22 novembre, 2009

 

Stato clericale, Stato corrotto. Alla Chiesa anche l'otto per mille destinato allo Stato

Dove sono i tanti "laicisti" del menga, che in teoria dovrebbero essere in stragrande maggioranza perfino nella clericale Italia? Com'è che perfino tra gli amici redicali nessuno raccoglie firme, digiuna, beve urina o si lega ad una colonna, per un madornale imbroglio del genere? Forse perché tocca l'intoccabile Chiesa cattolica, cioè signori tutti uguali vestiti di rosso violetto alle prese con Dogmi e Dei superni, anziché l'amministrazione del Vaticano, retta da signori tutti uguali vestiti di nero, che hanno a che fare più terra terra con fognature, francobolli e stipendi delle guardie svizzere? Ah, saperlo...
Fatto sta che perfino l'obbrobriosa legge dell'otto per mille viene interpretata come nell'Ancien Régime. Il Sovrano assoluto Silvius Primus, anche perché deve farsi perdonare dalla Chiesa lo scandalo di qualche scappatella extraconiugale, decide sponte sua (ma le sue decine di consiglieri ex-DC ed ancor peggio ex-Msi, secondo voi che ci stanno a fare?) di dare alla Chiesa anche una gran parte dei soldi che i cittadini avevano riservato allo Stato con l'otto per mille. Un articolo sulla Repubblica del 18 scorso di Carmelo Lo Papa lo spiega in modo preciso. Nell'indifferenza generale. Où sont les laïques d’antan?
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A chiese e luoghi di culto 29 milioni dei 44 che i contribuenti avevano deciso di devolvere all'erario. I dubbi del Parlamento
L'OTTO PER MILLE DESTINATO ALLO STATO FINISCE A PARROICCHIE E MONASTERI
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Pontificia Università Gregoriana in Roma, 459 mila euro. Fondo librario della Compagnia di Gesù, 500 mila euro. Diocesi di Cassano allo Ionio, 1 milione 146 mila euro. Confraternita di Santa Maria della Purità, Gallipoli, 369 mila euro. L'elenco è lungo 17 pagine e porta in calce la firma del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Non si tratta di uno dei tanti decreti, ma quello che ripartisce per il 2009 i 43 milioni 969 mila 406 euro che gli italiani hanno destinato allo Stato in quota 8 per mille dell'Irpef. Basta sfogliarlo per scoprire che confraternite, monasteri, congregazioni e parrocchie assorbono la quota prevalente di quanto i contribuenti avevano devoluto a finalità umanitarie o per scopi di assistenza e sussidi al volontariato.
E invece? Succede che i 10 milioni 586 mila euro assegnati al capitolo "Beni culturali" sono finalizzati in realtà a restauri e interventi in favore di 26 immobili ecclesiastici. Opere che avrebbero tutte le carte in regola per usufruire della quota dell'8 per mille destinata alla Chiesa cattolica, col suo apposito fondo "edilizia di culto".
Come se non bastasse, la medesima destinazione (chiese e parrocchie) hanno anche gli altri 19 milioni destinati alle aree terremotate del centro Italia (14 per l'Abruzzo). "L'atto del governo n. 121" è stato predisposto ai primi di settembre da un presidente Berlusconi reduce dall'incidente diplomatico del 28 agosto con la Segreteria di Stato Vaticano. Sullo sfondo, la (mancata) Perdonanza dopo il caso Giornale-Boffo.
Il documento, poi trasmesso alla Camera il 23 settembre, conferma intanto che i soldi vanno allo Stato ma entrano di diritto nella piena discrezionalità del capo del governo, per quanto attiene al loro utilizzo. È un atto "sottoposto a parere parlamentare" delle sole commissioni Bilancio. Quella della Camera lo ha già espresso, "positivo", il 27 ottobre, quella del Senato lo farà nei prossimi giorni. Eppure, anche la maggioranza di centrodestra della commissione Bilancio di Montecitorio ha lamentato le finalità distorte e ha condizionato il parere finale a una serie di modifiche, contestando carenze e incongruenze del decreto.
Tra le più sorprendenti, quella che riguarda la "Fame nel mondo", "alla quale nel decreto vengono attribuite risorse finanziarie alquanto modeste, a fronte di richieste di finanziamento di importo limitato che avrebbero potuto essere integralmente accolte". Insomma: governo ingeneroso verso i bisognosi. In effetti, ultima pagina, al capitolo "Fame nel mondo", sono solo dieci le onlus e associazioni finanziate per 814 mila euro, pari al 2 per cento del totale.
Tutto il resto? A chi sono andate le quote parte dell'Irpef che gli italiani hanno devoluto allo Stato? La parte del leone quest'anno la fanno gli "interventi per il sisma in Abruzzo". Sono 32 e assorbono 14 milioni 692 mila euro. Ma il condizionale è d'obbligo. A parte la preponderanza anche qui di parrocchie e monasteri (la quasi totalità) tra l'Aquila, Pescara e Teramo, tuttavia altro non quadra.
E a rivelarlo è proprio la commissione parlamentare presieduta dal leghista Giancarlo Giorgetti: "Le richieste di finanziamento relative all'Abruzzo risultano presentate in data antecedente al sisma dell'aprile 2009 ed appare quindi opportuna una puntuale verifica e un coordinamento con gli interventi previsti dopo il sisma". L'ammonimento è chiaro: quei beni finanziati in Abruzzo non sarebbero stati danneggiati dal terremoto del 6 aprile, non quanto altri almeno. Perché dunque si dirotta lì un quinto dell'intera quota dell'8x1000? Il sisma del dicembre 2008 in Emilia garantisce a 9 tra parrocchie e monasteri del Parmense altri 4 milioni, mentre 11 milioni sono parcellizzati per i danni delle restanti calamità in tutta Italia.
Ma ecco il punto. Oltre 10 milioni finiscono ad appannaggio dei Beni culturali. Ventisei tra consolidamenti e restauri, quasi tutti per diocesi, chiese, parrocchie, monasteri. Solo per restare alle cifre più consistenti, ecco il milione 314 mila euro per la cattedrale dell'Assunta di Gravina di Puglia, il milione 167 mila euro per il restauro degli affreschi della chiesa dei Santi Severino e Sossio di Napoli, oppure i 987 mila euro per il restauro di Santa Maria ad Nives di Casaluce (Caserta), i 579 mila euro per San Lorenzo Martire in Molini di Triora o i 413 mila euro per la "valorizzazione della chiesa San Giovanni in Avezzano". E poi, la Pontificia Università Gregoriana e la Compagnia di Gesù.
Anche su questo capitolo le bacchettate del Parlamento: la priorità dovevano essere "progetti presentati da enti territoriali", non ecclesiastici. Ci sarebbe anche il capitolo "Assistenza ai rifugiati", al quale però, per il 2009, il decreto firmato dal premier Berlusconi destina 2,6 milioni, poco più del 5 per cento del totale. E quasi tutto (2,3 milioni) va al solo Consiglio italiano per i rifugiati. Concentrazione "non opportuna", censura infine la commissione Bilancio: "Altri progetti non finanziati risultavano meritevoli di attenzione".

14 novembre, 2009

 

Italia corrotta: vecchia storia. Il “modello Sicilia” che nessuno vuole cancellare

E' inutile che se la prendano con Garibaldi. Anzi, ringrazino la Storia, ché altrimenti oggi sarebbero al livello dei paesi arabi poveri, quelli senza petrolio. Certo è che il Sud rappresenta meglio e prima di ogni altra area geografica i mali endemici in cui versa l'Italia. E' una tendenza recente? E' colpa di Berlusconi o di Prodi, della vecchia DC o del vecchio Pci? No, o almeno non solo: è cosa antica. Le province meridionali furono sempre diverse dal resto d'Italia, perché erano colonie greche. Il che, per chi conosca la Grecia anche solo andandoci in vacanza, spiega molto. Se poi ha leggiucchiato qualche testo di Storia, spiega tutto. Ricordo sempre, e lo ripeto anche stavolta, che già al tempo della repubblica romana il Senato (SPQR) dovette "commissariare", si direbbe oggi, la rissosa e corrotta città greca di Neapolis, che allora era un altro mondo ma che oggi si raggiunge con due ore di treno.
Dunque, altro che sputare sui Savoia, che allora erano ancora dignitosi, su Cavour, i Mille e gli altri eroi del Risorgimento. Almeno cercarono di portare un po' dell'aria europea e liberale in quelle lande ancora medievali sottoposte alla dittatura di Chiesa e Borboni, non si sa chi dei due più autoritario e corrotto.
Questa premessa fuori registro è venuta spontanea, scusate, dovendo presentare l'ottimo articolo apparso su Neo-Lib a firma di Gionata Pacor sui finanziamenti di Stato, davvero abnormi, che una Regione, una sola, è riuscita a raggranellare. Oltretutto utilizzandoli male e in modo assai poco chiaro. Il problema, però, è che ormai il "modello Sicilia" o il "modello Napoli" si sono imposti in tutt'Italia, ed anche al Nord, che in fondo altro non è che l'estremo Sud dell'Europa dove nacque il Liberalismo, l'idea di cosa pubblica che hanno in testa politici e amministratori è più o meno la stessa che a Palermo, Bari, Napoli, Reggio Calabria.
Questo è il punto: la diseducazione crescente della classe dirigente italiana, in particolare quella politica, che ha radici e componenti antiche: storiche, antropologiche, religiose, intellettuali, morali. E sappiamo a memoria, dai tempi del Risorgimento, e anche prima (dal 700 illuminista), che abbiamo avuto la Controriforma cattolica senza avere avuto la Riforma protestante, che almeno un po' di senso critico, libertà individuale e senso borghese della correttezza e onestà li stimolava tra i cittadini. Senza contare l'abitudine del Sud al dominio straniero, ai viceré, ai baroni, dai quali derivarono i capi-mafia, per cui agli occhi della gente il Potere era, è tuttora, sempre estraneo, ostile, "cosa loro".
Altro che provinciali, sottoculturali, "revisionismi" storici. Basta con lo sputare su Garibaldi e i "Piemontesi", come fanno pseudo-intellettuali di provincia nostalgici dei Borboni. La Politica non può più nulla, perché è malata da secoli la società del Sud, che ormai ha contagiato l'Italia. Servirebbero nuove idealità, onestà diffusa unita a efficienza (alla Ernesto Nathan, indimenticato sindaco di Roma. Ma figuriamoci, con la scuola attuale, il disinteresse delle famiglie e i "valori" trasmessi dalla tv... E visto che ci sono tanti nuovi Borboni dal Garigliano in giù (e qualcuno anche dal Garigliano in sù), ridateci Cavour, Mazzini e Garibaldi (NV).
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QUANTI SOLDI ALLA SICILIA?
di Gionata Pacor
"In modo molto informale, dagli ambienti vicini all'entourage del Presidente della Lombardia è arrivata una risposta alle nostre domande sui 4 miliardi di Euro stanziati alla Regione Sicilia. Ci è stato detto che quei soldi sono una "quota nazionale" che è richiesta dall'Unione Europea per lo stanziamento dei fondi europei, che si è in attesa che le pratiche si sblocchino a Bruxelles e che con la burocrazia europea ci vogliono tempi lunghi. Per saperne di più sarebbe bastato informarsi sul "PO FERS".Tanto per cominciare abbiamo scoperto che i soldi riguardano il periodo dal 2007-2013. Le somme sbloccate ora saranno quindi impiegate nei prossimi 5 anni. In un'intervista del 31 luglio, il Ministro Claudio Scajola ha detto a La Stampa a cosa servono i 4,3 miliardi di Euro sbloccati quel giorno: "330 milioni per migliorare i collegamenti con le isole minori, 560 milioni destinati ai collegamenti Nord-Sud (Gela-Santo Stefano Calastra), 370 per potenziare le grandi arterie stradali (Messina-Palermo, Messina-Catania, Siracusa-Gela, Ragusa-Catania), e poi 520 milioni destinati alle opere idriche, 410 per interventi infrastrutturali in campo ambientale, 91 milioni per l'innovazione tecnologica, 330 per i «contratti di sviluppo» destinati alle imprese, 80 di edilizia scolastica e 450 milioni finalizzati a opere di riqualificazione urbana". Grandi opere, progetti importanti.
Scajola però aggiunge che «i soldi dei fondi per le aree sottosviluppate (Fas) non sono stati toccati: sono 22,3 miliardi, a cui si aggiungono 1,6 miliardi per programmi interregionali. A queste risorse si aggiungono i 45 miliardi di fondi europei gia' distribuiti alle Regioni. Ci puo' essere una diversa distribuzione delle disponibilita' di cassa, crescenti a partire dal 2010. Ma questo non e' un problema insormontabile, perche' le Regioni, sulla base dei programmi sbloccati dal Cipe, possono avviare le progettazioni oppure possono convogliare verso questi progetti altre loro risorse che saranno poi compensate quando arriveranno i fondi Fas».
Siamo poi andati a cercare sul sito della Commissione Europea ed abbiamo trovato che i fondi FERS sono i Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale, che le somme stanziate sono pari a 3,27 miliardi di euro, e che la Regione è tenuta a mettere in rete "l'elenco dei beneficiari": in questo elenco (aggiornato al 30 giugno 2009) abbiamo trovato il beneficiario di diversi progetti per il valore complessivo di 0,036 miliardi di euro e che gli importi effettivamente erogati sarebbero pari a circa 0,0048 miliardi di euro, quali circa 0,0024 miliardi di euro in quota Fers. Insomma, nei 100 giorni successivi il 31 luglio o non è stato erogato nemmeno un euro, oppure l'elenco dei beneficiari non è stato aggiornato (in violazione della normativa europea).
Ci siamo così imbattuti sul sito http://www.euroinfosicilia.it/, nel quale la regione informa sui finanziamenti europei, con un ampia sezione dedicata ai FERS. Il PO FERS è il Programma Operativo con cui si vogliono spendere i soldi europei, un documento di 253 pagine che potrete trovare qui. A pagina 252 ci trovate la tabella riassuntiva, che mostra come i fondi siano pari a 3,27 miliardi di euro per la quota europea e 3,27 miliardi di euro per la quota nazionale. In tutto 6,54 miliardi di euro.
Però c'è anche il Fse, il Fondo Sociale Europeo, per il quale sono stanziati 1,05 miliardi di Euro di finanziamenti europei, ai quali si devono aggiungere 0,84 miliardi di provenienza nazionale e 0,210 miliardi di provenienza regionale, in modo che la provenienza dei finanziamenti rispetti un rapporto di 50% (Europa) - 40% (Stato) - 10% (Regione). Anche questo con il suo Programma Operativo FSE di 109 pagine.
In tutto i fondi europei sono quindi pari a 4,12 miliardi di Euro, ai quali si devono aggiungere i 4,12 miliardi di provenienza nazionale, per un totale di 8,24 miliardi di Euro. Ai quali si aggiungone la quota dei 22,3 miliardi di euro spettanti alla Sicilia tra i Fondi per le aree sottosviluppate di provenienza nazionale a cui faceva riferimento Scajola nell'articolo sopra citato (qui ci trovate le delibere del CIPE che stanziano quei soldi) e tutta una selva di programmi europei interregionali e internazionali. Non so da dove Scajola tiri fuori la cifra di 45 miliardi di euro, ma QUI c'è una bella panoramica.
Ma torniamo alla Sicilia, perché sul sito Eurinfosicilia abbiamo trovato anche i bandi, che mostrano nel dettaglio come vengono spesi i soldi. Ecco 2 esempi:- Bando per la "chiusura degli interventi del Programma Operativo Regionale" e per la "vigilanza e il controllo dei Fondi strutturali" 600.000 euro (qui)
- Con i finanziamenti della Comunità Europea previsti per le attività della “Linea di intervento” 7.1.2.9 del Programma Operativo FESR Sicilia 2007-2013, di cui è competente il Dipartimento regionale dei Trasporti, è stata bandita una gara per “per l’affidamento del servizio di ideazione, progettazione e realizzazione di una campagna di comunicazione istituzionale, integrata, per la promozione della sicurezza stradale sul territorio della Regione Siciliana”.L’importo della gara, IVA esclusa, è pari a 2.700.000,00 euro. (qui)
Insomma, una selva di costruzioni di strade, di corsi di formazione, di programmi di cui è difficile valutare la necessità o anche solo l'utilità. Tutto pagato con i soldi del contribuente".

12 novembre, 2009

 

Meglio la zucca o il crocifisso? Sentenza di Strasburgo e cristianità in Europa

"La recente sentenza della corte Europea di Strasburgo ha stabilito che l’esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche rappresenta “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni”, lamentando che l’esposizione del crocefisso in classe violasse l’art. 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, relativo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, e l’art. 2 del Protocollo n. 1, relativo al diritto all’istruzione, che obbliga lo Stato a rispettare il diritto dei genitori a provvedere all’educazione e all’insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche. L’esposizione del crocifisso viola anche la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia ed, eventualmente, la IV Convenzione di Ginevra e protocolli aggiuntivi, firmate anche dall’Italia.
La sentenza è sacrosanta, andrebbe solo applicata. Invece, levate di scudi oscurantiste a difesa del crocifisso! Esponenti del Vaticano, leader politici e intellettuali ci obbligano a sorbire una brodaglia di argomentazioni, giunta ai massimi livelli di revisionismo e falsificazione storica.
Il Segretario di Stato del Vaticano ha affermato, con tono stizzito, che “Questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche della festa recentemente celebrata [Halloween, NdR], e ci toglie i simboli cari come il crocifisso”.
Al Cardinal Bertone rispondiamo, intanto, che la zucca è buona da mangiare e che ricorda, nonostante una serie di manipolazioni cristiane, la vecchia ricorrenza celtica di Samhain di fine estate. La festa, nel 1048, divenne “All Hallows Eve” la vigilia di tutti i santi, con un inglobamento dell’evento indigeno nella festività cristiana fatto apposta per sovrapporsi ai tanti eventi che si svolgevano tra settembre e novembre, legati prevalentemente al raccolto.
Va rilevato come la zucca (all’epoca dei Celti una rapa) venga ad assumere, a causa dell’ incistamento cristiano, non più il significato di strumento per allontanare i morti ma di feticcio per scacciare le “streghe”, ovvero le migliaia di donne mandate al rogo dall’Inquisizione solo a causa delle conoscenze in materia medica, proibite dalla Chiesa.
In tutta Europa è rimasto, purtroppo, quasi solo un moncone metamorfico di festa indigena, mentre non esistono più gli infiniti popoli e tradizioni distrutti dalla furia devastatrice del cristianesimo.
Il florilegio di affermazioni fatte dai politici a difesa del crocefisso ci fa pensare che viviamo in un mondo capovolto.
Pensiamo, infatti, all’affermazione fatta da alcuni politici: “L’Europa è tappezzata da Cattedrali e da crocifissi … è un simbolo di identità culturale che deve essere tenuto nei luoghi pubblici”.
L’Europa è sì tappezzata di cattedrali, ma costruite soprattutto radendo al suolo templi e strutture di culti diversi. Il simbolo della croce si è affermato col Potere e non c’è da rallegrarsene. Si vada a visitare la Basilica di San Clemente a Roma, costruita sopra un antico Mitreo, o la Sinagoga di “Santa Maria La Blanca” a Toledo, diventata Chiesa dopo la cacciata degli Ebrei dalla Spagna ad opera della cattolicissima Isabella di Pastiglia; la cattedrale di città del Messico costruita sopra il Templo Mayor atzeco di Tenochtitlan dopo che il cristiano Cortes ha sterminato tutti i suoi abitanti perché non accettavano il cristianesimo; il Duomo di Siracusa costruito sopra ad un tempio greco.
Questi sono alcuni esempi tra migliaia di casi. Invitiamo, comunque, i lettori a chiedersi e chiedere cosa sorgeva sotto la cattedrale delle loro città. In molti casi, la conferma sarà che, per erigere un campanile con un crocefisso, si è distrutto un patrimonio immenso di templi e quindi di tradizioni di popoli indigeni che hanno alimentato quell’Europa che ha radici nella diversità culturale, e non radici cristiane né, tanto meno, giudaico-cristiane. Termine, quest’ultimo, inventato alla bisogna.
Qualche cristiano ha detto che, per coerenza, la statua della dea Athena che sorge davanti all’ateneo romano dovrebbe essere rimossa ma non si ricorda che questo è già stato fatto. I cristiani, infatti, una volta al potere, a causa della loro pruderie sessuofobica, hanno tagliato o coperto peni, seni e quanto altro dalle statue greche e romane, deturpandole irrimediabilmente.
Che il crocifisso possa essere considerato, come dicono alcuni, un simbolo culturale ci induce a precisare che non ha portato, nell’Europa cristianizzata, né amore, né fratellanza. La storia europea è fatta invece di stermini, massacri, espulsioni, pogrom, ghetti, schiavitù, leggi razziali, shoah. E’ la storia di Giordano Bruno arso vivo. E’ una storia contro gli ebrei e contro i Rom, tra i pochi popoli antichi sopravvissuti. E’ la storia di una continua omologazione verso l’uniformità cristiana. Una storia di missioni evangelizzatrici che hanno eliminato migliaia di popoli dell’America Latina dall’umanità e che hanno devastato l’Africa.
Tutto ciò è avvenuto per mezzo di bolle ed editti papali, tribunali religiosi e brandendo quel crocifisso che insistiamo a voler tenere nei luoghi pubblici con un’ ostinazione che lo stato Italiano dovrebbe destinare a miglior sorte.
Il premio per la sciocchezza più macroscopica è da assegnarsi al leader del Partito Democratico con l’affermazione “Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto. Io penso che un'antica tradizione come il crocefisso non può essere offensiva per nessuno”.
Al leader del PD che sembra, per dirla con Carducci, “un manzoniano che tiri quattro paghe per il lesso” - cioè disposto a qualunque compromesso per tre voti - rispondiamo che dovrebbe sapere che il diritto non ha niente a che fare con il buon senso.
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GERUSH 92, COMITATO PER I DIRITTI UMANI
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Abbiamo ricevuto questo articolo dal Comitato per i diritti umani
Gerush 92. Lo pubblichiamo nonostante che non si sia d'accordo in tutto, perché ricorda un particolare raramente discusso; i culti e le tradizioni precedenti alla cristianizzazione, spesso eliminati con la forza.

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