12 febbraio, 2011

 

Non basta essere libertini per essere liberali. E un governante non ha una vera privacy

Poverino! Un Capo di Governo, arci-milionario, strilla alti lai (Parini, cit): qualche bau-bau lo spaventa, qualche fantasma gli fa tottò sul sederino. Che paura, come deve soffrire il tapino. Certo è che il Mondo è ingiusto con i Capi di Governo, come con tutti i poveri diavoli, con i deboli. Ah, com'è crudele il Potere con chi lo dirige! Non vorremmo essere al suo posto.
Ma la furbizia ha un limite, oltre il quale diventa offensiva. E come incalliti giocatori di "tre carte" a Forcella (Napoli) o Porta Portese (Roma), gli imbroglioni sono sempre i sostenutori e caudatari del Principe. La Corte, si sa, è spesso peggiore del Sovrano. Così, i furbetti che difendono le prepotenze indifendibili del Principe autocrate osano addirittura definirsi "liberali", una parola sacra, il cui uso mascalzonesco grida vendetta.
Del resto, perfino se ne fossero convinti, essere libertini e libertari, cioè anarco-individualisti e dunque potenzialmente disobbedienti di quella Legge che è il cardine del Liberalismo, non basterebbe per definirsi liberali. A meno che non ci si trovi in un ranch dell'Arizona nel bel mezzo d'un vecchio film western degli anni 50.
Ma come, abbiamo fatto il diavolo a quattro per secoli, noi liberali, per mettere le regole, cioè per controllare re, principi, papi, cardinali, generali, preti, governanti, luogotenenti, prefetti e guardie, onde assicurarci che anche loro sottostassero alle leggi come i cittadini comuni (e anzi abbiamo chiamato lo Stato liberale addirittura lo "Stato di Diritto"), ed ora qualche furbo potente vorrebbe cancellare il Diritto, e molti cialtroni conservatori che gli fanno da servi interessati vorrebbero tentare di confondere le idee ai cittadini approfittando della loro ignoranza, dando loro ad intendere che il Liberalismo sarebbe la "assenza di regole"?
Suvvia, non facciamo i finti tonti: i Liberali sono contro le regole inutili che ostacolino i commerci, lo sviluppo o la libera scelta religiosa o morale del cittadino, o che si intromettano nella vita privata quando questa non avesse rilevanza pubblico-politica. E già, perché per la moralità liberale, che deriva dal Protestantesimo, dunque ha una sua severità, esiste un'etica pubblica per i Potenti di turno che tiene conto anche della morale privata. Anche perché per l'idealismo etico liberale, chi è privilegiato deve dare l'esempio. P.es. un Capo di Governo che non pagasse le tasse o passasse in auto col semaforo rosso o raccomandasse qualcuno senza meriti, dovrebbe subito dimettersi.
Perciò, amici della Destra (compresi troppi amici radicali, in realtà più anarco-libertari che liberali...), state sbagliando, e di grosso. Con strafottenza anarcoide confondete libertà e licenza, il probo cittadino che rispetta le leggi, magari dopo averle criticate, coll'imbroglione che le le infrange, e così facendo corrode un secondo cardine del Liberalismo: l'uguaglianza delle possibilità iniziali, l'uguaglianza nei diritti, la concorrenza, che altro non è se non la legge da rispettare uguale per tutti i cittadini... concorrenti.
E poi basterebbe il buonsenso: un Capo di Governo è semmai carnefice, mai vittima. E' il primo sospettato di attentati alla libertà, non la prima parte lesa. E comunque il "poverino" non può eccepire la "privacy" come noi cittadini comuni. Tantomeno può, coi mezzi che ha, incolpare altri Poteri. Questo anzi lo pone in posizione eversiva, essendo il bilanciamento dei Poteri cardine dello Stato liberale. E poi il Liberalismo deriva storicamente dal protestantesimo non dal cattolicesimo che perdona tutto e separa vita privata e pubblica (v. ipocrisie perbeniste della fu DC). C'è anche il concetto di "scandalo". Inoltre nei sistemi liberali moderni il cittadino vuole-deve conoscere tutto del politico per votarlo, anche le sue abitudini private. E' un "prodotto" sul mercato, come un altro, e l'etichetta deve essere chiara e completa (v. Paesi anglosassoni).
Non il signor Rossi, ma un Capo di Governo che sostiene di subire una "violazione di privacy"... Paradossale. Davvero fuori dei canoni della democrazia liberale: non sa che gli eletti dai cittadini non hanno diritti ma semmai doveri in più? E che tra i doveri c'è in primo luogo la trasparenza assoluta, laddove il privato è pubblico? Se il Capo del Governo avesse tenuto così tanto alla privacy non avrebbe dovuto mai darsi alla politica. Una prova in più che è "sceso in campo" per interessi personali.
Ma questo evidente ragionamento non viene sottoscritto dai tanti conservatori (che si definiscono per pudore "liberali di Destra") che evidentemente - parlamentari, politici, amministratori locali, giornalisti o opinion makers da web - guadagnano qualcosa dal difendere l'attuale Governo illiberale. E così mistificano le parole: chiamano "liberale" ciò che è profondamente illiberale.
L'imbroglio lessicale è il primo e il più facile per i conservatori. Ricordiamoci sempre della parola "laico" riformulata con sfacciataggine dai clericali in spregio della Storia e del dizionario.
L'italiano, poi, è per tare ereditarie politiche antiche un disobbediente e anarchico nato. E questo il furbo mister B lo sa benissimo. Rappresenta psicologicamente in modo perfetto l'italiano medio che non paga le tasse, posteggia in terza... fila, costruisce la villetta abusiva, fa raccomandare o raccomanda, non rispetta leggi e regolamenti (con la scusa che sono "ingiusti"), usa le vie traverse e le amicizie per ogni cosa. Ecco perché ha tanto seguito.
Ma sbaglia la Sinistra a demonizzare (con tutti i Governi sbagliati, incerti e inefficienti che ha dato, che come questo Governo non hanno condotto nessuna riforma liberale), a presentare l'attuale Governo come unico artefice del degrado italiano. Ai tempi dei Governi precedenti l'italiano era forse diverso? No. Però i Governi precedenti, compresi quelli DC, agivano con la mentalità liberale della formale "irreprensibilità" del politico. Mai si era avuto un esempio così diseducativo. E che il Liberalismo debba anche educare una cittadinanza che è illiberale per ignoranza lo dimostrano tutti gli Autori e politici antichi: da Cavour a Nathan, da Mazzini ad Einaudi). I governanti diseducatori lisciano il pelo al peggior uomo della strada italiota. Dall'alto dei loro privilegi e dei loro pregiudizi illiberali e anti-liberali, confermano al ceto medio italiano che ha tutti i diritti di continuare a "farsi i cazzi suoi", e che anzi questo strafottente individualismo disobbediente e anarco-fascista è cosa giusta, addirittura "liberale"!
E voglio proprio vedere - ci sarà da ridere e piangere - come e se riusciranno a riciclarsi spacciandosi "da sempre" riformisti, liberali, onesti ed efficienti. Allora, prevedo, saranno tutti notori "antiberlusconiani", come nel 1945 all'improvviso un popolo di fascisti si dichiarò da sempre anti-fascista.
Davvero, deve ancora passare la nottata. Siamo alla notte più buia e vergognosa della Storia dell'Italia Repubblicana.

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