22 dicembre, 2017
I tre “miracoli” laici, oggi irripetibili, della nostra bella Costituzione, a 70 anni dall’approvazione.
Ma si era compiuto un doppio miracolo: mettere d’accordo in un tempo breve un quadro istituzionale tipicamente liberale (separazione rigorosa e bilanciamento sapiente dei Poteri, grande spazio a garanzie, diritti di libertà e alla loro realizzazione pratica, attivazione e corresponsabilità dei cittadini singoli, indipendenza della Magistratura ecc.) le visioni stataliste, comunitarie, solidaristiche, tipiche delle due Chiese (cattolica e marxista), che unite avevano la stragrande maggioranza nel Paese, con la visione liberale, individualistica, attivistica e fondata sulla cultura e responsabilità personale, già allora ormai minoritaria dopo la crisi del Liberalismo nel primo 900, ma che aveva un prestigio anche tra gli avversari molto più vasto dei suoi voti, se un Togliatti si alzava per andare ad ascoltare Croce da vicino (don Benedetto odiava il microfono).
Un terzo miracolo, davvero laico, fu il peso delle idee liberali, molto più rilevante dei loro numeri tra i Costituenti. E fu la salvezza dell’Italia, perché tutti e tre i maggiori partiti eletti alla Costituente nel 1946 erano totalmente estranei alla tradizione liberale del Risorgimento. E forse se ne rendevano conto, chissà, forse pativano un complesso d’inferiorità. (Democrazia cristiana, 207 deputati e 35 per cento dei voti; Partito socialista, 115 deputati e 20,7 per cento; Partito comunista, 104 deputati e 18,9 per cento dei voti). Fatto sta che i tre partiti minori, di ispirazione liberale, sia pure molto diversi tra loro, non furono affatto emarginati, anzi ebbero un prestigio e un peso tale da contare nell’Assemblea molto più dei loro voti (Unione democratica nazionale, 41 rappresentanti e 6,8 per cento; Partito repubblicano, 23 deputati e 4,4 per cento; Partito d’Azione, 7 deputati e 1,5 per cento).
Quei tre “miracoli”, l’accordo armonioso tra avversari, il tempo breve per l’accordo e la redazione del testo, e il rispetto unanime per le idee liberali sulla struttura dello Stato e le garanzie dei cittadini, oggi sarebbero forse impossibili. Ecco perché oggi non bisogna riformare la Costituzione: risulterebbe inevitabilmente sbilanciata, faziosa, mal fatta, subito deperibile.
Il Testo costituzionale, poi, è bellissimo anche come lingua italiana (rivisto alla fine da Concetto Marchesi, comunista, grande filologo e latinista): ogni parola è chiarissima e semanticamente pregnante, neanche una può essere tolta senza compromettere l’intero articolo (a differenza dei testi legislativi attuali: prolissi-ridondanti-equivoci-burocratici, scorretti).
Insomma, anche per me è una bellissima Costituzione. Che infatti piacque, nonostante che si votasse con molta passione su testi preparatori e su ogni articolo, anche ai valenti grandi Liberali dell’Assemblea, tra cui Einaudi e Croce, e al grande giurista azionista Piero Calamandrei (ecco un passaggio del suo commento ai giovani), gente colta e aperta, e nient’affatto ottusamente conservatrice o beghina come certi sedicenti pseudo-liberali e laicisti di oggi (in realtà o conservatori o, molto peggio, senza idee proprie, e quindi senza passione, capaci di tutto).
La Carta Costituzionale fu poi firmata il 27 dicembre da quel galantuomo liberale che era il capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, amato e rispettato da tutti, avversari compresi. Personalmente monarchico, fu un Presidente impeccabile che separò nettamente il suo ruolo dalle proprie convinzioni. E lo stesso si deve dire per il primo Presidente regolare, Einaudi.
Altri uomini, altri tempi, d’accordo; ma non è che nel frattempo i valori umani siano cambiati: ce ne fossero oggi! (dico io). Ma mi rispondo subito: gente così oggi non sarebbe presentata candidata dai Partiti, e se presentata per errore non sarebbe eletta. Perché oggi abbiamo in Italia una democrazia di massa, falsa, solo formale, in realtà solo oligarchica, non disinteressata, che non insegna al Popolo, che non mostra esempi, impersonata da gente arrivista, insieme ignorante, poco intelligente e furba, solo attratta dalla scalata sociale, dal Potere, perfino nei casi rari in cui non è attratta dal denaro.
IMMAGINI. 1. Il liberale Meuccio Ruini, Presidente della Commissione dei 75 dell'Assemblea Costituente, firma il 27 dicembre 1947 il testo della Costituzione della Repubblica italiana, tra il cattolico De Gasperi (Presidente del Consiglio dei Ministri) e il comunista Terracini (Presidente dell'Assemblea Costituente). 2. L'Aula di Montecitorio dove si svolsero le votazioni della Costituzione.
AGGIORNATO IL 28 DICEMBRE 2017