25 novembre, 2005

 

25. Newsletter del 23 maggio 2005

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Salon Voltaire
IL GIORNALE PARLATO LIBERALE
LETTERA DEL SALOTTO VOLTAIRE
QUINDICINALE LIBERALE DI ATTUALITÀ, POLITICA, SCIENZA, CULTURA E COSTUME
Lettera n.25 - 23 maggio 2005
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"Stress, ipertensione, colesterolo alto? Partecipa a un salotto liberale.
L’unico in cui il sedentarismo fa bene e stimola il cuore"
CARDIOLOGO ANONIMO
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Sommario:
CATTOLICI E LIBERALI. Urbi et orbi, sempre più orbi
ALL’ANIMA DEGLI OVOCITI. Una cellula o una donna?
L’EMBRIONE CAMBIA TATTICA. Umano, troppo umano
CLERO E POLITICA NEL 1857. Cavour e le "armi spirituali"
VERDI E SCHOLA ASINORUM. Cento di questi errori
CASALINGHE IN ASSEMBLEA. Se voti ti offro il soufflé
CAOS A NAPOLI. Biada ai vecchietti, viagra ai cavalli
EROI DI IERI (IN JEANS). Garibaldi: "Lotto per Mille"
EROI DI OGGI (IN RASO). Ruini: "Lotto per l’8 per mille"
MANCA LA CONCORRENZA? Forza, filippini, fate i tassisti
GIUSTE REAZIONI. "E io apro un blog amico degli ebrei"
LA STORIA CON I "SE". Pochi moderati? "Colpa di Croce"
CAPIRE L’AMERICA. Due secoli di orgoglio e pregiudizi
OGGETTI TAUMATURGICI. La nonnina sana come un pesce
AZIENDE DI SERVIZI. Mercato finto per i monopoli di Stato
LAPSUS DI CONGRESSISTI. "Cari compagni magistrati"
CONVEGNO DEI LIBERALI. Libertà per scienza e persona
I 75 ANNI DI PANNELLA. Il guru che ha cambiato i liberali
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LA GENTE E GLI INTELLETTUALI
Urbi et orbi. Sempre più orbi
Non ci sono più le mezze stagioni d’una volta. E neanche le mezze ideologie. "Où sont les neiges d’antan?" Per esempio, avete più incontrato cattolici liberali? Politici o intellettuali, vogliamo dire. Ma sì, quei bei cattoliconi-liberaloni d’un tempo, alla Massimo d’Azeglio o alla Arturo Carlo Jemolo, per intenderci. Andrebbero bene anche tipi alla Casati, Gallarati Scotti o Jacini. Liberali cattolici che fecero il Risorgimento. E neanche tanto moderati. Che andavano a messa, certo, ma sapevano ben distinguere, poi, tra idee personali e politica, religione e diritto, fede e scienza, esigenze dell’anima e doveri verso la Patria. I bersaglieri che bombardarono le mura accanto a Porta Pia, a Roma, erano tutti cattolici osservanti, a cominciare dal generale Cadorna. E rispettavano papa e religione, tant’è vero che per evitare la scomunica promessa da Pio IX al primo che avesse ordinato di sparare fecero comandare l’artiglieria da un tenente ebreo, portato appositamente dal Piemonte. Gente di altra tempra e altri tempi. Oggi abbiamo i Buttiglione, i Giovanardi, i Socci, i Messori. Eppure tanti cattolici in Forza Italia, in AN, nella Margherita, perfino tra i Ds, si definiscono "liberali". Solo perché non sono fascisti o comunisti? E’ un po’ poco.
Per fortuna c’è la gente normale, che è molto più avanti dei politici. Le lontane vicende del divorzio e dell’aborto, già trent’anni fa, lo dimostrano. Si disse allora che molti cattolici di base in Italia sono "liberali", anche contro le gerarchie ecclesiastiche. Nel senso che non sono abituati ad imporre agli altri il loro credo individuale, e che senza saperlo mettono in pratica il dettato evangelico "Date a Cesare quel ch’è di Cesare, a Dio quel ch’è di Dio". Del resto, dopo l’11 settembre non si era detto e scritto che il cristiano, al contrario dell’islamico, oggi non fa più prevalere il proprio credo nella vita sociale? E se è vera la denuncia della Cei che il cattolico italiano va poco a messa e non frequenta le chiese, e si aggiusta i dieci comandamenti e il catechismo come vuole lui (e i vescovi "s’incazzano", canterebbe Paolo Conte), con quale coerenza pretenderebbe poi d’imporre il suo credo "segreto" agli altri?
Ma è tra le "teste pensanti" e i politici che questo referendum, forse ancor più di quello sul divorzio, si sta rivelando un test impietoso. Non è solo la scarsità numerica dei "cattolici liberali" il problema, quanto la mediocrità intellettuale e l’imbarazzante infantilismo scientifico di certi propagandisti dell’astensione. Neanche una maestrina elementare dell’800 avrebbe potuto dire cose più ridicole e false sull’embrione. Perché è proprio nei mediocri, si sa, che la faziosità prevale sull’intelligenza.
Peccato, ce ne dovrebbero essere di più, di cattolici liberali. E magari di più preparati e combattivi. Mentre quei pochi che ci sono, o parlano come i non liberali, oppure sono colpiti tutti stranemente da un’epidemia di laringo-faringite che li rende afoni. E anche loro ormai, per un malinteso spirito di "civiltà occidentale, cioè cristiana", delegano alla Chiesa l’interpretazione autentica della biologia.
Sarebbe bello se "tra liberali" di diversa provenienza si potesse ragionare in modo pacato e rigorosamente conseguente, come facevano Socrate e Galileo, con la scienza sotto gli occhi. Ma il fanatismo ideologico, l’idea di rivincita sul mondo laico e illuminista, lo stravolgimento della Storia, il fondamentalismo culturale copiato agli islamici, l’intolleranza per la ragione, l’odio per la scienza, i filosofemi da scuola di provincia, addirittura la teologia imposta ai credenti e ai non credenti, hanno ormai macchiato tutto e tutti: la Chiesa, il mondo politico, i cattolici ultrà, e perfino i cosiddetti "cattolici liberali". Questa caduta del livello intellettuale e morale, tra le tante rivelazioni sgradevoli per chi è liberale, è certamente il dato più grave e preoccupante delle polemiche sgangherate sul referendum.
Così, in televisione, alla radio e sui giornali, negli esigui spazi dei dibattiti, riappaiono finti scienziati e finti moralisti, ipocriti scandalizzati che si stracciano le vesti di fronte alle antiche e nuove libertà. Come fasulli giainisti indiani, in pubblico spazzano davanti a sé "per non uccidere delle vite", ma in privato si ingozzano di bistecche alla fiiorentina. Segretamente ammazzano (formiche, lombrichi, batteri, polli, pecore e manzi), torturano (coscienze), stuprano (studenti di catechismo, seminaristi), ma in pubblico dicono che è vita umana anche quella d’un grumo di cellule destinato dagli sprechi della Natura a morire. Insomma siamo in piena recita, in piena finzione sottoculturale, alle solite patetiche mezze figure dell’Italia delle sacrestie degli anni 50 che credevamo scomparsa. Mancano solo – ma ci stiamo arrivando – le "Madonne pellegrine". Non dal Soglio di S.Pietro, perché il suo nuovo titolare lo giudicherebbe forse volgare, ma dai seggi cardinalizi, dagli scranni vescovili e perfino dai pulpiti dei parroci ogni legittimo messaggio religioso "a Roma e al Mondo", Urbi et Orbi, viene visto come un appello elettorale alla reazione, alla Vandea, al popolaccio sanfedista del cardinale Ruffo, a chi, insomma, in tutti gli schieramenti, non è illuminato dalla luce della ragione. Agli orbi, appunto, sempre più orbi. (François Marie Arouet)
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VERONESI. LA VERITA’ SUGLI OVOCITI
"Tutelate più le cellule che le donne"
Quanto siano medievali e poco scientifici gli allarmi lanciati dalle mezze figure che parlano di "strage di vite umane" pensando agli embrioni usati in fecondazione medica, si incarica di metterlo in evidenza, con la sua ben nota umanità e ironia, lo scienziato oncologo Umberto Veronesi ("Voterò quattro sì"). Basta pensare – ricorda ai tanti filosofi e bioetici da bar – che nei normali rapporti sessuali di coppia ogni giorno in Italia almeno 10 mila uova fecondate non attecchiscono in utero e muoiono. Circa 300 mila al mese, 3 milioni e seicentomila l’anno. Vogliamo mettere in galera la natura? Una "strage" di potenziali bambini e di anime, dirà qualche vescovo. Ma è il buon Dio, eminenza. Per la Chiesa, non essendo battezzati, vanno nel limbo. Ipotesi scartata da San Tommaso d’Aquino che fissa al terzo mese di vita la comparsa dell’anima. Mentre per l’ebraismo il momento chiave è il quarto mese.
E quando arriva "l’anima"? Ammesso che la cosiddetta "anima" coincida col pensiero, con la psiche, è provato che il feto pensa all’ottavo-nono mese. Fatto sta che la morte oggi coincide con la morte del cervello: l’espianto di organi vitali è consentito anche dalla Chiesa dopo la morte documentata del cervello. Ma quando l’embrione inizia ad avere questo abbozzo? Questo accade dopo due settimane dall’attecchimento in utero. Prima è solo un ammasso di cellule. Solo un progetto di essere vivente.
"Inumana, poi, è la proibizione della diagnosi preimpianto per verificare la buona salute dell’embrione. In contraddizione con la legislazione italiana in vigore che prevede l’esame prenatale del liquido amniotico o dei villi coriali, così come l’ecografia già dal secondo mese, che in caso dimostri una malformazione o una situazione grave del feto autorizza la scelta dell’aborto. E credo che nessuna donna ami abortire. Eppure mentre è prevista l’eliminazione di un feto, di un essere umano, si tutela un ammasso di cellule non pensante... Almeno fino a quando non diventa pensante, perché poi l’aborto è ammesso... Sconcertante". (Sciura Egle di Porta Tosa)
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L’ULTIMA TATTICA
L’embrione? "Umano, troppo umano"
Teologia? Macché. Questione religiosa? Nient’affatto. E basta anche con la leggenda della "contrapposizione tra cultura cattolica e cultura laica: la ritengo del tutto inaccettabile". E’ il cardinale Tettamanzi a parlare, sorprendendo un po’ il giornalista di turno, non ancora abituato ai veloci cambiamenti di tattica della gerarchia cattolica. Vescovi e cardinali avevano a lungo sostenuto che la fecondazione fa piangere Gesù o la Madonna, anche se la rivista MicroMega ha avuto buon gioco nel riproporre la "immacolata concezione" di Maria come una vera e propria "fecondazione eterologa" al buio. Altro che Giuseppe: "chill'è propio niro niro, niro niro comm'a che' ". Insomma, Dio più libertario di Pannella e Capezzone? Ora però Tettamanzi, che deve averle provate tutte, prova con questa ennesima argomentazione: ma quale "cattolica", la questione è pienamente "umana" (bellissima la contrapposizione, degna di Anticlericale.net, anzi di Nogod). "È in gioco la vita umana, il bene fondamentale per ogni persona, sia essa cattolica o no, credente o no, di destra o di sinistra".
Ah, sì? Ma se è così, se la questione è umana, troppo umana, la Chiesa che c’entra? Non ha titolo per parlare. Non è un partito o un movimento di idee. Non è un’assise di filosofi. E’ un potere spirituale, garantito e rispettato appunto perché (purché) spirituale. Se non si occupa più di spirito ma di corpo perde ogni legittimazione morale. E’ irresponsabile, perché gli Stati moderni, secondo tradizione, riconoscono per convenzione alle autorità religiose una certa autorità spirituale sui credenti e l’indipendenza nel loro ordinamento interno. Ma non sarebbe né così rispettata né garantita se si occupasse di cose materiali, se competesse per il potere e per le leggi con gli Stati. Quando la Chiesa era anche potere terreno è stata sconfitta. I suoi territori e i suoi possedimenti (anche chiese e conventi) confiscati. Il Papato come vero Stato è stato cancellato e costretto più di un secolo fa dai liberali italiani a tornare ad occuparsi solo di Dio e non più di cose terrene. Facendo oltretutto il bene della Chiesa, come hanno riconosciuto tutti i grandi pensatori cattolici moderni. E ora la Chiesa, ridotta (elevata) a questa versione spirituale, sopravviva pure, ma parli di religione e non di leggi, di anime e non di corpi, di digiuni e penitenze per i suoi affiliati e non per gli altri, di immagini sacre e non di organi sessuali. Noi liberali, anche cattolici, non potremmo tollerare che la Chiesa diventi un anti-Stato. (Barone Peppino d'Holbach)
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IL RISCHIO DEL CLERO CHE FA POLITICA
Cavour: no alle "armi spirituali"
Ve l’immaginate una partita a poker in cui un giocatore che non ha buone carte all’improvviso si alza in piedi, rivela ai presenti ammutoliti di essere Dio, e forte di questo potere si prende tutta la posta in gioco e perfino il mazzo di carte? Già visto, roba da vecchi film western, direte voi. Una scena che di solito finisce con una sparatoria. Eppure, proprio negli stessi anni in cui negli Stati Uniti iniziava la conquista del West, Cavour temeva che accadesse proprio questo alla politica italiana. Che lotta politica sarebbe mai quella in cui un partito, vistosi in minoranza, scomunicasse l’altro, o andasse dicendo alle masse popolari che la propria tesi "è voluta da Dio", mentre coloro che non la pensano allo stesso modo sono non avversari o concorrenti, ma atei, "senza Dio", cinici "materialisti"? Come minimo, non sarebbe garantita la… par conditio. Come si fa a fare politica avendo come avversari non più uomini come noi ma anche Divinità, Santi e angeli? Una lotta impari. Pensando ai riflessi che una propaganda del genere avrebbe potuto avere sulla popolazione più ignorante (e si era a metà Ottocento), perfino a un cattolico liberale come Cavour la cosa sembrava davvero insopportabile.
In queste settimane in cui "l’ira di Dio", letteralmente, è minacciata dai vescovi contro chi va a votare i referendum, può essere interessante rileggere un passo del discorso che Cavour pronunciò alla Camera dei Deputati del Regno di Sardegna il 30 dicembre 1857. Le analogie con la situazione odierna non sono poche. "Se io non temo le lotte politiche, quando siano combattute con armi legali, non posso dire altrettanto ove il clero potesse impunemente valersi delle armi spirituali di cui è investito per ben altri uffici che per far trionfare questo o quell'altro politico candidato. [...] Quando il clero potesse impunemente denunciare nei comizi elettorali i suoi avversari politici, a cominciare da coloro che reggono lo Stato fino all'ultimo fautore delle idee liberali, come nemico acerrimo della Chiesa, come uomo colpito dai fulmini divini, esso potrebbe facilmente ottenere da quella gente di opporsi e al Governo e alla maggioranza non solo colle armi legali, ma altresì coi mezzi materiali. Laonde io non esito a proclamare che se l'impiego abusivo delle armi religiose potesse farsi impunemente dal clero, noi saremmo minacciati, in un tempo più o meno lungo, degli orrori della guerra civile".
Lasciamo stare l’intelligente Giuliano Ferrara che, poverino, da giovane ha dovuto impiegare troppo tempo tra Mosca, le sommosse a Valle Giulia, il Pci di Torino e i picchetti ai cancelli della Fiat, per "difendersi - diciamo così - dal "comunismo reale", e perciò non ha avuto occasione di leggere gli autori liberali. Ma almeno lei, caro presidente Pera, che è un bibliofilo e ci teneva ad apparire un liberale Doc, dovrà ammettere che Cavour e tutti i liberali classici direbbero oggi cose diametralmente opposte alle sue. Oppure, dato che lei sostiene che cristianesimo e cultura europea coincidono, ritiene davvero che anche Camillo Benso fosse "contro la civiltà europea e occidentale"? (La badante russa di Cossiga)
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I VERDI E IL CARDINALE
Cento dubbi alla Schola asinorum
Sapevamo che molti politici sedicenti "verdi" sono del tutto ignari di una Natura che strumentalizzano a fini politici, essendo in realtà solo dei catto-comunisti. Ma ora un imbarazzante riconoscimento, anzi una chiamata di correo, gli è venuto da un cardinale, il vescovo di Venezia Scola. La coscienza verde, ha detto Scola, dovrebbe fare a pugni con l’idea stessa della fecondazione assistita, cioè di un’ipotesi non prevista dalla natura e che dunque ha poco a che vedere con l’ecologia. E ha concluso: "Dite no, allora, come fece il compianto Alex Langer (erroneamente definito dalla giornalista "fondatore del movimento", NdR) alla fecondazione medica". E Cento, dei Verdi, che ha risposto? "Ci devo pensare: ho ancora dubbi". Bah, uno come Cento che si macera nel dubbio? Improbabile. "Per quanto riguarda il legame fra l’ecologia e la fecondazione assistita, devo dire che l’obiezione è intelligente ma non la condivido. E’ una concezione esasperata dell’ambientalismo, ma è fondata".
"Intelligente", "fondata"? Non ci meravigliamo della risposta accondiscendente di Cento, che riserva la sua durezza solo a liberali, americani, israeliani e altra consimile gentaglia. Ma quella di Scola è proprio un’argomentazione scema. Così come sbagliata è la risposta di Cento. Neanche un’operazione chirurgica di appendicite sarebbe "prevista dalla Natura", neanche la vaccinazione anti-influenza che ammazza vite adulte come i virus, neanche un antibiotico che uccide non embrioni ma vite già formate e mature come i batteri, perfino la più banale compressa di aspirina o tachipirina. Del resto, era "naturale" la tracheotomia praticata al papa Giovanni Paolo II? E’ naturale l’asportazione chirurgica di un tumore? Auguriamo al cardinale Scola e al verde Cento di poter sempre guarire dalle malattie a forza di erbe, alimenti, acqua, aria, terra e sole. Se ci riescono, avranno l’ammirazione sincera di noi naturisti convinti. Ma poiché siamo certi, conoscendo i nostri polli, che Scola e Cento non abbiano proprio pensato alle medicine naturali, per restare a quei nomi ci sembra di stare alla Schola asinorum, alla scoletta di Pinocchio, dove errori e sfondoni si contano a cento a cento. (Gennarino de Condillac)
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CASALINGHE IN ASSEMBLEA
Se voti ti preparo il soufflé
Saranno "stelline", ma non brillano per correttezza liberale. Animate dalle migliori intenzioni di questo mondo, come no, ma ci lasciano perplessi. Laiciste, di sicuro, e anche libertarie, ma non sanno che il liberalismo vuole anche il rispetto delle forme. Troppo severi? E’ vero. Comunque, si è trattata di una piccola cosa, un’inezia davvero, una pagliuzza (che solo noi volterriani rospiscatole potevamo notare) rispetto alle travi, cioè alle scorrettezze gravissime perpetrate dal fronte astensionistico e dalla Rai. Anzi, lo diciamo un po’ vergognandoci della mania perfezionistica e prendendoci in giro da soli, noi i "perfettini", le "mosche cocchiere", i "fanatici della ragione"… Insomma, una vera e propria autocritica staliniana. Contenti ora?
Le donne importanti che a Milano, alle "Stelline", si sono riunite nel comitato "Donne per il sì" al referendum sulla fecondazione medica hanno il nostro plauso sincero. Con entusiasmo e generosità tipicamente femminili si sono buttate nella causa con proposte concrete. Bello aver ricordato che "votare non è solo un diritto ma anche un dovere". Un dovere etico e civile, s’intende. Ma le donne "politiche dilettanti" hanno voluto strafare. Si sa come sono le donne: si sentono "più pratiche e concrete" (in realtà solo sbrigative, dicono i maschi) degli uomini, che a loro dire perderebbero tempo in cavilli e diatribe pseudo-filosofiche sui principi e le regole. Per dare esempi concreti di decisionismo (veri schiaffi in faccia ai maschi eternamente indecisi), che si sono inventate? L’imprenditrice orafa Claudia Buccellati ha entusiasmato l’uditorio proponendo: "Regalerò un'ora retribuita ai miei dipendenti che presenteranno la prova di essere stati a votare [in qualunque modo, il che è nobile. NdR]. Invito tutti gli imprenditori a seguirmi in quest'iniziativa ". Per emulazione Maria Rita Gismondo, direttore di Microbiologia Clinica del Polo universitario Sacco, ha promesso: "Da docente universitario darò la presenza alla mia lezione agli studenti che andranno a votare". Il che servirà per i "crediti" da raggiungere.
Be’, amiche, grazie per la collaborazione e la fantasia, ma non siamo d’accordo sulle due creative "misure di incentivazione". Sarebbero un pericoloso precedente. La pensa così anche l’imprenditore Paolo Galassi. "Mi sembra una forzatura". Il voto non può essere "prezzolato" e aiutato da "regalìe". Se no, torniamo alle scarpe regalate dal mitico Lauro, a Napoli. Del resto, già oggi le elezioni sono distorte da voti dati a caso o senza cognizione di causa (giovani) o sulla spinta di favori o appartenenze amicali o mafiose (vecchi), di simpatie o di antipatie (donne e uomini). Ora ci mettiamo anche un’ulteriore distorsione. E passi per la gioielliera, che coi suoi soldi (tempo aziendale) ci fa quel che vuole, anche se i suoi concorrenti potrebbero farle questioni. Ma la docente universitaria ha un ruolo pubblico, e deve essere o apparire neutrale. Non può avvantaggiare alcuni studenti sugli altri, oltretutto a scapito dello studio. Uno studente astensionista potrebbe giustamente protestare. Forse i maschi hanno un’immagine aulica, idealistica e ottocentesca delle elezioni, forse le donne sono più sbrigative e iconoclaste, ma gli incentivi ci sembrano proprio due piccole furbate da casalinghe. Sì, insomma, due cavolate. (Madame de Stael)
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IMPERDONABILE SCAMBIO PROVOCA IL CAOS
Biada ai vecchietti, viagra ai cavalli
E dove poteva accadere se non a Napoli? Solita Asl inefficiente? No, una volta tanto, iniziativa privata. Privata anche di buonsenso. Ma sì, un imperdonabile scambio di scatole di integratori farmaceutici ha gettato la città partenopea nello scompiglio. E dov’è la notizia, direte voi? E’ che è stato un caos tutto speciale, paradossale, "nu’ casino" quasi non napoletano che ha fatto ridere anche i boss dei Quartieri spagnoli, e per qualche giorno ha avuto il merito di occultare il caos vero: il traffico, la sporcizia, la micro e macro-criminalità, la classe politica inetta.
I primi ad accorgersi che qualcosa non andava per il verso giusto sono stati i vigili. Avevano notato con stupore il curioso fenomeno di vecchietti, fino a quel momento visti trascinarsi stancamente col bastone, correre all’impazzata sul lungomare Caracciolo. Ma quello che ha fatto capire che stava accadendo qualcosa di davvero inusitato, sono state le decine di telefonate indignate di beghine che, uscendo dalla messa in Centro, denunciavano scandalizzate di aver visto decine di eleganti purosangue, e perfino i cavalli delle carrozzelle per i turisti, incuranti del loro carico anglofono e pagante in dollari, accoppiarsi freneticamente tra loro. Insomma, una gigantesca monta collettiva mai vista a memoria d’uomo, che ha procurato diversi mancamenti tra le pie donne e alcuni ferimenti tra turisti e passanti.
Che era successo? Gli inquirenti hanno scoperto che per un madornale errore di alcuni sprovveduti camorristi di provincia al mercato "sottobanco" di Forcelle erano stati scambiati alcuni flaconi di integratori e farmaci per il "doping". In particolare, agli anziani affetti da impotenza era stato venduto, in dosi da cavallo, una potente miscela di stimolanti neuro-muscolari finora usata per far correre i ronzini più brocchi alle corse clandestine, insomma una "biada" truccata. Ai cavalli, invece, era stato fatto assumere del viagra "made in China" in grandi quantità, cioè in dosi da uomo. Esilaranti le conseguenze: i puledri erano così eccitati che a tutto pensavano fuorché a correre o a trascinare la carrozzella. Si sono avventati tra loro, montandosi a vicenda, in un indecoroso spettacolo che ha scandalizzato le turiste inglesi e purtroppo ha coinvolto anche i ministri Giovanardi e Buttiglione che, insieme al cardinal Ruini, uscivano proprio in quel momento da un convegno para-scientifico sul tema "La doppia vita dell’embrione". Inseguiti per i vicoli dai cavalli infoiati che li avevano scambiati per femmine in calore, politici e prelato hanno dovuto mettersi in salvo nei "bassi", dopo aver promesso alle donne di casa di andare a votare i referendum. (La sigaraia di Benedetto Croce)
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EROI DI IERI (IN PIASTRE D’ORO…)
Garibaldi in jeans: "Lotto per Mille"
Allora, per nostra fortuna, fecero una colletta il Governo di S.M. Britannica, la Massoneria, i circoli protestanti e la Comunità ebraica inglese. La prospettiva dei finanziatori era ufficialmente l’Unità d’Italia, con il suo portato benefico di libertà e ordine politico per l’Europa, ma in realtà si puntava anche al ridimensionamento del potere cattolico, all’introduzione del protestantesimo e alla fine del potere temporale dei papi in Italia. Fu consegnato all’onestissimo Garibaldi l’equivalente di ben 3 milioni di franchi francesi, in piastre d’oro turche, allora accettate in tutto il Mediterraneo. Qualcosa come molti milioni di dollari di oggi (De Vita). A che servivano? A pagare profumatamente i corrotti generali borbonici che infatti, pur avendo truppe ben più numerose, addestrate e meglio armate dei Mille, si ritirarono o fecero finta quasi ovunque di combattere.
L’immagine di Garibaldi non ne esce minimamente offuscata. Solo la retorica storica, da scuola elementare, sull’eroismo e le difficoltà della spedizione dei Mille, retorica indispensabile – si sa – a tutti i giovani Stati, ne esce un po’ ridicolizzata. Ma anzi, complimenti postumi all’Italia di allora. Fu un’occasione unica che meraviglia ancor oggi. Politicamente un vero capolavoro, che non avrebbe mai potuto verificarsi né prima né dopo. Pensate solo all’ipotesi di un rivolgimento del genere ai nostri giorni. E col papa di mezzo. Ci troveremmo le truppe Nato, Onu e magari Usa contro. Impensabile. Ancora una volta, grazie Gran Bretagna.
Il Generale, d’altra parte, pur avendo sulle navi dopo Quarto e Talamone l’equivalente di centinaia di miliardi di lire da distribuire a pioggia nel Sud (fu la prima elargizione a fondo perduto), fu sempre irreprensibile. Non così si può dire dei suoi figli, coinvolti nella prima speculazione edilizia di Roma. Per ripianare i debiti dei quali, fu costretto ad accettare la lauta pensione del Governo che aveva sempre rifiutato.
Lui, sì, poteva esser fiero di dire "Lotto per mille" (mille uomini coraggiosi, s’intende), "A loro e alla libertà d’Italia dedico la mia avventura, la mia vita". E, si badi, era vestito di stinti pantaloni jeans. Non ci credete? Andate a vederli al Museo del Risorgimento, proprio sotto l’Altare della Patria, a Roma. Vi meraviglierete anche della loro piccola taglia. Erano i pantaloni da battaglia di Garibaldi, fatti col famoso "tessuto Genova" (da cui l’inglese "genoa’s", "gen’s", jeans), un’antica e pregiata invenzione tessile italiana ottenuta dal cotone finemente ritorto e tessuto stretto, colorato con l’azzurro indaco. In precedenza, nel Rinascimento, il tessuto Genova era così pregiato da essere usato per fare abiti per Re e principi, come risulta da più collezioni.
Un generale in jeans che combatte ovunque con coraggio, ma poi quando la partita si fa troppo impegnativa ed è in gioco l’unità d’Italia capisce che non può rischiare di sbagliare, che l’eroismo individuale non basta più, e che magari è più fruttuoso il sistema realistico proposto dalla lobby politica e finanziaria inglese. E così, dopo aver distribuito medaglie, cariche e miliardi, conquista sull'unghia un terzo dell’Italia, la consegna al pavido e imbarazzato Savoia, e si ritira povero a Caprera sparlando del Governo. Chi sa se gli studenti di domani si ritroveranno sui libri di storia questa nuova vulgata, anch’essa un po’ retorica ma più vera della prima, dell’Eroe dei Due mondi. (Bottino Ricasoli)
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EROI DI OGGI (IN MILIONI DI EURO)
Ruini in raso rosso: "Lotto per l'8 per mille"
A differenza di Garibaldi, il card. Ruini è ben vestito ed elegante. Certo non arriva all’ostentazione di pesanti catene d’oro, grossi gemelli d’oro e grande orologio d’oro, come il card. Scola. Eppure potrebbe permetterseli, visto che a nome della Cei, cioè la Conferenza dei vescovi italiani, riceve ogni anno dallo Stato qualcosa come 2000 miliardi di vecchie lire. Una legge infausta e illiberale, che andrebbe subito abrogata, permette allo Stato italiano di finanziare la Chiesa cattolica e altre cinque confessioni religiose. Funziona così: ogni anno, in occasione della dichiarazione dei redditi, ogni contribuente versa obbligatoriamente l’8 per 1000 delle sue tasse, e può esprimere la sua scelta a favore di chi destinare i fondi. Ma la ripartizione tra le diverse chiese del denaro di tutti gli italiani avviene secondo la percentuale di contribuenti che annualmente hanno espresso la preferenza.
E se il cittadino contribuente, non fa nessuna scelta? Peggio per lui. Lo Stato, d’autorità, verserà ugualmente l’otto per mille per conto del cittadino: solo che questo sarà ripartito tra le diverse chiese secondo le proporzioni delle scelte espresse dagli altri. Un meccanismo davvero equo e liberale… In tal modo, visto che quasi il 64% degli italiani non fa una scelta o sceglie lo Stato, e l’87% di chi firma sceglie la Chiesa cattolica, ecco che l’87% dell’otto per mille di quella stragrande maggioranza finisce lo stesso alla Chiesa cattolica (Cei). Allora, dicono i radicali, in attesa che questa legge illiberale venga abolita, tanto vale scegliere. Per esempio, i Valdesi o la Comunità ebraica, due chiese che non hanno mai dato problemi di libertà.
Oltretutto, i contribuenti che firmano per la Chiesa cattolica sono in costante aumento – fa notare il sito Anticlericale.net – grazie al fatto che essa spende milioni di euro ogni anno per massicce campagne pubblicitarie sui giornali e in Tv, mentre le altre chiese non hanno tanti soldi per farlo, e grazie al fatto che lo Stato rinuncia a fare pubblicità per sé – come dovrebbe – destinando magari il proprio otto per mille alla ricerca scientifica. Evidentemente c’è un’intesa segreta e accessoria con la Chiesa. I fondi in favore della Chiesa cattolica sono cosi quintuplicati dal 1990 ad oggi, passando da 200 milioni a 1 miliardo di euro (circa 2000 miliardi di lire). Questo aumento è stato impiegato soprattutto per scopi religiosi (nuove chiese, sostentamento del clero, attività della Conferenza episcopale italiana, ma anche per i Tribunali della Sacra Rota, promozione delle associazioni cattoliche, propaganda) anziché per scopi caritativi e per la fame nel mondo.
Insomma, il sistema dell’8 per 1000 va abrogato perché profondamente illiberale per almeno tre motivi: è obbligatorio per tutti indipendentemente dalla volontà del singolo cittadino, dipende curiosamente dalle scelte altrui e non dalle proprie, è tenuto nascosto per non sollevare critiche o opposizioni. Nel frattempo, finché esiste, meglio decidere da soli a chi dare i soldi. (Don Minzione)
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SE NON C’E’ CONCORRENZA
"Forza filippini, fate i tassisti"
Peccato che il Salon Voltaire non sia letto da ucraini, russi, moldavi e filippini. Ma tra i duemila destinatari (direttori di testate, giornalisti, docenti universitari, presidenti di club liberali e intellettuali) non mancheranno certo coloro che in un modo o nell’altro ricorrono all'aiuto di questi utili collaboratori. Ebbene, rivolgano loro un appello: fatevi furbi, occupate i posti resi vacanti dalla pigrizia, dal conservatorismo, dal corporativismo becero dei "padroncini" italiani.
A una lettrice che lamentava le pretese snob dei viziatissimi tassisti romani (per dirne una: "A Trastevere non veniamo, perché la gente parcheggia male e rischiamo di perdere tempo o restare intrappolati nel traffico"), quasi sempre introvabili quando servono, la giornalista del Corriere, Maria Latella, dopo aver fatto un impietoso confronto con i tassisti di New York (v. anche bella inchiesta su Rai Tre), lamenta che la categoria dei tassisti non abbia ancora capito come adeguarsi alle nuove esigenze dell’utente. "Quando ci arriveranno, se ci arriveranno, guadagneranno di più, e si assicureranno un futuro. Si tratta di saper guardare lontano, rinunciando - in apparenza - ad alcuni privilegi, dalle tariffe costose all’impossibilità di prenotare corse cittadine. Altrimenti finirebbero per rimetterci. Come? Faccio una previsione facile. Spunteranno giovani senza licenza, magari filippini, seri, perbene, provvisti di auto piccole e buona volontà, disposti a venirti a prendere su appuntamento, a prezzi modici, ad aspettare senza borbottii. Andrà a finire che questo gruppo di nuovi taxisti senza licenza si ingrandirà per via del passa parola, i clienti aumenteranno (anziani, donne sole o che non guidano, genitori di adolescenti). I taxisti regolari protesteranno, ma la logica della domanda e dell’offerta avrà la meglio sulle loro proteste". Lo stesso - aggiungiamo noi - vale per altre categorie ingiustamente protette dalle leggi corporative: operai, artigiani, riparatori, infermiere, farmacisti, giornalai .... Ah, quasi dimenticavo i giornalisti. (La cuoca di Pareto)
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PROCESSO ALLA POLITICA
Mancano i moderati? "Colpa di Croce"
Perché solo in Italia non esiste, né è mai esistita, una tradizione analoga a quella dei conservatori britannici (i Tories), dei gollisti francesi o dei repubblicani americani? Del resto, chi avrebbe dovuto iniziarla, visto che i liberali si sono sempre considerati un partito di centro, se non addirittura più a sinistra della Dc, e la Dc stessa si sentiva "sociale", e perfino la destra anti-sistema come il Msi si riteneva sulla scia del fascismo per metà nazionalista e per metà socialista? Forse mancavano i conservatori? Nient’affatto, come dimostrano fenomeni come l’Uomo qualunque, la maggioranza silenziosa e poi la Lega Nord. Davvero tutto si deve imputare ai soliti comunisti trinariciuti e al loro odioso predominio politico e culturale?
In due distinti studi, Andrea Ungari e Giovanni Orsina imputano alla cultura moderata di stampo liberale (e il primo addirittura a Croce) l’aver facilitato la discriminante anti-moderata e anti-liberale messa in atto dai comunisti e dalla sinistra. Insomma, sarebbe stata colpa dei liberali italiani essersi chiusi a guscio senza capire i tempi e le tendenze nuove. Fu il filosofo idealista, sostiene Ungari, a insistere perché il Pli non si schierasse per la monarchia già nel 1944 (lo fece poi, fuori tempo massimo, alla vigilia del referendum), precludendo così ai liberali l’opportunità di aggregare le nascenti organizzazioni legittimiste e creare un forte centro di coagulo per attrarre il consenso dei dieci milioni d’italiani che, nella consultazione del 2 giugno 1946, avrebbero votato a favore dei Savoia. Se esercitata subito, una simile opzione avrebbe incontrato il favore di gran parte del mondo imprenditoriale, di settori influenti della Chiesa cattolica, anche delle autorità angloamericane. Sarebbe forse stato possibile, sia pure con una scissione della sinistra liberale, "costituire un partito conservatore moderno".
Una seconda occasione, continua Ungari, venne mancata nell’autunno 1946, quando lo stesso Croce respinse l’ipotesi, avanzata da Guglielmo Giannini, di una fusione tra liberali e qualunquisti. Una terza opportunità sarebbe stata, infine, l’accoglimento nel proprio seno della Resistenza, o di una parte di essa, che invece, grazie al disinteresse del Centro-destra, divenne terreno di caccia esclusivo di comunisti e socialisti, su cui poi camparono elettoralmente di rendita per decenni.
Tesi intrigante, come no. Solo, non capiamo perché mai questo ambiguo ruolo di demiurgo del moderatismo o peggio della conservazione sarebbe dovuto spettare a Croce e ai liberali, di cui tra l’altro erano ben note le aperture culturali in ogni campo. Ad altri che non ai liberali, per esempio alla nascente Democrazia Cristiana, avrebbero dovuto essere rivolte queste domande. Domande anche inutili, visto che dopo il 1948 la Dc un polo conservatore, effettivamente, riuscì a crearlo, eccome, ed anzi a farlo durare per oltre quarant’anni. I "processi alla Storia", cari autori, sono divertenti ma inutili. I liberali ebbero scarso successo nel dopoguerra perché da "aristocratici" dell'intelletto e della ragione non seppero parlare alle masse. Ma anche per la forza del messaggio populistico degli avversari cattolici e marxisti. E perché l’Italia disabituata alle libertà dal fascismo e stremata dalla guerra versava in un grave stato di ignoranza e povertà. E Ungari e Orsina dovrebbero sapere che il liberalismo ha bisogno per vivere di un certo grado di cultura diffusa e di un minimo di ricchezza media. E infine il fenomeno conservatore è tipico di sistemi politici bipolari già liberali da generazioni, come quelli anglosassoni, in cui sia i repubblicani, sia i democratici sono liberali. Nulla a che vedere col caso Italia. (Giolitti, gelataio in Campo Marzio)
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ANTISEMITISMO E PRIME REAZIONI
"E io apro un blog amico degli ebrei"
Insegnanti ebrei contestati e svillaneggiati, "docenti" – per modo di dire – che boicottano gli scambi scientifici con le università israeliane. Ma visto il loro basso livello culturale, saranno semmai queste ultime, all’avanguardia in molti campi, a ignorare i raccomandati prof italiani. E ancora, esponenti di Israele impediti di parlare da teppisti antisemiti di sinistra ("Sono fascisti", li ha bollati sull’Unità l’ex direttore Colombo: era ora). Perfino i giovani calciatori ebrei del Maccabi fatti oggetto di urla e slogan razzistici. Altro che "critiche al governo": nessun governo di Israele, né di destra né di sinistra, gli sta bene ai nazistelli rossi: è proprio Israele che non dovrebbe esistere, per loro.
Che sta succedendo in Italia? Anche da noi la vita degli ebrei può essere a rischio come nelle "civilissime" Francia e Olanda? Ed è possibile che non si riesca a prevenire il fenomeno e a isolare e punire in modo esemplare i colpevoli, anche per dare un eloquente esempio? Intanto escono libri-denuncia del fenomeno antisemita, come I soliti ebrei di Daniele Scalise e Il complotto ebraico di Carlo Panella. Quest’ultimo rivela che nel commento al Corano più venduto in Italia, quello di Hamza Roberto Piccardo, con una prefazione di Franco Cardini (è da anni che sta sempre dalla parte sbagliata: eccola la vera Destra), sono contenute varie affermazioni antiebraiche.
Uno studente dell’Università di Torino, intervistato di Costantino Muscau del Corriere, si dice molto preoccupato dell’atmosfera che respira in facoltà. "Mi sento a disagio e triste per i gravi episodi successi in Italia e fuori. In Inghilterra, ad esempio, si boicottano i professori ebrei. Qui si impedisce la libertà di espressione e si va oltre. Un conto è criticare lo Stato di Israele, altro metterne in discussione l’esistenza. Per assurdo proprio mentre si fanno sforzi per trovare una soluzione al problema dei palestinesi. L’avrei capito di più all’epoca dell’Intifada. C’è qualcosa che mi sfugge in questi attacchi antiebraici. E poi mi sembra che questi miei coetanei, pur minoritari, siano vittima di un pensiero unico. E di pregiudizi". Ad esempio? "In uno striscione hanno accostato la stella di David alla svastica e al dollaro. Per loro siamo nazisti e plutocrati, ricchi che dominano il mondo: automatico che l’ebreo sia ricco e (pre)potente. Non immaginano neppure un ebreo povero. Non è un pregiudizio antisemita, contro il diverso? Impossibile da sradicare, purtroppo. Si potrebbe col dialogo, con la conoscenza. Io vorrei parlare, se non mi minacciano. L’antisemitismo non è finito con la fine della guerra. È sempre strisciante, in forme diverse". Però dicono di aver ricordato la Shoah. "Certo, gli ebrei buoni sono quelli morti".
Fortuna che per reazione, per sdegno verso gli antisemiti, e per simpatia sincera con Israele e gli ebrei (e il Salon Voltaire vuole essere tra i primi in questo), fioriscono le news-letters e i blog amichevoli. Ci è molto piaciuto, anche per l’intestazione, quello di Simonetta intitolato "Liberali per Israele" www.liberaliperisraele.ilcannocchiale.it che riporta i commenti e le appassionate corrispondenze "cuore in mano" della brava Deborah Fait e di altri autori culto. E’così sfaccettato e brillante da sembrare più ricco d’un sito completo, perfino con le ricette gustose della cucina "giudìa", la musica klezmer, le storielle e le tante cose belle della grande cultura ebraica. (Sarah Veroli, commessa in via Ottaviano)
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AMERICA, PERCHE’ HAI CATTIVA STAMPA
Due secoli di orgogli e pregiudizi
Al tempo di Roma antica, nelle periferie dell’impero le critiche ai Romani erano quotidiane. Non c’era malalingua né storico locale che non parlasse male dei Romani: arroganti, severi, accaparratori, soldati tutti d’un pezzo. Poi, però, se lo lasciavi parlare, veniva fuori che tutti invidiavano i loro tribunali, le loro costruzioni, i loro acquedotti, la loro tecnologia, la loro tutela del cittadino e perfino delle donne. Roma, in altre parole, si imponeva per il livello complessivo della sua civiltà, tanto che tutti facevano a gara per acquistarne la cittadinanza. Ecco, per gli Stati Uniti sta accadendo un po’ la stessa cosa: è la civiltà di riferimento del mondo moderno, eccelle in tutti i campi, offre all’uomo la massima libertà. Eppure ha spesso una stampa critica, severa, se non addirittura nemica. Come mai?
Massimo Teodori, che di America e americani è da lungo tempo un vero esperto, si è proposto con questo libro aggiornato fino al 2005 di sfatare i molti luoghi comuni sbagliati e i pregiudizi ideologici che hanno reso difficile finora la comprensione del "fenomeno Stati Uniti", compreso l'anti-americanismo. Nella città globale, gli Usa oggi tutti pensano di conoscerli, ma spesso mancano i riferimenti giusti per orientarsi e interpretare i fatti. Su questi elementi si concentra l’opera di Teodori, che quindi può essere usata come una guida, un vademecum intellettuale al continente Stati Uniti e ai suoi umori sotterranei, ora che il terrorismo internazionale sta sfidando insieme con l’America tutto l’Occidente. A commentare il libro insieme con l’autore (Raccontare l’America. Due secoli di orgogli e pregiudizi, Mondadori-Eri, pp.300, euro 9,40) sono stati chiamati il 25 maggio alle 18,30, al Centro studi americani di Roma, via Caetani, 32 (06.6880.1613), Lucia Annunziata, Giuliano Amato, Ernesto Galli della Loggia e Marco Follini. L’ambasciatore americano a Roma, Mel Sembler, ha inviato un messaggio. (Generale Lafayette)
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OGGETTI TAUMATURGICI
Così la nonnina teneva lontane le malattie
Il parroco del paese decide di andare a far visita all'anziana signora Mariuccia, organista ufficiale della parrocchia, in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno. Mariuccia è l'unica maestra in paese di pianoforte e organo. Tutti i musicisti della zona sono stati suoi allievi. Quando il parroco entra, nota con estrema meraviglia sopra l'organo un bicchiere con un preservativo che fluttua nell'acqua. Il parroco non crede ai propri occhi, tuttavia cerca di dissimulare la sorpresa per non mettere in imbarazzo la vecchietta. Mentre questa racconta tutto quello che ha fatto in 85 anni di vita, il parroco non riesce a distogliere lo sguardo dal bicchiere col profilattico che ballonzola nell'acqua. Ad un certo punto, non potendo più trattenere la curiosità e dopo aver preso coraggio con un bicchierino di vermouth, il parroco chiede, indicando il bicchiere: "Perdoni, signora Mariuccia, mi potrebbe spiegare cos'è quello?". "Quello? Oh, ma e' meraviglioso! L'anno scorso stavo attraversando la piazza quando notai per terra una bustina che diceva, in lettere molto piccole: "Collocare sull'organo e mantenere umido: preverrà qualsiasi malattia". E da allora, pensi, padre, neanche un raffreddore!" (Salvatore, quello che scopa in redazione)
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AZIENDE DI SERVIZI, PESSIMI E COSTOSI
Finto mercato per i monopoli di Stato
Un conto aperto in una banca italiana ha costi che sono i più alti d’Europa. La linea telefonica Adsl del monopolista (di fatto) Telecom costa quasi il doppio che in Francia e in Germania. Anzi, la vera beffa è che Telecom Italia è presente anche sul mercato francese, dove offre non solo una Adsl molto più veloce di quella che offre in Italia, ma anche a metà prezzo. Ora, anziché adeguarsi ai prezzi di mercato e diminuire gli abbonamenti grazie ai minori costi dovuti alla trasmissione di dati telefonici via internet, la Telecom ha deciso di mantenere i prezzi alti e di "offrire" qualche inutile servizio in più. Il suo management, oltretutto, è tra i più pagati al mondo. Uno scandalo che fa andare in bestia i consumatori. Che fa il garante della Concorrenza?
Lo stesso si verifica in Italia nella radio-tv (Rai), con un abbonamento forzoso illegale e antieconomico, visto che la Rai-tv nonostaante il canone fa programmi del tutto analoghi a quelli privati e ugualmente zeppi di pubblicità, per l’energia elettrica (Enel ecc), per le assicurazioni (Ina e altri), per le ferrovie, le poste e così via. E guai a chiamarli "monopoli privati": gli inutili e spocchiosi Uffici stampa sarebbero pronti a smentire e a farti notare che in base alla tale legge la società è ormai "privata" da anni. Sì, certo, "privata" di ogni controllo, sia di mercato che politico, in un limbo che non è né carne né pesce, con tutti i vantaggi dei monopoli pubblici e di quelli privati. Che pacchia. E questi enti sono i primi responsabili dell’aumento del costo delle tariffe. Senza contare i Comuni, che ormai hanno capito il trucco e chiedono somme esorbitanti per una virtuale "tassa sui rifiuti" anche a chi i rifiuti non li produce. Il che è diseducativo.
"Per venti anni ho pagato una polizza vita agganciata a un fondo all'Ina" ha scritto Luca Beltrami al Corriere. "In febbraio ho chiesto alla compagnia per raccomandata a quanto ammontava il valore maturato scadente il 15 dicembre, a quanto ammontava l'eventuale rendita vitalizia, o la rendita girata a mia figlia. Trascorsi i tempi contrattuali di 45 giorni ho scritto all'Isvap per chiedere il loro intervento. Risultato: devo rivolgermi all'ufficio reclami della compagnia. Ho pagato regolarmente per 20 anni ma adesso, in tempi di strombazzata trasparenza del settore assicurativo, credo che il comportamento di questa primaria compagnia sia inqualificabile. A tutt'oggi il silenzio".
Insomma, è inutile che ci sia un Ministero dell'economia governativo quando questi monopoli pubblici di fatto, che prendono quello che gli fa più comodo del privato e del pubblico (come nella Russia ex sovietica), determinano in pratica il costo della vita dei cittadini senza alcuna concorrenza. Questo non è il mercato, ma una parodia del mercato. (Lo chauffeur di Einaudi a Dogliani)
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LAPSUS RIVELATORI
"Cari compagni magistrati"…
Orecchio fino quello di Giampiero Sica che alla radio, probabilmente la benemerita Radio Radicale, ha ascoltato la trasmissione in diretta d’un Congresso dell’associazione Magistratura Democratica. Ma, ad un certo punto, qualcosa lo ha "fatto letteralmente sobbalzare sulla sedia", facendogli andare di traverso il caffè. "Un relatore ha iniziato così il proprio discorso: "Care compagne e cari compagni di Md". Non so cosa ne pensi lei – si è rivolto a Sergio Romano – ma io non voglio essere giudicato né da compagni né da camerati, ma solo da magistrati.
Caro Sica, lei ha naturalmente tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio. Ma lo sa che ha delle pretese alquanto originali? Lei, nientemeno, pretenderebbe una magistratura indipendente non solo nella realtà ma anche nell’apparenza. Ma, dico, dove vive? Due condizioni assolutamente improponibili oggi. Ha mai sentito parlare di "entrismo" o di infiltrazione? Le racconterò, allora, del mio servizio militare. Ero giovanissimo ufficiale, sottotenente dell’Aeronautica all’aeroporto di Pescara. Ebbene, due miei colleghi, più grandi d’età e già in concorso per la magistratura, si professavano comunisti duri (a quei tempi, poi). Alle mie obiezioni sull’incompatibilità se non altro morale tra una ideologia così estrema, e allora ancora anti-borghese e rivoluzionaria, e l’obiettività e neutralità della magistratura, polemizzavano con me liberale confessando apertamente di aver scelto di fare il giudice proprio perché quello era l’unico modo per infiltrarsi, per modificare dall’interno, a forza di sentenze, la società. Ricordo che pensai ai processi di Stalin. Non so che fine abbiano fatto quei due: ho sempre sperato (o mi sono illuso) che non abbiano mai superato il concorso. Ma purtroppo erano due secchioni… (Benjamin Constant)
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CONVEGNO LIBERALE SUL REFERENDUM
Libertà della scienza e della persona
Che cosa accadrà il 12 e 13 giugno in concomitanza col referendum sulla fecondazione medica? Riusciranno i liberali di ogni schieramento ad assicurare il quorum e a garantire così la libertà di terapia e di scienza in Italia? E, sul piano più politico, è vero che questo appuntamento si sta trasformando in un esame di laicità per i partiti italiani, e addirittura nell’occasione per nuove alleanze tra partiti laici in vista di una dislocazione del tutto nuova delle forze politiche in Italia? Senza fare ipotesi così futuristiche, è indubbio che una certa scomposizione e ricomposizione del quadro politico, anche in seguito alla crisi di leadership della Casa delle libertà e ora anche dell’Ulivo, sia da mettere in bilancio. Anche per questo, a noi pare che la proposta dei radicali e del loro segretario Capezzone di un confronto-incontro successivo ai referendum dovrebbe essere raccolta dalle forze laiche.
Nel frattempo, in vista del referendum, il Partito Liberale Italiano (PLI) organizza a Roma, venerdì 27 maggio alle ore 17, presso l’Hotel Universo (via Principe Amedeo 5/b) un convegno dal tema "Libertà della scienza e libertà della persona". Saranno relatori Cinzia Caporale, docente di bioetica all’Università La Sapienza e Mirella Parachini, ginecologa ed esponente dell’associazione Coscioni per la libertà della scienza, la stessa che ha indetto il referendum. Seguirà una "tavola rotonda" più politica, con gli interventi di Daniele Capezzone, segretario dei radicali italiani, Alfredo Biondi, Margherita Boniver, Antonio del Pennino, Stefano de Luca, Lanfranco Turci. Parteciperanno Antonio Martino, Ministro della Difesa e Stefania Prestigiacomo, Ministro per le Pari Opportunità. Presiederà Carla Martino. Ingresso libero. Sarà gradita la presenza di liberali, uomini di scienza e giornalisti. (Marco Minghetti)
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I 75 ANNI DI MARCO PANNELLA
Il guru che ha cambiato la politica (e i liberali)
Tanti auguri, Marco. Ne hai fatti di errori, come no. Ma solo chi non vive, o non vive abbastanza, non li fa. E tu hai vissuto intensamente, come pochi. Ma, a differenza di altri, oltre agli errori hai fatto tante cose geniali, hai avuto tante intuizioni giuste e prima di chiunque altro. Soprattutto, hai tenuto sempre desta la nostra attenzione laica, il nostro spirito critico, anche quando stava per cedere al sonno. Da liberali, crediamo proprio che tu abbia dato un senso ai nostri vent'anni. Di noi giovani liberali irrequieti che a via Frattina ci annoiavamo a morte e invece nelle stanze caotiche di via Torre Argentina - seguendo un po' timorosi un avvocato liberale, il buon Mellini - trovammo l'azione, il rischio, le idee e le persone giuste per le nostre idee (e la nostra fu subito, dieci anni prima dei finto-Verdi, la Natura), ma anche le responsabilità personali. "Chi propone, faccia", fu il primo comandamento che imparammo da te. Insomma, per noi giovani idealisti, era (eri) la vita. Per qualcuno anche una famiglia. E infatti, convinti di trovare un papa, trovammo un papà. Geniale e testardo, intuitivo e autoritario. Da ammirare segretamente, qualche volta da contestare apertamente. Eppure eri un eterno ragazzo, così almeno ci apparivi. Anzi no: un guru che "faceva politica in maglione". Molti auguri per i tuoi 75 anni, Marco. Lo sappiamo che ti secca ("E per chi mi avete preso, per un pedagogo?"), ma mentre cambiavi la politica in Italia, e davi un contenuto mai visto all’esser liberali, trasformavi un poco anche la nostra vita. Grazie, a nome di tutti i liberali. (Ernesto Martini & Rossi)


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