29 maggio, 2008

 

Sabra e Shatila secondo Romano. Disinformazione o amnesie al Corriere

Già diplomatico a Mosca, imbevuto di Realpolitik, editorialista e da qualche anno anche titolare della popolare rubrica delle "Lettere" che fu di Montanelli, l’ex ambasciatore Sergio Romano si è sempre giovato del tono distaccato che devono avere i funzionari delle cancellerie e anche i commentatori e gli storici. Ma a differenza di Montanelli, Romano nasconde sotto il kilt del perfetto conservatore una certa qual benevolenza verso il mondo arabo e i Palestinesi, che lo porta facendo il verso dell’ "equanime" a chiudere un’occhio sulle loro malefatte, e ad essere invece sempre troppo severo con gli ebrei.
La sua risposta, sul Corriere della Sera (27 maggio) alla lettera d’un lettore sui fatti di Sabra e Shatila (Libano) ha indignato Honest Reporting Italia*, un’agenzia né di destra né di sinistra che si batte contro gli episodi di disinformazione giornalistica che riguardano Israele. Honest Reporting ha emesso il seguente comunicato (NV):
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I CAMPI DI SABRA E SHATILA. LA TRAGEDIA E I SUOI EFFETTI
Grazie a un recente film è tornato alla ribalta, dopo 26 anni, il massacro degli arabi palestinesi nei campi di Sabra e Shatila alla periferia di Beirut. Contrastanti sembrano essere le opinioni sulle effettive responsabilità dell’accaduto, ma comunque non convincenti: può aiutarmi a capire come andarono realmente le cose? Michele Toriaco, Torremaggiore (Fg),
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Risponde Sergio Romano (in nero). Le contestazioni di Honest Reporting* sono in colore:
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Caro Toriaco, L’esercito israeliano invase il Libano nel giugno 1982 mentre da sette anni infuriava in quel Paese la guerra civile.
Guerra civile scatenata dai palestinesi scampati al massacro messo in atto dall'esercito giordano nel Settembre Nero (oltre diecimila morti, secondo le stime più attendibili), che avevano qui trovato rifugio: perché non ricordarlo? Guerra civile che ha provocato circa 160.000 morti, la cancellazione di intere comunità cristiane e la distruzione di uno dei più ricchi, belli e civili Paesi del Medio Oriente: perché non ricordarlo? (1)
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Israele voleva impedire alle formazioni palestinesi di utilizzare il territorio libanese per operazioni di guerriglia,
Israele voleva impedire alle formazioni TERRORISTICHE palestinesi di CONTINUARE A UTILIZZARE il territorio libanese per incursioni armate e attacchi terroristici in territorio israeliano, come stavano facendo da anni
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ma si proponeva altresì uno scopo meno confessabile: la tutela di un piccolo Stato vassallo, nel Libano meridionale, governato per procura dalle milizie cristiane del maggiore Saad Haddad.
più che altro la creazione di un cuscinetto che proteggesse Israele dai continui assalti terroristici. Cuscinetto corrispondente al 5% del territorio libanese, mentre il restante 95% era occupato dalla Siria, fatto che non sembra però turbare troppo il signor Romano. (2)
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Vi fu quindi, sin dall’inizio dell’operazione, una sorta di collusione tra forze israeliane e gruppi cristiani.
Che cosa significa esattamente "gruppi cristiani"? Non sarebbe auspicabile una maggiore chiarezza, tanto perché si sappia di che cosa si sta parlando? (3)
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Dopo avere sconfitto rapidamente le forze siriane e palestinesi schierate alla frontiera, i 75.000 uomini del corpo di spedizione israeliano puntarono sui campi profughi, vivaio delle reclute che Yasser Arafat arruolava tra le famiglie di coloro che avevano abbandonato la Palestina nel 1948 e nel 1967.
Forse, più che "vivaio di reclute" sarebbe più corretto chiamarli "covi di terroristi", considerando che al momento dell'evacuazione dei campi furono trovati 5630 tonnellate di munizioni, 1320 fra carri armati e altri veicoli pesanti, 623 pezzi di artiglieria e lanciamissili, 33.303 armi leggere, 1352 armi anticarro, 2387 attrezzature ottiche, 2024 apparecchi di telecomunicazione, 215 mortai, 62 lanciarazzi katiuscia (elenco non definitivo, fornito nel comunicato ufficiale israeliano del 18 novembre 1982).
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Gli invasori speravano che l’operazione avrebbe permesso l’annientamento dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina)
organizzazione nata nel 1964, quando NON c'erano i "territori occupati", ma il signor Romano si guarda bene dal precisarlo, poiché tale precisazione rende lampante il fatto che questa organizzazione non è nata allo scopo di creare uno stato di Palestina, ma unicamente per quello di distruggere Israele essendo, all'epoca, lo stato di Israele l'unico territorio occupato da Israele.
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e la cattura, "vivo o morto", di Arafat. Ma dovettero accontentarsi di un accordo, negoziato grazie alla mediazione degli Stati Uniti, che avrebbe permesso a una parte delle milizie palestinesi (circa 15.000 uomini) di lasciare il Paese verso la fine di agosto.
Detto in altri termini, ancora una volta il mondo intero - Stati Uniti compresi - si è mobilitato per salvare i terroristi, per impedire a Israele di averne ragione e di chiudere finalmente una volta per tutte la partita, e per perpetuare quindi questa guerra che sembra ormai non poter avere fine.
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In quegli stessi giorni il Libano ebbe finalmente un nuovo presidente nella persona di Bashar [Bashir] Gemayel, leader delle Falangi cristiane. Ma la sua presidenza durò soltanto sino al 14 settembre quando il capo dello Stato morì con venticinque uomini in un attentato organizzato forse dai siriani.
Forse? Come mai quando si tratta della Siria sono sempre d'obbligo le formule dubitative?
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Fu quello il momento in cui il governo Begin e il suo ministro della Difesa Ariel Sharon decisero di occupare nuovamente Beirut per espellere i palestinesi rimasti nella città.
Per espellere i terroristi palestinesi rimasti nella città.
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L’operazione sarebbe stata condotta dalle milizie cristiane, ma gli israeliani, installati a 200 metri da Shatila, crearono una cinta intorno ai campi e fornirono i mezzi necessari all’operazione. Il massacro durò due giorni e provocò, secondo stime difficilmente verificabili, circa 3.000 vittime.
"Secondo il rapporto del Procuratore Generale libanese, nei due campi non ci sarebbe stato un massacro di inermi contro armati, ma una vera e propria battaglia che ha coinvolto l'intera popolazione. "... Furono i terroristi palestinesi - riferirà un maggiore dell'esercito danese, Joern Mehedon - a cominciare la sparatoria ... Sapevamo che i guerriglieri si facevano normalmente scudo di donne e bambini. ..."." (Fausto Coen, Israele: 50 anni di speranza, Marietti, p. 160). Naturalmente non abbiamo modo di sapere se questa testimonianza sia attendibile e se questa ricostruzione dei fatti sia corretta, ma in presenza di versioni contrastanti ci si aspetterebbe che un giornalista degno di questo nome le fornisse entrambe. Quanto alle vittime, secondo la Procura Generale della Repubblica libanese sarebbero state 470, per la Croce Rossa 663, mentre la Commissione di inchiesta israeliana - la più severa - in base a sopralluoghi, riprese aeree e testimonianze ha calcolato che le vittime siano state fra le 700 e le 800. La cifra di 3000 vittime non risulta da alcuna "stima": è solo la cifra spacciata dalla propaganda palestinese, ma per qualcuno, evidentemente, è di gran lunga preferibile alle stime vere.
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In Israele vi fu una grande manifestazione di protesta, a cui parteciparono quattrocentomila persone,
ossia il 10% dell'intera popolazione israeliana, mentre non si ha notizia di proteste, in altri Paesi, contro gli autori della strage
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e venne costituita una commissione d’inchiesta che attribuì a Sharon la responsabilità del massacro e lo costrinse a dimettersi.
che attribuì a Sharon la responsabilità INDIRETTA del massacro, ossia per non averlo saputo prevedere e impedire, scagionandolo invece quella diretta, appannaggio di Eli Hobeika che aveva guidato le milizie che lo avevano perpetrato. Operazione per la quale fu ricompensato dai suoi padroni siriani - padroni anche dell'intero Libano - con un ministero. (4)
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L’operazione non impedì ai palestinesi di riorganizzarsi ed espose Israele alle critiche della società internazionale.
Difficile che Israele non sia esposta alle critiche, finché l'informazione è in mano a personaggi come il signor Romano!
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Ma la maggiore e più grave ricaduta politica del massacro fu l’apparizione di un nuovo nemico: un movimento politico e religioso che si chiamò Hezbollah, "partito di Dio", e riunì i gruppi di militanti sciiti che avevano sino ad allora partecipato in ordine sparso alla guerra civile.
Il movimento Hezbollah nasce nel giugno 1982: un po' difficile attribuirne la nascita alla strage di Sabra e Chatila avvenuta fra il 16 e il 17 settembre dello stesso anno.
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Fu quello il momento in cui la lotta contro Israele smise di essere prevalentemente laica per divenire anche e soprattutto religiosa.
Le dice qualcosa, signor Romano, il nome Damour? È una cittadina a venti chilometri da Beirut. Quasi seicento cristiani massacrati, donne stuprate, cadaveri smembrati, uomini trovati evirati e coi genitali in bocca, il cimitero devastato, le tombe scoperchiate e le ossa sparse per tutto il campo. L'assalto, ad opera degli uomini di Arafat, era avvenuto al grido di "Allahu akhbar". Era il gennaio 1976 (giusto per fare un esempio. Se ne potrebbero fare molti altri, volendo, magari partendo dal Gran Mufti Haji Amin al Husseini che nel 1948 incitava al jihad contro il neonato stato di Israele).
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E fu quello infine il momento in cui l’Iran, dove gli Ayatollah avevano conquistato il potere poco più di tre anni prima, poterono contare su un amico libanese di cui si sarebbero serviti, da allora, per influire sugli avvenimenti della regione.
Cioè, l'Iran ha aspettato Sabra e Chatila per decidere di influire sugli avvenimenti della regione? Ma per piacere, signor Romano!".
HONEST REPORTING ITALIA
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COMMENTI ULTERIORI. Ma alle puntuali precisazioni di Honest Reporting*, per buon peso voglio aggiungere qualche commento davvero interessante che debbo all'incredibile memoria di alcuni amici:
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(1) UN BENELUX ISRAELE-PALESTINA. Nessuno ricorda che Hussein di Giordania aveva proposto ad Arafat di formare una confederazione giordano-palestinese, una monarchia all'inglese con lui re e Arafat primo ministro, col fine ultimo di formare un Benelux medio orientale con Israele. I laburisti israeliani erano in fibrillazione, e tutto era pronto, compresi miliardi di dollari per finanziare il tutto. Ma Arafat rifiutò e iniziò a far assassinare dirigenti giordani e a fare di Amman la base di partenza di azioni terroristiche in Europa. Quando passarono a uccidere ufficiali della Legione araba (quella fondata da Lorenz) e a far esplodere aerei sulle piste giordane, i beduini giordani persero la pazienza e fu il massacro. Re Hussein non riuscì a fermarli. Anzi, in quell' occasione Israele aprì il ponte Allemby per consentire ai civili palestinesi di mettersi in salvo. E Sharon propose perfino di intervenire in difesa dei palestinesi, detronizzare il re e regalare la Giordania ai Palestinesi. Ma non se ne fece niente, per fortuna (o sfortuna).
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CRIMINI DEI PALESTINESI. E ancora, l'assassinio del presidente della repubblica e la terribile strage di 500 civili, compresi donne e bambini, a Damour (20 gennaio 1976), cittadina cristiana a 25 km a sud di Beirut dagli uomini di Arafat provenienti dal campo profughi libanese di Tell el-Za'tar. Fu uno dei più feroci e ignobili crimini contro l’umanità tra i tanti delitti dei Palestinesi. Per obiettività va aggiunto che voleva essere una vendetta contro il massacro perpetrato dalle Falangi Libanesi cristiano-maronite nel campo profughi di Karantina (Beirut) che aveva causato la morte di oltre 1.000 persone. Orrori della guerra civile libanese, in cui i Palestinesi ebbero gran parte. Ma che cosa c’entrano gli Israeliani? Esiste anche un'impressionante sequenza fotografica del rastrellamento casa per casa e dell'uccisione di molti abitanti di Damour.
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(2) PARTITO PRESO. Una cosa è la fascia di sicurezza, altra cosa uno "stato vassallo", come dice per partito preso Romano.
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CONVERSIONI IMPROVVISE. C'è chi sostiene - ma noi non lo crediamo - che l’ex ambasciatore in origine fosse filoisraeliano, ma che poi si sia lasciato convincere dalla politica "buonista" e di relazioni pubbliche che i Palestinesi inaugurarono in una conferenza a Dubai. Fatto sta che è divenuto, sia pure con i suoi tipici toni sfumati da diplomatico, filopalestinese e anti-Israele.
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(3) VITTIME DEGLI STESSI TERRORISTI. La cosiddetta "collusione" era dovuta al semplice fatto di essere bersaglio dei medesimi cecchini. Romano dimentica i Drusi, perseguitati nel mondo arabo ed eroi nazionali in Libano. In Israele sono cittadini liberi.
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(4) CHE AVREBBE POTUTO FARE SHARON? Come pochi sanno o ricordano, Sharon su questa sempre ripetuta ma infondata accusa vinse una causa per diffamazione col New York Times che gli dovette pagare un milione di dollari. In realtà, Sharon era al Ministero della difesa e non presente ai fatti. In fondo, tirando per i capelli le situazioni storiche, c’è una certa analogia con D’Alema primo ministro durante il massacro di Sebrenica, con la differenza che questo massacro era stato annunciato con largo anticipo. La commissione attribuì la maggiore responsabilità al Mossad, per non aver previsto la reazione assassina dei cristiani. Una specie di "culpa in vigilando" impossibile. Ricorda un amico di aver chiesto al consulente militare d'un ex Presidente della Repubblica che cosa mai avrebbe dovuto inventarsi Israele per impedire il massacro. Quello rispose che avrebbero dovuto fare quello che nelle scuole di guerra si chiama " interdizione d'area", ovvero circondare i cristiani e massacrarli. Cioè avrebbe dovuto fare una strage di cristiani (alleati) per evitare una strage di mussulmani (nemici dichiarati), e questo prima che le intenzioni maronite fossero palesate. Assurdo. Pensiamo solo alle reazioni internazionali.
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09 maggio, 2008

 

Sprechi. Un caso unico al mondo: solo in Italia ben tre Governi Ombra

Tagliare i ministri, economizzare i posti della Casta? Macché, fatta la legge trovato l’inganno. Ora ci ritroviamo con ben tre Governi Ombra. Denunceremo il caso più unico che raro all’on. Raffaele Costa, liberale, campione della lotta agli sprechi, anche perché noi liberali, si sa, vediamo come fumo negli occhi chi dilapida il pubblico denaro e provoca danni erariali. Senza contare che uno Stato con ben tre Governi Ombra verrà strigliato anche dall’OCSE e dalla Comunità Europea.
Lo Stato sprecone è proprio l’Italia. Berlusconi ha appena formato un Governo che è tre volte l’ombra di se stesso, sia nel senso delle mediocri personalità dei suoi ministri, sia perché questi – comprese le improbabili ministre, le disarmoniche Quattro Grazie (la prima troppo alta e magra, la seconda troppo bassa e cellulitica, la terza troppo segretaria anonima, la quarta troppo bona) – sono messi lì proprio come ombre del Cavaliere, sia infine perché almeno un’ombra al giorno (alla buvette della Camera) sarà assicurata, vista la presenza del lombardo-veneto Calderoli. Ma toh, mi voglio rovinare, consideriamo pure queste tre ombre una sola. E le altre due? Qui cediamo il microfono all’amico Giulio C. Vallocchia. (NV)
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Il Governo Ombra di Veltroni è solo un inutile doppione. C'è già il vero Governo Ombra del Paese ed è la Cei, Conferenza Episcopale Italiana, il Governo Ombra dei Vescovi che da sempre guida e controlla il Governo ufficiale qualunque esso sia: fascista, democristiano o comunista. Bene, ora abbiamo due Governi Ombra.
In Gran Bretagna con il nome di Governo Ombra si definisce quella sorta di governo parallelo, messo in piedi dall'opposizione, per essere pronto a governare in caso di elezioni improvvise e cambio di maggioranza. Noi di No God, invece, abbiamo affibbiato quel titolo alla Cei, ma a differenza del Governo Ombra britannico, quello dei Vescovi italiani è una vera e propria forza oscura che si sovrappone al governo ufficiale, qualunque esso sia, arrivando al punto di dettare formalmente le linee della politica nazionale in occasione di ognuna delle periodiche riunioni di cui i media danno sempre ampie notizie.
Vale la pena di ricordare che anche in Iran c'è qualcosa del genere, ma a differenza del Governo degli Ayatollah di quella Repubblica Islamica, quello dei Vescovi italiani non è previsto dalla Costituzione, ma solo ufficializzato dalla prassi.
Adesso in Italia c'è un nuovo Governo Ombra, che però rispetto a quello dei Vescovi non conterà un cazzo. E' quello che sta cercando di mettere in piedi il buon Veltroni scimmiottando l'esempio britannico, con lo scopo di nominare ministri-ombra in grado di fare le bucce e offrire proposte alternative a quelle dei ministri del governo Berlusconi.
Poveri illusi. In Italia il vero Governo che conta sarà sempre quello del Vescovi, il capo dei quali, come è noto, viene nominato direttamente dal Papa Re ed assume quindi a tutti gli effetti il titolo di Vicerè e Governatore del Vicereame italiano. E intanto la patetica parodia di Governo Ombra immaginato da Veltroni già si impantana nelle prime liti senza nemmeno essere ancora nato. (Giulio C. Vallocchia)

08 maggio, 2008

 

Grazie, Israele, esempio di tolleranza per l’Oriente, e anche per l’Europa

Lo Stato d’Israele compie 60 anni. E oggi a Torino si apre con la presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Salone Internazionale del Libro, quest’anno dedicato proprio al sessantennale.
E’ una data che emoziona perché carica di significati simbolici. Si tratta dei primi sessant’anni travagliati ed eroici dalla "palingenesi", cioè dal ritorno a nuova vita del popolo ebraico, che per la prima volta nella sua storia ha interrotto, anzi ha invertito la diaspora, e ha ritrovato finalmente la Terra dei Padri. Sono gli anni tumultuosi della nuova storia di Israele-Stato e non più soltanto popolo, quelli che ci separano dal 1948.
Auguri, Israele, e che tu possa vivere almeno altri 6000 anni.
Ma implicitamente la ricorrenza diventa occasione per denunciare all’Italia e al Mondo la vergogna dell’antisemitismo, spesso nascosto e mascherato da "anti-sionismo" o camuffato da apparentemente democratiche "critiche al Governo israeliano".
Anche oggi i giornali dell’ultra-sinistra, col pretesto di difendere il diritto alla patria e alla libertà dei Palestinesi, che nessuno al mondo – tantomeno israeliani ed ebrei – contesta, e che anzi tutti appoggiano, si esercitano in penosi e imbarazzanti distinguo tra antisemitismo e antisionismo. Che vergogna.
A parte la patetica interpretazione veteromarxista da bar, secondo cui Israele è per principio colpevole perché è ricco, capitalistico e bene armato, mentre i Palestinesi hanno sempre ragione perché poveri, disorganizzati e addirittura "male armati", come se non ci fossero state le ruberie miliardarie di Arafat e dei corrotti governanti palestinesi, o i carichi di armi dall’Iran e dai Paesi arabi che alimentano scontri militari e attentati continui. Vulgata che oltretutto non tiene conto della verità storica, che cioè è stato proprio il rifiuto dei Paesi arabi ricchi e tradizionalisti dell’accettazione di un eversivo e populistico Stato palestinese alle loro porte l’origine del problema palestinese. Basta considerare come hanno fatto cronicizzare i campi profughi, ormai più che ventennali.
Ma oggi le cose sono cambiate, e in peggio. Fa comodo agli arabi estremisti e ai musulmani fondamentalisti che la "questione palestinese" non venga mai risolta: è una spada di Damocle che sta sopra la testa di Israele e dell’Occidente.
Ma anche in Europa e in Italia, i 60 anni di Israele sono una data critica. Le bandiere israeliane bruciate in piazza il I maggio a Torino ci ricordano che la risorgenza dell’odioso pregiudizio nazista – questa volta più all’estrema sinistra che a destra – costituisce un pericolo grave per le Comunità ebraiche in Europa e nel Mondo, per la stessa Israele (attentati, attacchi militari, rischio di distruzione per attacco nucleare), per tutto il mondo libero d’Occidente.
Con la sua democrazia liberale, che avrà pure i suoi difetti – come in tutti gli altri paesi liberi – ma vale mille volte il dispotismo medievale e reazionario dei Governi arabi, col suo coraggio eroico, con l’equilibrio del suo grande popolo (immaginiamo che succederebbe a Napoli o Milano se ci fossero attentati sanguinosi e casuali ogni giorno), Israele sta insegnando a tutto il mondo medio-orientale, anzi al Mondo intero, non solo la liberal-democrazia spicciola d'ogni giorno, che è quella su cui cadono parecchi Stati, non solo la virtù civile della dignità, ma anche la psicologia sociale. E sì, perché il popolo israeliano mostra a tutti, a reti tv unificate, come si può convivere in democrazia col dramma quotidiano senza perdere la testa e senza ricorrere a Governi autoritari.
Del resto, la tolleranza e il pacifismo tradizionale del popolo d’Israele sono testimoniati dal buon trattamento della forte minoranza araba israeliana, che oltretutto è cresciuta dal 1948, fino a superare il 30 per cento. Arabi che non vorrebbero mai stare dall’altra parte. E all’opposto, quanti sono gli ebrei felici e contenti in un Paese arabo?
Perciò "è giunta l'ora di dire grazie a Israele", riconosce nel suo ultimo numero il settimanale Famiglia Cristiana, più consapevole di altri cattolici delle gravissime colpe della Chiesa di Roma contro gli ebrei: E così argomenta l'editoriale del vicedirettore Fulvio Scaglione: "Mentre sulle piazze ricompare la miseria dei bruciatori di bandiere, noi cittadini dell'Europa e delle democrazie liberali [be’, finalmente un corretto aggettivo, non è la solita solfa antistorica della cosiddetta "Europa cristiana" NdR] riconosciamo il debito con lo Stato di Israele. La ragione è semplice: Israele, come peraltro il vicino Libano [ahiahi, uno Stato autoritario messo alla pari di uno democratico, solo perché non uccide i cristiani. NdR], è uno Stato multireligioso, multiculturale e multietnico in un Medio Oriente che pratica, al contrario, l'esclusivismo religioso, culturale o etnico, quando non tutti e tre insieme".
Israele è insomma "un modello di apertura alla diversità", scrive il settimanale cattolico. "Se un giorno i Paesi arabi sapranno meditare la propria storia e farsi competitivi nella gara della pace, molto del merito andrà a Israele".
Grazie, Israele, aggiungiamo noi, perché così cominciò nei Paesi protestanti anche il Liberalismo: con la libertà di credere in ciò che si vuole (o anche di non credere), in tempi in cui – e Famiglia Cristiana diventata "liberale" ha un’improvvisa amnesia – la Chiesa per questa "libertà religiosa" oggi tanto cara a Famiglia Cristiana comminava la pena di morte, in quanto eresia grave da punire col rogo.
Insomma, amici cattolici di Destra e Sinistra, un po’ di coerenza, che diamine! Quando riconoscerete che fino a ieri l'altro eravate come l’Islam più fanatico dei nostri giorni, allora forse potrete essere considerati, se non proprio liberali, almeno, che so, "neo-lib".

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