista del suo partito che mirerebbe a sostituire una etica "cattolica" a quella insegnata dal Vaticano. L’incontro avrebbe significato dare assicurazioni al Vaticano dell’impegno del governo ad ostacolare quella pericolosa deriva fondamentalista. Il che avrebbe reso notevolmente difficile ricucire i possibili strappi tra Vaticano e stato italiano, qualora il governo non fosse riuscito a rispettare quell’impegno, vista anche l’approssimarsi della discussione parlamentare sul biotestamento.
Si strepiti pure sulla vergognosa aggressione, purché non traspaia alcun timore per un possibile successo fondamentalista. Il Partito di Dio, altro che il principio di libera Chiesa in libero Stato, potrebbe diventare il simbolo dei centocinquant’anni dell’unità d’Italia?
BEPPI LAMEDICA
Veneto Liberale

17 agosto, 2009

 

Cortina incontra. I finti "liberali" intolleranti del PdL e i "progetti" della Bonino

INTOLLERANZA. E IL PUBBLICO NON REAGISCE - C’è un brutto clima politico oggi in Italia. Noi laici e liberali paventiamo la nascita di un soggetto politico fondamentalista: un "partito di Dio". Anzi, siamo proprio sicuri che non ci sia già?
La sera del 4 agosto a Cortina, nell’ambito dell’iniziativa "Cortina-incontra", promossa e animata da Iole ed Enrico Cisnetto, si è svolto un incontro sul tema "Nella fecondazione assistita (e non solo) difficile tracciare il confine tra religione, etica e scienza". Sono intervenuti Emilia Costantini, giornalista del Corriere della Sera, autrice de "Tu dentro di me" (Aliberti), Gilberto Corbellini, senatore radicale, storico della medicina, autore de "Perché gli scienziati non sono pericolosi" (Longanesi), Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, Stefano Zecchi, scrittore e docente di Estetica all’Università di Milano.
La premessa dell’incontro era proprio la difficoltà nel tracciare il confine tra etica, religione e scienza. Di qui la necessità dell’ascolto delle ragioni di tutti.
Il prof. Corbellini, suo malgrado, si è trovato al centro di una astiosa polemica innescata da una sfuriata di Zecchi che, travisando le parole del suo interlocutore, lo ha pubblicamente accusato di essere intollerante, degno di finire prima o poi nel "partito di Pannella", quasi fosse una offesa all’intelligenza. Senonché lo scienziato è già da tempo tra i radicali.
A sua volta Alfredo Mantovano, sottosegretario del governo Berlusconi, ha tentato di ridicolizzare l’atteggiamento laico e tollerante del prof. Corbellini. Diciamo che gli intolleranti si sono atteggiati a liberali intransigenti conquistando anche qualche applauso del pubblico presente.
Il rifiuto aprioristico dell’ascolto delle ragioni degli altri proprio sullo spinoso tema dei rapporti tra etica, religione e scienza da una parte e l’incapacità degli ascoltatori di reagire all’intolleranza, dall’altra, sono pessimi segnali. E’ sintomatico di un clima che rende agevole l’ambiente per una opinione pubblica fondamentalista, supporto necessario a un vero e proprio partito di Dio. Tra l’altro favorito anche dalla probabile frammentazione conseguente all’abbandono della strategia volta a costituire soggetti a vocazione maggioritaria, vista la vittoria del proporzionalismo dopo l’insuccesso referendario del giugno scorso.
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MA LA BONINO CHE FARA’ DA GRANDE? - Il salotto cortinese aveva ospitato il giotno ptima, lunedì 3 agosto, Emma Bonino che ha conversato con Francesco Delzio e il padrone di casa Enrico Cisnetto.
La Bonino non ha deluso le aspettative. In una serata da lupi – il calo della temperatura dovuto ad un temporale estivo ha fatto battere i denti ai presenti – la senatrice radicale ha manifestato tutta la sua genuina passione politica. Evitando di polemizzare sulla circostanza se in Italia c’è o non c’è democrazia, ha sottolineato la necessità di una svolta riformatrice per affrontare l’attuale fase politica. Innanzi tutto la necessità di una riforma elettorale che vede elemento centrale l’opportunità di introdurre, a qualsiasi livello, il collegio uninominale. Collegare l’eletto al territorio significa avvicinare i cittadini alla politica in quanto si sentirebbero protagonisti di scelte piuttosto che strumentalizzati per ratificare scelte altrui, come accade oggi con il "porcellum".
La presenza di Francesco Delzio, già leader dei giovani di Confindustria, autore di un libro sul disinteresse, nei confronti della politica, da parte dei giovani, ha permesso alla Bonino di fare un raffronto tra i giovani della sua generazione - quella del divorzio, dell’aborto e dei diritti civili - con quella attuale tutta rifugiata nel presente e priva di qualsiasi sogno. Infatti di fronte ai nodi dell’economia, alla crisi del welfare e del sistema pensionistico i giovani, principali vittime assieme alle donne, ai vecchi ed ai malati, sembrano indifferenti.
La crisi, o meglio la globalizzazione può essere una opportunità ma per coglierla occorre avere strumenti adatti. Le attuali organizzazioni internazionali, ad esempio il Fondo Monetario Internazionale o il G 8 sono organizzazioni obsolete, o meglio superate dai tempi. Anche l’Unione europea come organizzazione intergovernativa è obsoleta. Quello che occorre è una Europa all’altezza dell’utopia del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni.
Ma Emma Bonino, con la sua passione, da grande, potrà essere il leader del partito europeo riformatore dei liberali e dei democratici?
BEPPI LAMEDICA
Veneto Liberale

16 agosto, 2009

 

Volli: "Allora, per usare il linguaggio della Chiesa", io sono un bieco illuminista"

"Bieco illuminismo". La Chiesa cattolica romana, per la violenza verbale e l'arroganza pre-Rivoluzione francese con cui ha reagito alla sentenza del Tar del Lazio sulla presenza agli scrutini e alla determinazione del voto finale degli insegnanti di religione (v. articolo precedente), deve essere in una crisi profonda. Di vocazioni religiose, di frequenza e di assiduità di fedeli alle funzioni, ma anche di identità, di credibilità.
Le recenti commistioni con la politica di Governo, in Italia, con l’appoggio imprevisto e imbarazzante di noti atei politici o giornalisti che hanno deciso cinicamente di strumentalizzarne l’appoggio a fini di consenso elettorale e di carriera personale, i funerali religiosi negati ad un cattolico reo di aver voluto staccare la spina elettrica che lo condannava ad un’impossibile non-vita, la crudeltà inutile e vendicativa imposta alle coppie che chiedevano la fecondazione medica, la chiusura medievale alla scienza, le continue intromissioni, anche legislative (e qui scatta la fattispecie di clericalismo della classe politica parlamentare di Destra e Sinistra), nella vita dei cittadini, anche protestanti, ebrei o non credenti, devono aver intaccato in modo sensibile il rapporto tra autorità cattoliche e comunità, anche nella sua piccolissima fetta cattolica praticante.
Il linguaggio rozzo e medievale, aggressivo, degno più d’un comizio politico che d’una predica, di cardinali o vescovi della Conferenza episcopale italiana, ha dunque le sue motivazioni. Si torna ad attaccare, ovviamente nemici inesistenti, a tagliare l’aria con gli spadoni contro i mulini a vento, quando si è in difficoltà.
Lo provano le rilevazioni statistiche e demoscopiche. Piazza S. Pietro semivuota durante i discorsi di papa Ratzinger (di qui la reazione isterica alla battuta sui "quattro gatti" a Rai-Tre), le minori richieste all’udienza papale, sono state due segni allarmanti per la Curia. Il Papa non "tira" più sul piano della comunicazione di massa, e attrae sempre meno turisti, perfino dalle cittadine delle province più depresse.
La Chiesa deve aver capito ormai che senza il grande imbonitore, l’ex attore Woytila che nulla lasciava al caso e che naturalmente era portato a teatralizzare e spettacolarizzare gli eventi attirando perfino il voyeuristico giovane "popolo dei telefonini" (v. la satira sui funerali in "San Karol" e il consuntivo sul suo pontificato, "Woytila e la Chiesa", sulla newsletter del Salon Voltaire), la semplice parola del professore di teologia Ratzinger, per quanto austera e passatista, non basta. Certo, anche Giovanni Paolo II era reazionario, come del resto "deve" essere un Papa, che non vende progresso, libertà e scienza, ma paure, inferni e paradisi, divieti, condanne morali, autoritarismo, privilegi, miti. Ma sapeva vendersi meglio, usando magistralmente la parola. Non quella di Dio, ovviamente, ma la propria.
In tempi di crisi, insomma, la Curia di Roma e la Cei stanno tentando di abbarbicarsi agli assurdi privilegi che la nuova classe politica clericale assicura, facendo mostra ridicolmente di voler tornare indietro, prima della Rivoluzione francese, comunque "superando perfino le norme fasciste del Concordato" (prof. Domenico Maselli, della Comunità delle Chiese Evangeliche, a Radio Radicale il 16 agosto). Ecco la nuova violenza verbale su scuola, divorzio, aborto e pillola abortiva, e fine vita.
E con le stupide espressioni Ancien Régime la Chiesa si tradisce da sé come sorpassata, perdente, ostica e bizzosa come un vecchio rimbambito. Pura ottusità, autolesionismo. Sembra di assistere (proprio gli stessi errori) alla rovinosa caduta del Comunismo!

Sull’ultima, poco rispettosa, poco cristiana, molto aggressiva, definizione della Cei d’una sentenza del Tar in materia di ora di religione a scuola ("bieco illuminismo"), ho il piacere di riprendere l’articolo di Volli apparso sulla benemerita agenzia Informazione Corretta, di cui condivido ogni riga, compresa naturalmente la critica al Voltaire antisemita, come tanti intellettuali del suo tempo.
NICO VALERIO
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Cartoline da Eurabia
ECCO, LO AMMETTO, SONO UN "BIECO ILLUMINISTA"
di Ugo Volli
da
Informazione Corretta, 14 agosto 2009
..
"Cari amici, prima che continuiate a leggere queste cartoline, devo farvi una confessione. Poi deciderete se sono degno della vostra attenzione. Ecco, lo ammetto: sono un "bieco illuminista", per usare l'espressione impiegata ieri dalla Cei a proposito della sentenza sull'ora di religione. Bieco illuminista. Proprio bieco. A parte Voltaire, il cui antisemitismo è insopportabile, e Rousseau che illuminista non era davvero, ho simpatia per quasi tutti quegli intellettuali che nel Settecento lavorarono per fare uscire l'umanità o almeno l'Europa dalla sua "minore età" per dirla con Kant: Kant stesso, naturalmente e Diderot e D'Alambert e Lessing coi suoi tre anelli e naturalmente il nostro buon Mendelsohn. I predecessori inglesi e scozzesi, da Locke a Hume a Adam Smith, i padri della nazione americana, da Whashington (avete mai letto la sua nobilissima lettera agli ebrei di Newport sulla libertà di religione?) a Hamilton e Madison e Franklin. Sullo sfondo la figura geniale e modesta di Spinoza.
Se c'è una ragione al mondo per non arrendersi al medioevo islamico, una ragione per sperare che ce la faremo a lasciare alle prossime generazioni un mondo più decente, sta proprio nell'eredità di questo "bieco illuminismo". Mentre la Chiesa stava ancora spazzando le ceneri degli ultimi eretici bruciati vivi, e teneva gli ebrei chiusi nei ghetti cercando di umiliarli e maltrattarli fino alla conversione, quando gli stati assolutisti pretendevano conformità religiosa e personale, questi eroi borghesi, senza corazze e senza bandiere, tracciavano l'idea di una società libera, equilibrata, razionale, aperta. Leggete "La libertà e i suoi nemici" di Isaiah Berlin per capire che non si tratta di una mera questione di storia delle idee. Che la chiesa usi illuminista come un insulto mostra come la questione bruci ancora.
E se proprio devo autodenunciarmi, aggiungerò che fra "l'umanesimo cristiano" che piace al Papa e "l'umanesimo ateo" che egli gli contrappone identificandolo col terribile nichilismo, se proprio devo scegliere fra queste due pietanze così mal tagliate, io che sono ebreo scelgo il secondo che per me diventa l'umanesimo tout court, senza qualificazioni confessionali. Tanto più che ieri mi sono imbattuto in una citazione del papa attuale, che qualcuno vuole considerare un amico dell'Occidente, pronunciata quand'era capo del Sant'Uffizio. Scriveva dunque Razinger (la citazione si trova sul "Times" di Londra, 27.6.90, per questo è in inglese): "The freedom of the act of faith cannot justify a right to dissent. This freedom does not indicate freedom with regard to the truth, but signifies the free determination of the person in conformity with his moral obligations to accept the truth." Capite la sottigliezza teologica di uno che non è certamente illuminista, né bieco né no? "La libertà dell'atto di fede [cioè il fatto che la fede deve venire dal cuore e non può dunque essere imposta, UV] non implica affatto un diritto al dissenso. Questa libertà [della fede UV] non autorizza affatto una libertà rispetto alla verità, ma equivale solo alla libera determinazione della persona a conformarsi al suo obbligo morale di accettare la verità" Cioè certo, la fede non può che essere libera. Ma libera solo di credere alla "verità" che decide la Chiesa, non libera di non crederci o di dissentire. Se no si viola la norma morale che impone di riconoscere la verità vera, quella della chiesa. Ratzinger lo sostiene ancora: la ragione consiste nell'aderire alla fede (cattolica). Per questo si spaccia per un razionalista. E dove ha potuto, la Chiesa come l'Islam ha sempre trovato solide e magari brucianti ragioni per appoggiare la libertà di osservare la norma morale di credere quel che è giusto credere.
E' un po' come l'ora di religione, che per carità, dicono i vescovi non è catechismo ma cultura, insegnamento della verità sulla fede. Gli italiani non possono restare ignoranti su una dimensione così importante delle nostre radici culturali, lo spiega anche Cacciari. Peccato solo che il corso su cui si discute si chiami "insegnamento della religione cattolica", non buddista o ebraica o raeliana né tantomeno "storia delle religioni"; che gli insegnanti non siano selezionati per la loro conoscenza storica ma per la loro ortodossia; e che per garantire questa ortodossia vengano selezionati non da un'università o da un concorso statale ma dal vescovo, che può sempre togliere loro il gradimento (e con esso l'incarico), se per caso li scoprisse inclini al "bieco illuminismo" o a qualche altro pericoloso errore "contro la verità". Per questo, cari amici, io non potrei mai insegnare cultura religiosa, che pure stimo quasi quanto il buon cattocomunista sindaco di Venezia. Il fatto è che sono un bieco illuminista umanista ateo nichilista. E anche ebreo. Il peggio del peggio. Adesso che lo sapete, per il bene della vostra anima, non leggete più le mie cartoline. Puzzano di zolfo!.
UGO VOLLI

 

Illegittima la valutazione del voto finale in base anche all’ora di religione (cattolica)

"Sono già tre volte che il Tribunale amministrativo regionale ci dà ragione – ha commentato a Radio Radicale il prof. Domenico Maselli, a nome delle Comunità evangeliche – ma poi il Consiglio di Stato cassa la sentenza riconoscendo il valore culturale e tradizionale della religione cattolica. In contrasto con 20 anni di giurisprudenza della Corte Costituzionale".
Sarà così anche stavolta? Forse no, perché ora i ricorrenti – associazioni laiciste e per la libertà di culto, le Chiese protestanti e la Comunitù ebraica – hanno deciso che andranno fino in fondo, esperiranno cioè il ricorso per incostituzionalità presso la Consulta.
Che è accaduto? Che per il Tar del Lazio sono illegittimi i crediti scolastici per l’ora di religione. Questa, in altre parole, non può far parte della valutazione del voto finale nelle scuole. Gli insegnanti di religione (tra l'altro nominati dai vescovi e con uno stipendio perfino superiore agli altri insegnanti: altri due insopportabili scandali nello scandalo) non possono far parte degli scrutini a pieno titolo. D’altra parte la religione cattolica era materia facoltativa perfino per il Concordato fascista., visto che è sempre stata prevista l’esenzione su semplice richiesta.
Come riporta in un comunicato la Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni, con sentenza n. 7076 del 17 luglio 2009 il Tar del Lazio ha accolto due ricorsi proposti per l'annullamento delle Ordinanze ministeriali emanate dall'allora Ministro P.I. Fioroni [del Governo "di Sinistra" Prodi, NdR] per gli esami di Stato del 2007 e 2008 che prevedevano la valutazione della frequenza dell'insegnamento della religione cattolica ai fini della determinazione del credito scolastico, e la partecipazione "a pieno titolo" agli scrutini da parte degli insegnanti di religione cattolica.
Il Tar ha affermato che "l’attribuzione di un credito formativo ad una scelta di carattere religioso degli studenti e dei loro genitori, quale quella di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato Italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione in Etica Morale Pubblica".
Motiva ancora la sentenza che l’interpretazione data dal Ministero dell’Istruzione "ha portato all’adozione di una disciplina annuale delle modalità organizzative degli scrutini d’esame, che appare aver generato una violazione dei diritti di libertà religiosa e della libera espressione del pensiero; nonché di libera determinazione degli studenti relativamente all’insegnamento della religione cattolica".
I ricorsi sono stati promossi – continua il comunicato di Roma Laica – a partire dal 2007 da alcuni studenti e studentesse con numerose associazioni laiche e confessioni religiose non cattoliche (elenco completo a fine comunicato) coordinate dalla Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni e dall’ Associazione "per la Scuola della Repubblica" ed assistite dagli Avvocati prof. Massimo Luciani, Fausto Buccellato e Massimo Togna. Ad esse il Tar ha riconosciuto la richiesta "di tutela di valori di carattere morale, spirituale e/o confessionale che […] sono tutelati direttamente dalla Costituzione e che quindi come tali non possono restare estranei all'alveo della tutela del giudice amministrativo"
La sentenza 7076/2009 del Tar del Lazio è importante – è il primo commento di Roma Laica – perché dà una concreta applicazione al principio supremo della laicità dello Stato nei termini in cui era stato affermato dalla Corte Costituzionale nella nota sentenza n.203/1989.
Il Tar, dopo aver ricordato il principio della laicità dello Stato, enunciato dalla Corte Costituzionale come "garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà religiosa, in regime di pluralismo confessionale e culturale (C. Cost. n.203/89), ha precisato che "sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico", la scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica deve essere assolutamente libera e in nessun modo condizionata. "In una società democratica" ha affermato il TAR, "certamente può essere considerata una violazione del principio del pluralismo il collegamento dell'insegnamento della religione con consistenti vantaggi sul piano del profitto scolastico e quindi con un'implicita promessa di vantaggi didattici, professionali ed in definitiva materiali".
A tal proposito, ha precisato ancora la sentenza che "lo Stato, dopo aver sancito il postulato costituzionale dell’assoluta, inviolabile libertà di coscienza nelle questioni religiose, di professione e di pratica di qualsiasi culto "noto", non può conferire ad una determinata confessione una posizione "dominante" - e quindi una indiscriminata tutela ed un’evidentissima netta poziorità – violando il pluralismo ideologico e religioso che caratterizza indefettibilmente ogni ordinamento democratico moderno", infatti "qualsiasi religione- per sua natura - non è né un'attività culturale, né artistica, né ludica, né un'attività sportiva né un'attività lavorativa, ma attiene all'essere più profondo della spiritualità dell'uomo ed a tale stregua va considerata a tutti gli effetti".
La sentenza è illuminante su quali siano oggi i confini posti dalla legge all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche. Le associazioni e le confessioni promotrici dei ricorsi continueranno ad operare per garantire il rispetto di tali limiti ed auspicano che il Ministero dell’Istruzione prenda atto dell’illegittimità delle ordinanze e non le riproponga negli anni a venire.
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LE ASSOCIAZIONI E CONFESSIONI RELIGIOSE PROMOTRICI DEI RICORSI
Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni
Comitato Insegnanti Evangelici Italiani (CIEI)
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Comitato torinese per la Laicità della scuola
Tavola Valdese
CRIDES- Centro Romano di Iniziativa per la Difesa dei Diritti nella Scuola
FNISM – Federazione Nazionale degli Insegnanti
Associazione Democrazia Laica
Associazione "XXXI ottobre per una scuola laica e pluralista (promossa dagli evangelici italiani)"
Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"
UAAR- Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno
Alleanza Evangelica Italiana
Associazione "per la Scuola della Repubblica"
Comitato Bolognese Scuola e Costituzione
C.I.D.I. "Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti"
Coordinamento Genitori Democratici
Associazione Scuola Università e Ricerca "As.SUR"
Chiesa Evangelica Luterana in Italia
Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia
Movimento di Cooperazione Educativa
UCEI – Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Federazione delle Chiese Pentecostali

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