07 aprile, 2008

 

Ma le Grandi Coalizioni funzionano o no? Ecco la prima guida completa

Oggi sono di moda perché, si sa, la Germania fa tendenza, e i suoi temuti "governi forti" attraggono i politicanti della debole politica all’italiana. Però le Grandi Coalizioni si prestano alle interpretazioni più disparate, e conservano comunque un alone di peccato.
Quando i partiti di opposte tendenze o comunque competitori si uniscono per governare insieme, ecco che qualche purista giustamente denuncia l'aggiramento del metodo della democrazia liberale, che dovrebbe prevedere la più limpida contrapposizione, e quindi la più rigida alternanza delle forze politiche, a cominciare dal momento stesso della presentazione delle liste agli elettori. Quando, poi, la convergenza tra i contrari avviene addirittura dopo le elezioni, a sorpresa, è naturale gridare al tradimento della volontà dei cittadini elettori.
Ma ora, terminato di leggere il saggio di Maurizio Stefanini ("Grandi coalizioni. Quando funzionano, quando no", Boroli ed,, pp. 189, euro 14), che ha una prefazione del sen. Giulio Andreotti, ci accorgiamo che la tipologia delle alleanze degli opposti, un tempo ritenute contro natura, è così variegata e curiosa che in futuro ci penseremo due volte prima di storcere il naso, stracciarci le vesti e gridare all’inciucio.
Il fatto è che la casistica storica trovata da Maurizio Stefanini in giro per il mondo ha riempito un conciso ma completo e dettagliato prontuario teorico-pratico sulle alleanze "improprie" o d’emergenza dei vari Paesi, ad uso dell’uomo politico, del giornalista di politica interna o estera, ma anche del comune lettore di giornali. Che finalmente sapranno orizzontarsi d’ora in avanti tra i vari tipi di Governi di "larghe intese" o "consociativi" o "di guerra" o di "solidarietà nazionale" o "di coabitazione" (quando, come in Francia nel passato recente, il Presidente appartiene ad un partito, ma il Capo di Governo ad un altro), e via elencando. Insomma, la rassegna ragionata e commentata comprende ogni tipo di coalizione "eccezionale", comprese quelle che un tempo con molta trasandatezza nella traduzione venivano denominate di "salute pubblica".
Ci sarà una Grosse Koalition anche in Italia? Meglio sarebbe chiedersi se ce ne sarà un’altra, perché Stefanini dimostra che vari tipi di grandi coalizioni già si sono visti nella Penisola, dai Governi CNL (Parri) a quelli dei partiti "dell'arco costituzionale", che in pratica escludevano solo il Msi.
Ma oggi la tentazione o l’incubo di un’alleanza tra i grandi partiti – tanto peggio, aggiungiamo noi, se "nuovi", cioè assemblati alla meglio per l’occasione, come gli attuali PdL e PD – riguarda la possibilità di porre fine al ricatto dei piccoli partiti, anch’essi finti o elettorali o personali, ufficialmente per riscrivere assieme le regole del gioco.
Ma il fantasma del consociativismo, l’innaturale convergenza che pare distruggere sul nascere la fisiologica dialettica tra maggioranza e opposizione, e in Italia evoca solo immagini negative, è talvolta storicamente giustificato perfino in Paesi democratici europei. Per esempio nella cosiddetta "politica dei pilastri", meglio sarebbe "delle colonne" (del tempio), quando più componenti linguistiche, religiose o etnie concorrono storicamente, su un piede più o meno di parità, a sorreggere l’identità dello Stato. Il Belgio bilingue e franco-olandese è il primo caso che viene in mente.
"Il tabù infranto degli accordi tra maggioranza e opposizione", ecco il vero titolo sottostante dell’utile saggio di Stefanini, che qui fa lo storico contemporaneista lasciando al giornalista il compito di modulare l’esposizione in uno stile esemplarmente chiaro e lineare. Una catalogazione non arida perché corroborata dalle sicure idee liberali dell’autore che aiutano il lettore a non mettere tutte le coalizioni sullo stesso piano, ma piuttosto ad interpretare criticamente i rivolgimenti della Storia con una punta di sano scetticismo laico.
Ed anche con felici puntate sul passato, perché Stefanini scrivendo dell’Olanda riesce efficacemente, con rapidi e sapienti tratti di penna, a spiegare le beghe di oggi partendo dalle ostinate diatribe di ieri, prendendo le mosse dalle guerre di religione, dall’intransigenza delle Chiese, addirittura da Grozio e Spinoza. Mentre Andreotti rivela nella prefazione che perfino le grandi coalizioni post-belliche hanno trovato ostacoli in Italia. Per esempio, sul tasso di conversione lira-dollaro delle AM-lire, da parte dell'amministrazione militare americana, che aveva il potere di cassare qualunque legge. Una minorità legislativa durata solo qualche anno, che pochi ricordano.
In conclusione, un lavoro prezioso, come scrive nell’introduzione Lodovico Festa, che si incarica di riportare il prontuario alle sue naturali (per l'editore, almeno) applicazioni politiche italiane, perché fornisce "una grammatica per capire la politica in una fase, specialmente in Italia, tormentata", diciamo pure in un periodo di crisi. E anche perché, aggiungiamo, ha il pregio ulteriore della sintesi e della brevità, che come sanno tutti coloro che scrivono pongono i problemi più ardui agli autori. Per questo è una guida da leggere, e non solo da consultare
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