23 novembre, 2005

 

23. Newsletter dell'11 aprile 2005

m
Salon Voltaire
IL GIORNALE PARLATO LIBERALE
LETTERA DEL SALOTTO VOLTAIRE
QUINDICINALE LIBERALE DI ATTUALITÀ, POLITICA, SCIENZA, CULTURA E COSTUME

Lettera n.23 – 11 aprile 2005
m
"Stress, ipertensione, colesterolo alto? Partecipa a un salotto liberale.
L’unico in cui il sedentarismo fa bene e stimola il cuore"
CARDIOLOGO ANONIMO
M
M

Sommario:
SAN KAROL 10, 100, 1000 Padre Pio
LIBERALISMO E SINISTRA. Più mercato e più Stato
REFERENDUM E LAICISMO. Scivola l’allievo di Popper
NUOVI SCENARI. Marcia indietro, niente rischi
DESTRA SCONFITTA. Il Sud e la rivolta delle casalinghe
FATICHE NOTTURNE. "A letto era davvero insistente"
ITALIA DI SEMPRE. Liberali pronti la prossima volta
CONCLAVE SEGRETO. Ipotesi n.7: il papa ebreo
BUGIE A SCUOLA. Il Muro? L’ha voluto l’Occidente
STATO TEOCRATICO? No, lo dice un monsignore
NUMEROLOGIA. Passata la festa arriva l’ondata
DONNE IN POLITICA. Sì, ma aiutate dai maschi
FOBIE MEDIOEVALI. Tomato ‘e mammeta
LISA FITTKO. L’eroina che salvò centinaia di ebrei
SOLDI AI PARTITI. Rimborsi di 900 miliardi di lire
MEDICINE ALTERNATIVE. No ai bambini e agli anziani
WOYTILA E LA CHIESA. Guardatemi in "papamobile"
m
m

SAN KAROL: 10, 100, 1000 PADRE PIO
Sul cruscotto non c’è posto
Quando si dice "dare il cuore". "A questo punto potrebbero farlo anche martire…", ha detto, in conflitto d’interessi, il proprietario d’un negozio di ricordi religiosi di via della Conciliazione. Un dito, un piede? Qualcosa di più: di Lui volevano il cuore. E la formalina per conservarlo? No, quella l’avrebbero comprata a Cracovia, ché là costa pure di meno. Con una richiesta d’altri tempi, la Polonia, forte d’un esercito di 38 milioni di pallidi, magri e invasati devoti, pretendeva, se non il corpo intero, almeno una "reliquia importante" del suo emigrato di maggior successo dopo Chopin. Da adorare nei secoli a venire con calma e in silenzio in Patria. Basta con le urla, gli striscioni, il teatro, gli slogans, le chitarre, gli applausi di quei meridionali esibizionisti senza pudore, laggiù a Roma.
Niente meraviglia: siamo al 1630.° anniversario dell’invasione della Polonia da parte degli Unni. Nel cuore, per loro, c’era l’anima, il coraggio e perfino il pensiero dell’Eroe. E anche per i Cristiani ("Sacro Cuore"). Questo è, allo stato dell’arte, il feticismo idolatrico del cattolicesimo dei woytiliani orfani di papa Woytila. E in Italia? Tranquilli, non c’è pericolo: in confronto, Formigoni e la Bindi, Buttiglione e la Pivetti sono atei e razionalisti. Certo, però, come per le terribili fans dei Beatles, la devozione popolare può diventare violenta. Divora letteralmente i suoi beniamini. E gli è andata pure bene al Woytila da morto: in certe tribù africane i parenti defunti di grado elevato li si mangia subito dopo i funerali. Mica tanto, solo un pezzetto, una cosina simbolica. Antropofagia rituale, della variante religiosa.
In mancanza della "Omas di Dio", il febbricitante Socci, quello dagli occhi lucidi, lo sguardo stralunato da monaco medievale, la barba di sei settimane da condannato ("Tanto, che se la taglia a fa’? Sta pe’ mori’…", ripete ogni volta mia nonna toscana), per sapere qualcosa su "Sua Santità", una volta tanto preso alla lettera, dobbiamo contentarci del mistico agiografo Messori. Meno male, sul sito ha una rassicurante faccia da commesso di alimentari. Ma, attenti, è uno scrittore divino, e non nel senso che indulge al buon Chianti, ma che è ispirato direttamente dal Cielo. Quindi l’Ordine dei giornalisti gli fa un baffo, se lui "non controlla le fonti". Sono le "fonti" a controllare lui. E di ordini ne conosce solo una categoria: quelli dall’alto, anzi dall’Altissimo.
Ecco spiegato il suo scoop: l’immediato futuro ci riserva la beatificazione e la santificazione "a furor di popolo" di Karol Woytila. Ora lo dicono tutti, ma Messori è stato il primo a dirlo. Già bastava vedere il papa assorto sull’inginocchiatoio – osserva lo scrittore – per capire l’intensità speciale della sua fede. E anche i più distratti si sono accorti che la fiumana biblica accorsa a S.Pietro per eternarlo con i video-telefonini a futura memoria non "pregava per lui, ma lui stesso". Insomma, fate conto, dieci, cento, mille Padre Pio.
C’è stata una nobile gara, una lotta contro il tempo là "dove si puote ciò che si vuole", e alla fine l’algida Polonia è stata beffata dalla caliente America latina. Messori, che è addentro queste segrete cose, riferisce che a poche ora dalla sua morte sono giunte notizie dei primi "miracoli" del neo-taumaturgo Giovanni Paolo il Grande. Come il prodigio del bambino guarito a Zacatecas (Messico), ed altri verificatisi durante il pontificato di Woytila. "Santo subito" esigevano gli striscioni. Il popolo buono delle tende e dei sacchi a pelo, che la sa lunga, ben più di quei corrotti cardinali di Curia, ha deciso: Karol sarà santo.
"Ma come, si fanno così i Santi?" obietterà qualche miscredente. E pensare che avevamo avuto da ridire perfino sull’acclamazione a Imperatori dei generali romani – che pure avevano superato regolari concorsi – da parte delle truppe. Sembra che per questo fosse crollato l’Impero Romano. Che sia agli sgoccioli anche la Chiesa Romana? O siamo noi laicisti ad essere più cattolici dei cattolici, troppo condizionati da civiltà giuridica, garanzie, ruoli, elites, procedure, divisione dei poteri? Il carisma lo si conquista in strada, dice oggi la Chiesa. Lo Spirito Santo va in testa al popolo, non ai soliti potenti, ricchi e privilegiati della Curia. Ma sì, ecco perché il neo-cattolicesimo piace ai cinesi (tanto che hanno doppi vescovi: di Stato e privati): ha qualcosa di marxista. Non deve essere più la Chiesa sfruttatrice e di casta a cooptare i Santi, dopo lunghi e cavillosi processi con giudici corrotti e di destra, ma la gente qualunque, le casalinghe, gli anziani, i disoccupati, i giovani, insomma i consumatori. A pensarci bene, un ragionamento che non fa una grinza, visto che sono loro in fin dei conti a doverli usare i Santi. Perché il popolo ha "sensus fidei", istinto religioso, ricorda Messori. "Sensus fidei"? Buono a sapersi. Allora quando i fedeli osannavano Sant’Alessandro (Del Piero) e San Francesco (Totti) allo stadio Delle Alpi o all’Olimpico avevano ragione.
Solo, da gente pratica, ci chiediamo: dove metterlo? Sì, il nuovo santino di San Karol. Facciamo mente locale. Già tutti i parabrezza tra Terni e Lecce sono occupati da Padre Pio, tutti i cruscotti da Cuneo a Treviso ospitano papa Giovanni. In Campania "vanno" solo le decalcomanie di San Gennaro a Napoli città, e della Madonna di Pompei in provincia. Clonate al computer e vendute sottobanco a Forcelle. Sui cruscotti di Bari c’è già San Nicola che distribuisce orecchiette al povero: altre bocche da sfamare non sono ammesse. E c’è anche una diversificazione di status per neo-ricchi: nella Padania operosa sui cruscotti di finta radica delle Mercedes si adora l’esclusivo e griffato santo Escrivà, dell’Opus Dei. Lo devi pregare in "cravatta scura e dinner jacket". E attento al triplice inchino: ci tiene tanto. Nelle zone agricole, invece, contadini, paesani e vecchie zie ornano le Panda sgangherate con le cartoline color seppia anni ’40 della Madonna di Lourdes. Ma nelle Marche si espone quella di Loreto. Mentre nelle periferie urbane le vecchie Uno ostentano la contraddizione anatomica del Volto del Sacro Cuore. Santi elitari, "di nicchia", ornano i parabrezza panoramici dei pullman turistici, abbinati a cartoline di classe ("Souvenir de Monte Carlo", "Bibione by night", "La spiaggia di Santa Margherita nel 1890". A bordo di Tir, camion, furgoni e betoniere si adorano solo icone "sacre" (da "sacer", vietato) di Alessia Merz e Monica Bellucci senza perizoma. Per San Karol non restano, perciò, che i motorini. Se il nuovo santo polacco vorrà accontentarsi. Ma il suo ufficio stampa potrebbe non considerarli "media di adeguata visibilità".
(Barone Peppino d'Holbach)
m
LIBERALISMO ECONOMICO E SINISTRA
"Più concorrenza e più Stato"
Vi ricordate di Mario Monti, il preside della Bocconi mandato da Berlusconi come commissario per la concorrenza a Bruxelles? Ebbene, potrebbe essere un ottimo ministro dell’economia in un eventuale governo Prodi-Bertinotti. Ma è preocupatissimo, perché Rifondazione Comunista blatera tutti i giorni contro il liberalismo e il mercato, ancor più da quando da marxista puro il partito è diventato no-global. Ora il severo bocconiano comincia a mettere le mani avanti. Criticando Rifondazione ricorda che "concorrenza e sociale possono coesistere, ma nel quadro di precise regole di mercato". E ci sarebbe da preoccuparsi – aggiunge – se "ci fosse un governo nel quale una componente rilevante rigettasse il principio di una maggiore concorrenza". Prodi annuisce. E perfino Cesare Salvi, della sinistra Ds, questa volta non se la sente di appoggiare del tutto la linea anti-liberista: "Sono finiti i miti. Sia quello dello statalismo sia quello della concorrenza fine a se stessa. Non ha più senso contrapporre mercato e intervento pubblico. In alcuni campi, come il settore bancario, ci vuole la concorrenza. In altri, l’intervento pubblico. Per esempio: chi non riconosce la necessità di una fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno?". Adesso, aggiunge, per il centrosinistra è l’ora di essere pragmatici e costruire un programma "a metà tra Monti e Bertinotti".
Un "Montinotti"? Un mostro a due teste e sei braccia (il leader di Rifondazione, come ex sindacalista, ne ha quattro) farebbe paura se non facesse ridere. Già tanto se funzionerà un "Prodinotti", reso meno impossibile dal fatto che Prodi non dirà né farà nulla, per non compromettersi."Dove Monti ha assolutamente ragione è che i conti pubblici devono tornare" dice l’ex ministro delle Finanze, Visco, che in quanto a far "tornare" i conti è maestro. E questo significa che "non si può ritornare a politiche assistenziali da prima Repubblica". Detto questo, però, aggiunge, "uno potrebbe sostenere che la concorrenza (cara a Monti, ndr. ) e la programmazione (cara a Bertinotti, ndr. ) non sono necessariamente in contrasto tra loro. Quindi, conclude, mettere insieme Prodi e Bertinotti "non è impossibile". E "quello che non si riesce a conciliare... lo si può lasciare all’ideologia di ciascuno" calma le acque Visco.
Abbiamo capito. Già li vediamo scannarsi a "Ballarò" o dal redivivo Santoro, divisi all’ultimo sangue tra negatori e sostenitori della proprietà privata, e poi tutti nelle macchine blu verso il Consiglio dei ministri. Dove fingeranno per un’ora d’essere d’accordo su tutto. Sbagliamo o è una scena che abbiamo già visto più volte nell’ultimo anno del governo Berlusconi? (La cuoca di Pareto)
m
REFERENDUM. LIBERTA’ E LAICISMO
Scivola l’allievo di Popper
"Laicismo di Stato", ecco il pericolo secondo il presidente del Senato, Pera, in alcune posizioni laiche sul referendum che intende abrogare le norme contrarie alla libertà di terapia e di ricerca scientifica. Non male per un liberale, sia pure neofita della linea Ratzinger. A criticare duramente le parole del presidente come non consone al suo ruolo di garanzia è il segretario radicale Daniele Capezzone. "Vedo che Pera continua a tenere comizi. Vorrei che i presidenti delle Camere la smettessero di operare come scatenati militanti politici, faziosi e di parte". Il loro compito "è quello di garantire ogni opinione, anche la più isolata e lontana, non certo quello di fare gli agit-prop". E ancora: "Non si può continuare a confondere embrione e persona. A meno che per Pera tutto sia da considerare persona tranne Luca Coscioni", il militante radicale gravemente malato che si batte contro le limitazioni alla ricerca scientifica. (Ernesto Martini & Rossi)
m
PERCHE’ HA PERSO IL CENTRO-DESTRA
Il Sud e la rivolta delle casalinghe
Cari amici del Sud, diciamoci la verità: la notizia vera non è che il Sud da Roma in giù, che le casalinghe, gli statali e i pensionati in tutt’Italia, abbiano in piccola parte (il divario Destra-Sinistra è solo di pochi punti in percentuale) voltato le spalle a FI. Macché. La cosa che ancora meraviglia è piuttosto che nel 1994 e nel 2001, pur conoscendone i programmi, almeno a parole "liberali", "liberisti, "austeri" e "rigorosi", gli stessi l’abbiano votata. Mi chiedo: come avranno fatto quelli di FI le altre volte a farsi eleggere al Sud e dalle casalinghe? Questa è la vera domanda. Che gli avranno raccontato? Sarebbe divertente saperlo.
Forza Italia, la Lega e la Destra appena riverniciata di An si presentarono come alternativa politica – così dissero – non solo per impedire la presa del potere dei comunisti cattivi, ma anche per far quadrare i bilanci, eliminare gli sprechi, mettere rigore, razionalità e severità nell’economia. Non vi allarmarono allora, amici del Sud, quei crudeli propositi "anglosassoni", quasi thatcheriani? Male, molto male. O forse pensaste, con saggezza e scetticismo meridionali, che poiché ci stava dentro anche An, cioè lo statalista e conservatore Fini, poiché c’erano quei furbi e ambigui dei Ccd-Cdu, poiché FI era zeppa di vecchi democristiani e maneggioni di seconda fila, ben radicati nel Sud, tutte le novità rigorose sarebbero state solo parole al vento. Che l’assistenzialismo sarebbe continuato. Che la Cassa del Mezzogiorno sarebbe rimasta, di fatto, sotto altro nome. Per carità, niente da dire, avevate ragione, in effetti poco o nulla è cambiato nel Sud. Però non potete dire che non lo sapevate: perché gridate allo scandalo se ora il Governo fa, e in modo insufficiente, quelle due o tre cosette delle cento, ben più dure, che avrebbe dovuto fare? Allora, è quello che noi liberali pensavamo: voi del Sud, specie i cattolici e la destra di An, avevate aderito con una riserva mentale grande come l’intero cervello. O no?
Fu uno sbaglio, comunque, dal vostro punto di vista: ve ne siete accorti molti anni dopo, alla prima seria crisi economica. Perché il Sud, le casalinghe, i pensionati, restano ancorati all’idea ingenua e furba del papà-Stato, elemosiniere a fondo perduto. Che deve dare, solo dare. E nulla pretendere. Come nei Paesi eternamente "in via di sviluppo". Ma se il Sud non accetta il rischio e non cerca in se stesso la forza per rialzarsi, non potrà mai più essere "aiutato" gratis et amore Dei, come si è fatto finora, con migliaia e migliaia di miliardi di vecchie lire ogni anno. A meno di un governo Bertinotti-Cossutta (con Pecoraro Scanio a fare la fronda "liberale"…). Il vostro, ammettetelo, è da sessant’anni un pozzo senza fondo, che alimenta la corruzione di cui è imbevuta da secoli, attenzione, non la classe politica (che non è limpida in nessun Paese), ma la società meridionale.
Il commerciante di Taranto, il giovane disoccupato di Napoli, la casalinga di Caserta e il pensionato di Catania si lamentano? Si informino, facendosi aiutare da un amico bancario o commercialista o da qualche giovane radicale locale, a quali ditte, a quali appaltisti, a quali società gestite da politici vanno effettivamente i tanti finanziamenti. Ne chiedano conto politicamente ai sindaci e ai caporioni locali dell’intrallazzo e della malavita. Se hanno coraggio. E scopriranno probabilmente che tutti quei soldi che arrivano al Sud non vengono reinvestiti, ma messi su conti bancari individuali, o servono a oliare le raccomandazioni e le bustarelle a percentuale per truccare le gare o favorire l’elezione del politico locale. Insomma, cari amici del Sud, il guaio per voi è proprio nel tipo di società che avete (che i vostri nonni hanno) costruito. Non prendetevela sempre con i più ricchi e più bravi, come fanno in Africa. Considerate una cosa: in Lombardia, in Piemonte e nel Veneto erano già molto più avanti di voi nell’Ottocento. Serve quindi una vera rivoluzione sociale e psicologica nel Sud. Un modo diverso di pensare.
Cari amici del Sud, lo dite voi stessi: il vostro non è più un gap economico ma una diversità antropologico-culturale, perché permea tutti gli strati della società, alti e bassi, destra e sinistra. Una società (non potete accusare lo Stato, stavolta) fondata sulle amicizie e la raccomandazione. Se un meridionale non "presenta" qualcuno, non si sente nessuno. Eppure, così individualisti e anarcoidi, siete statalisti fino all’osso: non capite che c’è contrasto? Odiate il rischio, che è la sola origine della libertà, e vi siete cosi attaccati alle abbondanti poppe di mamma Roma, dispensatrice – su vostra richiesta – di elemosine e favori politici, da essere diventati più romanisti dei romani. Ricordo una discussione curiosa tra due miei amici, un calabrese e un trentino: sapeste come difendeva Roma il calabrese. Strano, no? No, perché giustamente il calabrese immigrato vedeva Roma come la più grande e libera delle "città meridionali" d'Italia, il massimo per lui della progressione urbanistica, consumistica, sociale, civile, assistenziale. L’unica città dove un meridionale si sente finalmente davvero libero, non osservato e criticato dai vicini, dove può esplicare – fuori dell’ambiente asfissiante – la sua personalità. Ma se è così, mi chiedo, perché non fare al Sud le stesse cose che fate a Roma (o a Milano o Torino o Stoccarda)? Dipende solo da voi.
Una sola cosa, però, vi chiedo: meno faccia tosta. Rinunciate a piangere miseria in massa. Alcuni, sì, ma tutti no. Perché le cifre parlano chiaro. I "disoccupati", i "poveri", non hanno case di proprietà (e spesso seconde case), seconde auto, quattro telefonini a famiglia, Rolex, playstation, lettori dvd, videogiochi, vacanze al mare per l’intera famiglia, viaggi ecc. I paesini poveri, dove magari non esistono librerie, non dovrebbero in teoria – ammettetelo – brulicare di gioiellerie e macellerie, palestre e profumerie. Tutti pubblici esercizi frequentati solo dalla "mala"?
Dopodiché è davvero secondario aggiungere i motivi ultimi, scatenanti, della disaffezione delle casalinghe, dei pensionati e dell’intero Sud. Come il non aver saputo, il Governo, controllare le speculazioni dei commercianti con l'aumento dei prezzi di tutti i prodotti dopo l’introduzione dell''Euro. Lo sappiamo che non sarebbe stato molto liberale: ma era nota la eccezionale ignoranza e debolezza contrattuale dei nostri consumatori, che non sanno utilizzare la concorrenza tra commercianti e che, all’epoca, preferivano il negozietto sotto casa al "discount". Quello è stato il primo sentore della decadenza. Poi, non aver saputo o voluto governare la crisi economica dopo l'11 settembre, contrariamente a quanto invece hanno fatto gli altri Stati, Usa in testa, che ormai sono in piena ripresa economica. Inoltre, la sensazione sgradevole di essere una nazione in decadenza. Poi la scelta della cosiddetta "devoluzione" fatta apparire, per carenza di divulgatori efficaci, una concessione alla Lega che penalizza le regioni povere del Sud. Infine la capillare ed efficace propaganda dei ceti e delle corporazioni conservatrici toccate in qualche modo (magistrati, professionisti, insegnanti ecc). Ecco, cari amici del Sud, le ragioni e gli equivoci di quella che possiamo chiamare "la rivolta delle casalinghe". (La nipote di Minghetti)
m
LO SCENARIO APERTO DALLE ELEZIONI
Marcia indietro: niente rischi
Le elezioni si vincono o si perdono più per i meriti o più per gli errori? Che cos’è, una domanda alla Marzullo? Risponderei: un po’ per gli uni, un po’ per gli altri. La Casa delle Libertà, ad esempio, ha compiuto errori madornali, tanto al Governo quanto nella campagna elettorale per le Regionali appena concluse. Ma c’è chi è convinto che se anche quegli errori non fossero stati commessi e la campagna regionale fosse stata condotta alla grande, da Berlusconi in persona e dai ministri, il Centro-sinistra avrebbe conservato un sia pur piccolo margine di vantaggio.
Ma la tendenza elettorale, se dovesse essere confermata, avrebbe conseguenze importanti sia a Destra che a Sinistra, e potrebbe aprire uno scenario davvero nuovo e, per certi aspetti, inquietante sulla società italiana.
Altro che Regionali. Qualcuno sostiene che si è trattato d’un voto "a dispetto", o "per vendetta" contro il Governo. Potrebbe essersi verificato l’opposto di quello che si verificò alle politiche del 1994, quando al Sud l’alleanza con An e al Nord l’accordo con la Lega permisero alle rispettive popolazioni di vedere il programma del Governo solo in modo positivo, cioè utile alle proprie rispettive rendite di posizione: pensioni e stipendi di Stato al Sud, profitti e pensioni (l’Italia è anziana ovunque) al Nord. Stavolta, invece, in tempi di crisi e con un accordo unico nazionale con Lega e An, qualcosa nella comunicazione potrebbe essere andato storto e il Sud potrebbe aver percepito il Governo come troppo nordista, cioè appiattito sulla Lega ("devoluzione" e riforme della Costituzione), mentre il Nord potrebbe averlo visto come ormai sudista, cioè assistenziale e rinunciatario (contratto degli statali, rivolte per i rifiuti e le scorie), incapace di far fronte in modo adeguato alla crisi economica ed energetica, e alla caduta della domanda, interna e estera.
Errori a parte, però (e qui il colore del Governo non c’entra), è apparso evidente ai commentatori liberali – Ostellino e Panebianco per tutti – che gli italiani non vogliono il cambiamento in senso liberale dello Stato. Ciò è dimostrato, indipendentemente dalla dialettica Destra-Sinistra (spesso entrambe illiberali, ma con gradi diversi, è bene precisarlo), anche da certi aspetti dei comportamenti elettorali delle varie regioni. Forse con la parziale eccezione delle regioni post-asburgiche, quello che un tempo fu il "Lombardo-Veneto". Diamo uno sguardo a volo radente sulle diverse aree storiche ed economiche, con l’aiuto dell’amico prof. S.F. dell’Università di Roma Tor Vergata, e che cosa scopriamo?
Il Piemonte, regione ricca, passa al Centro-sinistra, probabilmente a causa della crisi della Fiat. Infatti, non avendo quest'ultima potuto attuare la solita politica degli anni '90 (basata su svalutazione competitiva della lira, rottamazione e cassa integrazione a carico dello Stato) centinaia di migliaia di posti di lavoro – indotto compreso – sono a rischio in Piemonte. E ora, pur con i forzieri colmi (i soldi che la Ford ha preferito pagarle sull’unghia pur di non essere coinvolta in una produzione perdente…), anzichè investire in ricerca ed innovazione tecnologica, la Fiat aspetta e spera l'aiuto del solito papà Stato. E diciamocelo in un orecchio: chi meglio d’un governo di Centro-sinistra puo' realizzare questo obbiettivo di sostegno a fondo perduto, naturalmente con i soldi dei contribuenti? Quando si dice l’industria privata all’italiana.
Ma è il Sud il vero problema. Accanto ad un mezzogiorno coraggioso, purtroppo minoritario e penalizzato dall’ambiente sfavorevole (strade, ferrovie, corruzione, criminalità, energia, acqua, inefficienza delle amministrazioni), fatto di tante piccole aziende che hanno capito che l'unico valore aggiunto di quella terra è il turismo, esiste il Sud secolare, che parafrasando brutalmente Cartesio potremmo condensare in un fatalistico "edo, ergo sum", insomma mangio, dunque sono. Insomma, un Sud che vive solo per essere mantenuto, solo per vegetare. "Se esisto, lo Stato mi deve mantenere". Il fatto che la Puglia, la regione meridionale più attiva e meno povera, scelga un comunista doc come Vendola la dice lunga su quale sia ormai il modo di pensare – in plateale controtendenza mondiale – della maggioranza dei meridionali, industria o no. Ossia, più…comunismo. Certo non quello crudele e pauperistico dell’Unione Sovietica, ma una sorta di socialismo di Stato, che avrebbe un solo compito: garantire l’assistenza di Stato alle fasce elettorali protette in modo forzoso, cioè con prelievi fiscali a carico dei soggetti passivi identificati nelle fasce produttive e nella media borghesia delle professioni e del lavoro intellettuale. Che le fasce protette producano o meno, e qualsiasi bene producano, anche fuori mercato. Con stipendi e norme da Europa unita, s’intende. Solo le raccomandazioni politiche per accedervi non sarebbero "europee"
Il Centro Italia (Lazio escluso), tradizionalmente rosso e "progressista", non sarebbe un problema – prosegue l’inquietante affresco del prof. S.F. – data la bassa densità di popolazione. D'altronde, è proprio la situazione territoriale privilegiata e la sua marginalità produttiva (tanto, la ricchezza vera si produce al Nord) che consente al Centro il lusso di atteggiarsi a "comunista" retrò. Il Lazio, perciò, potrebbe essere destinato a fare da laboratorio per le terribili sperimentazioni dei nuovi "dottor Caligari" della Sinistra sociale. Aspettiamoci, perciò, un forte aumento della tassazione locale, un notevole incremento di immigrazione extra-comunitaria – regolare o clandestina – che andrebbe ad ingrossare preventivamente il serbatoio del "consenso di massa" nel caso che agli immigrati si dia presto il diritto di voto, e soprattutto un aumento di "servizi gratuiti" e "popolari" ma di pessima qualità. In stile vecchia Repubblica Democratica Tedesca, per intenderci. D’altra parte, abbassandosi il livello medio in presenza di larghe fasce di piccola borghesia impoverita dalla crisi e di molti poveri immigrati, qualunque servizio in piu' (anche mezzi di trasporto sporchi e fatiscenti, pseudo-assistenza sanitaria ambulatoriale, divertimenti dozzinali ecc...) verrebbe considerato significativo e "altamente sociale".
Inoltre, la bistrattata riforma costituzionale, pur se scritta molto male e contraddittoria (eppure avvocati, costituzionalisti, magistrati e letterati abbondano in Parlamento), ha almeno il pregio di avvicinare l’Italia al mondo anglosassone, attribuendo al sistema del premierato poteri presenti in molte costituzioni europee. La dura opposizione alle riforme costituzionali – che, si noti, hanno diviso anche il mondo liberale – lascia però negli osservatori obiettivi la sgradevole impressione che in realtà la classe politica e la società italiana non vogliono cambiare quasi nulla, avendo nuotato benissimo finora nelle acque stagnanti della "morta gora" delle Penisola, godendone i privilegi e profittando delle inefficienze.
La solita "Italietta" dei mezzucci, della mediocrità, delle amicizie e dei compromessi, in grado tutt’al più di mediare tra gli staterelli del Mediterraneo e tra alcuni Paesi arabi, al posto d’una grande Italia occidentale ed Europea in grado di competere con le maggiori democrazie liberali? Un’Italietta, inutile dirlo, anti-americana, terzomondista, filo-islamica, fintamente pacifista, furbetta (né con Bush né con Bin Laden). Ecco lo scenario che potrebbe aprirsi per il nostro Paese se la tendenza espressa dal voto delle Regionali dovesse proiettarsi al livello nazionale sulle Politiche. E questo, ripeto, senza neanche considerare i grossi errori del Centro-destra.
(La badante russa di Cossiga)
m
QUANTO RENDONO LE ELEZIONI
Novecento miliardi ai partiti
Quando si era ragazzi, nella Gioventù Liberale, era quasi una gaffe parlare di queste cose. Noi piccoli Gobetti o Croce in sedicesimo non volevamo essere confusi con i "qualunquisti" e con chi gettava fango sul sistema liberal-democratico. Però eravamo contro la partitocrazia e contrarissimi all’eccessivo finanziamento di Stato alla politica. Da grandi, per fortuna, siamo diventati un po’ meno filosofi crociani e più liberali in tutto, specie in economia. Tanto che cominciamo davvero ad averne abbastanza del termine "liberismo" – parlo solo del termine, per carità – che esiste solo in Italia (la parola, purtroppo, non la cosa). Oggi, ammettiamolo, la società è diventata più liberale davvero, all’anglosassone, e noi – tanto più se eravamo liberali già da giovanissimi – non tolleriamo più che la politica costi così tanto e condizioni il cittadino. Certo che tutto costa, ma i soldi dati a pioggia ai politici (un euro per ogni cittadino avente diritto al voto, anche se non va a votare…) operano una selezione al contrario, privilegiano nelle stanze dei partiti i mediocri e gli arruffoni, quelli che hanno scelto la "professione" politica senza avere le qualità, danno una speranza (di rimborso) agli sconosciuti che stampano migliaia di manifesti con la loro brutta faccia senza mai dire come la pensano, e infine provocano inutile rumore, caos e sporcizia sulle strade.
Così, tanto per dare un’idea dei soldi che noi cittadini spendiamo per avere un personale politico si serie B (cultura politica elementare, cultura generale scarsa, nessuna idea propria, poca pratica amministrativa, errori di grammatica, sintassi incerta, approccio volgare e rozzo, pesante accento regionale, perfino grosse cravatte da malavita…), sappiate che complessivamente il Centro-destra riceverà come rimborsi elettorali nei prossimi 5 anni oltre 204 milioni di euro (quasi 400 miliardi di lire). Il Centro-sinistra avrà ancora di più: oltre 221 milioni di euro (quasi 440 miliardi). In tutto sui cittadini italiani gravano ben 900 miliardi delle vecchie lire. Per le Europee del giugno 2004, altri 450 milioni di euro corrisposti ai vari partiti in percentuale sui voti ottenuti.
In particolare, grazie all'ampio numero di voti ottenuto alle Regionali, l'Unione di Prodi da sola ottiene oltre 43 milioni di euro (oltre 80 milioni alle Europee). Il negatore della proprietà privata Bertinotti avrà per Rifondazione comunista - grazie anche al successo di Vendola in Puglia – la bellezza di 11 milioni di euro (22 miliardi di lire), più altri 15 milioni complessivi (30 miliardi) per le europee. La recente sconfitta alle Regionali è costata alla Casa delle Libertà oltre 11 milioni di euro. La Lega porta a casa un milione di euro in più rispetto al 2000. L'Udc almeno 60mila euro in più rispetto agli 11 milioni e mezzo delle consultazioni precedenti. Bene anche la Mussolini: Alternativa sociale incasserà oltre 3 milioni, mentre perfino alla minuscola, risorta, Democrazia Cristiana di Rotondi andranno 800mila euro. Dovrà invece risparmiare Di Pietro, che ha quasi dimezzato i consensi e quindi anche i rimborsi: meno di tre milioni, poverino: quasi 6 miliardi di lire. (Giolitti, il gelataio di Campo Marzio)
m
VIVA LA DIFFERENZA
Femmine al potere. Aiutate dai maschi
Il padre Romano, buon pianista jazz, direbbe: "E’ partita con un ritmo troppo veloce". Ma anche l’assolo – aggiungiamo noi – è stato troppo lungo. Mentre la Mussolini si fa Vento per l'ira, sabotata da An, dopo aver fatto carte false per partecipare, la Vento, boicottata dalla Margherita, è più nera di lei per le 30 preferenze prese nel Pli-Pri. Ma chi parla delle altre donne? Una piccola rivoluzione, quella delle donne alle Regioni. Moltissime le candidate nelle liste, parecchie le elette. In certi consigli regionali anche il 50 per cento e oltre. Nel Lazio la lista vincente ha 7 donne su 15 seggi, in Campania 7 su 12, in Abruzzo 5 su 8.
I liberali sono sempre stati contro le quote garantite e obbligatorie. Non ci piacciono i sindacati protezionisti, i gruppi da tutelare dall’alto: 5 seggi alle donne, 3 ai giovani, 4 ai vecchi, 2 alle suore, 3 agli studenti fuori-sede, 1 ai mancini, 2 alle lesbiche, 4 ai milanisti. Portando all’estremo questo principio, tutti i seggi verrebbero attribuiti dalla legge, non dagli elettori. In fondo anche questa è stata una riforma "octroyée" come lo Statuto del re Carlo Alberto di Savoia, cioè imposta dall’alto, dai maschi al potere. Evidentemente meno autoritari o più furbi di quello che Elvira Banotti e Carla Lonzi, teoriche della rivolta femminista, dicevano tanti anni fa. Ma, in fondo, anche il femminismo nacque così, per quanto oggi possa sembrare uno scandalo o un paradosso della storia. Il Movimento liberazione della donna (Mld), sorto in area radicale nei lontani e avventurosi anni 70, fu fondato da un uomo, l’attuale commentatore politico e storico Massimo Teodori.
Peccato originale? Certo un non piccolo vizio di origine, ma il pragmatismo (femminile) delle donne politicizzate di oggi, ben lontane dall’ideologismo (maschile) delle donne impegnate di ieri, sembra avere giustamente la memoria corta: bada ai risultati. Fino ad oggi poco interessate alla politica, perfino poco inclini a votare le altre donne (tanto che le rare candidate in passato erano votate solo dai maschi), le donne hanno conquistato parecchi posti nelle liste elettorali. Alcune come la Mussolini hanno, è vero, fatto ricorso alla "tradizione", cioè alle antiche doti caratteriali e verbali delle donne, per "bucare" lo schermo tv e attirare l’attenzione con iniziative provocatorie. Col minimo guadagno per sé e il massimo danno per l’altro, come accade in genere alle donne tradizionali infuriate. Ma le nuove donne in politica hanno gestito in modo più razionale e dignitoso la loro campagna elettorale. Si prenda come esempio la presidente eletta del Piemonte, quella Mercedes Bresso che nacque politicamente nella gioventù liberale e maturò in lunghi anni di appartenenza al partito radicale. Auguri, Mercedes. Anche se a Torino saresti più popolare se ti chiamassi "Bianchina", non potendoti chiamare "Marea", "Tempra" o peggio "Barchetta".
I soliti "maschi femministi" (secondo gli avversari, i più "subdoli accaparratori del consenso rosa" e quindi i veri maschilisti nascosti) sostengono che la politica italiana, tutta teorica, "di testa", ha molto da guadagnare dall’ingresso in massa delle donne, le cui doti di concretezza, realismo e buon senso – anche se dovesse mancare il senso pratico – ne fanno automaticamente i soggetti ideali per la cosa pubblica. Ma, a parer nostro, non c’è bisogno di essere "femministi" demagogici: molti uomini liberali sono di questa idea. Anche il Salon Voltaire crede che la politica rosa possa essere meno dannosa per i cittadini di quella vista finora in Italia. Magari con meno paroloni e voli pindarici, con più fatti concreti e cifre. Il che non guasta.
Però c’è l’altra faccia della medaglia, che potrebbe non piacere, o piacere troppo alle donne. Che cosa sanno della politica i normali cittadini italiani? La quotidiana dichiarazione arrogante in tv di Pecoraro Scanio. La melliflua pretesca precisazione a mezza voce di Bondi. La balzana e snob divagazione di Bertinotti. L’accomodante inutile spiegazione di Schifani. E così via per tutta la compagnia di giro, secondo un canovaccio ben noto. Visto che in Italia per "politica" si intende solo la parola, la dichiarazione, la provocazione, l’accusa, l’insinuazione, il comizio, il dibattito, il discorso in Parlamento (nomen omen), insomma il parlare (e il parlare troppo e a vanvera), non sappiamo se quel riconoscimento fatto alle donne – di essere dei perfetti animali politici – possa essere apprezzato dalle dirette interessate. Notoriamente grandi parlatrici.
(Sciura Egle di Porta Tosa)
m
NUMEROLOGIA DIABOLICA
Passata la festa arriva l’ondata…
Un brivido percorre le schiene curvate dagli anni delle vecchine in nero che affollano i botteghini del lotto nei vicoli dietro via Roma, a Napoli. "Chille è lu diavolo, sicuro". Ma qualcun’altra più politicamente aggiornata (anche se meno corretta): "Maometto sta incazzato". Oppure: "Gesù ca punisce i mariuoli…" Il Governo, forse? "No, qualche cardinale ch’arrubba…" Ah, ecco. Lasciamo che le fantasie popolari si sbizzarriscano, in fondo l’esoterismo è creatività. E quanto più razionali ci dichiariamo, tanto più meravigliati restiamo per le singolari, inquietanti "coincidenze", per gli scherzi atroci del Caso. Come le date degli tsunami, le onde anomale che seguono i devastanti terremoti orientali. Avevano 365 giorni a disposizione per verificarsi sulle coste di Sumatra, Indonesia, Ceylon e Maldive. E quali giorni ha voluto il Caso? Il giorno dopo Natale (26 dicembre, quasi 300mila morti) e il giorno dopo Pasqua (28 marzo, alcune migliaia di vittime). Dopo le due più grandi festività del Cristianesimo. In terre di contrasti e lotte sanguinose tra musulmani e cristiani, sembra una vendetta. O una provocazione.
"Dio ci vuole punire". Passata la paura suscitata, in India si sono verificati molti episodi di isteria religiosa. Il fenomeno si è diffuso soprattutto nelle numerose comunità cristiane del Tamil Nadu, una regione nel Sud del Paese: "Questo è un castigo divino, perché abbiamo peccato troppo - ha sostenuto Stella Lawrence, una hindu convertita al cristianesimo -. Non è certo un caso se la Terra ha tremato subito dopo le due giornate più importanti del calendario cristiano, Natale e Pasqua. Ora dobbiamo tutti meditare". Eravamo convinti, da non credenti, delle gravi colpe del Cristianesimo. E siamo lieti che anche Dio sia con noi. (Gennarino de Condillac)
m
CURIOSITA’ DEL CONCLAVE
Ipotesi n.7: un papa ebreo
Sull’intelligente newsgroup it.cultura ebraica abbiamo trovato un dialogo divertente, buon esempio del ben noto spontaneo senso dell’umorismo ebraico. Lo abbiamo solo unito e aggiustato in bella forma. Eccovelo, per il vostro godimento. Partecipano alla conversazione frequentatori del newsgroup con i seguenti nickname (nomignoli): Trew, EmJey, SFS, Tonibaruch, Redfiddler, Hain, vndr, Marco.
- L’hai saputo? C’è un cardinale ebreo. Che dici, sarebbe gradito alle comunità ebraiche il cardinale Lustiger, già arcivescovo di Parigi, come papa, o il suo essere ebreo verrebbe visto come fonte di complicazioni e fastidi nei rapporti fra le due religioni?
- Ma, sai, è cosa che riguarda solo la Chiesa cattolica
- Ma come può un ebreo arrivare a diventare vescovo e cardinale, e restare ebreo?
- Un ebreo, per la legge ebraica rimane ebreo anche convertendosi ad altra religione. E' un ebreo apostata, ma rimane ebreo.
- Per la Chiesa Cattolica è assolutamente irrilevante ciò che è stato qualcuno prima della conversione
- Già, altrimenti non lo avrebbero fatto cardinale......
- Ma per gli ebrei?
- Per gli ebrei dovrebbe essere assolutamente irrilevante che uno di loro, ormai "miscredente", diventi papa...
- Però.... Come si lamentano del fatto che un'ebrea sia stata santificata, potrebbero anche lamentarsi di un papa ebreo....
- E’ vero, meglio non rischiare...
- Ma poi, che probabilità avrebbe?
- Quasi nulle. Lustiger ha quasi 79 anni, è in pensione da arcivescovo di Parigi. Figuriamoci se adesso lo eleggono Papa. Periodo ipotetico del quarto tipo.
- Mi interesserebbe capire: ma come è potuto accadere?
- Te lo dico solo se prometti di non parlarne con nessuno....
- Psssst.... Infiltrato... Infiltrato dei servizi segreti. Mossad, capisci?
- Non è impossibile...
- Gli fai fare tutta la carriera e poi, crash, gli fai buttar giù tutta la baracca....
- Però devi pagarlo bene....
- Sai, no?, priorato di Sion.... Non hai letto "Il codice Da Vinci"?
- Del resto la Cia c'era già riuscita con Gorbaciov...
- E' vero!
- Però, mi raccomando, acqua in bocca!
- Ripensandoci.... adesso che te l'ho detto.... non è che ti devo eliminare?
- N-n-n-nooo... credo di no...
- Dici? Sarà meglio consultare il manuale....
(Sarah Di Veroli, commessa da Tagliacozzo)
m
SCANDALOSE BUGIE NEI LIBRI DI TESTO
"Il Muro? L’ha voluto l’Occidente"
Altro che storici. Sembra che gli ultimi, veri, autori di fiction si nascondano tra i compilatori di libri di testo per le scuole. Sentite questa "perla", roba da Blob. In un libro di testo per i licei dal titolo "Stato giuridico, Stato Economico" tra tante inesattezze – scrive Giambattista Parodi da Genova al Corriere – si insegna che "le potenze occidentali nel 1961 riuscirono ad attuare il proposito di separare materialmente Berlino in due zone con la costruzione di un muro... Soltanto il 9 novembre 1989 il presidente della Germania orientale Krenz, d'intesa col presidente russo Gorbaciov, annunciò la demolizione del muro e la riunificazione delle due Germanie" . Il Parodi ci risparmia il commento: "Qui non siamo né all'esplicazione del libero pensiero, né del libero insegnamento, ma alla falsità storica più totale, che non occorre che io qui ricordi, perché il Corriere da sempre riferisce dell'erezione del muro da parte della Germania comunista per evitare la fuga dei suoi cittadini in Occidente ( e quanti morti ed incarcerati per il tentativo di scavalcarlo!). Le domando: come si può fare, senza intaccare il principio del libero insegnamento, per evitare che si insegnino delle falsità, vuoi per grossa ignoranza, vuoi per malafede? Chi ha dei figli a scuola ovviamente ne è molto preoccupato".
Che fare? E’ un problema, visto che troppi insegnanti nella scuola italiana hanno idee anti-liberali o di estrema sinistra, e che sono proprio gli insegnanti non solo a scrivere i libri, ma anche ad approfittare del disinteresse dei genitori per scegliere in tutta solitudine di adottare i libri che piacciono a loro. E i Consigli di classe, che fine hanno fatto? I rappresentanti di studenti e genitori, hanno diritto di dire la loro sui libri di testo, come prevedono i nuovi regolamenti del Ministero. Signori genitori, volete più libertà e correttezza di informazione per i vostri figli? Date maggior impegno personale. (Il massaggiatore della Moratti)
m
FATICHE NOTTURNE
"A letto era davvero insistente…"
Tutta la notte a letto mi fece sudare. Non mi dava pace. In qualsiasi posizione mi mettessi, lei mi era sempre addosso. Era grassa e insistente. Davvero insistente. Non ci crederete, era così forte che alle volte mi mancava perfino il respiro. Mi dette un po’ di tregua e mi alzai per bere. Ma dopo divenne più nervosa. Pensate, non mi lasciò che all’alba, sfiancato e madido di sudore. Quella maledetta tosse. (Bottino Ricasoli)
m
FOBIE MEDIEVALI. MA NON NEGLI USA
Ogm? Tomato ‘e màmmeta
Credevano al "malocchio" e rifiutavano di farsi vaccinare i contadini emigrati negli Stati Uniti dalla Basilicata, dalla Campania o dal Veneto. Così attaccati al cibo del loro paese, semplice e "sano" (credevano), che si facevano spedire dall’Italia perfino il concentrato di pomodoro. Il che per la storia della botanica era come portare vasi a Samo. Sarebbe divertente scoprire oggi che anche gli italo-americani discendenti da quegli emigranti superstiziosi consumano i nuovi alimenti geneticamente modificati. Non diversamente dal 70 per cento degli abitanti degli Stati Uniti. Scopriremmo con soddisfazione che i nipoti americani di quei contadini ignoranti sono più moderni e intelligenti, per esempio, degli attuali studenti universitari di Caserta, o degli insegnanti di Roma. Che si bevono la propaganda terroristica degli pseudo-verdi e le leggende raccapriccianti sul cibo ("la fragola-insetto" e il "broccolo-rana") che ripetono ai bambini le maestre. Finto-verdi, studenti e insegnanti uniti dal comune, convinti che gli alimenti "tradizionali" non siano mai stati "nuovi", che ce li abbia dati la Natura senza intervento genetico dell’uomo, e che quelli oggi modificati – solo perché nei liberali e capitalistici Stati Uniti o Canada – facciano venire il cancro o l’orticaria. Loro che magari fumano come Turchi, seguono una dieta sbagliata, si abbuffano di fritture e carni alla brace, inalano nei polmoni lo scarico degli autobus, hanno il telefonino incollato all’orecchio, fanno tac e radiografie per un nonnulla.
Davvero noi italianuzzi dobbiamo vergognarci a sentirci Terzo Mondo, per colpa dello studente no-global dell’ultrasinistra-destra alla Bertinotti, di sua nonna di destra cattolica, del suo insegnante verde di sinistra? Mentre in Italia sono vietati come cosa velenosa e diabolica, negli Stati Uniti arrivano ogni giorno sulla tavola di 300 milioni di persone moltissimi cibi geneticamente modificati. "Fessi", "pirla", "stronzi", "strulli", "coglioni", "grulli", "goji", sono alcuni degli appellativi regionali con cui i "furbi" e ignoranti italiani impegnati nella campagna anti-Ogm definiscono gli amerikani. Addirittura esistono dei Comuni italiani dichiaratisi "Ogm free", come un tempo si dichiaravano "denuclearizzati". Gli ogm peggio della bomba atomica.
Eppure negli Usa quasi nessuno sembra preoccuparsi, come rivela uno studio della Rutgers University. Anzi, a 10 anni dall’introduzione degli Ogm negli Usa, il 69% degli interpellati ignora perfino di averli consumati. Le campagne europee contro i "cibi Frankenstein" non hanno avuto eco negli Usa. Secondo l’industria "biotech" è perché gli americani si fidano delle regole federali. Ma anche gli scienziati e la severa FDA (Food & Drug Administration), qualcosa come il nostro Istituto superiore di sanità ma più cattivo, hanno dato parere favorevole. La scienza ha scoperto e provato che sono molto più pericolosi (35-50 per cento dei rischi di cancro, più dello stesso fumo) i normali cibi naturali che mangiamo ogni giorno, e non solo quelli convenzionali ma anche quelli definiti "biologici", a causa degli abbondanti pesticidi naturali e artificiali che contengono.
(Ippokrates l'ipocrita)
m
L’ITALIA E’ SEMPRE LA STESSA
Liberali, pronti la prossima volta?
"Neanche ad ogni morte di papa", avrebbe detto la nonna comasca del Bartezzaghi, buonanima, che per essere andata in vacanza una volta a Dogliani, per via di certo vino che il figlio doveva acquistare, divenne per tutta la vita una fervente liberale einaudiana. Pensateci bene, ora che sono passate le elezioni regionali (viste da tutti come "elezioni di mezzo termine", all’anglosassone), potevano in Italia la Destra e la Sinistra mostrare il volto liberale, sia pure "ad ogni morte di Papa"? No, non potevano. Non c’erano sui tavoli della politica italiana serie opzioni liberali nel lontano 1978, non ci sono ora, pur essendo nel frattempo la nostra società così profondamente cambiata – è troppo se diciamo "liberalizzata"? – dalla caduta del comunismo e dalla nascita dell’Unione Europea.
Così i liberali si accorgono di avere "perso", ma anche "vinto", per contrapposti motivi. Hanno perso perché, pur essendo il liberalismo l’idea vincente, alcune piccole liste liberali (in Lombardia ce n’erano addirittura due) hanno raccolto percentuali largamente inferiori all’1 per cento. Anzi, gli analisti hanno scoperto che le fasce più conservatrici o parassitarie hanno punito o premiato la Casa delle Libertà proprio per qualche timido e maldestro annuncio di rigore "liberista" (più strombazzato che realizzato), attribuito nell’immaginario collettivo alla Lega "bau-bau" e perfino a qualche esponente di FI. Motivazioni che non faranno piacere neanche al Centro-sinistra, se davvero si appresta a governare con gente come il "tecnico" Monti e i politici "liberal" Debenedetti, Morando e altri. Una cosa, infatti, è fare opposizione, un'altra stare al governo d’un Paese europeo, col fiato sul collo del Commissario alla Concorrenza di Bruxelles. Come faranno i liberali del Centro-sinistra a governare l’economia, se anche la loro base si dimostra così anti-liberale, parassitaria e conservatrice?
Perciò, paradossalmente, i liberali che hanno straperso sul piano elettorale, nel momento in cui se ne piange la mancanza nelle varie elaborazioni programmatiche, sia di Destra che di Sinistra, hanno vinto, anzi stravinto. Dal un lato Berlusconi si appresta a realizzare finalmente nell’anno che gli resta "quelle riforme liberali che l’elettorato vuole", dall’altro Prodi prende accordi con Monti ed altri tecnici per realizzare una politica che non dovrebbe dispiacere all’Unione Europea. Perciò, i liberali servono ad entrambi, eccome. Dispiace solo che i liberali debbano stravincere come tecnici e non come politici, nel segreto delle stanze dei Ministeri economici e mai in quelle in quelle del Ministero dell’Interno, dove arrivano i voti elettorali.
Chissà se gli industriali se ne ricordano. Loro che spesso votano e fanno votare, tenendo a mente tattiche e strategie di Guicciardini e Machiavelli, non il più vicino (o il meno lontano) a loro, ma chi secondo loro potrà vincere un domani. Per poter dire per primi di "stare dalla parte giusta". Hanno divertito l’intera Puglia le battute che si sono fatte sul "caso pastasciutta". Contro le previsioni dei giornalisti politici e contro ogni logica, gli industriali della pasta Di Vella hanno appoggiato e fatto votare il politico più lontano dai loro interessi. E c’è chi nei caffè delle baresi via Cavour e via Sparano scherzava in modo politicamente scorretto sull’evento. Gli industriali, pur potendo scegliere, hanno rifiutato il candidato "bello, pulito e cattolico" Fitto e hanno scelto quello "brutto, comunista e omosessuale" Vendola, ha scritto con inusitato linguaggio un commentatore del Corriere. E mentre le vecchine di Bari Vecchia, davanti ai manifesti del brutto con l’orecchino, invocavano S.Nicola da Bari e si facevano il segno della croce, gli imprenditori furbi si preparavano a saltare un anno prima sul carro politico vincente. "E se era anche extracomunitario – rincarava la dose il tassista barese "Mincuccio" – presidente del Consiglio lo facevano". Tanto, se la pastasciutta Di Vella dovesse rivelarsi scotta o indigesta, ci sarà sempre un mediocre caffè Illy a mandarla giù. (Camillo Benso di Latour)
m
FU ATTIVA TRA FRANCIA E SPAGNA
L’eroina che salvò centinaia di ebrei
Lisa Fittko è morta a Chicago a 95 anni. Nata a Uzhorod (nell’attuale Ucraina) nel 1909, la Fittko aveva salvato la vita a centinaia di ebrei e oppositori al regime nazista, aiutandoli a passare clandestinamente la frontiera tra Francia e Spagna. Tra il 1940 e il 1941, per sette mesi, Lisa - insieme al marito Hans - aveva guidato gruppi di esuli attraverso i Pirenei, creando un itinerario poi ribattezzato "la via F". Tra gli intellettuali che riuscirono a mettersi in salvo grazie ai coniugi Fittko, anche il filosofo Walter Benjamin. La Fittko ha raccontato le sue memorie nel libro "La via dei Pirenei", edito anche in Italia. (Ursula Rothschild)
m
REFERENDUM. NO ALLO STATO TEOCRATICO
Al seggio andiamoci con Monsignore
"La Curia sta sbagliando tutto, Ruini fa male a intromettersi nel referendum. Io a votare al referendum ci andrò, eccome". L’arcivescovo emerito di Foggia, monsignor Giuseppe Casale ha meravigliato tutti concedendo un’intervista alla Valentini dell’Espresso nella quale fa sue le tesi dei laici con grande correttezza. Non ci dice come voterà, è molto probabile che voti "no" (mentre noi tutti voteremo "sì"), ma la sua eleganza dialettica, il suo rispetto per il corretto metodo liberale ci ha colpito. "Quella di Ruini non è né potrebbe essere un’indicazione dottrinale – ha detto – perché non sono in campo questioni di fede né di disciplina. E poi il vertice della Conferenza episcopale italiana ha deciso questa campagna senza consultare nessuno, partendo da analisi discutibili.
Ma sentite il ragionamento tipicamente liberale. Chiudete gli occhi: non vi sembra di sentir parlare uno dei nostri o il segretario radicale Capezzone? "Alla base c’è la paura che i referendum possano vincere, c’è il terrore che l’opinione maggioritaria degli italiani sia per il sì. E allora si è scelto un escamotage come l’astensione. Ci si è aggrappati a una legge votata in condizioni speciali, da un Parlamento dove né la maggioranza berlusconiana, né una parte della Margherita, volevano perdere la primogenitura nel rapporto con la Chiesa. Non rendendosi conto che non solo stavano minando la laicità dello Stato, ma che facevano un gran male alla Chiesa stessa, trasformandola, per così dire, in istrumentum regni. Le leggi dello Stato non possono essere la traduzione meccanica dei principi etici della religione cattolica. Questi principi devono essere mediati dalla dialettica politica, devono tener conto di altre sensibilità, di altre convinzioni. Le leggi sono sempre frutto di un compromesso fra le varie opinioni in campo. Se così non fosse avremmo uno stato teocratico".
Perfetto, da manuale. Solo, avremmo dispiacere se il vescovo passasse dei guai per queste dichiarazioni. Per fortuna è un "emerito", e quindi ormai disancorato dalla stretta gerarchia della Cei. Non è improbabile, che comunque abbia qualche gatta da pelare.
(Don Minzione)
m
MEDICINE ALTERNATIVE E ANTI-SCIENZA
"No all'omeopatia per i bambini"
Ci sembra molto sensata e doppiamente liberale la raccomandazione ai medici e alle famiglie del Comitato nazionale di bioetica, affinché non siano praticate sui bambini le medicine alternative non provate dalla scienza sperimentale, e in particolar modo l’omeopatia, che è molto usata in pediatria. Per due motivi. Perché non si può avere il consenso di un bambino, e perché non è corretto utilizzare in massa, come si fa in Italia e nel mondo occidentale, una medicina che in più d’un secolo non è mai riuscita ad ottenere le prove scientifiche della sua efficacia. Diverso il caso delle medicine naturali come la fitoterapia o erboristeria, che trattando tinture, estratti, decotti o infusi di vegetali (o le parti di pianta al naturale) hanno a che fare con principi attivi anche molto potenti, tanto che una prescrizione sbagliata a base di erbe può procurare avvelenamenti, effetti gravi e perfino la morte. Con il rimedio omeopatico, invece, è impossibile l’avvelenamento. La diluizione è tale che nel prodotto finale spesso non si trova neanche una molecola del principio naturale farmacologicamente attivo riportato in etichetta, ma solo acqua distillata o amido. Anche questo smentisce la sua pretesa "naturalità".
E’ indubbio che la diffusione dell’omeopatia, e della floriterapia di Bach che da essa deriva, sia spiegabile come una reazione oscurantista alla scienza, incolpata per gli insuccessi o gli effetti collaterali dei farmaci. Quello che si pretenderebbe è un farmaco moderno e potente, ma senza rischi e privo di effetti collaterali. Ma tutto nell’attività dell’uomo e nel mondo della Natura ha dei rischi. Questa pretesa infantile di sicurezza assoluta finisce perciò per far scegliere al paziente la strategia di fuga del non-farmaco. Con rischi modesti in caso di disturbi leggeri e passeggeri, o di altri anche più gravi ma che magari la Natura stessa avrebbe guarito da sé (anche più del 5 per cento dei casi…). Con rischi molto alti, invece, se per assumere il finto-farmaco di Bach o omeopatico non si esegue o si interrompe la terapia con i farmaci convenzionali prescritta dal medico in caso di malattia grave.
Un discorso elementare, eppure in Italia ci sono parecchi pazienti che continuano a curarsi con l’omeopatia. Liberi di farlo. Noi liberali siamo antiproibizionisti e difendiamo anche l’eutanasia e il suicidio. E chi ha soldi è libero di spenderli come vuole. Ma quello che non si può consentire è che si "curino" così i bambini e gli anziani, che non possono o non sanno decidere: sarebbe una grave violenza. Come quella della giovane madre che, non bastandogli il comune vegetarismo (lacto-ovo-vegetarismo), oltretutto benefico, imponeva alla figlia di pochi mesi il "purissimo" regime vegan (solo vegetali). Quindi, per la lattante niente latte, né materno, né artificiale, ma solo un simil-latte ottenuto da mandorle e riso. Simile solo per l’aspetto. In realtà senza vitamina B12, senza calcio né ferro assimilabili, senza aminoacidi essenziali. L’incolpevole bambina "lattante mancata" divenne scheletrica e fu sul punto di morire: ma per fortuna intervennero medico curante, Asl e perfino un giudice per salvarla. Nell’omeopatia, se c’è un medico, i danni sono limitati, perché in caso di patente inefficacia il medico omeopatico passa ai farmaci convenzionali. Ma possono esserci dei ritardi gravi, come è successo qualche settimana fa in Italia.
Giovanni Federspill, ordinario di medicina interna a Padova, autore con Dario Antiseri (il liberale studioso di Popper) e Cesare Scandellari del libro "La questione delle medicine eretiche", la pensa così sui rimedi omeopatici: " Sono profondamente convinto che siano inutili e in più sottraggano i pazienti a terapie efficaci. Un fenomeno che espone la società a un pericolo reale. Voterò il parere, con qualche riserva. Se vogliamo sottilizzare, anche i cittadini meno informati che vivono in campagna andrebbero paragonati a bambini inconsapevoli e quindi protetti da prescrizioni sconsiderate ". (Francesco Redi, in villa a S.Gimignano)
m
WOYTILA, LA CHIESA E I "NUOVI CATTOLICI"
Guardatemi in "papamobile"
E’ vero, morto un papa così, non se ne fa un altro uguale. Ma attenti a straparlare, noi liberali. Da parte d’un liberale, credente o ateo che sia, perfino popperiano (Pera) o post-comunista devoto (Ferrara), non c’è nulla di più falso e stucchevole che trattare il "caso Woytila" esaurendolo nella genialità dell’uomo, oppure mettendosi a discettare di dottrina religiosa, destini della Chiesa, "radici cristiane" o "santità della vita". L’elemento principale, invece, è un altro: Woytila, carattere e personalità a parte, è stato un tipico papa cattolico. Anzi, più cattolico degli altri. Con tutti i gravi vizi e gli errori tradizionali della politica e della morale cattolica. E per quanto possano essere carismatici e trascinatori di folle, anche i papi vanno valutati alla luce impietosa della psico-politica e della Storia. Che è storia delle libertà di tutti, non solo di fedeli o ecclesiastici cattolici, come pensava Woytila.
Con realismo alla Cavour, liberale cattolico vero in quanto non dava a vedere di esserlo, consideriamo papi, vescovi e cardinali come veri e propri uomini politici, non potenziali "santi" o eroi, a differenza delle folle acritiche eccitate dal messaggio televisivo. Perché questo sono e vogliono essere i generali della Chiesa. A cominciare dagli accordi politici e dal lungimirante realismo machiavellico con cui sono ordinati vescovi ed eletti pontefici. Sanno bene, del resto, che per la pura e semplice contemplazione e testimonianza spirituale sarebbe bastato loro esser umili frati, semplici preti o perfino laici praticanti. Ma se vogliono, invece, essere un potere del Mondo, se costruiscono un Governo, se instaurano una gerarchia, se conducono campagne di informazione, se stipulano accordi, se prescrivono di votare o non votare, se criticano i politici o condannano la stampa (e un tempo incoronavano, combattevano guerre sanguinose, incarceravano e condannavano a morte), anche noi dovremo aderire alla loro vera natura e considerarli per quello che sono: dei politici. Anche se sotto l’abito restano come tutti noi soggetti all’umana psicologia.
LIBERTÀ? SÌ, QUELLA PROPRIA - Ebbene, un simile vaglio critico non giova al papa da poco scomparso. Con Woytila la Chiesa non ha smentito la sua ideologia autoritaria e illiberale. Ha badato quasi sempre alla "propria" libertà, non a quella degli altri. Anche i dittatori, anche gli egocentrici, si battono per la propria libertà. Nei confronti del comunismo le due libertà hanno coinciso, ma negli altri casi no. Woytila ha condannato il comunismo e contribuito alla sua caduta (e l’Urss gliela giurò, non riuscendo però ad ucciderlo), ma spese malamente questo suo credito presso i liberali con la delirante equiparazione tra comunismo e capitalismo. Fu critico con gli Stati Uniti e i paesi liberali, nemico del mercato e della concorrenza, mettendo spesso sul banco degli accusati l’economia libera, le multinazionali, la moderna società dei consumi e la pubblicità. Incoerentemente (vedi più avanti). Non capì che era stato proprio il confronto con le libertà d’una società ricca, non l’idea pura della "libertà dello spirito", ad abbattere la dottrina più falsa e pericolosa della Storia. E, secondo il tradizionale pauperismo della Chiesa, giustificò tutte le debolezze e le povertà del Sud del mondo, imputandole all’Occidente anziché alla corruzione e all’arretratezza culturale degli individui e delle classi dirigenti di quei paesi. In questo fu "terzomondista".
E dette anche l’impressione gridando "sì alla pace" e "no alla guerra" di porre sullo stesso piano Arafat e Israele, i terroristi e gli Stati Uniti, i buoni e i cattivi, i criminali e i poliziotti. Senza fare troppe differenze tra gli attentatori che fanno stragi tra la popolazione inerme, i despoti che reprimono i propri popoli, torturano e uccidono, e chi quei tiranni e quei terroristi vuole punire in modo esemplare o eliminare dalla faccia della terra. In questo fu diseducativo: ci sono casi in cui la "pace" è immorale.
Questo anti-occidentalismo e anti-liberalismo di Woytila avrebbe dovuto essere il dato interpretativo fondamentale per dei veri liberali, sia pure politici di professione, giornalisti o docenti. E invece, nessuno di loro l’ha rilevato. Si sono limitati a prendere atto dell’enorme folla plaudente, quasi che si trattasse d’un plebiscito, un demoscopico "giudizio di Dio". Anzi, dentro quella folla reazionaria hanno cercato di intrufolarsi per carpire parassitariamente un po’ di popolarità. E quando mai per i liberali la "folla", non il popolo, ha avuto ragione?
HOMO WOYTILANUS - Ma è stato il fanatismo televisivo della gente qualunque il dato più inquietante. E se si scoprisse, poi, che il nuovo Homo woytilanus che Giovanni Paolo II ha allevato in vita ed eccitato da morto non è così religioso, coerente, amante di Dio e delle libertà, ma solo presenzialista, esibizionista, voyeur e morboso? Perfino i giornalisti hanno notato che la folla che lo piangeva non frequenta abitualmente chiese e messe, sempre vuote, anche in Italia (Severgnini). Assomigliava piuttosto alle prèfiche che urlano nei funerali del Sud. Il gesto teatrale, ostentato, piuttosto della muta preghiera individuale. La piazza meridionale senza pudore, anziché l’io discreto anglosassone. Il cattolicesimo con Woytila si è confermato davvero la religione più italiana e "volgare" (in senso proprio) che si possa immaginare, direbbe con sarcasmo uno di quegli antichi manuali turistici britannici che sembrano saggi di costume, tanto sono taglienti.
Figuriamoci se l’Homo woytilanus, var. juvenilis, arrancando con la bottiglietta d’acqua in una mano e la fotocamera digitale nell’altra, avrà afferrato la più grave contraddizione della Chiesa, confrontando la libertà che il papa chiedeva per i cattolici con quella che negava ai suoi oppositori, interni ed esterni: scienziati, medici, protestanti, ortodossi, buddisti, atei, riformatori, liberali, divorziati e divorzisti, donne abortiste, preti sposati.
Quello che alla folla è piaciuta, in realtà, è solo l’idea del pellegrinaggio d’avventura al grande Divo dello Spirito che ha avuto successo, di cui tutti parlano, entrato nel Mito appena morto. La ricerca d’un contatto feticistico col neo-taumaturgo prima che venga calato per sempre nella tomba. Ecco la "devozione popolare" di centinaia di migliaia di turisti da catafalco, collezionisti di immagini carpite e ricordi da video-telefonino, accalcati per poter dire un giorno di aver partecipato anche loro al "famoso evento mediatico". E come fanatici stiliti esposti al sole, alla pioggia e al vento, non sentire né caldo né freddo, né fame né sete. E’ questo il primo miracolo? Per molto meno, nacquero gli Iconoclasti e la Riforma protestante.
GRANDI FOLLE E CHIESA RICCA - Avranno arricciato il naso uno o due cardinali e qualche cattolico liberale? Se sì, i giornali non l’hanno scritto. E’ proprio il ritorno alla demagogia medievale, alle grandi folle, al ventre ottuso del mondo, al populismo, la grande invenzione di Woytila. Che ha portato alla Chiesa una crescita enorme d’immagine (televisione e giornali), potere politico e soldi. Tanti soldi. Dalle donazioni libere a quelle mediate dallo Stato (8 per mille). Dopotutto "pecunia non olet". Anzi, per paradosso, questo è l’unico movente razionale dell’intera faccenda. Prima di Woytila la Chiesa era povera, dopo Woytila è ricca.
Le grandi folle, si dice, sono un ritorno alla Chiesa antica. Ma ci sono inquietanti precedenti laici nella storia dell’ultimo secolo. Gli unici capi che in passato hanno scientemente attinto carisma, vocazioni, soldi e potere dalla folla amorfa, manovrandola con un’attenta regìa mediatica e spettacolare, sono stati Mussolini, Hitler e Peron. Nessuno dei quattro (Benito, Adolf, Juan e Karol) ha voluto mai perder tempo a convincere l’intelligenza liberale, l’opinione pubblica illuminata, la Curia o il Parlamento, usando gli strumenti della ragione, del confronto e della dialettica. Perché avrebbero perso. Tutti e quattro i grandi seduttori, invece, hanno sempre e solo scelto la scorciatoia del colloquio diretto con la folla in un "call and response" con i giovani, le donne del popolo, la gente semplice, convinti del suo fondo reazionario, infantile, fantastico (Vico). E quanti sovrani, compresi i Savoia, preferivano mille volte parlare al loro guardiacaccia che al primo ministro, fosse pure Cavour.
NO ALLA SCIENZA E ALLE DONNE - Perciò non meraviglia che papa Woytila, da esperto di psicologia e comunicazione, abbia ricercato il facile consenso dei giovani piuttosto che quello della borghesia liberale, i mercanti, gli imprenditori, gli scienziati. Come non capirlo? Quanto è più comodo il bagno catartico di folla del confronto spinoso con i Galileo di oggi, che ardiscono sperimentare con le cellule per guarire le malattie, o che dimostrano che l’Aids e la povertà del Terzo mondo si riducono col profilattico e la limitazione delle nascite. E invece, i no di Woytila in 26 anni hanno causato probabilmente centinaia di migliaia di morti tra i bambini in Africa, Asia e Sud America (De Marchi).
Papa Woytila ha chiesto perdono per gli errori di ieri, ma non per quelli di oggi. Ha riconosciuto gli sbagli e perfino i crimini passati della Chiesa cattolica, come l’antigiudaismo religioso, i ghetti e la persecuzione degli ebrei, l’Inquisizione, la strage degli Ugonotti, il rogo di Giordano Bruno, la condanna di Galileo. Ma ha fatto santo papa Pio IX che combatté, incarcerò e giustiziò i liberali. E non ha chiesto perdono per le gravi colpe di oggi, come le ingerenze politiche, la negazione della libertà di scienza, di critica e di stampa, l’appropriazione indebita dell’etica da parte della Chiesa cattolica, il riconoscimento dei dittatori e dei gruppi rivoluzionari o terroristici, l’umiliazione della ricerca scientifica (medicina, aborto, sperimentazione, clonazione, fecondazione, controllo delle nascite) e della donna. Insomma, ha chiesto la "libertà" solo per la Chiesa, non nella Chiesa o nei confronti della Chiesa.
NATURISTA E CONSERVATORE - Ha fatto autocritica anche per l’innaturale condanna del corpo con cui la Chiesa aveva fatto retrocedere l’evoluta civiltà romano-pagana (altro che buone "radici" in Europa), rivalutando il corpo umano nella sua fisicità, l’igiene, la sessualità e la nudità. Amava la natura di per sé, e non solo come opera divina, praticando escursioni in montagna, campeggio, forse anche il nudismo. Certo fu il primo papa a farsi costruire una piscina (Castelgandolfo). In questo, però, la sua "modernità" di uomo del Medioevo è consistita nel tornare agli antichi Romani, annullando 2000 anni di ottusi divieti non del Cristianesimo ma della Chiesa di Roma.
Un pontefice non di teorie, encicliche e Concili, ma un abile viaggiatore politico, un instancabile propagandista internazionale, attento fino all’ultimo all’immagine, alla voce, al gesto, alla drammatizzazione (era stato attore di teatro), all’attenzione dei mass media, alla "visibilità". Da questo punto di vista, la pagoda del "papamobile" resta il simbolo del suo sfrenato esibizionismo, a prova di attentati, mentre il microfono muto esposto ugualmente alla finestra nonostante non potesse più parlare si deve quasi certamente al cinismo dei suoi segretari. Ma resterà sempre il sospetto che molte sue decisioni fossero prese proprio in funzione della tv e dei giornali. Non per caso fu il primo papa a nominare un vero addetto stampa, a scrivere libri e articoli, a organizzare viaggi in aereo insieme con i giornalisti, in conferenza stampa viaggiante. Amò le folle, come se fosse insicuro di sé e avesse un disperato bisogno d’un surrogato di consenso politico. E tra la folla morì. Uno così, se fosse stato un laico, sarebbe diventato un politico fortunato, amato, carismatico, geniale, temuto, cinico, longevo. Forse un grande dittatore. Meno male che divenne sacerdote. (Il cardinale Mazzarino)

Comments: Posta un commento



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?