11 novembre, 2005

 

11. Newsletter del 18 luglio 2004

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Salon Voltaire
IL "GIORNALE PARLATO" LIBERALE
LETTERA QUINDICINALE DEL SALOTTO VOLTAIRE
GIORNALE LIBERALE DI ATTUALITÀ, SCIENZA, CULTURA, POLITICA E COSTUME
Lettera N. 11 - Antologia - 18 luglio 2004
SPECIALE ESTATE
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"Stress, ipertensione, colesterolo alto? Partecipa a un salotto liberale.
L’unico in cui il sedentarismo fa bene e stimola il cuore"
CARDIOLOGO ANONIMO
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Questo numero contiene:
BERLUSCONI SI RITIRA: "FACCIO IL SINDACO"
GRAZIE AMERICA, PER AVERCI INVASO
CONTRO I FANATICI L’ARMA DEL SORRISO
IL GOVERNI IDEALE? HA SOLO DUE MINISTRI
"LIBERALE" BATTE "RADICALE" 10 A 0
GESU’, PRIMO MILITANTE DELL’INTIFADA
IL POLITO DELLE LIBERTA’ PREMIA FINI. E TI CREDO
LIBERO, MEZZO LIBERO, O COSI’ COSI’?
DESTRA E SINISTRA, LE VERE DIFFERENZE
COMPAGNE, SE PROPRIO INSISTETE VE LA CUCIAMO
QUELLI CHE SE LA BEVONO, DAVVERO
MOHAMMED D’ITALIA, E FATELO ‘STO CORTEO
SE IL DIAVOLO NON VA A DIO, MANDIAMO DIO AL DIAVOLO
SOLO I GAY ORMAI CREDONO NEL MATRIMONIO
I LIBERALI TERZO PARTITO, AL 14 PER CENTO
CATANIA-LA MECCA: MORTI E FERITI PER IL PARADISO
A DOTTO’, MA QUANDO FALLISCONO LE GRANDI?
COMPUTER ROSA E’ TUTTA UN’ALTRA COSA
BOMBOLETTA ANTI-RAPINATORE. MA LUI LO SA?
ECO-AFFARISMO. L’EOLICO CONTRO IL PAESAGGIO
NUOVE SCIENZIATE. LA TOPA E’ LA VERA STAR
LADRI O IMBECILLI. MEGLIO I PRIMI, PERCHE’…
MA BIO E’ LOGICO? SE E’ VEGETALE, NO
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VOCI INSISTENTI CIRCOLANO NELLA MAGGIORANZA
Berlusconi si ritira: "Non ne posso più: faccio il sindaco…"
Si ritira? Non si ritira? Le folate del venticello malandrino si rincorrono nel Transatlantico, ex "corridoio dei passi perduti". Ma ora, finalmente, sembra che si sia deciso. Chi, a che cosa? Ma il Berlusca, cribbio. E a togliere il disturbo. Certo che, se è vera, è una notiziona da far impallidire quella celebre sull’Avanti, all’indomani dell’aumento dei voti socialisti dal 9 al 10 per cento: "Da oggi siamo tutti più liberi". Sì, di scialacquare i soldi pubblici, di fare deficit di bilancio e inflazione al 15 per cento. Immaginiamo già il titolone sull’Unità: prenderà mezza pagina., e così il giornale sporcherà le mani ancor più.
Comunque il Cavaliere, martire sì, ma fino a un certo punto, non vuole fare la fine di Craxi. A differenza del leader socialista, ha individuato per tempo, grazie al mastino Pisanu, ministro dell’Interno, nomi e indirizzi dei finti "amici". Mica per altro, solo per mandargli una lettera a sorpresa: "Cari amici, vi lascio. Lieto della vs. collaborazione… ecc".
- Sono vere, Presidente, le voci che…?
- Ma sì, basta con tutti questi traditori, mangiapane a ufo. Mi costano un occhio della testa. E io, pirla, che li ho invitati tutti nella villa in Sardegna…Sapete che faccio? Li lascio tutti con un palmo di naso. Mi ritiro in un paesino sperduto… Be’, sperduto proprio no, deve essere a un’ora di macchina o un quarto d’ora di elicottero dall‘aeroporto…
- A fare che, scusi…
- Il sindaco
- Il sindaco, Presidente?
- Sì, il sindaco. Tutti i francesi lo fanno prima di diventare ministri, e non lo posso fare io dopo aver fatto di tutto?
- Scusi, Presidente, ma lei, come dire, a quel paese ci va di sua volontà o, come dicono a Roma, ce lo hanno mandato?
- No, no, è una mia scelta, figuriamoci se gli davo una soddisfazione del genere ai corvi della sinistra e della destra. Eppoi, mi consenta, vuol mettere la soddisfazione di lasciare nella merda la destra, la sinistra e soprattutto i comunisti?
- Come sarebbe, "nella merda"?
- Sì, mi scusi la parola inelegante, ma lei capisce che senza di me, senza l’odiato Berluska, che cosa farebbero tipi come Fini, Follini e Casini, per sbarcare il lunario? Non sanno fare nulla nella vita, tranne che parlare. Parassiti, parolai. Ma me la godo di più pensando al centro-sinistra.
- Come, "se la gode", Cavaliere? Quelli saranno contenti, altroché. Faranno i cortei e messe di ringraziamento.
- Lei dice? Sì, forse, il primo giorno. Ma poi? Immagini uno come Rutelli, che parla tanto senza mai dire nulla. Allora sarà costretto a inventarsi delle idee. Ma le ha? Ne dubito. E uno come Fassino? Ce lo vede lei darsi "agli affari" o aprire un negozio? Senza il mio nome odiato che la teneva artificialmente incollata, la sinistra non saprà più che dire e che fare. Resterà con un palmo di naso. Si accorgerà di non avere nessun argomento in comune. La fine, mi creda.. Una figuraccia col pubblico degli elettori, e perfino con i no-global e i girotondi, che scoprirà che razza di gente c’è nell’Ulivo e oltre. Insomma, la crisi più nera, lo scioglimento. Quelli, creda a me, non hanno uno straccio di idea in comune, che è una. Sono uniti solo dall’odio verso di me. E sa che le dico? Che estromesso me, anzi auto-esiliatomi, dopo un mese sentiranno la mia mancanza e diranno "Si stava meglio quando si stava peggio".
- Vabbé, Cavaliere, già sentita questa, non è una delle sue migliori. Ma ci parli del paesino.
- Ma come, non capisce? Almeno lì non mi rompono gli zebedei. Posso decidere, finalmente, almeno sul tipo di lampioni da mettere sul Corso e sul colore delle panchine. Ora neanche questo posso fare.
- Be’, ora non si butti giù, Presidente, sarà un momento di depressione….
- Ma sì, almeno lì, in quel paesino sperduto ma non troppo, gli onesti cittadini che lavorano terranno conto dei miei consigli.
- Lei crede, Cavaliere? Guardi che anche nei villaggi sperduti la famosa litigiosità italiana non dà tregua
- Comunque ho messo al lavoro uno staff di tecnici coordinato dai fidi Lunardi e Bondi, muniti di mappe IGM a 1:25000, lente di ingrandimento, lista dei comuni italiani, annuario della Società Geografica, Touring Club, e un potente Gps dell’ultima generazione…
- E’ una notizia: Bondi sa usare il Gps?
- Be’, veramente no, ma sta frequentando un corso… Sa, lui in origine era contrario…
- Vuol dire che gli è rimasto il tic di quand’era comunista: tutte ‘ste diavolerie elettroniche sono il Diavolo capitalista-americano…
- Lei adesso esagera… Ma comunque sta imparando…
- E allora, Presidente, che ha trovato la commissione Bondi?
- Un grazioso paesino, proprio vicino a Roma…
- Si chiama?
- S.Polo…
- S.Polo? Non è possibile… E dove l’ha trovato?
- Qui vicino, a trenta chilometri. E non basta, sapesse. Il nome intero è ancora più bello: S. Polo dei Cavalieri. Mi consenta, una scelta obbligata. (La portinaia di via del Plebiscito)
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PER FORTUNA, NON CI SIAMO COMPORTATI COME GLI IRACHENI
Grazie, America, per averci invaso
Cari Americani, grazie di tutto. Per averci dato una mano nella Prima Guerra Mondiale, inviando un grande esercito sul fronte francese, ma soprattutto per averci invaso nella Seconda. In entrambi i casi in modo disinteressato, andando con l’istinto e la ragione contro i dittatori di turno. Adesso lo potete dire: non cercavate "armi di distruzione di massa", come avremmo detto oggi credendo alle fandonie del regime fascista. Voi non lo sapevate, ma in fondo volevate "esportare il liberalismo e la democrazia". Perché non l’avete detto subito, anche per l’Iraq?. E avete vinto, per fortuna vostra e nostra. Ma avete speso un sacco di soldi, e avete subìto migliaia di morti. Nella Seconda Guerra, pur contro un esercito tedesco in fuga, avete lasciato sul terreno per colpa nostra 38 mila morti. Chi ve l’ha fatto fare? chiederà qualche cretino di destra e di sinistra. Rispondetegli che la libertà conviene a tutti, perché ognuno possa dire la sua, o comprare ciò che vuole, allargarsi e chiarirsi le idee, crescere nella competizione, nel pluralismo, nella scienza libera e nella modernità. Noi lo capimmo al volo. Ma oggi in Iraq e in Europa c’è gente che non lo capisce.
Erano altri tempi, le donne e gli uomini erano un po’ più bassi, ma più forti ovunque, tanto più negli States. Ma, diteci, che cosa avete raccontato alle madri dei tanti ragazzi morti e feriti? Niente, è vero? Gli avete solo comunicato che erano morti valorosamente, facendo il loro dovere. Bene. Sapeste, invece, che razza di scuse oblique si devono dire oggi alle madri e fidanzate italiane, se succede qualcosa ai loro ragazzi, che in Iraq, oltretutto, vanno volontariamente, spesso per far soldi.
Allora, però, cari amici americani, non faceste la sciocchezza di preannunciare un anno prima la ricerca di "armi di distruzione di massa". In compenso, Mussolini non riusciste a prenderlo. Ve lo faceste scippare dai partigiani comunisti. Ma un errore lo faceste lo stesso: sbarcare un po’ fuori mano, in Sicilia, anziché a Genova. Comunque abbiamo apprezzato: cercavate il nostro Saddam Hussein. E invece ci avete cambiato la vita. Ve lo ricordate? Dopo un mese che eravate qui, già i giovani ascoltavano sui giradischi a manovella i vostri dischi di ebanite a 78 giri (i "V Discs", "dischi della vittoria"), fatti stampare apposta per l’esercito Usa, e spesso regalati alla popolazione. E che musica c’era in quei dischi fuori commercio? Jazz, tanto jazz. Oggi questa musica la suona anche il figlio di Mussolini. Grazie molte, davvero, anche per questo, America. (Camillo Benso di Latour)
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NE AMMAZZA PIU’ IL SORRISO DELL’INVETTIVA. MA CI RIUSCIREMO?
Contro i fanatici l’arma della ragione (e del sorriso)
Ma allora è vero, come dicono gli inglesi, che gli italiani sono un popolo "femmina", cioè una nazione emotiva come poche al mondo, fatta più che di grandi amatori, di grandi odiatori? Forse è per questo che i liberali, che hanno vinto in tutto l’Occidente, in Italia sono ancora "calpesti e derisi". E divisi tra una destra e una sinistra di comodo. La politica si è "imbarbarita"? Ma no, non vi ricordate delle vicende del Comuni tra Medioevo e Rinascimento? E’ purtroppo il carattere psicologico e sociale degli italiani che va modificato. La politica non c’entra, anche perché, per fortuna, è piccola cosa rispetto alla vita e alla cultura d’un popolo. E la politica non modifica gli uomini, sono gli uomini che modificano la politica.
Come si fa nello stesso tempo a pungere e a sorridere di questi tempi di emotività diffusa, faziosità degna della Firenze di Dante, integralismi di Chiese e partiti, terrorismi e ricatti d’ogni corporazione? Ci sarà consentito tirare elegantemente di fioretto, anziché calare pesanti fendenti di spadone? Ci proveremo. Ma se dovessimo sembrarvi troppo duri o acidi, o peggio goliardici, non è tutta colpa nostra. "E’ che i tempi si sono fatti difficili, sciura Egle". E gli irrazionali sono al potere ovunque (maggioranza o opposizione, non fa differenza). E’ il guaio della politica, dove spesso la selezione premia i peggiori, i mediocri, quelli senza arte né parte. Per fortuna, noi abbiamo la grande cultura liberale, e lo spirito critico. Perciò facciamo appello a tutti i brillanti liberali (tranne quelli burocratici e seriosi - in realtà mai davvero seri - e a quelli che scrivono "assolutamente" o "affatto" per dire no, o "di cui ne parliamo più avanti" o "a fronte di"): mandateci pezzi acuminati & divertenti nello stesso tempo. Avete un sacco di modelli di riferimento, dal Mondo di Pannunzio al Foglio di Ferrara. Prima, però, annunciatevi per lettera email.
Perché un "Salon Voltaire"? Cari amici, non potrete negare che un réfolo del fondamentalismo che si respira nel mondo è arrivato pure da noi. Inutile appellarci alla geografia. Siamo lontani dalle pazzie del mondo arabo e orientale, eppure la "guerra dei vigliacchi", il terrorismo, ci tocca da vicino. E poi del tutto savi gli italiani non sono. Ogni due famiglie, in media, si conta un disturbo mentale (dati Istituto Superiore della Sanità, 2003). E le idee, è notorio, più sono balorde più viaggiano veloci, basta vedere le sciocchezze metropolitane dei siti e news group di Internet. E poi siamo vicini, troppo vicini, al colle Vaticano, da cui sono partiti negli ultimi tempi molti piccioni viaggiatori diretti al Parlamento con un messaggio preciso: eliminare dalla legislazione quelle due o tre cosette un po’ liberali ancora esistenti.
Insomma, tutti noi, dai credenti agli atei, cominciamo sul serio a temere di dover convivere vita natural durante con l’irrazionalità e il ricatto. Alla mercè in Italia delle solite cordate di "amici" e raccomandati, in Europa della potente corporazione dei burocrati di Bruxelles e Strasburgo, e nel mondo d’un migliaio di terroristi paurosi e ottusi che viaggiano ovunque, compresi quelli a cui i libri scolastici offerti dall’Unione Europea "progressista" (cioè "antisemita" e anti-occidentale) hanno insegnato che Israele e Stati Uniti sono il diavolo e che gli Europei sono dei deboli da sopraffare, perché - poveri scemi - usano liberalismo, garanzie formali e democrazia anche a favore dei propri nemici. Insomma, sorridendo e scherzando, vogliamo dimostrare che il rispetto delle regole e delle tante nostre libertà non vuol dire non avere idee forti e virili. Come gli antichi Romani. Addirittura.
I tanti liberali, sia di destra che di sinistra, l’Italia, l’Europa, sono contro la guerra. Ma se qualcuno la dichiara o la fa a noi, noi la guerra dobbiamo vincerla. A tutti i costi. Perché, a differenza dei fanatici, l’Occidente ha molto da perdere. La tolleranza, la libertà, la razionalità sono valori troppo alti per noi perché li vi possa rinunciare senza combattere. Con tutti i mezzi, anche i più modesti, come questo. (François-Marie Arouet)
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UN CRUDO AFORISMA DI DE GAULLE FORSE FA AL CASO NOSTRO
"Il Governo ideale? Ha solo due ministri"
"In ogni governo che si rispetti - sosteneva il generale De Gaulle - esistono solo due ministeri: gli Interni e le Finanze. Gli altri - diceva - servono solo ad impedire agli Interni e alle Finanze di funzionare". Sarà, ma questo calembour, con qualche variante sui nomi dei ministeri, si adatta benissimo all’Italia di oggi. O no? (Il filippino della Pivetti)
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LIBERALI E RADICALI : QUANDO UN NOME HA FORTUNA (O SFORTUNA)
Liberale" batte "radicale" 10 a 0
Fortuna o sfortuna dei nomi. A Radio radicale il bravo (e sempre raffreddatissimo) direttore Bordin si danna l’anima ogni volta che trova sulla stampa il termine "radicale" abusivamente usato come "estremista", "fondamentalista", una volta addirittura come "terrorista". E’ così, anche molti politici e uomini di cultura nostrani, per non dire "estremista" o "estremo" – ché forse urterebbero parecchi dei loro, tipo Flores D’Arcais o Vattimo - usano sempre più spesso lo pseudo-pseudonimo "radicale". Insomma, sfortuna nera.
Invece per la parola "liberale" è tutto un vivaio di rose e fiori. Tutti si dicono liberali. E non sfigati e alternativi come i radicali, ma la gente più figa e di successo. Insomma ci dice bene. Basti dire che perfino D’Alema e Fini sarebbero liberali, anche se ci sfugge il giorno in cui hanno fatto abiura, cospargendosi il capo di cenere e dimettendosi da tutte le cariche, per via dei crimini e degli errori insanabili, rispettivamente, di comunismo e fascismo. Vabbè, ne riparleremo. Intanto passiamo all’incasso.
E poi, sentite questa e dite se non è davvero il momento di iscriversi ai liberali.. In Spagna ci sono "Club Liberales" in cui si pratica lo scambismo (e questo, se fate attenzione alla politica, si fa anche da noi), ma con ragazze nude (e questo purtroppo no, i club liberali italiani non lo forniscono ancora). Eh, che bello essere nati liberali… (Goffredo di Bugliolo)
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UN "PALESTINESE" TRA BUE E ASINELLO (PIÙ ASINELLO CHE BUE)
Gesù, primo militante dell’intifada
Come molti ignorano, Israele era lì dov’è adesso già alcune migliaia di anni fa, e il termine amministrativo Palestina fu una invenzione dei Romani al tempo della loro dominazione. Naturale che a qualche intellettuale la voluta confusione dei termini bruci, com’è successo nei giorni di Natale al grande matematico Giorgio Israel. Nei giorni di Natale, scrive il matematico, "in un articolo dal titolo "Un forestiero per le strade", Pratesi si chiedeva che cosa abbia a che fare Babbo Natale "con la nascita di un bambino palestinese, nato in una stalla di pastori". Che all’articolista bruci dire che quel bambino era ebreo (e non palestinese, ammesso che quella terminologia abbia senso per quell’epoca) è evidente, perché poche righe dopo parla di "neonato meridionale". Qualsiasi aggettivo, anche il più ridicolo, pur di non dire che Gesù era un bambino ebreo. Sarebbe interessante esplorare attraverso quali meccanismi una persona intelligente può arrivare a calpestare la verità e a sfidare a tal punto il senso del ridicolo. Giorgio Israel Dipartimento di Matematica, Università "La Sapienza" di Roma. (Saul, lo scriba informatico di Betlemme)
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POLITICI (NON LIBERALI) DI PROVINCIA.
Il Polito delle Libertà premia Fini
Il direttore del Riformista Antonio Polito, definito da quella vipera girotondina e super-sinistrese di Marco Travaglio, dell’Unità, "il Polito delle Libertà" (battuta con cui Travaglio si aggiudica il Premio "Salon Voltaire" per la Migliore Definizione Fulminante, MDF, del febbraio 2004), se l’è voluta. Perché la commissione di giornalisti amici del Riformista ha eletto addirittura "politico dell’anno 2003" il leader di AN Gianfranco Fini. Non so se mi spiego.
Ma prima di chiederci che cosa stia accadendo a Fini, domandiamoci che sta succedendo nella testa di Polito. Da quando collaboratori del nostro amico Enrico Morbelli, liberalissimo direttore della Scuola di Liberalismo, approfittando della sua assenza hanno invitato il direttore del Riformista, nientemeno - lui marxista soft, quasi post-marxista - ad inaugurare le lezioni del Corso di Liberalismo 2004, tra i suoi tanti nemici - Ds e oltre - si insinua che alcuni processi neuronali non siano più gli stessi nell’encefalo del bravo direttore del "Foglio arancione". Insomma, diciamola tutta: i soliti vetero-comunisti dei gruppi di Salvi, Cossutta, Bertinotti, senza contare i girotondini e gli aristocratici micromegalici, vanno ormai dicendo che il Polito delle Libertà non ci sta più con la testa. Anche perché pare che in piena conferenza inaugurale della Scuola di Liberalismo (il tema era "Stato dell’informazione in Italia") il "Polito delle libertà", scandalizzando i giovani che studiavano da Cavour o Tocqueville, abbia rivelato ancora un residuo amoruzzo per il marxismo.
Chi invece la testa non l’ha persa, ma se l’è montata, è Fini, sempre più penosamente atteggiato a "riserva nazionale", come certi spumanti abboccati tenuti in cantina per troppi anni, che poi quando li stappi scopri che fanno flop e sanno di acquetta. Miglior politico lui? E, se è lecito, con quali motivazioni? Tempismo, innovazioni, intuito, genialità strategica, capacità di elaborazioni teoriche? Niente di tutto questo. Allora è vuoto, banale, ovvio, terra-terra, risaputo, anodino, tautologico? No, ma solo perché questi aggettivi già sono stati impiegati per Rutelli, e sapete com’è nel giornalismo non ci si può ripetere.
E allora? E’ solo uno che in tv e ai congressi recita la sua parte parlando a macchinetta con tono di voce deciso e vago accento nord-emiliano, che a quelli del centro-sud sembra un tono efficientista e decisionista. Ma quale decisionismo: è solo l’accento regionale. Ma almeno è serio. Neanche, è uno che per studio ha deciso di non ridere mai, fateci caso. In Italia, paese meridionale, serioso e cattolico, privo di senso dell’umorismo, chi ride spesso in pubblico viene poco considerato. Al contrario degli Stati Uniti o della Gran Bretagna, dove invece viene considerato a ragione più intelligente. E’ grazie a questi mezzucci psicologici, a questi equivoci antropologico-culturali, che tra i babbioni che stanno davanti alla tv uno qualsiasi, come Fini, diventa apprezzato e famoso. Insomma, un mediocre o discreto attore. La contro-prova? Andate a rileggervi quello che ha detto, i concetti: scoprirete che – come quasi tutti i politici di professione e certi mediocri avvocati – non ha detto assolutamente nulla.
E sia pure, ma allora perché Fini piace tanto a Polito? Sarà per la scoperta tardiva che il fascismo è stato un male, sia pure un male cialtronesco (che, se vogliamo, è un male ancora peggiore) o per la denuncia fuori tempo massimo delle leggi razziali del 1938? Io avrei un’altra idea e ve la espongo. Fini piace a Polito, amico di D’Alema, perché piace alla sinistra. E perché piace alla sinistra, lui che in teoria dovrebbe essere a destra di Forza Italia? Per un duplice motivo: è il solo che può mettere in difficoltà Berlusconi tallonandolo da concorrente e quindi indebolendolo, e perché - come ha scritto Ostellino sul Corriere - da non liberale legato a interessi corporativi del ceto non produttivo che rappresenta (impiegati statali, pensionati, fruitori di rendite parassitarie e altre categorie contrarie alle riforme) si muove su un terreno conservatore che è esattamente quello della sinistra. (Bonacci, maitre à penser, Locanda dell’Orso)
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GRAZIA A SOFRI. ECCO PERCHE’ NON SE NE PARLA PIU’
Libero, mezzo libero o così così?
Grazia sì, grazia no? Graziosi "graziani" contro punitivi sgraziati. Cattolici "perdonisti generalisti", contro comunisti "perdonisti specializzati" o di parte (solo carcerati di sinistra, per esempio, meglio se con gli occhi azzurri). Vecchi marpioni dalla coda di paglia contro idealisti ingenui, ex lanciatori di molotov marxisti con ex bombaroli di estrema destra, cigli umidi contro cigli asciutti. Ma su tutti domina, stendendo il mantello della sua ironica intelligenza e tolleranza "liberal", la potente lobby di amici, ex soci ed ex giornalisti di Lotta Continua. Purtroppo noi a quei tempi eravamo già liberali. Però, me lo rammenta sempre mia madre, che occasione che abbiamo perso. Sarà, ma me lo ricordo bene Lotta Continua: era un giornale mal scritto e mal stampato, troppo inchiostrato. Mi querelano se dico che sporcava le mani? Anche per questo, come potevo scrivervi? Eppure oggi anche mia zia se ne esce con un "Ma come scrivono bene quei Mughini e Lerner lì" "Peccato che siano così brutti" ha aggiunto mia madre dopo cena. La poveretta non sa quante donne strafighe ci hanno quei bruttoni lì. Beati loro. Insomma ‘sta fama dei brutti-intelligenti sta aiutando parecchio il povero Sofri. Che, ammettiamolo, se fosse stato di Ordine Nuovo starebbe ancora nel braccio della morte e non troverebbe uno stinco di santo per un editoriale, e neanche per un "santino" 2 per 8 cm. E, a proposito, dorme ancora in carcere anche l’ex ministro Di Lorenzo, che non ha ucciso né spinto ad uccidere nessuno. Ma chi se ne frega, tanto è liberale. E io che non avevo capito niente, nel 68 e nel 77, e stavo dall’altra parte, a scribacchiare di Einaudi e Gobetti, di ombundsman e di prestito d’onore. Che pirla.
Sulla forma, certo, solo Pannella è coerente. Lui e i radicali si occupano dei carcerati da decenni. E per loro tutti i carcerati sono uguali. E sembra quasi che Pannella la grazia la chieda…per Ciampi, non per Sofri. Giusto dare alla vicenda un taglio istituzionale: se la grazia è prerogativa del capo dello Stato, che sia lui a darla. In fondo è un residuo dell’epoca monarchica.
Sul merito, se cioè concederla o no a Sofri, i liberali possono avere (e infatti hanno) idee contrapposte. Da una parte la certezza della pena e del diritto, che in Italia è una richiesta liberale da decenni, compresa l’uguaglianza di trattamento tra casi analoghi. Quanti sono i carcerati messi dentro per motivi ancor più evanescenti di Sofri, mafiosi compresi? Dall’altra parte, il fine di rieducazione della pena, che sembra largamente ottenuto come prova la strabiliante maturazione di Sofri come uomo. Senza contare, poi, la sentenza. Che cioè pene così severe si danno solo a chi è coinvolto materialmente e con prove certe, non ad una specie di "mandante morale" o ideologico. I cattivi maestri, per quanto cattivi e ottusi siano stati, sono solo maestri e istigatori. E se Sofri è stato un vero mandante materiale – cosa che alcuni di noi ritengono ricordando la violenza stupida di quegli anni - allora si tirino fuori le prove. Senza prove, niente pena, please. (Nino, l’uomo delle pulizie)
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PENSIERINO PSICO-FILOSOFICO DI MEZZA LEGISLATURA
Destra e sinistra. Le vere "differenze"
Demoscopea e Mannheimer non c’entrano, stavolta. A metà legislatura, il campione è stato ricavato in modo del tutto personale, arbitrario ed episodico. Le conclusioni dell’indagine psico-demoscopica-attitudinale sono state fatte "a naso". Eppure, o forse proprio per questo, mi sembrano davvero convincenti. Il risultato? Imprevedibile, se non per chi lo ha redatto. Il Centro-destra ha un personale politico qualitativamente scarso e banale, ma con qualche idea buona, peraltro mai attuata. Il Centro-sinistra, invece, possiede un personale politico migliore e più professionale, ma spesso con idee arretrate, peraltro fortunatamente non realizzate. Entrambi stanno troppo in televisione, polemizzando in modo incomprensibile tra loro. Ah, dimenticavo: Rutelli, Fassino e Boselli (sinistra) e Follini, Gasparri e Schifani (destra) sono adibiti a fare una dichiarazione al giorno, sempre la stessa. (La madre segreta di Garibaldi)
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INFIBULAZIONE "VALORE CULTURALE" PER LE DONNE DI RIFONDAZIONE
Compagne, se proprio insistete ve la cuciamo
E’ stata approvata, finalmente, la legge che considera reato grave ogni forma di mutilazione genitale, come l’infibulazione (cucitura delle grandi labbra) e la clitoridectomia (taglio del clitoride). Forse queste pratiche maschiliste africane si potevano reprimere anche con il codice, ma l’effetto deterrente di questa legge specifica è evidente e si rivolge alle migliaia di casi denunciati in Italia ogni anni tra le bambine immigrate. Ma inaspettatamente - scrive Marina Frascella al Corriere - la deputata di Rifondazione Tiziana Valpiana ha detto che quella dell'infibulazione è sì una pratica "sbagliata", ma per la cultura di chi la fa "non lo è" e quindi al massimo meritevole di una pena come gli arresti domiciliari. Perché "la galera non cambia la cultura".
Certo che no, che ragionamento, ma questo allora vale per tutti i reati. La Valpiana, che è così sinistrese e alternativa da essere quasi un monumento della spensieratezza politica degli anni 70, stia attenta a non diventare reazionaria, nell’ansia di capire le "culture aliene". Le piacerebbe allora che il "delitto d’onore" un tempo in uso in Sicilia (era o no una cultura diversa?), fosse di nuovo punito con un anno di carcere? "Chi mutila o permette che altri mutilino la propria figlia - insorge la Frascella - non ha il diritto di chiamarsi madre. L'infibulazione non è un valore culturale: è mera crudeltà di cui sono vittime ancora una volta le donne. Oltretutto sono scandalizzata dal fatto che una donna che si identifica con valori di sinistra difenda pratiche biecamente maschiliste e tribali. Mi fa specie vedere una sinistra in cui i valori storici del femminismo si arrendono davanti a un terzomondismo modaiolo". Ma sì, se le donne di Rifondazione proprio insistono, qualche vecchia mammana somala o etiopica che anche a loro fa il "taglia e cuci" si trova. (Zeghereda di piazza Vittorio)
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SE LA DOMANDA DEI CONSUMATORI E’ UN TEST PSICOLOGICO
Quelli che se la bevono, davvero
A proposito di consumatori stupidi o disattenti che di fatto condizionano il mercato, determinando il prezzo sbagliato delle merci. Negli Stati Uniti, in Francia e su internet circola negli ultimi tempi questa battuta fulminante, riservata ai francofoni. "Ti chiedi perché l’acqua minerale Evian costa ben 2 dollari per mezzo litro? Prova a leggere l’etichetta al contrario…" [Per gli anglofoni esclusivi, che magari conoscono per cultura generale il significato di "naif" (ingenuo, semplicione, scemo), ricordiamo che "naïve" è il suo femminile] (Hylarion Trismeghistos)
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UN PREMIO A CHI CI PORTA UN "ISLAMICO MODERATO"
Mohammad d’Italia, e fatelo ‘sto corteo!
All’indomani della strage di Madrid, dopo che decine e decine di atti di terrorismo sempre più sanguinosi, compiuti in nome dell’Islam o da credenti islamici, hanno gettato lutto e dolore in America, Africa, Asia ed Europa, le comunità arabe e islamiche europee hanno deciso, come negli Stati Uniti dopo l’11 settembre - di organizzare una grande manifestazione pubblica per condannare duramente il terrorismo e segnare un varco incolmabile tra gli islamici fanatici che uccidono e gli islamici sensati e democratici che lavorano. Grandi cortei di massa dovrebbero tenersi di qui a poco in ogni capitale europea, con striscioni e slogan realizzati dagli stessi lavoratori immigrati, a significare che il popolo silenzioso e responsabile che in Europa ha scelto di vivere e lavorare vuole smentire il deprecabile luogo comune che vorrebbe gli islamici tutti estremisti e inadatti ad una normale vita civile e democratica. In questo modo gli islamici immigrati porrebbero le premesse per un loro futuro inserimento nella società europea: stessi doveri, sì, ma anche stessi diritti.
Vi piacerebbe, eh? Tutto inventato. Una provocazione bell’e buona. Non ci sarà nessun corteo islamico di protesta contro il terrorismo. Figuriamoci. Forse - ma vorremmo essere smentiti - non ci sono neanche veri arabi e islamici moderati. Almeno da noi. Chiederemo ad Emma Bonino se per caso ne esistono al Cairo, visto che lei ormai vive là. Quindi niente gesto di alto valore simbolico per noi europei. Ed anzi temiamo che delle preoccupazioni di noi europei gli islamici immigrati non si preoccupino affatto. D’accordo, non sono abituati ai cortei e alle manifestazioni Sarà, però la tv araba Al Jazira ce ne trasmette una al giorno. E vabbè, sono intimiditi o anche inebetiti dai lavori faticosi a cui sono costretti. Altro che politica: devono innanzitutto mangiare e dormire. Tutto questo lo sappiamo. Però… però… Esisteranno pure degli islamici immigrati meno diseredati e più consapevoli di altri. Perché non si dissociano?
Ma soprattutto, che pensare dell’assordante silenzio degli Stati arabi? Non uno che si sia levato a condannare ufficialmente le stragi del terrorismo islamico. Tanto più che Arabia Saudita & C. sono l’obiettivo immediato, "politico", di Bin Laden e soci. E’ in atto una grande sceneggiata musulmana, con una precisa suddivisione di ruoli. E gli scemi pensano che sia vincente. Ma non basta pagare i diseredati perché si mettano su barchette in balia delle onde verso l’Europa, approfittando del pietismo cristiano, a fare da quinte colonne per imporre un domani una sottocultura fascista. In realtà, tutti, attori e registi, prima o poi se la dovranno vedere con noi. Per noi liberali, sia chiaro, sono tutti complici. Si ricordino che cosa abbiamo fatto al nazismo, che era un po’ come l’islamismo, ma molto, molto più organizzato (Il ragazzo del bar all’angolo)
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MODE RETRO’. ANTICONFORMISTI CHE DIVENTANO CONSERVATORI
Solo i gay credono ancora nel matrimonio
Le coppie omosessuali si faranno o no? E le pensioni, l’assegno di reversibilità, le tasse, le trattenute Inps, la bolletta della luce, la Asl, forse la badante? Che cos’è, un movimento per le libertà individuali, un’associazione assistenziale o l’ennesimo sindacato di sinistra? Dai grandi princìpi siamo discesi alla lista del ragioniere, alle rivendicazioni spicciole e - manca poco - alle trattenute in busta-paga.
Il matrimonio è in crisi dappertutto, ma non tra quelli che dovrebbero esserne i contestatori estremi e più conseguenti. Paradossi della vita, sembra che questo sia l’obiettivo numero uno della cultura gay, ormai davvero poco gaia se davvero vogliono rinchiudersi nell’asfissiante prigione della rispettabilità piccolo-borghese, con tutti i suoi desolanti codicilli burocratici. A quando l’inchino in stile primo Novecento con il rituale "Mi saluti la Sua Signora"? Non lo disse uno di loro, il grande scrittore Oscar Wilde, che il matrimonio è la tomba dell’amore? (Egle di Porta Ticinese)
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"LA GUERRA INFURIA, IL PAN CI MANCA", E CHE S’INVENTA LA CHIESA?
Se il Diavolo non va a Dio, mandiamo Dio al Diavolo
Il nemico di Dio, il Diavolo, non è meno sacro – sostengono i testi di teologia delle varie religioni – dello stesso Dio. Sbagliereste di grosso, quindi, nel caso foste non solo atei ma anche ignoranti di cose religione, a sparlare di Satana davanti ad un prete cattolico o ad un imam maomettano, magari pensando, da persone civili, di far loro piacere. Come, appunto, capitò a me qualche anno fa. E si capisce, in fondo il male assoluto serve a chi propaganda il bene assoluto. L’uno sorregge l’altro. Che sarebbe della "camicia sbiancata con Trim se accanto non ci fosse pronta "un’identica camicia lavata con un normale detersivo"? La pubblicità comparativa si usava tra i cristiani molti secoli prima che i cinici giurì dei media l’approvassero per vendere più merci e servizi.
Una volta sul treno Milano-Venezia, conobbi un prete molto colto e affabile che vestiva in borghese. Tratto in inganno dalla sua libertà di abbigliamento (l’abito fa il monaco), anziché dirgli subito che non credevo in Dio, giudicai più diplomatico dicharare che non credevo al diavolo.
Non l’avessi mai fatto. Me ne pentii subito Sarebbe stato molto meglio per me dire in modo arrogante che Dio non esiste e Gesù Cristo era un impostore. I preti non muovono un sopracciglio in questi casi: sono allenatissimi da secoli a confutare i non credenti. Anzi sanno a memoria tutte le nostre "prove". Ma perdono le staffe se gli dice che Belzebù a voi vi fa un baffo. Ne fu scandalizzato, non meno che se avessi sostenuto, che so, che la Vergine Maria per arrotondare faceva la ballerina nella festa per le nozze di Canaah. Ricordo bene che, improvvisamente fattosi serio, con tanto di dito indice sollevato, mi intimò: "Il diavolo esiste, eccome se esiste".
Ho ripensato a quel prete finto-moderno nel leggere che la curia di Genova ha istituito un gruppo misto di sei persone - tre medici e tre religiosi - con l’incarico di vagliare i casi di possibile presenza del demonio. Il "pool" valuterà la condizione psichica della persona colpita e svolgerà indagini approfondite prima di decidere se procedere con le cure mediche o chiamare un esorcista. Fatto sta che d’ora in poi la vita sarà più facile per i tanti – assicurano i prelati – indemoniati. Il cardinale di Genova, Bertone: "Nella Chiesa è diventato difficile parlare di Satana, ma i segni del demonio sono palpabili, basti pensare alle forme di satanismo diffuse in tutta Italia. Quando ero a Roma ho avuto contatti con esorcisti che mi hanno fatto conoscere delle situazioni impressionanti".
Però dopo i casi Milingo e i vari santoni cristiani, la chiesa si è fatta più guardinga. Ma nella crisi dei valori religioni, ora che Dio "tira" un po’ meno, l’idea geniale dei pubblicitari nascosti sotto le tonache color porpora è: "se il diavolo non si pente e non va da Dio, mandiamo Dio al diavolo". Che, se non fosse nostra, non lo diciamo per vantarci, sarebbe una perfetta "barzelletta da preti". (Don Minzione)
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SPARPAGLIATI IN SETTE LISTE, A DESTRA, AL CENTRO, A SINISTRA
I liberali terzo "partito": 14 per cento
Sono tanti, ormai, i liberali in Italia. Sparpagliati, però, e privi di quella coscienza di appartenenza che invece hanno in altri paesi. Sempre pronti a distinguersi, a criticare, a spaccare il capello in quattro, pur di mostrare il proprio individualismo, la propria diversità dal vicino, sia pure anch'esso liberale, non nascondono la propria insofferenza per i gruppi. Se poi ci aggiungiamo quella tipica aria snob di superiorità, be’, sono (siamo) proprio insopportabili.
Eppure, per un paradosso della storia, rischiamo di diventare tanti, quasi una "folla" (absit iniuria). Ne ho una prova ordinando la mia solita spremuta d’arancia senza zucchero al bar all’angolo. Cassiere, barista e avventori, abituati in poche battute e in seduta congiunta ad aggregare dati meglio dei meteorologi della Nexus (quelli che vaticinano escursioni termiche elettorali "da -10 a +10" e così non sbagliano mai) e degli articoli di Ronchey, "l’ingegnere", su temi fondamentali come calcio, tasse, tg, motori, commercio, sesso, cantanti e vallette tv, sostengono che i "liberali" hanno votato per almeno sette partiti. Il cassiere-proprietario Gino con precisione di piccolo imprenditore, ha perfino precisato a colpo sicuro la quota liberale delle percentuali ottenute dalle varie liste nelle elezioni europee. Le riporto tra parentesi, precisando che l’attendibilità del barista è massima, avendomi servito una aranciata perfetta: Forza Italia (5), Lega (3), Radicali (2), Ulivo (2), An (1), La Malfa-Sgarbi (0,7), Segni-Scognamiglio (0,3). Meglio d’un convegno di politologi. E se ci pensate un po’ sù, sono dati più o meno credibili, anzi addirittura approssimati per difetto. E saremmo al 14 per cento dei voti validi virtuali.
Possibile che il liberalismo sia una cosa tanto vaga e generica da riguardare allo stesso tempo la destra (i liberali repressi di Forza Italia, i liberisti quasi statalisti della Lega, i liberali etici di An), la sinistra (i liberali cattolici Margherita, i liberali repubblicani, i liberali riformisti timidi Ds), il centrismo equidistante e anodino di Segni-Scognamiglio e La Malfa-Sgarbi, e la comoda posizione critica super partes dei radicali?
D’accordo, era il sogno d’una notte d’inizio estate: oggi ancora non possiamo mettere insieme un Martino con un Debenedetti, tantomeno un Capezzone con un Rutelli, nonostante che siano tutti e quattro "liberali e liberisti" e due perfino "libertari". Ormai la politica in Italia è diventata "tifo" da stadio, retta dalle categorie supreme e molto italiane dell’antipatia e della simpatia, e non è più governata dalle grandi opzioni e ideologie.
Però, anche restringendo il campo al possibile, se i politici liberali avessero il coraggio di uscire allo scoperto tutti insieme, avrebbero certo almeno il 10 per cento dei voti virtuali (meno nella realtà elettorale, non essendo i liberali dei bravi propagandisti...). In compenso, dai covi in cui si nascondono verrebbero fuori i tanti liberali veri dei centri di cultura, le intelligenze dei club, delle università, degli studi professionali. E il mondo liberale si illuderebbe di fare l’ago della bilancia. Subito imitato dai cattolici e dai socialisti, ben più organizzati perché meno individualisti. Ma con le tre principali componenti ideologiche della politica italiana che si dispongono in modo autonomo e riconoscibile, altro che "ago della bilancia", la bilancia si rompe . Salterebbe, insomma, l’intero sistema bipolare. (Il carrozziere di via Torre Argentina)
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ISLAM DI CASA NOSTRA
Catania come La Mecca: morti e feriti nei riti religiosi
Chissà se il sindaco di Catania, Scapagnini, sta prendendo provvedimenti per il futuro, ma certo noi liberali abbiamo l’obbligo dell’obiettività: non solo l’Islam è fanatico e fondamentalista. Anche nell’Italia cattolica sopravvive - con la scusa dei riti tradizionali - un po’ di quel fanatismo religioso contro cui gli antichi pensatori illuministi, Voltaire tra i primi, si scagliavano. Ora, contando le vittime, le autorità religiose, parlano furbamente di "superstizione". E prima dei morti?
Un morto e venti feriti, hanno riferito le cronache, è il bilancio dei festeggiamenti in onore della patrona di Catania Sant’Agata. Un giovane di 21 anni è morto per lo spappolamento del fegato dopo essere stato travolto dalla folla dei fedeli durante la processione della "Santuzza". L’incidente ha coinvolto una ventina di persone molte delle quali hanno riportato fratture ed escoriazioni. E non è una novità. L’attaccamento alla santa è così forte da spingere i devoti a crescenti prove di forza e di resistenza fisica per ore e ore. Ogni anno questa fanatica devozione per Sant’Agata richiama per le vie del centro migliaia di fedeli col tradizionale sacco bianco in ricordo della notte del 1126 in cui le reliquie di Sant’Agata vennero riportate da Costantinopoli ed i catanesi si riversarono in strada in camicia da notte.
Non siamo esperti di santi ma un poco di storia dell’abbigliamento, tanto da poter escludere che in tempi così antichi e con quel clima fosse generale l’uso di dormire con la "camicia da notte". Se così è, il rito "sanguinoso" in camicione bianco è piuttosto recente e a nulla vale accampare "tradizioni antichissime". (Salvatore D’Alembert)
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ALITALIA. IL PARADIGMA DELL’ECONOMIA DI "STATO E SINDACATO"
"A dotto’, ma quanno falliscono ‘ste grandi?"
Visto che "pensavo alla settentrionale" il tassista romano, da perfetto cortigiano e leccapiedi capitolino, tirò fuori la cosa più nordista che aveva in repertorio. "Ancora un mese di questo lavoro, dotto’, e poi cambio. Farò in tempo a vedere l’Alitalia fallire?"
Io non battei ciglio, ma ero meravigliato. Il tassista che l’altra sera mi ha portato da piazza Venezia a casa parlava di Alitalia, ma si capiva che intanto pensava anche a Cirio, Parmalat, Banca 121, Fiat, perfino a qualche squadra di calcio avversaria con bilanci truccati. E conoscendo il tasso di corporativismo dei tassisti romani, che si oppongono strenuamente alla liberalizzazione delle licenze proposta dai liberali, io tendevo bene le orecchie. Dove vuole arrivare? mi chiedevo. Macché, quello parlava e il "ma" non arrivava mai. E dire che non era neanche un "padroncino", ma un dipendente. Già, forse era per questo. Insomma, scherzi del caso, un tassista corporativo e conservatore si rivela, in una notte di luna piena, liberista ultrà, tatcheriano di ferro. Gli girava male? Chissà. Io, però, sono andato a dormire contento.
E il tassista "liberista" aveva ragione da vendere. Perché non sono mai puniti i manager che sbagliano? Prendiamo l’Alitalia. I politici si ostinano sulla retorica della compagnia di bandiera (che bella bandiera), manager incompetenti tengono prezzi alti, non si aprono alle prenotazioni last minute su Internet, non cercano nuove rotte concorrenziali, non praticano la politica delle alleanze industriali, non conoscono l’abc della finanza, non comprano in leasing aerei più piccoli, si ostinano a far "assistere" i passeggeri da ben 2 o 3 inutili e fastidiosi stewart o hostess per aeromobile, continuano a propinare pasti e bevande costose, soprattutto lasciano in servizio una pletora inutile e improduttiva di personale eccedente negli uffici, continuano a percepire stipendi da favola.
Questo, per accennare solo ad alcuni motivi, alcuni addirittura secondari, che stanno dietro al tracollo dell’Alitalia, che ormai ha solo il venti per cento del mercato italiano. Ebbene, manager del genere non si costringono ad una forte decurtazione dello stipendio, non si spingono alle dimissioni? E un’azienda del genere non la si ridimensiona drasticamente, non la si privatizza, non la si vende all’estero al primo venuto? No, al contrario, si incolpa il "governo precedente" di aver consentito a ben 28 vettori concorrenziali di metter piede negli aeroporti italiani.. Creando, dunque, la tanto temuta concorrenza. Ma una regola fondamentale della concorrenza non è che chi soccombe esce dal mercato? Basta, vogliamo veder finalmente "uscire dal mercato" un’azienda di stato (o equiparata). Quand’è che alla Ryanair e alle altre piccole aziende che fanno profitti facendo pagare biglietti bassissimi le autorità di aeroporto, come Fiumicino e Malpensa, daranno le autorizzazioni e i "cancelli" d’attracco principali? (Ludmilla Kocilova, la stagista di Putin)
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LETTOMATICA
Computer rosa è tutta un’altra cosa
La pianta grassa o il fiorellino ci sono già sulla scrivania della segretaria. Mancano solo le tendine rosa allo schermo, ma le nonne ci stanno già pensando come regalo per le nipoti. E hanno ragione: il pc è così antiestetico. Le donne italiane, risulta da un’indagine europea, sono le più lontane dal mondo dei computer. Il sondaggio le dava ultime in classifica nell’uso di internet in Europa. Una conferma empirica l’ho avuta una settimana fa, non in un villaggio sperduto ma in piena Milano: la cassiera del discount di Lambrate con cui sono uscito una sera mi ha proposto di fare del "sesso hardware" (Don Juan).
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SOCIETA’ STUPIDA
La bomboletta è anti-rapinatore. Ma lui lo sa?
Al supermarket vendono uno spray antiaggressione alla capsaicina (il principio attivo del peperoncino) che, assicura la pubblicità, "acceca temporaneamente e immobilizza il malvivente".
Ma io mi chiedo: il malvivente lo sa, è stato avvertito? No, perché se non lo sapesse, e se per sbaglio lo comprasse, sarebbe il malvivente ad accecarmi e immobilizzarmi. Che dite, glielo faccio notare agli intelligentoni della pubblicità? (Minus habens)
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RIPA DI MEANA E SPIEGEL SMASCHERANO L’IMBROGLIO FINTO-VERDE
Eco-affarismo. Le torri eoliche deturpano l’Italia
I romani e i milanesi non lo sanno, finché non vanno in vacanza. Ma l’intero paesaggio italiano, uno tra i più belli al mondo, è già oggi - e se non interveniamo subito lo sarà ancor di più in futuro - intaccato irrimediabilmente da migliaia di orribili e imponenti torri metalliche alte dai 65 ai 140 metri, poste nei luoghi più visibili, sui valichi, sulle alture prospicienti città e pianure, sugli altopiani, anche a ridosso delle case dei nostri bei villaggi storici. Sono "torri eoliche" (Eolo per i greci era il re dei venti) munite di lunghe e velocissime pale, come immense eliche o iper-tecnologici mulini a vento, che dovrebbero produrre energia elettrica alternativa, non inquinante, rinnovabile ed economica.
Invece ci costano moltissimo (da 1 a 2 miliardi delle vecchie lire ognuno, pagati da tutti noi sotto forma di incentivi a fondo perduto e finanziamenti facilitati), non avvantaggiano l’economia italiana perché sono prodotti per lo più da grandi società del Nord Europa (le uniche che fanno veramente l’affare), producono pochissima energia (in Italia dallo 0,1 allo 0,6 per cento) e apportano solo svantaggi: spese, rumore, disturbo devastante sugli uccelli e agli altri animali, e soprattutto un gravissimo "inquinamento estetico".
In Italia, auspici i Verdi, col benestare del governo D’Alema, ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio, di torri del genere ne sono state impiantate circa 1200-1300, in tutta la penisola, specialmente lungo la dorsale degli Appennini, proprio dove l’Italia nasconde paesaggi unici e incantati. Sono stati registrati casi al limite della sopportazione civile. Ma la grande stampa, si sa, è occupata solo dal si-no a Berlusconi, e non ha tempo per la bellezza del paesaggio italiano. Un bel paesino del centro-sud, Castiglione Messer Marino (Chieti) è deturpato da ben 90 altissime torri metalliche che ne hanno ormai compromesso l’habitat e ogni possibile futuro turistico. Altro che "Parchi Edison", come con cinico eufemismo enti elettrici e caporioni finto-ecologisti li hanno rinominati, si tratta di una serie di pugni in un occhio da lasciare senza fiato. Ricordiamo ancora, l’anno scorso, lo spaventoso effetto di bolgia infernale (e sì, perché sono anche rumorosissimi: già lo è la minuscola ventola d’un computer, figuriamoci quei giganti dalle pale enormi) che un altopiano dell’isola di Creta disseminato di centinaia di torri elettriche offriva agli occhi scandalizzati di noi turisti.
Ora il settimanale tedesco Der Spiegel, nel suo ultimo numero, mette in copertina un’inchiesta in cui viene strappata la maschera "virtuosa" dell’energia eolica su vasta scala, definendola "una distruzione del paesaggio altamente sovvenzionata" da regioni, stati e Unione Europea, in cui gli interessi, le speculazioni e le petizioni di principio dei politici Verdi prevalgono di gran lunga sul "risparmio" energetico. La Germania, con le sue 15 mila torri, è il paese di punta nel mondo per l’eolico. Ma ora, vista la devastazione dell’ambiente e gli alti costi, perfino il paese del verde Fisher ci sta ripensando.
E in Italia? Siamo ancora in tempo, specialmente noi veri ecologisti della prima ora, a fermare questo scempio. Diamo una mano, perciò, al coraggioso Carlo Ripa di Meana, già commissario all’ambiente della Unione Europea, che con Oreste Rutigliano, Stefano Allavena e altri seri protezionisti, si stanno battendo nel Comitato Nazionale per il Paesaggio per la riduzione prima e l’eliminazione poi del folle programma eolico. E finalmente i primi risultati della contro-informazione stanno già arrivando. Il Comune di Perugia ha rinunciato ad installare due centrali di 22 torri alle porte della città, sul Monte Tezio; il presidente della Basilicata, Bubbico, ha deciso la moratoria sulle centrali progettate nella regione; il candidato presidente per la Sardegna, Renato Soru, si è già pronunciato contro l’eolico; infine, Italia Nostra ha chiesto una moratoria nazionale per l’eolico in Italia. Ma la mobilitazione deve continuare. (Samdro Cecchi Pavone)
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DONNE E CAVIE NEI LABORATORI SCIENTIFICI. 1
La topa è la vera star, altro che la scienziata-cane
Lo sapete che ormai i laboratori scientifici di tutto il mondo, specialmente quelli di biologia, sono strapieni di giovani donne? Ecco dove si erano nascoste le "meglio" fanciulle, quelle che non incontravate mai nei bar, negli stadi o nelle discoteche. Insomma, la sperimentazione oggi è femmina, basta dare una scorsa alla sfilza di coautori degli studi pubblicati sulle riviste, piena di misteriose e perciò affascinanti Ethel, Mary-Ann, Chris, con qualche Antonietta, Genevieve, Keiko, Alicia e Giuliana. E a leggere quegli studi, non c’è bisogno di essere dei maniaci per lasciarsi distrarre, tra tabelle e diagrammi, da un pensierino recondito: ma come sarà, che aspetto avrà, sotto il camice bianco, la (quasi sempre) giovane ricercatrice che ha condotto e firmato l’esperimento?
E conoscendo la ripugnanza che quasi tutte le donne hanno per i topi, meraviglia scoprire che parecchi laboratori sono abitati solo da donne e topi. Chi è più indispensabile? Finora lo sono stati i secondi, sostituiti tutt’al più dai ratti. Certo, viene da pensare, che cosa ne sarebbe della biologia, senza l'apporto umile e servizievole dei suoi "schiavi di laboratorio", cioè di alcune "specie amiche" dedite ciecamente alla causa della scienza, fino a morirne? Altro che madame Curie, uccisa dal radio, altro che Jessica e Sue-Allen, procaci ricercatrici in camice bianco. Topi e ratti sono i veri eroi misconosciuti della scienza, e meriterebbero un monumento più d’un Lavoisier o d’un Pasteur. Avevamo già i "topi di biblioteca" abili nel condurre gli studi scopiazzando le riviste. Ma il vero topo di laboratorio è molto meglio, perché gli esperimenti li fa davvero.
Il biologo A.L.Bacharach ha dedicato il suo libro Science and Nutrition, non al Maestro o alla moglie, come si usa, ma al prezioso collaboratore scientifico noto come Rattus norvegicus. E conoscendo la psicologia concreta del vorace roditore, che bada poco alle parole e vuole fatti, il libro glielo ha promesso anche sotto forma di gustosa risma di carta: "Adiutori pernecessario fertilissimo perquam versatili Ratto Albino Norvegico, hunc librum auctor aliique eiusdem disciplinae cultores dant, donant, dedicant". Dedica epocale che rischia di cambiare i rapporti di forza all’interno dei laboratori scientifici di tutto il mondo, ormai femminilizzati. Sapevamo già che in Italia qualche ricercatrice statale assunta per raccomandazione può essere una scienziata-cane. Ma allora, animale per animale, visto che la scienza è donna, d’ora in poi sarà la topa la vera star. (Sciura Bice di Lorenteggio)
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BOUCHER DE PERTHES E UN PENSIERO QUASI FILOSOFICO
Ladri o imbecilli? Meglio i primi, perché…
Al Museo di Saint-Germain-en-Laye è conservato il busto di Boucher de Perthes, noto se non altro per questo efficace aforisma, molto attuale, vista la politica in Europa e in Italia. "E’ meglio
essere governati da imbecilli o da ladri?" si chiedeva il pensatore, che certo non doveva avere avuto gradevoli esperienze nella sua vita pubblica. "Dai ladri. Perché la tendenza al furto si attenua a mano a mano che il politico povero si arricchisce. Mentre la propensione all’imbecillità, ahimé, resta sempre la stessa, vita natural durante". Parole d’un saggio, non c’è che dire. (Wilma, commessa della Todis a Lambrate)
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LA SCIENZA DISTRUGGE UN MITO: IL CIBO (ANTICAPITALISTA) DELL’EDEN
Ma "bio" è logico? Se è vegetale, no
"Non solo Dio non esiste - direbbe Woody Allen - ma anche il cibo biologico è un bluff". La censura pubblicitaria e l’ignoranza dei giornalisti italiani, che spesso trattano le notizie scientifiche senza conoscere l’abc della biologia, impediscono di gridarlo in tv e sulla stampa (però siamo riusciti a farlo uscire su "Panorama" e "La Macchina del Tempo", sia pure litigando con le redazione e senza essere pagati…cose che accadono solo in Italia). Perché oggi il "biologico" è un grande affare, e per di più un affare "di sinistra", quindi "politicamente corretto". Un articolo del genere, per esempio, sarebbe impossibile farlo uscire sulla Repubblica, e perfino sul Corriere della Sera. Il che la dice lunga su come le notizie scientifiche siano trattate dai giornali italiani.
Secondo varie ricerche, in Italia e negli Stati Uniti, è provato che i vegetali "biologici" venduti a caro prezzo (anche il 300 per cento in più) nei negozi specializzati non hanno "più vitamine", non sono "più nutrienti", né "più sani", né "più curativi" di quelli normali del supermercato. Anzi, oggi, paradossalmente, è quasi il contrario. Perché hanno insetticidi naturali più abbondanti, persistenti e talvolta più cancerogeni di quelli irrorati dall’uomo. La solita truffa? No, è madre natura, troppo spesso ignorata da coloro che la strumentalizzano a fini politici (Verdi) o economici. Ed è noto che la sinistra, che ha un passato povero, quando si dà agli affari è peggio di Attila. Secondo altri studi, anche la presunta superiorità protettiva e tossicologica di frutta, verdura, legumi e cereali "bio" sarebbe solo una diffusa leggenda.
Il primo rapporto del Progetto finalizzato "Determinanti di qualità dei prodotti dell’agricoltura biologica" coordinato dall’Istituto di ricerca sugli alimenti, prova che il contenuto di frutta (pesche, pere, susine, mele) e cereali (frumento duro e tenero) coltivati senza antiparassitari e con le più progredite tecniche biologiche, è del tutto simile a quello degli alimenti convenzionali. A conclusioni analoghe è giunto il Department of Crop and Soil Sciences della Washington State University in uno studio - pubblicato da "Nature" - sulle mele biologiche, a cura di John P. Reganold.
Le pesche bio hanno mostrato, è vero, più beta-carotene di quelle comuni (93 contro 49 microgrammi), ma le susine bio ne hanno di meno, solo 68 anziché 107. La vitamina C era quasi pari nei due tipi di pesche, più alta nelle pere bio, ma più bassa nelle susine bio. "Dati contrastanti o non significativi", è stato in sintesi il commento di Emilia Carnovale, responsabile del sotto-progetto nutrizionale. Le colture erano state curate dall’Istituto sperimentale di frutticoltura (Roma), dal Centro per l’incremento agricolo della Lombardia (Pavia), e dall’Università della Tuscia (Viterbo).
Talvolta nei frutti bio c’è qualche traccia in più di zucchero (fruttosio e sorbitolo). Nelle pesche italiane 5,9 invece di 5,2 grammi. Secondo la Carnovale, ciò è dovuto in realtà "al tipo di fertilizzazione del terreno e al grado di maturazione". Sono state trovate anche meno fibre. I chicchi di cereali erano più piccoli ("cariossidi striminzite") e con meno amido, il che ha falsato i dati delle proteine e dei sali (Rita Acquistucci e Marina Carcea). Per il resto, i vegetali biologici sono nutrienti e gustosi come gli altri. Però più piccoli e con qualche traccia in più di sali.
E sono davvero "privi di pesticidi"? Certo, mancano dieldrin, parathion e altri famigerati insetticidi "pesanti" del passato, molti dei quali cancerogeni. Ma questi mancano, da anni, anche nei cibi convenzionali ed economici dei supermercati. Anzi – ecco la "novità" davvero inquietante per il pubblico profano - in assenza della chimica dell’uomo, le piante sintetizzano per compensazione più pesticidi naturali propri, alcuni dei quali più persistenti, antinutritivi o cancerogeni di quelli artificiali. Una spia è l’aumento dei fenoli, come acido caffeico, clorogenico e catechine, che di per sé sono antiossidanti (quindi protettivi). Le susine bio ne avevano 70 anziché 42 milligrammi. Nel "biologico", quindi, anziché diminuire, aumentano i composti antinutritivi o tossici, insieme a quelli antiossidanti.
Certi vegetali sono naturalmente tossici. Se una ditta inventasse il basilico oggi, con le nuove leggi restrittive e i nuovi protocolli industriali, troverebbe alla porta i carabinieri del Nas, con tanto di mitra spianati. In laboratorio, infatti, un solo grammo in peso secco di basilico, sia pure "biologico", con i suoi 3,8 milligrammi di estragolo è 25 volte più cancerogeno del benzene, secondo un sensazionale studio di Ames, Magaw e Swirsky Gold su Science. Carcinogenicità elevata hanno mostrato decine di altre molecole naturali presenti in insalate, frutti, legumi, tuberi e cereali, tra cui idrossigenistina e kempferolo. Le patate semiselvatiche (oggi diremmo "biologiche") in passato avevano un alto tenore di solanina, poi ridotta dal trattamento con pesticidi "umani". Lo stesso per il pomodoro. Ancora nel primo ‘900 una varietà rustica di fagioli Lima o "di Spagna", ricca di acido cianidrico – un altro pesticida naturale –, provocò in Europa un’epidemia di intossicazioni e numerosi morti.
Altro che "cibi elettivi" della specie Uomo. "Le piante operano una selezione delle specie animali, uomo compreso", commenta il prof. Giuseppe Della Porta dell’Istituto europeo di oncologia di Milano. Per il biologo Walter Mertz, già direttore dei laboratori di Nutrizione umana del Dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti a Beltsville (Maryland), ogni vegetale considerato "cibo" dall’uomo contiene migliaia di sostanze chimiche naturali. Sono saponine, agglutinine, inibitori delle proteasi, polifenoli, fitormoni, antibiotici, fibre, fitati, amine, indoli, tiocianati, glucosidi, alcaloidi, micotossine ecc. Tutti pesticidi veri e propri, contro funghi, insetti, bruchi e roditori. Ma anche contro l’uomo. La scienza distrugge, così, il mito del Paradiso terrestre
La natura non è "buona", come credono i cattolici e i marxisti. Ogni giorno un uomo medio, e ancor più un vegetariano, assume col cibo diecimila parti di pesticidi naturali contro una sola di pesticidi artificiali, fino a un totale di 1,5 grammi. Lo ha calcolato il celebre biochimico Bruce Ames, guru della ricerca e inventore del test della salmonella per la mutagenesi. Tutte sostanze innocue, perché ormai vi siamo "abituati", come ritengono l’uomo della strada e anche qualche medico? Macché. I pesticidi biologici sono mutageni o cancerogeni nel 45 per cento dei casi. E non si degradano subito come quelli artificiali, ma sono terribilmente persistenti. Per nostra fortuna, però, nelle piante ci sono anche molti composti antiossidanti e anti-cancro, che spesso prevalgono, come nella dieta mediterranea tradizionale. Se no, il genere umano sarebbe scomparso da tempo.
Perciò la comunità scientifica è sempre stata scettica sul "biologico". Già aveva insospettito che i famosi epidemiologi Richard Doll e Robert Peto attribuissero ai cibi inquinati solo l’1-3 per cento dei tumori, e invece ben il 30-50 per cento alle diete errate. Negli Stati Uniti indizi sull’inconsistenza scientifica del "biologico" esistono fin dal 1990 (Omnis Committee). Nel 1995, dall’analisi di 3500 studi scientifici è emerso che tra le centinaia di alimenti rivelatisi preventivi o curativi in oltre 40 malattie, tumori compresi, nessuno era biologico, ma quasi tutti erano integrali, cioè consumati con la buccia (Manuale di terapie con gli alimenti, Oscar Mondadori, ed. 2000, pag.760). Anche per l’oncologo Umberto Veronesi, vegetariano, quella del "biologico" è una fisima senza fondamento, mentre porzioni abbondanti di verdure, frutta, legumi e cereali integrali costituiscono un reale prevenzione dai tumori.
E allora, se perfino "i cibi protettivi e anticancro non sono altro che i normali alimenti "inquinati" del supermercato", come ha osservato causticamente il prof. Silvio Garattini, farmacologo e direttore scientifico dell’Istituto Mario Negri di Milano, che cosa potrebbero offrire di più e di meglio i cosiddetti alimenti "biologici"? Vale la pena acquistare un vegetale a caro prezzo e talvolta non di prima qualità, con la speranza tutt’al più di un nanogrammo di pesticidi in meno su diecimila? Insomma, "bio" è logico?
Ecco perché già nel 1991 le autorità di Bruxelles nel regolamento 2092 sul commercio del cibo biologico hanno stabilito che "nell’etichettatura o nella pubblicità non possono essere contenute affermazioni che suggeriscano all’acquirente che l’indicazione di prodotto biologico costituisca una garanzia di qualità organolettica, nutritiva o sanitaria superiore".
Ma come è iniziata questa rivoluzione copernicana? Da qualche anno la chimica degli antiparassitari è cambiata, grazie alle nuove legg e alla furbizia degli industriali. Al contrario di alcuni pesticidi naturali, nessuno dei nuovi composti si è rilevato in laboratorio della classe 1 o 2, cioè sicuramente cancerogeno per l’uomo. "Il loro rischio è molto limitato, perché sono più mirati ed efficaci a dosi minime. Alcuni sono stati creati copiando le molecole naturali", dice Della Porta, che è membro della Commissione di controllo della Sanità sui fitofarmaci. "Scienza e leggi hanno permesso minore tossicità, minore persistenza nel tempo, minori residui. Il rischio pesticidi oggi è inferiore su scala logaritmica, per esempio, ai rischi da sigaretta o da cattiva conservazione del cibo. Sempreché, s’intende, dosi e metodi corretti siano rispettati", conclude Della Porta. Un rischio analogo a quello dei pesticidi naturali. Talvolta inferiore. Il rotenone, pesticida naturale estratto da una radice, così come l’estratto di tabacco, usati in bioagricoltura, sono molto più tossici di certi fitofarmaci dell’ultima generazione. Eppure, grazie a un regolamento dell’allora ministro Pecoraro Scanio ("Norme di semplificazione"), oggi sono esenti da autorizzazioni.
Vantaggi? Solo per gli agricoltori. Smentito a tavola, ad eccezione di carni, uova e latticini (gli animali non sintetizzano pesticidi), spiazzato dai nuovi fitofarmaci poco tossici, il biologico si prende, però, una piccola rivincita nella pratica agricola. Riduce il rischio di overdose per gli agricoltori durante l’irrorazione. Giova anche alla salute degli animali e alla qualità del terreno, almeno per qualche settimana. Infatti, l’esperimento sulle mele biologiche dello Stato di Washington riferito da Nature ha accertato un impatto ambientale minore di 6,2 volte rispetto all’agricoltura convenzionale. E la bioagricoltura si è dimostrata un affare, in termini di reddito. Nello studio Usa, pur con raccolti inferiori, sono bastati i prezzi di mercato più alti e i costi più bassi ad assicurare agli imprenditori margini di guadagno medio più elevati. La natura smentisce, in poche parole, che il cibo possa essere "anticapitalista". E se proprio il "bio"guarisce da qualche malattia, questa è la povertà. (Sor Giovanni, il farmacista)


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