17 febbraio, 2009

 

La croce. Altro che ekklesìa spontanea senza capi: ha sempre voluto dire Potere

L’insegnante Franco Coppoli, di Terni per aver tolto dall’aula scolastica una croce messa dagli studenti sta passando i suoi guai, prima col preside, uno che pure si era candidato alle primarie nel PD (segno che ormai nel PD c’è di tutto), e poi con una commissione di disciplina del Ministero dell’Istruzione. Ora rischia la sospensione e perfino la destituzione.
Come riferisce F. Pullia su “Notizie Radicali” di ieri, gli alunni avevano ricollocato in classe la croce dopo aver “deciso a maggioranza in un’assemblea senza il prof”. Ma, scusate, non era la scuola che doveva educare gli studenti? Ora siamo al soviet reazionario degli studenti che si auto-maleducano e cercano di rieducare pure gli insegnanti? Altro che Talebani. E questo, nonostante che non esista straccio di legge che autorizzi il crocifisso nei locali pubblici.
Ma su un punto il radicale cattolico Pullia sbaglia. “E’ giusto o no – scrive – che in classe (o in un qualsiasi pubblico ufficio) il crocifisso venga esposto come ostentazione, tutt’altro che religiosa, di una religione di stato, snaturando, tra l’altro, lo stesso messaggio (nient’affatto di potere e imposizione) contenuto nel simbolo?”.
E che ne sa lui del "messaggio" originario? Una bella frase politica, cattolico-liberale, certo, forse anche alla Aldo Capitini. Peccato che non sia storicamente fondata.
Ammesso e non concesso che Joshua il Nazareo o il figlio di Giuda il Galileo sia mai esistito, dato che stranamente non ne parla nessuno dei tanti storici dell’epoca, la croce non fu certo il “suo” simbolo. Semmai, cerco di ricordare, lo era quello del pesce, che una volta secondo un Vangelo avrebbe disegnato sulla terra. E il pesce era nelle prime catacombe. Ma non la croce.
Quando la croce divenne simbolo, lo fu perché era già nato il Cristianesimo. E la Chiesa fu subito un rissoso centro di potere, di forza e di tradizione, non solo costruita ma autoritaria. Così prepotente da mistificare tutto: i Vangeli scritti postumi, selezionati e falsificati, il nome stesso dell’Uomo-Dio carismatico, la sua vita, la data della sua nascita (spostata dal 6 gennaio al 25 dicembre per farla coincidere con i Saturnali pagani, che avevano più “audience”).
Insomma, attenti alle leggende dei cattolici del dissenso o radicali. Come oggi non esiste una Comunità di fedeli “puri” contrapposta a quei “marpioni” deviati di Papi e cardinali, visto che i primi conoscono bene i secondi e vi si adattano a meraviglia, così in antiquo non ci fu mai una “Ecclesìa pura”, cioè una comunità di cristiani - che si riunivano cioè sotto il simbolo della croce - semplice e senza capetti parassitari e di potere. Studiare la storia della Chiesa, please. In caso di dubbi chiedere al cristologo Luigi Cascioli.
Fin dall’inizio il cristianesimo fu un temibile centro di potere, a cui si arrivava dopo lotte terribili e sanguinose tra le più diverse sette. La struttura si sovrappose subito perfino alla presunta, distortamente riferita dalla stessa Chiesa, “parola” del simbolico “Krystòs”.
La croce è sempre stata, quindi, simbolo di Autorità e Tradizione (endiadi: significa Autorità della Tradizione), di violenza sulle coscienze, una forza pura, come può essere pura la forza fine a se stessa. Gli esempi storici sono migliaia, dal Medioevo all'Inquisizione, ad oggi. E lo so bene io che da adolescente come l'insegnante Coppoli tolsi il crocifisso dalla mia stanza, dovendo poi subire con la forza il simbolo della croce come simbolo violento da un padre che andava in chiesa solo “per tradizione”.
Insomma, Dio come scusa per l'ordine costituito, dominio sugli altri. Non a caso il Papa prese dal pagano Re di Roma, che era sempre anche Pontifex maximus, cioè pontefice, ovvero costruttore di ponti, insomma un generale del Genio militare e condottiero religioso. Religio instrumentum regni. Tutt'al più missionarismo, conversioni d'autorità. Non meravigliamoci, perciò, della amorale moralità di molti italiani e cattolici, appunto, pienamente “cristiani”.
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BBC News ha pubblicato sulla vicenda di Terni un articolo: "A teacher in Italy has been suspended after some students complained that he removed a crucifix from his classroom.Franco Coppoli, a literature teacher from Umbria, took down the crucifix in his classroom arguing that education and religion should not be mixed".

09 febbraio, 2009

 

Privato & Pubblico. Noi che siamo insieme liberali e radicali, sul caso Eluana Englaro

I DUE ASPETTI DELLA VICENDA. Sul Corriere di oggi, il liberale Panebianco ("Quel silenzioso terzo partito") sostiene una posizione di buonsenso tipicamente liberale (riporto in sintesi): «Sul caso Englaro, oltre ai due partiti che si scontrano ne esiste anche un terzo, silenzioso. E’ il partito di chi pensa che occorrerebbe coltivare, nella riservatezza e nella discrezione, una zona grigia, protetta da una necessaria ipocrisia, nella quale le decisioni sul caso singolo restano affidate alla sensibilità e alla pietas del medico che ha in cura il malato e ai sentimenti delle persone che lo amano».Ragionamento molto privato, da autonomia della coscienza, molto Understatement, molto liberale Doc. Pre-pannelliano.E infatti un lato di noi “gemelli”, da sempre liberali e radicali tagliati per il lungo, approva vivamente.Spero – col liberale palermitano Ghersi – che “i fautori di una linea non avranno il cattivo gusto di festeggiare se la morte di una persona giungerà prima che sia entrata in vigore una nuova legge approvata dal Parlamento, e che i fautori dell’altra linea non avranno il cattivo gusto di festeggiare se riusciranno ad imporre la loro volontà ad un padre ed una madre, già provati oltre ogni umana capacità di sopportazione da una sofferenza che si protrae da diciassette anni”. Vero. Sto coi liberali Doc. Attenuo i toni, riporto la vicenda all’area privata, individuale. E rispetto il dramma di papà Englaro. E’ lui, solo lui che deve decidere. Non voglio far vedere che sto strumentalizzando un corpo, come fanno i clericali. Non vado ai cortei, non reggo striscioni, non tingo di nero la mia foto su Facebook [anche perché il nero-lutto lo lascio alla cultura del lutto, del vecchio Sud, dei cattolici che “devono far vedere” agli altri, alla ritualità esibita e falsa. Insomma alla Chiesa. Per me non esiste un “lutto”.
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Ma l’altro Nico (siamo davvero 2, non è uno scherzo) fa una mozione d’ordine. “Vero, caro Nico-1, ma qui non siamo – magari – nell’Iperuranio, o nella serenità del monte Olimpo, dove tutti gli Dei sono buoni e belli, le rondini svolazzano allegre e i fiorellini ridono al sole. Tu non puoi ritirarti sulle cime e vedere le cose dall’alto. Qui, sopra al caso umano, drammatico, degli Englaro, si è ormai sovrapposto un dramma politico, istituzionale senza precedenti. Eluana è una scusa, non cadere nell’inganno, per strizzare l’occhio in un vergognoso do-ut-des con la Chiesa, ma anche per tentare scorciatoie autoritarie, la finta democrazia del consenso estorto, carpita non solo grazie alla Tv, ma anche a raffiche di decreti-legge. Perfino, cosa del tutto eversiva per Montesquieu e quindi per tutti i liberali di Destra, Centro e Sinistra, contro una sentenza definitiva della Cassazione. Roba che solo Mussolini faceva”. Protestare ora, sul caso Englaro, non è tanto entrare con gli scarponi chiodati nella stanza dove le macchine crudelmente la mantengono artificialmente in vita, ma è riaffermare la laicità dello Stato, la indipendenza della scienza, la supremazia del Diritto, sola garanzia per lo Stato liberale”. Vero anche questo. E quindi, guardando a questo secondo aspetto, sto coi Radicali. Senza perdere mai la ragione, grido. Senza ipocrisia dico ad alta voce la spiacevole verità. Perché è in atto una tremenda ingiustizia. E poi lo so bene, Ghersi e Panebianco: vi possiamo garantire che nessuno di loro, di noi, gioirà mai se la povera Eluana riuscirà a togliersi dalla non-vita prima d’un rozzo decreto-legge che la considera solo un pretesto.

01 febbraio, 2009

 

Spagna e Corte dell’Aja contro Israele: possono essere arrestati ministri e ufficiali

Alti ufficiali dell'esercito israeliano e gli stessi ministri e sottosegretari della Difesa di Israele rischiano di essere arrestati se sbarcano in Spagna, Olanda, Belgio e Gran Bretagna, perché inseguiti da mandati di cattura internazionali per aver comandato di uccidere dei terroristi. Questo l'aberrante capo di imputazione di Paesi europei che gli israeliani considerano da anni come pericolosi falsi amici, e di una Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja a cui non riconoscono la minima obiettività, perché - denunciano - dà ascolto soltanto agli oppositori di Israele. Riportiamo l'interessante articolo pubblicato dalla agenzia Informazione Corretta distribuita oggi.
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SPAGNA CONTRO ISRAELE, IL RITORNO DELL'INQUISIZIONE
di Danielle Sussmann
Informazione Corretta , 31 gennaio 2009
b.
Tzipi Livni ha rischiato di non recarsi a Bruxelles per spiegare ed illustrare la realtà concreta dell’operazione israeliana, a causa delle voci di un arresto pendente nei suoi confronti da parte della Corte Internazionale Europea dell’Aja.
Tali arresti nel tempo si sono diretti contro diversi responsabili, tra cui Ariel Sharon, e funzionari sia governativi che dell’esercito israeliano. Tuttavia, ad oggi, ogni avviso di garanzia (conducente all'arresto) è rimasto simbolico, oltre alla decisione di non applicarla contro un capo di stato o ministro in carica. L’arresto l’hanno sfiorato per la prima volta, ufficiali dell’esercito israeliano per ordine della Gran Bretagna. Doron Almog, ex Comandante del Sud di Israele, era già atterrato nel Regno Unito per sostenere una serata di beneficenza per bambini disabili quando venne a sapere che rischiava l’arresto se entrava nel Paese. Un altro ufficiale si guardò bene dal scendere dall’aereo.
La vergogna a cui soggiace la Corte Internazionale Europea dell’Aja si è già manifestata nella condanna della barriera difensiva israeliana. Delegittimata da Israele, la Corte Internazionale Europea prosegue il suo vergognoso cammino ascoltando solo le fonti palestinesi e i Paesi che le legittimano.
La Spagna si è arrogata il diritto di far processare chiunque ritenga passibile dell’accusa di terrorismo e di crimini di guerra. Si è prodotta nell’ignobile cancellazione degli eventi celebrativi della Giornata Internazionale della Memoria, confondendo volutamente la tragedia europea della Shoah con l’offensiva israeliana a Gaza contro Hamas.
Non paga, sostiene da due giorni una ONG palestinese che ha chiesto l’incriminazione di otto generali israeliani equiparati a Bin Laden anch'esso passibile di arresto. Tra essi, Dan Halutz comandante dell’Israeli Air Force nel 2001 e Binyamin Ben-Eliezer quale Ministro della Difesa all’epoca. Il primo è accusato in particolare per l’operazione Defensive Shield del 2001 in cui è stato ucciso il leader terrorista Saleh Shehadeh con una bomba da una tonnellata sganciata da un F-16 in un attacco mirato su Gaza City.
Il Ministro della Difesa Ehud Barak ha respinto con vigore le accuse. “Chi considera l’assassinio di un terrorista un “crimine contro l’umanità” vive in una concezione che ribalta il mondo. Tutti gli ufficiali della Difesa, sia in passato che nel presente, hanno agito correttamente nel nome dello Stato di Israele e con l’impegno di difendere i cittadini israeliani.” Barak ha sostenuto l’esigenza di un comitato di difesa legale per l’esercito approvato dal Consiglio dei Ministri.
Mercoledì 28 gennaio, un anonimo sito web pubblicava le versioni in ebraico ed inglese degli avvisi di garanzia per più di una dozzina di politici israealiani e leaders della Difesa. Benché la maggioranza degli avvisi di garanzia riguardassero la recente Operazione Cast Lead su Gaza, altri si riferivano alle azioni di Ben-Eliezar (attuale Ministro delle Infrastrutture) quando era comandante delle forze speciali Sayyeret Shaked nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. Il sito lancia un appello a chiunque “abbia informazioni sulla presenza dei sospetti fuori dai confini di Israele e di notificarlo subito al “Prosecutore” dell’Aja di cui fornisce l’indirizzo per contattarlo. Le schede sono complete di cenni biografici e descrizioni fisiche dei sospetti.
Siamo tornati all’Inquisizione spagnola.

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