02 novembre, 2005

 

2. Newsletter del 13 febbraio 2004

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Salon Voltaire
IL "GIORNALE PARLATO" LIBERALE
LETTERA DEL SALOTTO VOLTAIRE
"GIORNALE PARLATO" LIBERALE DI ATTUALITÀ, SCIENZA, CULTURA, POLITICA E COSTUME
Lettera N. 2 – 13 febbraio 2004 - 2a ed.

"Stress, ipertensione, colesterolo alto? Partecipa a un salotto liberale.
L’unico in cui il sedentarismo fa bene e stimola il cuore" CARDIOLOGO ANONIMO
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Sommario:
CONTRO IL CONCORDATO? HA DA VENI’ DARWIN
SCOPERTO UN ALTRO PERLASCA: PORTO’ IN SALVO 1000 EBREI

QUEL CAVOUR DI BERGAMO ALTA CHE VUOLE UNIRE I LIBERALI
TV FAZIOSA DI SINISTRA O DESTRA: I RACCOMANDATI NON HANNO IDEE
MA ‘STO VOLTAIRE ERA LIBERALE O ANTISEMITA?
IL PRESIDENTE PERA, IL POPPERIANO: DIALOGATE
STIPENDI TROPPO ALTI PER CHI DISCUTE LE LEGGI CHE DEVE APPLICARE
TORNA L’ESORCISMO. DIO NON TIRA PIU’: MANDIAMOLO AL DIAVOLO
PROVOCAZIONI LIBERALI. PERCHE’ SOFRI SI E DI LORENZO NO
POLLO ARROSTO PER SALVARE CAPRA (PREVENZIONE) E CAVOLI (GOLA)
NIENTE FIGLI? TACI O DONNA, SE NO TE LA TAGLIO E TE LA CUCIO
TONACHE DI PRETI E MONACHE. COME IL BURKA E IL VELO ISLAMICO?
COSTA SOLO 7 EURO LO SFIZIO DI INTOSSICARE GLI ALTRI
ISLAM DI CASA NOSTRA. NE AMMAZZA PIU’ LA SANTA…

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NON RISPETTO' GLI ORDINI IL CAPITANO D’UNA NAVE ITALIANA NEL 1940
Scoperto un altro Perlasca: portò in salvo 1000 ebrei
E bravo Giovannino, che memoria di ferro. Veramente si chiama Hazan, e di nome è James, perché suo padre Isaac, un ebreo egiziano che per anni rappresentò re Fuad in Italia, aveva passaporto britannico. Ma nacque a Roma, e dunque Giacomino era e resta. Un bambino nel giugno 1940, tra i tanti in Italia minacciato dalle leggi razziali. Ma scavando nella memoria e negli appunti oggi scopre di dovere la vita, insieme ad un migliaio di altri ebrei europei, ad un eroico capitano di nave che da Genova lo portò fino ad Alessandria d’Egitto a bordo della nave passeggeri Esperia.
Mentre la nave era nel Tirreno, a metà traversata, un telegramma raggiunge il suo telegrafista: "L’Italia ha dichiarato guerra alla Gran Bretagna: riportare subito indietro i passeggeri". E non solo i mille erano quasi tutti ebrei, ma tra di loro c’erano ben 400 ebrei inglesi. Insomma, un pericolo doppio: tornando in Italia sarebbero stati senza dubbio incarcerati e deportati.
Invece, che fa il buon capitano, Emanuele Stagnaro? Fa finta di niente (in seguito dirà di aver ricevuto il telegramma quando i passeggeri erano già sbarcati) e prosegue verso l’Egitto. Ma fa ancora di più e meglio. Evita il porto di Alessandria, controllato dagli inglesi, che avrebbero certamente sequestrato la nave italiana e arrestato il comandante, e deposita in salvo i mille ebrei in un porto vicino.
Ora James Hazan – racconta Alessio Altichieri del Corriere - sta rompendo le scatole al presidente israeliano Sharon perché il capitano di marina Stagnaro sia ricordato come un "giusto fra gli uomini" che hanno contribuito a salvare gli ebrei perseguitati. E, aggiunge, bisogna sbrigarsi, perché il figlio di Stagnaro ha ormai 90 anni e se muore a chi si potrà consegnare il riconoscimento? Intanto, sta facendo di tutto per far piantare in Israele un albero di olivo col nome dell’oscuro capitano genovese che rischio la morte pur di salvare 1000 ebrei innocenti. E minaccia, conclude Altichieri: "Ora sono pronto a tutto, perfino ad andare a protestare a casa di Ariel Sharon, nel suo giardino, perché sia fatta giustizia". Però che memoria e che tenacia, a 70 anni suonati. (Ben Rubinstein)
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CONTRO IL CONCORDATO SI UTILIZZA ANCHE L’EVOLUZIONISMO
Troppi clericali? Ha da venì Darwin: firmato Margherita Hack
Ieri, 12 febbraio, nel quasi totale silenzio della stampa, alcuni simpatici matti hanno festeggiato il Darwin-day, una specie di "Capodanno" dei laicisti ad oltranza che rievoca la nascita, avvenuta il 12 febbraio del 1809, di Charles Darwin, padre dell'evoluzionismo, la teoria scientifica che ha rivoluzionato tutte le nostre conoscenze e ha cambiato lo studio di varie branche della biologia. L’intuizione di Darwin è stata questa: la vita su questa Terra si è sviluppata a partire da organismi semplici, per es. i batteri, divenuti via via più complessi per selezione naturale.
Ma quello che è più curioso è che questa stessa data è stata scelta dall’"Unione degli atei e degli agnostici razionalisti" (Uaar) per lanciare la "Settimana anticoncordataria", sette giorni di iniziative dedicate alla critica verso i famigerati Patti lateranensi, stipulati tra il fascismo e la Chiesa l’11 febbraio del 1929. Desterà interesse apprendere che presidente onoraria dell’Uaar è la nota scienziata astrofisica Margherita Hack, nota tra l’altro anche per le sue scelte vegetariane e animaliste
Naturalmente in questo caso l’evoluzionismo entra fino ad un certo punto. Il solito prete cavilloso, infatti, potrebbe obiettare che, se l’uomo deriva dalla scimmia o dalla materia, "qualcuno" ha pur creato la prima scimmia o il primo corpuscolo o atomo di materia. "Si sceglie Darwin come "simbolo" della settimana anticoncordataria perché a lui si deve la concezione secondo la quale la vita si è originata a partire da forme semplici verso quelle più complesse senza ricorrere a Dio per alcuna spiegazione", afferma l'astrofisica Hack
(La lavandaia di casa Galilei)
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UNIFICAZIONE LIBERALE: FINALMENTE SI COMINCIA A DISCUTERNE
Einaudi, Croce, Cattaneo e Popper si riuniscono.
Se son rose… sarà la scoop dell’anno. Che dico? Della legislatura. Perché, non ditemi di no, se si riforma un grande movimento liberale – diciamo del 10-15 per cento, potenzialmente – l’intera vita politica italiana viene scombussolata. E, una volta scoperta l’inattendibilità dei falsi "liberali" della Margherita, dei Ds, di Forza Italia, dei cattolici, si scioglierà come neve al sole perfino il sistema bipolare all’italiana. Vale a dire quel meccanismo perverso di cooptazione che ha portato nelle liste elettorali i peggiori, i più illiberali, sia a sinistra che a destra. E si potrebbe arrivare, come in Gran Bretagna, ad una tripartizione delle aree di voto, con i liberali a far da centro dinamico, come anticipava Croce, un po’ a destra, un po’ a sinistra, a seconda dei temi.
Se a questo panorama aggiungiamo il prevedibile sgretolamento, di qui a due-tre anni, sia della casa delle libertà, sia dell’Ulivo…
Ma, in attesa, ditemi se questo non è il paradosso più intollerabile. I comunisti, che hanno perso in modo disastroso la competizione della Storia, stanno bene in salute e si sono potuti permettere ben due partiti nel governo d’Alema e ora nell’Ulivo. I socialisti e i democristiani, colpiti da una Tangentopoli mirata e selettiva, si stanno a poco a poco riunificando due volte, sia a destra che a sinistra (la loro ennesima furbata…). Perfino i derelitti del Msi, avete visto che cosa sono diventati: "autorevole forza di governo". E manca poco che vengano considerati dagli opinionisti politici alla pari del vecchio e glorioso PLI. Tutte queste componenti "perdenti" nella teoria ma vincenti nella pratica si concedono addirittura il lusso di conservare il loro vecchio simbolo, più o meno rimpicciolito, ma tale e quale a quello d’un tempo. Hanno, cioè, almeno una dignità, quella della continuità ideale.
E i liberali? I soli ad aver vinto la grande sfida democratica della Storia (vista la maiuscola?), avevano perso la sfida della politica (notata la minuscola, spero). Scherzi del destino: proprio i liberali, che hanno "stracciato" con un anticipo alla Girardengo tutti gli avversari politici, non sono presenti né come partito né come gruppo organizzato nel Parlamento e nella società.
Non solo, ma devono sopportare che pigs & dogs, cani e porci, si definiscano "liberali", da Fini a D’Alema. Liberali? Macché, si tratta solo di partiti e personaggi che, più o meno in modo strumentale, accettano o usufruiscono i vantaggi del "metodo" liberale, ma spesso senza avere "idee liberali".
Questo, intanto, smentisce i troppi liberali che per cattive o parziali letture, pigrizia mentale, e nichilismo snob (i liberali sono molto snob, dimenticando che il liberalismo fu anche la rivolta dei borghesi lavoratori contro l’aristocrazia) sostengono che il liberalismo sia solo un metodo e non un insieme di idee e opzioni, insomma una vera e propria ideologia. Macché. Sia chiaro: solo le ideologie totalitarie e illiberali sono cadute, non quella liberale, mai stata così viva e vegeta. E vincente.
E allora, ecco di seguito un po’ di fatti, stringati, stringatissimi, perché tutto è ancora da vedere, discutere, decidere. Sono previsti scontri aspri tra riunificatori e conservatori, che ci tengono eccome alle loro piccole cariche onorifiche da esporre sul biglietto da visita per fare pubbliche relazioni.
(Camillo Benso di Latour)
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LOCALISMO E LIBERALI RIUNITI
E il Cavour di Bergamo Alta fece un sogno...
Protagonista incontrastato e motore dell’iniziativa per la riunificazione di tutti i liberali italiani sotto un simbolo è un dinamico avvocato di Bergamo, quel Vittorio Vivona a cui si deve non il più bello ma certo il più completo, il più battagliero, il più aperto e il meno snob, tra i siti liberali su internet (liberali.net). Un liberale di vecchia data, onesto e sicuro, che i più grandicelli di noi ricordano sbracciarsi tanti anni fa alle infuocate assemblee dei Giovani Liberali in via Frattina, insieme con gli Strik-Lievers (oggi radicale), Ercolessi, Sforza Fogliani (oggi presidente della Confedilizia), Morelli (oggi Fed.Lib), Mac Donald, Marzo (Corriere della Sera), Franco De Bernardinis (avvocato e professore), Enrico Morbelli (giornalista e direttore della Scuola di liberalismo).
Ebbene, questo visionario realista si è messo in testa, lui, dalla bella piazzetta di Bergamo Alta, sotto il beneaugurante monumento al superdotato Colleoni ("tria coliones in campo albo" nello stemma: speriamo che portino fortuna ai liberali senza attributi), di riunificare ex volponi della politica liberale e ingenui liberali di provincia. Al suo attivo, nonostante la proverbiale pigrizia dei liberali più anziani e lo snobismo mai contento dei liberali più giovani, il progetto di mettere d’accordo i due tronconi dell'ex PLI, cioè il Partito Liberale di De Luca e Melillo, che - sia pure molto critici - stanno nella Casa delle Libertà, e la Federazione dei liberali di Morelli, cioè gli ex-amici di Zanone (oggi nell’Ulivo) che dopo una brutta esperienza nella Sinistra unita, sono da tempo indipendenti. E in futuro, in caso di crisi e di totale rimescolamento di carte, c’è da ripescare anche i "liberaloni" nascosti in Forza Italia, quei Biondi, Martino, Urbani, Marzano, Costa, che oggi sembrano annullati o intimiditi dai tanti democristiani riciclati di cui si attornia Berlusconi. Senza contare il liberalissimo e popperiano presidente del Senato, Pera, e le decine di intellettuali e professori universitari liberali. Insomma, un parterre di tutto rispetto.
Ma la realtà più entusiasmante dell’unificazione è costituita dal localismo. Cattaneo sarebbe stato contento del proliferare di gruppi e iniziative locali liberali. Dappertutto, in ogni regione sono sorti nuovi, piccoli ma agguerriti gruppi liberali. E non poteva essere diversamente, dato il gran parlare di liberalismo e liberismo, specialmente dopo la caduta del comunismo. Ma oggi, a differenza di ieri, ci sono migliaia di liberali nuovi, giovani e vecchi. Che non sanno nulla del vecchio e immobilista PLI di via Frattina, e magari vengono dalla sinistra, magari extraparlamentare. E molti vengono dal liberismo implicito delle nuove società di servizi, dalle fabbrichette, degli studi professionali: sono i neo-liberali delle partite Iva. Ai quali le polemiche tra vecchi esponenti nostalgici del PLI non interessano proprio.
Diamo, perciò, più che una mano agli innovatori, ormai stufi dell’immobilismo delle cariatidi liberali, che stanno sia a destra che a sinistra, perché in tempi brevi sia costituita una grande assise di riunificazione e rifondazione liberale. Una riunione del tipo degli "Stati Generali" della Rivoluzione francese, da cui dovrebbe uscire una struttura agile e dinamica, sul tipo dei radicali, capace di star dietro alla politica di ogni giorno, ma anche di galvanizzare il vasto popolo dei nuovi liberali delle professioni, della cultura, della produzione, delle "nuove partite Iva", dei giovani che non amano i girotondi e le parole d’ordine del conformismo stupido. A Roma, il 17, ci sarà una pre-riunione dei gruppi romani allargata ad alcuni del Nord. Dieci giorni più tardi, il 28, presso Società Aperta, in via Marche, si terra un Convegno finalizzato all'organizzazione degli Stati generali. Insomma, siamo alle tappe forzate.
Evviva. Ringraziamo, perciò, Vivona, del coraggio che sta mostrando. Ma permettetemi di indirizzare un saluto propiziatorio anche al più celebre condottiero bergamasco: chissà che quella sua vantata anomalia anatomica posta a giustificazione del nome di famiglia, insomma quel suo tanto effigiato "colio" in più, non ci porti davvero fortuna. Dell'una e dell'altro i liberali italiani avrebbero un gran bisogno. Però, ‘sti Cavour de Bergamo Alta… (Liutprando).
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SOCIETA’ STUPIDA
La bomboletta è anti-rapinatore. Ma lui lo sa?
Al supermarket vendono uno spray antiaggressione alla capsaicina (il principio attivo del peperoncino) che, assicura la pubblicità, "acceca temporaneamente e immobilizza il malvivente".
Ma io mi chiedo: il malvivente lo sa, è stato avvertito? No, perché se non lo sapesse, e se per sbaglio lo comprasse, sarebbe il malvivente ad accecarmi e immobilizzarmi. Che dite, glielo faccio notare agli intelligentoni della pubblicità? (Minus habens)
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TV DI DESTRA E DI SINISTRA. E QUELLA LIBERA?
Faziosità contro faziosità: non è una buona ricetta
Vi ricordate il predicatore e salvatore della patria Michele Santoro, quello che da giornalista pretendeva in Tv di dettare la linea ai compagni della sinistra e di mazzolare severamente quelli della destra, meglio se con spargimento di sangue? Quelli di Forza Italia protestavano per le sue filippiche di parte, ma molti osservatori politici dissero che lo sdegno popolare che seguì alla trasmissione "militante" di Santoro, anziché sfavorire avvantaggiò Berlusconi.
Forti di quell’esperienza, ora alcuni maitres à penser e giornalisti di sinistra stanno mettendo in guardia i colleghi di Saxa Rubra (nome omen, dicono a destra, il posto in cui "anche i sassi sono rossi"). "RaiTre non ceda alla tentazione di diventare la tribuna dell'opposizione, che sarebbe il peggiore degli sbagli possibili", ha vivamente consigliato Sebastiano Messina, uno dei più acuti giornalisti di Repubblica , dopo aver criticato con validi argomenti le trasmissioni televisive ostentatamente antiberlusconiane di Sabina Guzzanti ed Enrico Deaglio.
Di fronte all’avvicinamento al governo di RaiUno e RaiDue - era il ragionamento di Messina - la rete diretta da Paolo Ruffini ha davanti a sé due strade: tentare come ha fatto finora (con "Ballarò") di dar corpo ad una televisione che rappresenti un esempio di servizio pubblico (lo dice lui, noi di Salon Voltaire non la pensiamo così, NdR), oppure "incaricarsi di bilanciare la faziosità berlusconiana delle altre reti con una dichiarata faziosità antiberlusconiana".
Nel secondo caso, ha scritto ancora Messina, "si otterrebbe il brillante risultato di legittimare definitivamente la partigianeria altrui, chiudendo per sempre la partita decisiva sulla tv italiana: quella che riguarda la libertà dell'informazione e l'indipendenza del servizio pubblico". Insomma, una "sfida suicida".
Ma a sentire Paolo Ruffini, direttore di RaiTre, non c’è questo pericolo. Ruffini sembra dar ragione a Messina, scegliendo in modo sicuro il modello delle trasmissioni di Giovanni Floris ("Ballarò") e Andrea Vianello ("Enigma") che lui personalmente ha voluto e progettato.
Paolo Mieli sul Corriere della Sera, impostando con la sua solita chiarezza i termini della questione "televisione di stato e obiettività" sembra convinto che la "ricetta Messina" sia non solo valida per i programmi di Ruffini ma anche estendibile al di fuori dei confini della terza rete televisiva. "Giudico conveniente sotto tutti i profili che nella tv di Stato si crei (o si conservi) un’area di "professionisti e basta", cioè di persone non preoccupate di bilanciare qualche strapotere di quelli per i quali non hanno votato, bensì attente esclusivamente alla correttezza, all'impeccabilità deontologica del loro lavoro".
Insomma, se ci possiamo permettere di condensare in una frase il sensato pensiero di Mieli, la professionalità sovrasta ogni possibile convinzione ideologica, e laddove quest’ultima diventa visibile è perché la professionalità manca. E’ da una vita che lo andiamo ripetendo. Come potrebbero i giornalisti e programmisti Rai, molti dei quali entrati in azienda grazie alle amicizie e alla politica, esprimere almeno la medesima professionalità della carta stampata (che pure in Italia non è eccessiva)? Ogni botte dà il vino che ha. (Samuele Dix)
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"LA GUERRA INFURIA, IL PAN CI MANCA", E CHE S’INVENTA LA CHIESA?
Se il Diavolo non va a Dio, mandiamo Dio al Diavolo
Il nemico di Dio, il Diavolo, non è meno sacro – sostengono i testi di teologia delle varie religioni – dello stesso Dio. Sbagliereste di grosso, quindi, nel caso foste non solo atei ma anche ignoranti di cose religione, a sparlare di Satana davanti ad un prete cattolico o ad un imam maomettano, magari pensando, da persone civili, di far loro piacere. Come, appunto, capitò a me qualche anno fa. E si capisce, in fondo il male assoluto serve a chi propaganda il bene assoluto. L’uno sorregge l’altro. Che sarebbe della "camicia sbiancata con Trim se accanto non ci fosse pronta "un’identica camicia lavata con un normale detersivo"? La pubblicità comparativa si usava tra i cristiani molti secoli prima che i cinici giurì dei media l’approvassero per vendere più merci e servizi.
Una volta sul treno Milano-Venezia, conobbi un prete molto colto e affabile che vestiva in borghese. Tratto in inganno dalla sua libertà di abbigliamento (l’abito fa il monaco), anziché dirgli subito che non credevo in Dio, giudicai più diplomatico dicharare che non credevo al diavolo.
Non l’avessi mai fatto. Me ne pentii subito Sarebbe stato molto meglio per me dire in modo arrogante che Dio non esiste e Gesù Cristo era un impostore. I preti non muovono un sopracciglio in questi casi: sono allenatissimi da secoli a confutare i non credenti. Anzi sanno a memoria tutte le nostre "prove". Ma perdono le staffe se gli dice che Belzebù a voi vi fa un baffo. Ne fu scandalizzato, non meno che se avessi sostenuto, che so, che la Vergine Maria per arrotondare faceva la ballerina nella festa per le nozze di Canaah. Ricordo bene che, improvvisamente fattosi serio, con tanto di dito indice sollevato, mi intimò: "Il diavolo esiste, eccome se esiste".
Ho ripensato a quel prete finto-moderno nel leggere che la curia di Genova ha istituito un gruppo misto di sei persone - tre medici e tre religiosi - con l’incarico di vagliare i casi di possibile presenza del demonio. Il "pool" valuterà la condizione psichica della persona colpita e svolgerà indagini approfondite prima di decidere se procedere con le cure mediche o chiamare un esorcista. Fatto sta che d’ora in poi la vita sarà più facile per i tanti – assicurano i prelati – indemoniati. Il cardinale di Genova, Bertone: "Nella Chiesa è diventato difficile parlare di Satana, ma i segni del demonio sono palpabili, basti pensare alle forme di satanismo diffuse in tutta Italia. Quando ero a Roma ho avuto contatti con esorcisti che mi hanno fatto conoscere delle situazioni impressionanti". Però dopo i casi Milingo e i vari santoni cristiani, la chiesa si è fatta più guardinga. Ma nella crisi dei valori religioni, ora che Dio "tira" un po’ meno, l’idea geniale dei pubblicitari nascosti sotto le tonache color porpora è: "se il diavolo non si pente e non va da Dio, mandiamo Dio al diavolo". Che, se non fosse nostra, non lo diciamo per vantarci, sarebbe una perfetta "barzelletta da preti".
(Don Minzione)
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MARCELLO PERA, POPPER E LA SOCIETA’ MULTIETNICA
Lo Stato non vieti nessuna cultura, ma i diversi gruppi dialoghino
"Ci sono valori che non si possono conculcare e lo Stato deve lasciare liberi gli individui di professarli, anche perché lo Stato sa che se accetta quel principio la società diventa più ricca". Così ha detto il presidente del Senato, il liberale popperiano Marcello Pera che ha parlato nei giorni scorsi alla London School of Economics.
E che fare, si è chiesto, nelle società complesse come quelle multietniche? Non basta che lo Stato si dichiari e sia neutrale, né la possibilità per le diverse comunità di perseguire valori propri in presenza di uguali diritti. La vera risposta è una società che dialoghi e vada oltre la mera tolleranza, per arrivare a forme più profonde di rispetto, ha affermato Pera, che si è richiamato all’insegnamento di Karl Popper, il filosofo della "società aperta" di cui ricorre quest’anno il decennale della morte. Ci sono diverse soluzioni, ha risposto Pera: una è quella del liberalismo classico, in base alla quale tutti sono liberi e lo Stato è neutrale. L’altra è post-moderna, relativistica, in cui tutti i valori hanno gli stessi diritti. Ma in nessuno dei due casi, dice Pera, lo Stato riesce a risolvere i conflitti. L’insegnamento di Popper invita invece a creare una società del rispetto, dove ci sia riconoscimento dei diritti delle minoranze, ma anche doveri come quello di imparare la lingua e la storia della comunità maggiore, del Paese che ospita (Turiddu D’Holbach)
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STRAGI COMUNISTE SUL CARSO. ACCORDO BIPARTISAN IN PARLAMENTO
Dandy e stalinista: no alla "giornata delle foibe"
La norma che istituisce la ricorrenza del 10 febbraio in ricordo delle stragi di italiani dell’Istria e della Slovenia da parte dei comunisti di Tito, con l’avallo dei comunisti italiani, è stata approvata alla Camera con 502 voti. Contrari, ovviamente, gli eredi politici dei comunisti dell’epoca, i 15 di Rifondazione e del Pdci.
Dei comunisti veraci di Cossutta non ci meravigliamo: ne hanno viste e provocate ben altre, ed hanno una pellaccia così coriacea e pelosa che nulla potrebbe scalfirli. Ma che dire della Rifondazione di Bertinotti, un ex sindacalista massimalista che non è stato mai comunista, come puntualizza con una punta di acredine concorrenziale il vecchio Cossutta? E soprattutto come conciliare questa posizione veterocomunista e stalinista con le nuove scelte di "non violenza" sbandierate a proposito di no-global e protesta giovanile?
Forse nel privato dizionarietto morale di Bertinotti gettare nelle foibe migliaia di italiani, sia pure di avversa ideologia, è stato quasi un dovere civico, diciamo la continuazione della guerra con altri mezzi; mentre spaccare una vetrina di Fendi o di Benetton in volgari moti no-global di piazza, questo sì, è un reato da perseguire. Sapevamo che come molti "dandies" della sinistra chic, l’elegantone country Bertinotti tiene molto all’eleganza, e sotto sotto ad un certo consumismo chic, ma non pensavamo che giungesse a tanto (Adelina Percuoco)
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NO ALLE LEGGE E "LEGGINE" AD PERSONAM
Perche' Sofri sì e Di Lorenzo no?
La vicenda della grazia a Sofri sta rivelando i vizi del costume politico italiano, giustamente messi alla berlina dagli anglosassoni: primo tra tutti l'abitudine decadente e levantina di "spaccare il capello in quattro" e di perdersi in sottili distinguo. E' un antico vizio, residuo degli influssi del costume di greci, arabi e spagnoli sulle nostre popolazioni, specialmente del sud. Già i pratici Romani, che erano un po' gli statunitensi dell'epoca, se ne lamentavano quando visitavano Neapolis e le altre colonie greche. Pensate, già allora la città fu "commissariata" perché corrotta.
Perciò ne abbiamo sentite di tutti i colori sulla grazia a Sofri. Anche se super-garantisti, ne abbiamo già un certo disgusto. I nostri intellettuali laici e progressisti, a furia di spezzarle in favore di Sofri, hanno finito le lance in dotazione. Ma, con tutta la comprensione per Sofri, il cui lungo cammino giudiziario è di per sé scandaloso, mi chiedo perché lui debba essere libero e Di Lorenzo, tanto per dire, no?
Facciamo un po' di conti della serva: Sofri è stato condannato a 22 anni per omicidio, di cui circa 6 già scontati. D'accordo, non avrà materialmente ucciso nessuno, ma almeno - questo sì – avrà, come dice qualcuno, "seminato odio". Diamolo per vero. Ebbene, Di Lorenzo neanche questo ha fatto. Persona mite come pochi, ricercatore medico, già ministro della sanità e ricco di famiglia, è stato condannato per corruzione e - unico dei politici di "Tangentopoli" - è in carcere da circa 10 anni (ora in semilibertà). E' stato malato di cancro, mentre Sofri ha goduto di buona salute. Ha mostrato, più di Sofri, una commendevole "capacità di reinserimento nella società" prestando assistenza in comunità come medico di tossicodipendenti. E in passato, leggo in una biografia, aveva pubblicato studi di biologia su importanti riviste scientifiche, socialmente ben più importanti delle opinioni che Sofri pubblica sui giornali. Aveva anche collaborato alle ricerche del premio Nobel dr.Sabin, e diretto istituti di ricerca a Napoli.
Insomma, anche se non lo conosco e non gli ho mai chiesto favori (come a nessun altro in vita mia), Di Lorenzo mi sembra doppiamente sfortunato. Anche perché, ammettiamolo, come molti liberali non è "simpatico" e "umano" come Sofri, è isolato e non ha più amici eccellenti nei giornali e tra i radicali. E, ovviamente, il Costanzo Sciò non è più aperto per lui come quando, evidentemente, non era ma sembrava potente.
E poi non vogliamo chiamarla "mafia"? D’accordo, forse è una parolona. Va bene "mafietta" dei soliti amici, all’italiana? Insomma, si perdonano pig & dog, cani e porci. Vogliamo provare a perdonarlo?
(L'avvocato delle cause perse)
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SCIENZA DI IERI E DI OGGI: LA PESTE
L'uomo (cinese) non c'entra. Colpa dei polli, purché non arrosto
Narrano le antiche cronache che durante le grandi epidemie di peste bubbonica gli speziali e i medici, sotto la spinta del popolo ignorante, consigliassero le autorità di ordinare l'uccisione di tutti i topi e i gatti delle città, accusati di portare la malattia tra gli uomini. Ma così colpivano anche la dieta dei cittadini più diseredati e marginali, che qualche gatto di tanto in tanto - pur non confessandolo - se lo mangiavano, riequilibrando così, sia pure obliquamente, l'apporto proteico.
Oggi la scienza ha fatto enormi passi in avanti, ma nel lontano Oriente e perfino in qualche città del progredito Occidente in occasione delle ricorrenti epidemie ancora si uccidono animali, dalle vacche alle pecore, dai maiali ai polli. E oggi in Cina, come ieri i presunti "untori" nella Milano del Seicento, sono arrestati e isolati. Ma ancora, come riportano le gazzette, le grandi epidemie si affrontano uccidendo gli animali. E sempre gli animali, mai gli errori dell'uomo, sono indicati dagli speziali al popolo, entrambi ancora ignoranti, come la causa ultima di tutti i mali.
C’è una differenza, però, col passato. Astutamente, gli scienziati ghiottoni di oggi hanno scoperto che seppure malate, le galline si possono cucinare e mangiare. Non vorrei che arrivassero a teorizzare che il virus ne migliora le qualità organolettiche. Fatto sta che a questi poveri bipedi, spesso trattati come terroristi specializzati in attentati batteriologici, i fratelli bipedi umani non sanno che fine consigliare. La morte in laboratorio per la ricerca scientifica, il rogo espiatorio della polizia sanitaria, o la cottura a fuoco lento con spezie e condimenti tra un pubblico che, almeno, al contrario dei veterinari folli, sa apprezzare. (Monaldo Leopardi)
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Nota del Comitato di Redazione.
La redazione del "Salon Voltaire" si dissocia dal contenuto sottilmente reazionario e antiscientifico della noterella di tale "Monaldo Leopardi", che sotto le argute vesti di un laudator temporis acti (ma chi la beve?) vorrebbe insinuare che gli insuccessi della scienza moderna sarebbero pari agli abissi di superstizione, giustificazioni teologiche e irrazionalità in cui hanno vissuto gli uomini prima dell'avvento della civiltà dei Lumi, della scienza sperimentale e del liberalismo. Tra l'altro, questo redivivo "Monaldo Leopardi" (ognuno si sceglie lo pseudonimo che più gli si adatta...), contraddicendo al suo più celebre omonimo che doveva essere più tirchio dell’Avaro di Moliere, deve aver speso parecchi euro in "Pony Express", perché ha spinto la finzione fino al punto da farci recapitare la missiva da Recanati. Non abbiamo parole...
(Oliver Kahn)
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"LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI VOI"
Se i magistrati italiani fanno politica, ridere è la risposta giusta
Chissà se noi cittadini ci accorgeremo dello sciopero dei magistrati.. Con processi che durano migliaia di giorni, un giorno di sciopero sarà come una goccia nel mare dei ritardi. (Claudio Ridere).
Lei capita a proposito, caro sig. Ridere. Giuro che non ho tratto nome e storiella da un vecchio libro di Achille Campanile. Il sig. Ridere – che voglio sperare sia una persona vera, in carne e ossa, cioè capace anche di piangere – ha scritto una lettera al Corriere (9 febbraio) e, pur volendo con tutte le sue forze fare un discorso severo e austero sulla giustizia italiana, sapete com’è, nomen omen, il nome è un destino, gli è scappata una bella battuta. Profonda, quasi "filosofica, come le storie stralunate di Campanile.
E ha ragione. Sentite. Se un processo medio dura sei anni, ovvero 2190 giorni, chi noterà mai il "ritardo" di un giorno, se pure dovesse durare 2191 giorni a causa di questo sciopero? Parole sante. Eh, quei magistrati (il prefisso latino "magis", che vuol dire più, doveva metterci sull’avviso, stupidi che siamo) ne sanno una più del diavolo in fatto di psicologia delle masse.
E intanto gli stipendi dei magistrati corrono, tra "attori" e "convenuti", "eccezioni" e "iscrizioni a nuovo ruolo". Dico bene signori avvocati, così frequenti tra i liberali? Chi sta in galera in attesa di giudizio vi marcisce, e le vittime possono anche morire di dolore. Ecco un caso classico in cui solo pochi, i magistrati, hanno la libertà: ruolo sociale, autonomia assoluta, stipendio alto, soprattutto possibilità di autotutela immediata. Infatti chi li offende va subito sotto un loro collega, un altro giudice; mentre chi offende un giornalista, uno scrittore, un ingegnere, non parliamo poi di un politico, ha a suo favore i rinvii alle calende greche, ammesso che il processo ci sia.
Ecco, appunto, basta anche questo per dire che siamo fuori del liberalismo. La corporazione dei magistrati, normali funzionari di stato che si ritengono al di sopra di tutti, leggi comprese, è diventata lobby politica, addirittura partito. E qui Berlusconi non c’entra. E’ da oltre trent’anni che la magistratura organizzata è un gruppo di pressione di estrema sinistra. In quale altro paese al mondo questo è tollerato? In Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e altri stati liberali, i nostri punti di riferimento, i giudici sono normali funzionari di stato, spesso eletti dal popolo (Stati Uniti). Verrebbero puniti severamente e licenziati se osassero criticare le leggi o addirittura interferire nel processo della loro emanazione.
Un giudice le leggi, anche le più sbagliate, deve solo applicarle. E con meno arzigogoli interpretativi possible. Per questo è pagato. E’ dura per chi ha delle idee? Certo, infatti un vero liberale, con le sue idee e con questo codice che ha ancora elementi autoritari, non farebbe il giudice volentieri. Ci sarebbe il rischio di casi di coscienza drammatici. Perciò la carriera della magistratura si indirizza per lo più alle persone meno politicizzate, le più neutrali e anodine, capaci di vedere in ogni faccenda solo l’aspetto tecnico-giuridico. E loro, i magistrati, questo lo sapevano bene prima di fare il concorso in magistratura. E dunque?
Hanno uno status sociale invidiabile. Nelle zone depresse del sud il giovane laureato in giurisprudenza vede oggi nella carriera in magistratura la più efficace rivalsa al proprio complesso di inferiorità e al degrado culturale di secoli. Il simbolo è Di Pietro: prima poliziotto, poi gli studi, faticosi e fortunosi, infine il concorso da giudice. E’ la rinascita.
Perché loro, i magistrati, che possono far arrestare chiunque, sono riveriti e temuti. Ma oggi sono arrivati al punto di potersi permettere di contestare da pari a pari il Parlamento, la Presidenza del Consiglio, e chiunque altro. Loro possono offendere gli avversari politici, parlando di fascismo (ma lo sanno che il corporativismo fa parte del fascismo? Ma guai a chi li attacca e li offende. Si stracciano o depongono la toga. Vede, caro sig. Ridere che a forza di ridere siamo riusciti a finire seriamente?
Io, però, da persona semplice, una ricetta per la giustizia ce l’avrei. E vi assicuro che è davvero infallibile. In un colpo solo sparirebbe la boria, lo snobismo, il corporativismo, la politicizzazione, forse perfino l’inefficienza della magistratura in Italia. Ridurgli, e di molto, lo stipendio. (Jure imperitus)
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DONNE ..."MEDICALMENTE ASSISTITE"
Niente figli? Taci, donna, se no te la taglio e cucio…
Il medico somalo-italiano Omar Abdulkadir che all'ospedale fiorentino di Careggi dirige il Centro di prevenzione e cura dell'infibulazione, unico in Europa, ha almeno il pregio di parlar chiaro. Cerchiamo di capirlo. Alla radicale vorrebbe "ridurre il danno". E ha convinto il buon Mieli del Corriere. Vorrebbe mettere d’accordo la salute con un residuo di tradizione. Taglio? Macché. ucitura? Neanche a parlarne. Facciamo una punturina sul clitoride, così tanto per far uscire il sangue rituale alle nostre ragazzine somale, etiopiche e nordafricane che a migliaia sono costrette – perfino nella civile Italia – a subire, e spesso a volere, la clitoridectomia e l’infibulazione.
Rito? Ma quale rito. Islam? Non c’entra: lo fanno anche nella cristiana Eritrea. Solo gelosia maschilista fu. "Cintura di castità" chirurgica fu. Naturalmente le donne radicali e anche le altre hanno spiegato al buon medico che è proprio il rito, il gesto, che non va. E’ proprio la tradizione umiliante, oltre al danno fisico, che va rimossa
Più subdola l’azione liberticida dei cattolici italiani, nascosti dentro la Casa delle libertà (scusate il bisticcio) e l’Ulivo. Con 277 sì, 222 no e 3 astenuti la Camera ha approvato in via definitiva, la legge sulla procreazione assistita. E’ finalmente stabilito: le coppie che non possono avere figli e vorranno sperimentare la procreazione assistita in ospedale avranno vita più difficile, minori speranze e meno soldi nel conto bancario. Intanto potranno usare solo tre embrioni. E’ un po’ poco per garantire la riuscita statistica della procreazione assistita. Embrioni, per di più, che sarà vietato congelare, così le probabilità della loro morte saranno più alte. No ai donatori esterni, si dice per la "difesa della famiglia". O non è piuttosto un residuo inconscio di un’antica gelosia meridionale? No anche alle nonne-madri, e questo, almeno, ci sembra sensato, perché gli esperimenti spettacolari del dottor Antinori, tra l’altro un medico che dice di professare idee liberali, avevano avuto un’eco eccessiva e sfavorevole nell’opinione pubblica, ponendo anche seri problemi psicologici al nascituro.
Ma per questo sarebbe bastato il buon senso e un codice di auto-disciplina dei medici ginecologi. Perché fare una legge? Fatto sta che così si rallenta o si impedisce la ricerca scientifica in materia, mentre negli altri stati d’Europa un tale carico di limitazioni del genere, ottusamente vetero-cattoliche, non esiste. Casini, presidente della Camera, ha detto: rispettare il Parlamento. Lui, da buon cattolico, è per la famiglia. Noi diciamo: rispettare la donna e la coppia, cioè gli utenti del servizio.
E quale famiglia, poi, è da rispettare, quella di origine o quella acquisita? No, perché non pochi politici, anche del centro-destra, anche cattolici, col tempo si sono formati un’altra famiglia. In fondo ogni unione è una famiglia, dal punto di vista psicologico e sociologico. Ma come, non prendevamo in giro i nostri amici, vecchi compagni alternativi, con i capelli bianchi, che dicono "ti presento la mia compagna"? Non "tengono famiglia" anche loro, anche se si incavolano molto quando glielo fai notare?
Insomma, si è approfittato dell’alto numero in Parlamento di deputati cattolici per varare una legge reazionaria e inutilmente crudele che penalizza le donne che non possono avere figli. Un prezzo da pagare alla Chiesa? O forse no: c’è chi dice che i deputati dei due schieramenti che l’hanno voluta e votata sono accomunati dal partito trasversale della stupidità politica. Una legge di destra? No, una legge ottusa, che è molto peggio.
Comunque, in risposta è stato subito annunciato un referendum abrogativo. Il che ridarà fiato tra i radicali ai maniaci del referendum ad oltranza (ala Pannella-Capezzone), che non aspettano altro per rinverdire antichi fasti. Ma la storia non si ripete, e anche il referendum ormai, come hanno sempre sostenuto il liberali, ha finito con lo snaturarsi per il troppo uso che gli amici radicali ne hanno fatto in passato. (Zeghereda)
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IL VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA
Biondi si alza in piedi: è illiberale
Si è voluto alzare in piedi per dire, anzi, quasi gridare in aula il suo no alla legge sulla fecondazione assistita. Alfredo Biondi, vicepresidente della Camera, non ha esitato al momento della dichiarazione di voto: "Quella che stiamo per votare è una legge ingiusta e passatista. E io dirò no". Il perché Alfredo Biondi lo avrebbe poi spiegato in un discorso appassionato che è andato ben oltre l’indicazione di voto del suo partito, Forza Italia. "Su temi di questo tipo il Parlamento non ha il diritto di decidere, deve invece lasciare libertà di scelta ai cittadini. Del resto è così che succede in tutti gli altri Paesi in Europa".
Appassionate e liberali le parole dell’onorevole Biondi nell’aula di Montecitorio: "L’embrione non sarebbe nulla se non ci fosse la madre. E quindi tutto questo che stiamo per andare a votare è un problema che riguarda la libertà della donna e il suo desiderio di essere madre. Il legislatore non può imporre la sua scelta, né il suo modello".
Di fronte ai deputati che dovevano votare il provvedimento, il vicepresidente di Montecitorio è apparso sconfortato: "Si parla tanto di Europa e noi, con una legge come questa, vogliamo invece impedire agli italiani di essere uguali ai cittadini degli altri Paesi europei". (Corriere della Sera, 11 febbraio 2004)
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"CONTRONATURA" LA LEGGE SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA
Niente eterologhe? E io mi faccio le adultere
Dal quindicinale "Alcamo News" riportiamo. "Con estremo piacere delle interessate, una percentuale di almeno il 5-7 per cento delle mogli cornifica i mariti preferendo far figli con altri partner. In realtà, assicura il prof. Salvatore Soppoco dell’Istituto universitario di Marsala, la percentuale dei cornificati, a livello aneddotico, è molto, molto più alta. Sarebbe stato quindi naturale rispettare questa percentuale anche nella legge sulla procreazione assistita da poco approvata in Parlamento, sostenendo a spada tratta il diritto delle donne alla fecondazione eterologa. Almeno nella stessa percentuale della loro accertata – come dire – "fecondazione adulterina". Ma così non è stato.
Come mai, si chiedono i ricercatori siciliani, ciò che è apprezzato e codificato dal comportamento "naturale" delle donne non è apprezzato e codificato dalla legge sulla procreazione assistita? Una legge buona, giusta e rispettosa della natura avrebbe accettato la "eterologia" femminile e severamente condannato quella maschile. In natura, com’è noto, i maschi fanno al massimo figli illegittimi, mai figli adulterini.
Insomma, questa legge è decisamente contro natura. Ma è anche una legge maschilista? Sì e no. Il nostro parere è che forse è stata segretamente voluta (e votata) da mariti con la coda di paglia, che non avendo potuto evitare mogli adultere, si sono garantiti dalle loro omologhe scientifiche assistite che si chiamano eterologhe. (Peppineddu ‘u piscaturi)
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Naturalmente la nostra redazione non c’entra nulla con questo commento ignobilmente maschilista dovuto alla collaborazione di un ragazzotto "co.co.co" assunto per far piacere a Tremonti, che è stato prontamente licenziato ad nutum (il ragazzo, non Tremonti, purtroppo)
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GERMANIA: NIENTE FAVORITISMI TRA I SIMBOLI RELIGIOSI
Tonaca di preti e monache come il velo islamico
Amici cattolici tradizionalisti, non temete, vi salveremo. Però ammettetelo, in teoria non è sbagliata, anche se può certamente essere discussa, l’idea illuminista di proibire simboli religiosi vistosi che, proprio per la loro evidenza, possono essere visti in certi momenti di crisi tra religioni e in fasce sociali più deboli e "predisposte" un manifesto di propaganda. E’ lo spirito della legge che si sta preparando in Francia per le scuole e, crediamo, anche per gli uffici pubblici in futuro.
Lo scopo della norma sarebbe quello liberale di mettere tutte le confessioni su un piano di parità, prescindendo dal loro valore storico e affettivo. Un po’ inumana, certo, perché non tiene conto che la vita non è solo ragione ma anche incrostazioni emotive, ricordi ecc. In Germania, tanto per limitarci a questa nazione, è evidente che il peso della tradizione cristiana è enorme rispetto a quello dell’Islam, nonostante i tanti lavoratori di origine turca. Un po’ irreale, quindi, però ammettiamolo: questa idea di parificazione assoluta a noi liberali ricorda in modo piacevole i tentativi razionalistici del miglior illuminismo.
Ora la polemica "settecentesca" sull’abito e sui simboli religiosi si è trasferita in Germania. "Corrispondenza romana", una news-letter cattolica tradizionalista, scritta come un’agenzia, che ci arriva regolarmente e da cui traiamo sempre spunti interessanti nonostante che la nostra posizione laicista sia agli antipodi, riporta allarmata l’intervista televisiva, concessa il 31 dicembre 2003, sulla questione se proibire o meno il velo islamico negli uffici pubblici in Germania.
"Il presidente della Repubblica Federale Tedesca, il socialdemocratico Johannes Rau, ha dichiarato che, "se quel velo è considerato come una espressione di fede, come un indumento a carattere missionario, ciò deve valere anche per l'abito monacale o il crocifisso". Una eventuale proibizione del velo musulmano dovrebbe quindi comportare, per coerenza, anche il divieto di esibire pubblicamente quegli oggetti di matrice cristiana che svolgono un ruolo "missionario".
Il presidente tedesco sembra aver detto quella frase – mette le mani avanti l’agenzia cattolica –per dimostrare l'impossibilità di vietare tutti i simboli religiosi che contrastano con la laicità dello Stato, rifacendosi ad una recente sentenza della Corte Federale Tedesca. Tuttavia, egli è stato criticato per aver messo sullo stesso piano la libertà di esporre un simbolo straniero con quella di esporre il simbolo dell'identità religiosa del popolo tedesco (Corrispondenza Romana, 10 gennaio 2004).
Ma, amici cattolici ultras, noi vi vogliamo bene, anche perché siete dei nostri avversari onesti e signorili, ben altra costa insomma di certa gente che oggi va per la maggiore, sia a sinistra che a destra. Almeno voi non vi camuffate e dite chiaramente come la pensate. Onore delle armi. Ma, suvvia, come fate a parlare di "identità religiosa del popolo tedesco"? E le centinaia di migliaia di agnostici, di atei, di riformatori perseguitati dai cattolici (e viceversa), non erano tedeschi? E badate che il discorso vale per tutta l’Europa, a proposito di quelle famose e fantomatiche "radici cristiane dell’Europa" di cui parla spesso il papa (vedi articolo a parte).
No, no, così non va, amici cattolici integralisti (vi offendete?). Fate la "prova del marziano": immaginate di atterrate in Europa da un disco volante. Vedrete subito, con i vostri occhi ingenui da bambini spaziali che vesti di preti e monache, tuniche di monaci indu, burka e veli dell’Islam, crocifissi, immaginette, altarini, e gli altri vistosi simboli religiosi del mondo intero, hanno tutti la medesima duplice funzione: testimoniare un’appartenenza di gruppo, se non uno status sociale, e nel contempo, diciamolo, fare un po’ di propaganda. Che male c’è ad ammetterlo?
Su, su, coraggio, amici tradizionalisti cattolici. Tranquilli, non finirete impalati dai Turchi, come accadeva un tempo (sì, però anche voi nei avete bruciati di eretici e "pagani"…). Da liberali laicisti e agnostici – ma sapeste quanti fetentoni atei abbiamo – vi promettiamo di venire a salvarvi, con la molletta al naso, sia chiaro, proprio al momento culminante dell’arrivano i nostri, nel caso doveste avere la peggio. Mica per altro, sapete, ma solo perché, pur avendoci provato nei secoli a mettere sul rogo noi liberi pensatori liberali, non ci siete riusciti del tutto, anzi vi siete fatti scappare i migliori. Il liberalismo, quindi, ha attecchito dove eravate voi. Dobbiamo riconoscerlo. Grazie per essere stati così poco efficienti nell’Inquisizione. Di questo vi saremo grati e, al momento del bisogno, ma solo allora, vi difenderemo. Non morirete impalati dagli islamici. Parola di liberali
(Gennarino Diderot)
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SOCIETA’. SCHERZI DELLA STATISTICA
Le donne prendono la laurea, gli uomini il viagra
Le donne italiane si ammalano di tumore molto più di prima, e di questo passo raggiungeranno gli uomini. In compenso frequentano di più l’università. E gli uomini, non solo italiani ma europei, sono diventati grandi consumatori di stimolanti d’ogni tipo, compreso il famoso viagra, oggi addirittura copiato nel retro delle farmacie con prodotti galenici più economici.
S’intende che non c’è nessuna relazione diretta tra queste notizie di agenzia casualmente affiancatesi sulla scrivania. Si riferiscono tutte ai dati disaggregati di una recente indagine demoscopica e statistica. Tuttavia la nuova forma di farmaco-dipendenza fa pensare ad un diffuso disagio maschile. Ma gli psicologi gettano acqua sul fuoco: non allarmatevi troppo, la causa potrebbe essere il semplice allungamento della vita attiva.
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FINE D’UN PRIVILEGIO SPACCIATO PER LIBERTA’. MA CON MULTE IRRISORIE
Costa solo 7 euro il gusto di non far respirare gli altri
E poi dicono che i ministri tecnici deludono sempre. Tutti tranne Benedetto Croce, ministro dell’istruzione che si ebbe i rallegramenti di Giolitti perché il suo ministero funzionava "nonostante fosse un filosofo". Ci voleva Sirchia, questo cattolico scialbo incerto tra libertà della professione e divieti moralistici di stampo clericale, per ridurre di molto gli assurdi privilegi che i fumatori hanno sul resto della popolazione. Fatto sta che la sua posizione conservatrice sulla libertà della scienza, che nella nostra pagella gli costa un bel 4, è bilanciata (8) dalla recente decisione ministeriale di vietare del tutto il fumo su tutte le carrozze dei 180 treni Eurostar e sui 18 nuovi Intercity, dal 1° marzo.
In pratica, oltre al disinquinamento di divani, tende e moquette, impregnati di essenze pestilenziali, saranno eliminati in coda ai treni quei "vagoni del vizio" riservati ai soli fumatori, che erano diventati una terra di nessuno, perché non solo controllori e capitreno vi si avventuravano malvolentieri, ma perfino i fumatori moderati. Purtroppo non saranno toccati, per ora, da questa ondata salutista, i treni cosiddetti "espressi" (cioè lenti, vallo a spiegare al turista anglosassone, che già non aveva digerito gli "accelerati"…). Le multe per i trasgressori sono irrisorie: con appena sette euro un fumatore sadico potrà dare sfogo alla sua debolezza inquinando vicini e lontani nella stessa carrozza. Speriamo che qualcuno non pensi semplicemente che il prezzo del pacchetto di sigarette è… aumentato di 7 euro.
Soddisfatti al Codacons, l’associazione dei consumatori: "La sfida adesso sarà far rispettare questi divieti, chiediamo di incrementare i controlli e le sanzioni". Conoscendo un po’ gli italiani e la loro cavillosità avvocatesca, ci attendono ore di fuoco e fumo sui treni della penisola, con contestazioni e citazioni di testi di liberalismo, codici e costituzioni. E a proposito di libertà, la campagna di Trenitalia è stata ribattezzata "Libertà di non fumare" e applica la recente legge italiana contro il tabacco, che non vuole discriminare nessuno ma difendere i cittadini dalle sostanze dannose che si diffondono nell’ambiente già alla prima boccata di sigaretta.
E invece: "E’ pazzesco discriminarci così", fa la vittima il presidente dell’Associazione fumatori, Giuliano Bianucci. "In Italia i fumatori sono il 30 per cento della popolazione adulta, ce ne sono uno o due per carrozza. Una minoranza che ora subisce l’ennesimo sgarbo del khomeinista Sirchia. Con i ristoranti ci siamo organizzati, segnalandoci per e-mail dove possiamo essere liberi. Ma con i treni non abbiamo scelta". "Liberi" di dar fastidio al prossimo col cattivo odore? "Liberi" di procurargli anche un cancro ai polmoni? Questa è la "libertà" per molti italiani. E quando gli va male o stanno per soccombere, la buttano in politica: "komeinista". Quando li tocchi sui propri privilegi diventano tutti radicali, anzi anarchici.
A presentare le nuove norme sui treni è stato lo stesso ministro Sirchia che non si è limitato a insistere sul fatto che il fumo è un pericoloso inquinante ambientale auspicando di poter "contare sulla collaborazione dei passeggeri perché la campagna abbia successo". Il titolare della Salute è salito sulla carrozza 3 dell’Eurostar Roma-Venezia e in uno scompartimento ha annunciato la novità ai passeggeri in attesa del fischio di partenza dalla stazione Termini, perlopiù turisti americani. Il suo messaggio registrato verrà diffuso il primo marzo nei convogli soggetti al nuovo sistema. Una trovata quella di Sirchia, che i pubblicitari e gli esperti della comunicazione giudicano azzeccata.
E tra pochi mesi (gennaio 2005) entra in vigore la nuova legge sul fumo nei locali di uso pubblico. Al contrario dei fumatori che col disinteresse o l’arroganza non danno scampo, né vie di fuga a chi non fuma, decretando di fatto "l’obbligo di fumo" per tutti i vicini, il nuovo ordinamento non sancisce un fanatico e illiberale "divieto di fumo" generalizzato. Del resto un liberale ammette e rispetta il suicidio. Chi vuole gustarsi la sua sigaretta in santa pace potrà continuare a farlo, purché si allontani dai luoghi proibiti. In pratica potrà farlo solo all’aria aperta, a casa propria (legalmente, ma ve li immaginate la libertà dalle malattie del coniuge e soprattutto dei bambini ignari?), e in tutti quei luoghi dove siano state previste aree con impianti di areazione, come bar, ristoranti e i luoghi pubblici frequentati dal pubblico.
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TEORIA E PARADOSSI LIBERALI. IL SI' O IL NO?
Tutti difendono i propri diritti, ma solo i liberali li limitano
E' quasi commovente, per chi come noi, si commuove ormai solo per le buone azioni razionali. Certo, per un liberale è emozionante assistere ad un drammatico scontro "per la vita" tra due apparentemente contrastanti esigenze della società liberale: l'individuo, padrone assoluto delle sue azioni e della sua stessa esistenza, e la società che deve attuare per il meglio - ma senza autoritarismo - un vivere sociale ordinato e razionale. Perciò, la vicenda della donna che rischia di morire di setticemia perché si oppone all'intervento chirurgico è un poco il paradigma di due facce dell'infinito e sempre sorprendente poliedro liberale. Vediamole insieme.
E’ tipicamente liberale, di derivazione illuminista, anche se ha le proprie radici nel pensiero antico, il concetto che la libertà coincida con la ragione e che la società, quindi, debba essere retta in maniera razionale e "progressista". L’Ottocento liberale ne era convinto. Ne consegue che per fare il bene di tutti ai reggitori liberali della società possa capitare di doversi anche opporre alle resistenze reazionarie, superstiziose, irrazionali ed emotive di qualcuno, soprattutto per salvare una vita, curare fino a quando possibile un malato, impedire con tutte le forze un suicidio ecc.
Immaginiamo che succederebbe se in tanti, col pretesto della "libertà personale" passassero in auto col semaforo rosso, o andassero in giro nudi dove ci sono solo persone vestite che non amano guardare la gente nuda. E se in tanti si rifiutassero di vaccinarsi contro una grave malattia virale? Il morbo si diffonderebbe e farebbe morire milioni di altri cittadini, la cui "libertà" di vivere verrebbe annullata per tutelare la volontà o il capriccio di pochi. E certe "cure alternative"? Ve la ricordate la cosiddetta "cura Di Bella" contro i tumori? Per la scienza, per la ragione, era acqua fresca.
Era ed è razionale, quindi oggettivamente liberale, proporre (non imporre) in caso di cancro la cura standard provata scientificamente in tutto il mondo. Poi se uno insiste, firmando qualche dichiarazione, può anche andarsene a casa e curarsi con un po’ di aglio.
Ma se il nostro compito di liberali fosse quello di mettere sullo stesso piano le superstizioni e la scienza, di equiparare in modo neutrale (il liberalismo non è solo "metodo" per alcuni?…) la dittatura fascista o comunista alla libertà, perché mai, scusate, avremmo fatto nel secolo dei lumi e poi nel Risorgimento la Rivoluzione liberale? E i liberali, ovunque, sono morti a migliaia per le idee di libertà. Potevamo benissimo continuare a dare ascolto alle superstizioni delle vecchine dei villaggi, alle parabole dei preti secondo cui era il sole che girava attorno alla Terra, e perfino alle antiche usanze dei dittatori.. No, il liberalismo non è neutralità: è soprattutto scelta, lotta, rischio. Lo diceva anche Gobetti
Ma guarda tu, dove ci ha condotti il piede malato di "Maria" Da un piede il liberalismo ci porti fino alla testa. Altro che "ideologia morta" o "pensiero debole" o pura gestione notarile del sistema democratico. Meditando su questa curiosa vicenda di cronaca, e andando per la tangente, si riscopre il valore delle scelte forti di civiltà.
E’ un gioco, d’accordo. Un divertimento non so quanto intelligente. Però immaginiamo un paese per ipotesi composto di soli fascisti o comunisti, o anche di ottusi contadini medioevali che rifiutano come diabolico ogni sistema scientifico. Anche fascisti, comunisti e contadini medioevali amano la libertà. Sì, ma solo la propria. Immaginiamo ora che in questo paese da incubo siano i liberali a fare da arbitri delle regole. Ebbene, questo non sarebbe certo un paese liberale.
Il liberalismo dunque non è solo libertà da (dittature, autoritarismo ecc), ma anche e soprattutto libertà di (idee, contenuti, scelte, azioni, razionalità). Vi pare che quello scemo di Croce avrebbe sprecato tanta carta solo per difendere un metodo? No, Croce e gli altri si preoccuparono anche di fare delle scelte precise, di diffondere specifiche idee liberali. Quindi queste "idee" devono esistere. Ed esistono. Sono in sintesi estrema la cultura della libertà (non solo la propria, ma soprattutto quella degli altri) e l'ordine razionale. Che poi è l’imitazione della natura, dove tutto è libertà, ordine e razionalità. Anche per questo il liberalismo politico ha sempre amato la scienza, cioè le conoscenze al massimo livello.
Non è liberale perciò vedere solo l’aspetto individuale delle cose, ovvero la libertà del singolo. Lo dico ai tanti "liberali" protestatari alla radicale. Perché allora anche Mussolini e Stalin, anche Saddam, sarebbero liberali, in quanto giustamente hanno diritti e libertà individuali da difendere. Ma nel liberalismo la libertà del singolo deve accordarsi e si limita con la analoga libertà altrui. Anzi, per paradosso, solo il liberale sa quanto sia importante limitare la propria libertà individuale, a favore di quella degli altri. Insomma, facendo il comodo proprio, non esiste una società liberale.
Mi scuso con i lettori più colti per questi concetti elementari e per le imprecisioni dovute alla sintesi. Ma vi sono costretto, perché sono o sconosciuti o non accettati da molti sedicenti "liberali". Basta parlare con qualcuno (bar, salotti, siti e forum di internet) o leggere i giornali. Eppure questo è il punto "psicologico" più importante del liberalismo, il nostro vero paradosso: il liberale, che parla tanto di libertà personale, poi è il primo che la deve comprimere, per far spazio a quella degli altri. Proprio il contrario di quello che si intende comunemente. Tutti sono buoni a difendere la propria libertà, non solo Mussolini e Stalin, ma gli stessi animali istintivamente. Mentre, proprio per difendere la libertà altrui, non bastando purtroppo la virtù del liberale medio, deve esistere una società, una struttura statuale, nel suo complesso liberale, in cui le libertà dei singoli sono limitate allo stesso modo e in un'armonia razionale. E proprio qui si misura l'abilità del politico o governante liberale.
Invece, la società antica e pre-liberale, fino a Seneca, agli Stoici e a Cristo, questa limitazione delle libertà individuali fondata su regole non sempre la faceva: era più "filosofica", passiva, rinunciataria. Paradossalmente "rispettava" di più – in questo – le volontà, per quanto astruse, di ciascuno.
Ma esiste un secondo aspetto, speculare, della vicenda del piede di "Maria". Perché è profondamente liberale anche il "no" alle cure mediche e all’intervento pubblico, qualunque esso sia. Un uomo non può tollerare, se non lo vuole, che un altro uomo – sia pure vestito con un camice bianco o con una divisa nera – gli imponga alcunché, perfino una cura che gli salverà la vita. Del resto per i liberali l’eutanasia e lo stesso suicidio sono rispettate come manifestazioni di volontà.
Però non c’è dubbio che si verifica una curiosa biforcazione. In pratica se noi liberali fossimo medici, sindaci, psicologi, infermieri, poliziotti e giudici, dovremmo fare o tentare ciò che stanno facendo o tentando queste categorie di persone che hanno un ruolo pubblico che deve tendere ad una società liberale, cioè razionale.
Ma se noi fossimo al posto della malata, non c’è dubbio che potremmo benissimo comportarci nel modo testardo con cui si comporta lei: no alla chirurgia, libertà di morire come ci pare.
Se non fosse altamente drammatica la vicenda, questa bipartizione del liberalismo pratico ha qualcosa di esteticamente ed eticamente nobile in sé che ci affascina. Ecco la grandiosa superiorità del liberalismo su qualunque altra ideologia: la capacità di muoversi contemporaneamente su piani diversi, tenendo contro di ogni soggetto e di ogni fattore (Oliver Kahn)
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DIBATTITO SUL GRANDE ILLUMINISTA: ANTISEMITA O SOLO ANTIRELIGIOSO?
Un lettore: "Bene la news-letter liberale. Ma è Voltaire che non va"
"Salon Voltaire"? Bel titolo per un salotto liberale e anticonformista, e anche per la sua news-letter. Peccato, però, che l’intellettuale francese, in contraddizione con le idee liberali, fosse antisemita, obietta Carmine Monaco, curatore della "Arpa di David", un bel periodico che viaggia su internet. Non siete in contraddizione anche voi, che invece Israele e gli ebrei li amate e li difendete? sembra concludere.
"Complimenti vivissimi per questa newsletter che ho letto con estremo interesse e divertimento". Ma Voltaire? "Voltaire era un grande pensatore, libero anche quand'era in carcere, ma era anche un violento antisemita". Come la mettete? Sembra concludere.
Voltaire antisemita? No, o meglio non più di altri. Oggi forse sarebbe un ateo
Caro amico, grazie dell'apprezzamento, ricambiato alla tua appassionata news-letter. Su Voltaire siamo stati a lungo indecisi. Dammi tu un altro nome altrettanto universalmente noto che possa simboleggiare meglio tolleranza e razionalità presso l'uomo comune di oggi. Io ho preso il suo nome come simbolo generico, senza alcun riferimento preciso alla sua persona e alla sua opera. Sia chiaro. La news-letter non è "volterriana" in senso stretto. E' solo un salotto brillante e razionalista, "alla Voltaire". E François-Marie Arouet, come chiunque altro dell'Antichità, non può essere visto con gli occhi di oggi, bisogna storicizzarlo, ci hanno ricordato Vico e Croce. Ai suoi tempi purtroppo tutti o quasi erano antisemiti. E la chiesa, allora? E il popolino ignorante delle campagne? Se pensi ai nostri stupidi razzisti tifosi da "curva " di stadio, oggi, figùrati in passato. Sarebbe come boicottare l'antica Roma perché "schiavista". Ma, anzi, paragonata agli altri popoli era la meno schiavista dei suoi tempi.
Allo stesso modo dobbiamo storicizzare Voltaire, di cui ci piace da liberali l'amore per la libertà e la forma mentis di criticare tutto e sottoporre a dubbio anche i dogmi. Antireligionario, semmai, non antisemita. Dice peste e corna di tutti i credenti, di tutte le religioni, di tutti i miti delle varie scritture. Ricordi quello che scrive Voltaire sulla divinità di Cristo, dogma fondamentale dei cristiani? Sostiene che è assurda. Basta dire questo. Lo vogliamo per questo considerare un Anti-cristiano, un persecutore dei cristiani? (e infatti la chiesa, ottusamente, lo ha vietato e messo nell'Index Librorum Prohibitorum fino a un secolo fa, credo). No, era solo un uomo intelligente che criticava tutto ciò che gli sembrava assurdo.
Antisemita? Leggendo le sue opere mi sono fatto l'idea che Voltaire lo fosse molto meno degli altri, e che più spesso mettesse in rilievo le stupide persecuzioni della chiesa. Molte delle sue critiche, anche le più perfide e tendenti al ridicolo (vedi la voce "Davide" nel suo Dizionario Filosofico), sono in realtà indirizzate alle Sacre Scritture in genere, Vangeli compresi. Molti dei racconti delle Antiche Scritture, letti da un razionalista incapace di simbologie e di trascendenza, apparivano già ai tempi di Voltaire infondate, contrastanti o ridicole.
Più che antisemita Voltaire era un antireligionario, un iconoclasta, un razionalista nemico delle superstizioni e dei tanti miti popolari. Ridicolizzava tutto. Una specie di Montanelli, molto più "loico", "laico" e corrusco ("ahò, te piace l'aggettivo?). Non volendo andare in carcere per ateismo, finì per scegliere di fare il generico "teista". Forse, ma non ne sono sicuro, la pena irrorata dalla chiesa in questo caso era più lieve: eretico anziché ateo. E Voltaire, religioni a parte, difendeva tutti i popoli e gli uomini oppressi. Ricordiamo che cosa scriveva perfino in difesa di un popolo lontano ed esotico, perseguitato dai missionari Gesuiti nel Sud America, il "popolo dei Guaranì"? Non è un caso, e concludo, se un tempo i liberali, i radicali e i liberal-socialisti, si dichiaravano "volterriani".
Insomma, accontentiamoci per ora di questa prima grossolana difesa di Voltaire, fatta "d'ufficio", di getto e senza consultare nessun testo, da un avvocaticchio di prima nomina che passava per caso davanti all'aula del Palazzo di giustizia... Se volete i Ciceroni e i Carnelutti, dovete aspettare. (Jure imperitus)
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FUMO, UN AROMA CHE E' UN'ARMA IMPROPRIA
Quei bambinoni anarchici del mozzicone
Caro Mieli, chi, come Mauro della Porta Raffo, dice che fumerà nel treno per "opporsi all'intolleranza" di chi respira, può fare due cose: cercarsi un tutore che risponda dei danni biologici e morali che causa agli altri col suo comportamento infantile, molesto, nocivo e scortese; oppure pensare che esiste anche la nicotina in cerotti e gomme, per verificare se i non fumatori ce l'hanno con lui personalmente o col fumo passivo. Massimo D'Angeli, Presidente di "Aria Pulita Associazione Non Fumatori Onlus"
Eh, non ce ne parli, caro amico. La sua accorata lettera al Corriere ci ha colpito. Noi liberali abbiamo in casa tra i tantissimi non fumatori, anche una coppia di fratelli terribili, fumatori incalliti e addirittura difensori dell’assurda "libertà di fumo": i bravi e per altro simpatici – ma solo all’aria aperta - Carla e Antonio Martino, peraltro freddolosi, quindi all’aria aperta non ci stanno mai. Senza contare il guru delle Celtique "doppio catrame" Marco Pannella, che ritorna aggressivo come ai bei tempi solo se osi accennare all’argomento (Presbite)
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ISLAM DI CASA NOSTRA
Catania come La Mecca: morti e feriti nei riti religiosi
Chissà se il sindaco di Catania, Scapagnini, sta prendendo provvedimenti per il futuro, ma certo noi liberali abbiamo l’obbligo dell’obiettività: non solo l’Islam è fanatico e fondamentalista. Anche nell’Italia cattolica sopravvive - con la scusa dei riti tradizionali - un po’ di quel fanatismo religioso contro cui gli antichi pensatori illuministi, Voltaire tra i primi, si scagliavano. Ora, contando le vittime, le autorità religiose, parlano furbamente di "superstizione". E prima dei morti?
Un morto e venti feriti, hanno riferito le cronache, è il bilancio dei festeggiamenti in onore della patrona di Catania Sant’Agata. Un giovane di 21 anni è morto per lo spappolamento del fegato dopo essere stato travolto dalla folla dei fedeli durante la processione della "Santuzza". L’incidente ha coinvolto una ventina di persone molte delle quali hanno riportato fratture ed escoriazioni. E non è una novità. L’attaccamento alla santa è così forte da spingere i devoti a crescenti prove di forza e di resistenza fisica per ore e ore. Ogni anno questa fanatica devozione per Sant’Agata richiama per le vie del centro migliaia di fedeli col tradizionale sacco bianco in ricordo della notte del 1126 in cui le reliquie di Sant’Agata vennero riportate da Costantinopoli ed i catanesi si riversarono in strada in camicia da notte.
Non siamo esperti di santi ma un poco di storia dell’abbigliamento, tanto da poter escludere che in tempi così antichi e con quel clima fosse generale l’uso di dormire con la "camicia da notte". Se così è, il rito "sanguinoso" in camicione bianco è piuttosto recente e a nulla vale accampare "tradizioni antichissime" (Salvatore D’Alembert)

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