19 novembre, 2005

 

19. Newsletter del 13 gennaio 2005

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Salon Voltaire
IL GIORNALE PARLATO LIBERALE
LETTERA DEL SALOTTO VOLTAIRE
QUINDICINALE LIBERALE DI ATTUALITÀ, POLITICA, SCIENZA, CULTURA E COSTUME
Lettera n.19 - 13 gennaio 2005
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"Stress, ipertensione, colesterolo alto? Partecipa a un salotto liberale.
L’unico in cui il sedentarismo fa bene e stimola il cuore"
CARDIOLOGO ANONIMO
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Sommario:
CHI SI FIDA (O NON SI FIDA). Buon anno a cani e porci
NON SOLO ELEZIONI E LEADER. Ma l’opposizione, a che serve?
GOVERNO CONTRO REFERENDUM. L’embrione non è cosa sua
UN ITALIANO ALL’ESTERO. L’Italia ancora sotto il Papa-Re?
CLASSIFICHE CHE BRUCIANO. Libertà economica e parità
PREVISIONI ASTROLOGICHE. Accadrà di sicuro. O forse no
I DISASTRI, CHE AFFARE. Asia, l’economia del cinismo
LA NATURA CONTRO SE STESSA. Se Attila abita nell’Eden
ONU INEFFICIENTE IN CRISI. Maremoto salva Palazzo di vetro
REFERENDUM: DIO LO VUOLE. E il più liberale fu il vescovo
TUTTO CAMBIA DOPO ARAFAT. I palestinesi chiedono scusa
I RADICALI SI SVEGLIANO. La rivincita di Della Vedova
LA "LINEA NICOT". Quel colore un po’ "fumo de Roma"
FUMO PASSIVO. Veronesi: non è una crociata
QUANNO CE VO’, CE VO’. Legge contro il calcio passivo
GLORIA AGLI ANTI-LIBERALI. Negri "genio", Dutschke "eroe"
L’OSSERVATORE DISTRATTO. Stampa cattolica antisemita
LIBERALI IN FORZA ITALIA Il Bondi cattivo, con due "i"
QUESTO MONDO PAZZO. "Pioggia di feci sul giudice al bordello"
LIBERALISMO E DEMOCRAZIA. Adam Smith col neo o no?
"CRITICA" ALLA GAD. Subito una Consulta liberale di sinistra
COME ERAVAMO. L’elettricità rossa (e il nucleare nero)
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POLITICI. CHI SI FIDA E CHI NON SI FIDA
Anno nuovo: auguri a cani e porci
Buon 2005. Auguri a cani e porci. Auguri a Ferrara, post-comunista che gioca a fare il post-liberale clerico-ateista. Si fida della propria furbizia - pari solo a quella di Pannella - e delle copie vendute del Foglio. Ma che lui creda, non lo crede nessuno. Auguri ai liberali Biondi e Costa, Martino e Marzano, Sterpa e Urbani, perché si fidino di se stessi. Delle Libertà della Casa usano quella di non avere coraggio. Auguri a Morando e Debenedetti, ostaggi liberali nei Ds di Salvi: non si fidano di chi farà le liste dei candidati, e la base non si fida di loro. Auguri a Rutelli, semi-liberale d’una sinistra illiberale, che non si fida di Prodi ma finge di fidarsi, per ora. Auguri ai finto-liberali Fassino e D’Alema, e agli anti-liberali Rizzo, Cento e Rosy Bindi ("più bella che intelligente", la elogiò Sgarbi), che non si fidano - e come potrebbero - di quel furbone di Rutelli. Auguri a Fini, poco liberale in una destra pseudo-liberale di Governo (abbastanza), sottogoverno (molto) e lotta (poco). Auguri a Bossi, di cuore stavamo per dire, pseudo-paleo-liberista-nordista ("Wilma, dammi la clava!"), più furbo di Ferrara e Pannella. Se ne sentiva la mancanza. Non si fida di nessuno. Di lui cominciano a fidarsi i meridionali da quando hanno scoperto che ha tentazioni neo-stataliste, che ama la pizza, la sua Wilma è siciliana, e ha fatto assumere figlio e fratello al Parlamento Europeo (a 12.750 euro, 24 milioni e mezzo di lire, al mese).
Auguri alla libertaria d’esportazione Bonino, coordinatrice dei 40 milioni di euro di aiuti per il maremoto in Asia: di lei tutti si fidano, anche se lei si fida poco di tutti. Auguri a Pannella, ultra-libertario machiavellico che non si fida di nessuno, ma che per provocare finge di fidarsi ora della destra, ora della sinistra. Auguri all’anti-radicale Giovanardi che ha posto il veto alla CdL: se entra Pannella esce lui. Speriamo che esca lui, in ogni caso. Auguri a Capezzone, ultra-liberale di ragione e passione, che si fida solo della sua intelligenza. Per lui la vita è ascesi politica. La leggenda vuole che dorma in giacca e cravatta, a computer acceso, sempre pronto all’azione come Parri, in uno sgabuzzino della sede radicale di via Torre Argentina. Auguri all’algido Della Vedova, ultra-liberale cispadano antiretorico e pragmatico alla Einaudi. Si fida dell’economia. Però da realista sa che la politica - anche quella dei radicali - è arte della mediazione. E’ lui l’artefice segreto della proposta di Pannella. E auguri anche a Bordin, mitico direttore di Radio radicale, purché si fidi degli ascoltatori e ci tolga dalle scatole i rubrichisti incomprensibili e anti-radiofonici. Come un certo Finazzer Flory: al trentesimo farfugliamento, non sappiamo ancora di che si occupa.
Auguri al Presidente del Consiglio, che si fidava a torto della folla e delle guardie del corpo, e al muratorino Ds, pacifista violento (dev’essere un salviano…), che si fidava del gesto spettacolare per impressionare l'amichetta e i compagni del bar. E’ finita con mamma che piange, babbo che rampogna la buffonata del figlio, il Presidente-vittima che si scusa, e l’invito diseducativo del reo a Palazzo. Roba da Franti di "Cuore". Almeno la Massoneria i muratori li sceglieva meglio, e li dotava di cazzuola e compasso, però inamovibili. Brandito come la stampella di Enrico Toti, il treppiedi-boomerang doveva ammaccare la testa della Destra, ma ha portato sfiga al sedere della Sinistra. Come altre cose divisibili per tre: il Triciclo, la Triplice sindacale, Rai 3, il Tripode e il Trio Lescano.
Ma certo, auguri al Trio Lescano, nostalgici che si fidano solo dell’anticapitalismo, i tre anti-liberali dalle ugole incartapecorite dell’Italia agropastorale d’antan, fans per secondi fini del Parroco bolognese in bicicletta (auguri Presidente), detto "il passista". Soffia e biascica, il Prodi-mortadella, e non si sa che cosa dica, ma poi si scopre che non ha detto niente. E per questo piace ai "Tre passatisti" del Lescano, il populista parolaio Pecoraro, lo stalinista operaio Cossutta, il raffinato non-operaio (e mica è scemo) Bertinotti: il bello, il brutto, il cattivo. Che così, indisturbati, hanno il monopolio dei rapporti con l’ultrasinistra, che non avrebbero con Veltroni. Ma dell’economista di Nomisma, artefice dei rovinosi investimenti IRI e della vendita Cirio, l’unico capo di governo e capo UE a non essere stato mai eletto, si ricorda una sola idea originale, anche se macabra: la seduta spiritica in cui il fantasma di Moro rivelò con colpi di tripode (rieccolo), o tavolino a tre gambe, il luogo della sua detenzione.
Insomma, auguri alla Destra finto-liberale, alla Sinistra poco liberale, ma anche alla destra pseudo-liberale della Sinistra anti-liberale e perfino - toh, mi voglio rovinare - alla sinistra illiberale della Destra cripto-illiberale. Giano bifronte, al confronto, era un dio tutto d’un pezzo. Auguri, perciò, all’anticapitalista di destra, lo scalatore (con l’elicottero fino al rifugio a quota 3597) dei 4021 metri del monte Bernina, l’alpinista-sociale Alemanno, sociale al punto da dividere la cordata verso gli ultimi eroici 400 metri della vetta con ben tre guide (precisa un comunicato di sapore mussoliniano), segno che non si fida né degli Ogm né delle guide. Anche perché non si dicesse d'un ministro destro-sociale che fosse maldestro e asociale, e non venisse ricordato che "chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente".
Auguri a Mastella, anti-liberale di ventura che non si fida né della Margherita né dei Ds, né di se stesso, ma solo della famosa ricetta di alici marinate della mamma. Auguri a Casini, cattolico-liberale (più il primo che il secondo) che - come a suo tempo la Pivetti - crede di essere un uomo di Stato. Si fida ormai solo della ragazza Caltagirone, in barba alla "santità" e "unità" della famiglia di cui i catto-finto-lib vanno cianciando. Auguri a Buttiglione, che dopo le alte strida sul tentativo di stupro (non fatto ma subìto, dice lui) è tornato dov’era prima: nell’ombra. Si fida di tutti, tanto ormai non lo calcola più nessuno. Auguri al liberale Pera, che si fida solo di Popper e della memoria corta dei propri studenti. Non credente, si è arrampicato sugli specchi nel tentativo di dimostrare che per difendersi dall’Islam infiltrato e terrorista bisogna ridiventare "cristiani", sia pure tra virgolette. Un dibattito con Ratzinger val bene il Quirinale. A proposito, auguri all’ex-azionista e liberal-risorgimentale Ciampi che si fida troppo di Gifuni ed ha augurato buon anno prima al Papa e poi agli italiani. E auguri anche a Giovanni Paolo II che tra i tanti malati della politica è l’unico che in realtà sta benissimo. Si fida di tutti: curia, politici italiani, est, ovest, nord e sud del mondo. Tanto, sa di averli in pugno, specie i finto-liberali. E sa che le suore polacche continuano a cucinargli la kasha di saraceno e cavoli, e i milioni di euro dell’otto per mille continuano a correre dalle tasche degli italiani ai forzieri del Vaticano. (La badante russa di Cossiga)
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ITALIANO ALL’ESTERO SI LAMENTA
Italiani ancora sotto il Papa-Re?
"Sono un italiano che vive da anni all'estero - ha scritto Marco Carnovale - e pur essendo disgustato dalla nostra politica interna, ogni 31 dicembre ascolto il discorso del presidente della Repubblica, il mio presidente, per sentire il polso della situazione del mio Paese. Sono rimasto deluso quest'anno nell'ascoltare il presidente Ciampi augurare buon anno prima di tutto con grande enfasi al Papa e solo dopo agli italiani. Mi ha irritato essere messo in secondo piano, dal capo del mio Stato, per dare la precedenza a un capo di Stato straniero, per quanto autorevole. Ma allora, come disse il titolo di un bel libro di Giordano Bruno Guerri, gli italiani sono sempre sotto la Chiesa?" Eh, che bella domanda, caro signor Carnovale. (Salvatore, quello che scopa in redazione)
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IL GOVERNO CONTRO I REFERENDUM
L’embrione? Non è cosa sua
La Consulta ha ormai deciso sull’ammissibilità dei quesiti. Ma l’impressione generale è che il Governo abbia compiuto un banale errore nel porre la propria firma contro il ricorso dei referendari. Anche perché, dal punto di vista legislativo e politico - ha fatto notare il segretario radicale Capezzone – la legge era nata per iniziativa dei parlamentari, non del Governo. Naturalmente Giovanardi prende fischi per fiaschi quando risponde zelante: abbiamo solo difeso una norma dello Stato. Da quando il Governo è un organo di controllo e difesa giurisdizionale? Per fortuna tutti i settori liberali si sono momentaneamente risvegliati dal secolare letargo per protestare (salvo poi rimettersi subito a dormire…). Grave anche che non ne sapesse nulla il "ministro" Prestigiacomo ("ministra" meglio di no: ricorda troppo la minestra, con cui ha in comune, appunto, l’etimologia, visto che la zuppa nel convito romano veniva somministrata, appunto, dal "minister"). Ma ormai la cosa è poco influente: devono decidere i cittadini. (Olga, stagista di Putin, sotto la scrivania)
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ITALIA E CLASSIFICHE CHE BRUCIANO
Libertà economica e parità
Gli indici sono quelli che sono, sempre discutibili. E siamo sicuri che effettuato da altri enti di indagini economiche gli studi darebbe risultati un po’ diversi. Però da italiani e soprattutto da liberali "sentiamo" a naso che ci deve essere molto di vero in una classifica che premia, giustamente i governi e i popoli più intraprendenti e attivi, e punisce quelli più burocratici, protezionisti e statalisti. Vaglielo a spiegare ai quattro quinti della sinistra e a oltre la metà della destra che è proprio il liberalismo che loro chiamano spregiativamente "selvaggio" a dare frutti visibili in economia. Macché, da Alemanno a Bertinotti, da quest’orecchio non ci vogliono sentire. Anche perché hanno l’elettorato che hanno, che è solo quanto si meritano. Così, l'economia di Hong Kong si conferma per l'undicesimo anno la più libera al mondo. Come hanno pubblicato nell'Index of Economic Freedom l'Heritage Foundation e il Wall Street Journal. Seguono Singapore e Lussemburgo. L'Estonia, appena entrata nell'Ue, è quarta. L'Italia è al 26° posto.
Altro discorso sul secondo studio, condotto dal World Economic Forum sulla parità tra uomo e donna rispetto a diversi parametri (salario, accesso al mercato del lavoro, istruzione, qualità della vita, partecipazione alle decisioni politiche). Qui la posizione italiana è addirittura peggiore: siamo al 40° posto in graduatoria. E il gap è particolarmente forte in Italia, quarantesima in classificata, a parecchie lunghezze dai vicini europei. La Svezia, che è in testa, non è perfetta. A parità di professione anche lì le donne continuano a essere meno retribuite dei colleghi maschi. Davanti all’Italia, tra gli altri, ci sono Argentina (nella posizione numero 38), Cina (37), Federazione Russa (24), Francia (21), Stati Uniti (16), Germania (14), Canada (10) e Inghilterra (7). E’ anche vero, però, che certi paesi in cui le differenze uomo-donna sarebbero minori rispetto all’Italia (p.es. Argentina, Cina e Russia), hanno sicuramente una minore qualità della vita e minori salari in assoluto, per tutti, uomini e donne. E a che serve essere uguali all’uomo nella minore ricchezza e nelle disagiate condizioni di vita? Nelle campagne cinesi, addirittura, ancor oggi le donne sono addirittura sopportate. Quindi una classifica che ha un certo valore solo per i paesi più sviluppati Anche questo andava detto per completezza d’informazione, ma nessun giornalista ovviamente lo ha scritto. Io li chiamo i giornalisti del "copia e incolla". (Quintino Sella & Mosca)
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"SI’ ALLA LIBERA VOLONTA’ DEI CITTADINI"
E il più liberale è il vescovo
"Anche sulla procreazione assistita, i cittadini hanno il diritto di esprimersi così come hanno fatto negli anni passati sul divorzio e sull’aborto. Sono del parere che ogni impedimento alla espressione della libera volontà e del libero pensiero dei cittadini è condannabile". Vabbè - direte voi - le conosciamo già, e le condividiamo, le argomentazioni di Capezzone, segretario dei Radicali. E invece, no, si tratta del vescovo di Isernia, Andrea Gemma, che con questa dichiarazione bomba ha criticato implicitamente la scelta del governo di Centro-destra di costituirsi presso la Corte Costituzionale a difesa della legge n.40 contestata dai referendari, nonostante che la stessa legge fosse di iniziativa parlamentare e non governativa. Uno zelo inutile e untuoso che non è piaciuto a nessuno dei tanti liberali "in sonno" presenti nella Casa delle libertà, molti dei quali - evento più unico che raro - si sono svegliati con dichiarazioni forti. Ma ancora più soprendente è l’intervento del vescovo Gemma.
Intendiamoci, il vescovo non modifica il giudizio della Chiesa cattolica sugli embrioni, e anzi giudica - se possibile - in modo ancor più negativo l’attuale legge sulla procreazione, la n.40. "Perché "ammazzare" tre embrioni [consentiti oggi] equivale ad ammazzarne cento. E’ omicidio l’una cosa, è omicidio l’altra cosa". Pensiero, per inciso, logico e coerente dal suo punto di vista, lecito e rispettabile: ognuno ha le sue idee. Ma dove il vescovo è estremamente liberale - più di certi "liberali" nostrani - è nel metodo. La parola finale deve spettare ai cittadini italiani, al corpo referendario, sostiene Gemma: "Impedire la libera espressione del pensiero del popolo è un atto illiberale". E se la legge, che lui non ama, venisse abrogata e poi sostituita da un’altra "peggiore", cioè più liberale? Bellissima risposta, sentite: vorrà dire allora che "starà a noi ministri sacri e cattolici, nel caso venisse approvata una legge contraria alla legge di Dio, dichiararci a nostra volta contrari, e convincere ogni singolo cittadino a non applicarla". Da manuale.
Che è quello che ripetono da decenni i liberali: nessuno è obbligato a usare leggi che dividono le coscienze come l’aborto e la fecondazione. I cattolici integralisti, per esempio, possono non utilizzarle: nessuno è obbligato a farlo. Ma lascino la libertà di farlo a chi lo vuole. Anche perché così - aggiungiamo con voluta perfidia - la posizione cattolica potrà spiccare meglio nel contrasto che nell’uniformità obbligatoria. Se no, dove sarebbe l’eroismo individuale del cattolico ultrà? E bravo vescovo Gemma. E’ da tempo che non sentivamo parlare in modo così tradizionale e codino, certo, ma onesto. Una "gemma" rara. (Bottino Ricasoli, l'astemio)
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LA NATURA DISTRUGGE SE STESSA
Se Attila abita nell’Eden
Coste erose e arretrate. Foresta spelacchiata. Spiagge di sabbia cristallina scomparse. Barriera corallina distrutta. E sì che pesanti multe erano comminate agli incauti turisti sorpresi all’aeroporto con piccoli pezzetti di corallo grezzo in valigia. Ve l’immaginate la società Mac Donald’s che per porre le fondamenta d’una catena di cento "megastore", anzi iper-ristoranti del panino fast-food a Sumatra (una pazzia, certo, anzi un’americanata), avesse fatto brillare qualche migliaio di tonnellate di tritolo per sbancare tratti di costa e aprire larghe quanto inutili strade? Chissà come avremmo protestato noi ecologisti. E ve l’immaginate la reazione di Legambiente e Wwf?. Greenpeace avrebbe come minimo sequestrato la Torre Eiffel, la Statua della libertà o una portaerei. Macché, tutti zitti ora. La Natura, ne siamo sicuri, si riprenderà in poco tempo in Asia. Ma intanto ha fatto molto peggio dell’uomo peggiore al mondo. Legambiente quest’anno la premierà col polemico "Premio Attila" come fece col ministro Matteoli? E che senso avrà ormai gridare "al lupo, al lupo" per qualche futile motivo, come fanno i finti Verdi, oppure "non fate questo, perché la Natura non lo sopporterebbe"? Meditiamo, gente, meditiamo. Però non è il momento di esagerare contro gli ambientalisti, come ha fatto Lanfranco Pace sul Foglio. Capisco che è in questi momenti di debolezza dell’avversario che si sferrano gli attacchi più crudeli. Ma gli ecologisti (lasciamo stare i Verdi politici…) non sono tutti cretini, ideologicamente corrotti o marxisti. Ricordiamoci sempre che a volere il primo Parco in Italia è stato Benedetto Croce. Non vorremo certo, spero, pur di vedere smentiti i profittatori politici della Natura, distruggere ancora di più l’ambiente in cui dobbiamo vivere. Vi ricordate dell’uomo che per far dispetto alla moglie se lo tagliò? (Thoreau, il guardiano della capanna)
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DISASTRI E BUONISMO, CHE AFFARE
Tsunami in Asia: l’economia del cinismo
Ottimisti della volontà, ma pessimisti della ragione, già sappiamo come andrà a finire laggiù, dove terremoti, onde anomale e "casette di legno in riva al mar" mostrano a tutti che la Natura è forte dove l’uomo è più debole. Speculando sull'immensa tragedia che ha sconvolto il Sudest asiatico - insinua Franco Milletti - qualche migliaio di persone riuscirà a fare grandi guadagni. Magari rubando i soldi e i materiali inviati sotto forma di aiuti. O addirittura con l'orrore della tratta dei bambini rimasti orfani o dispersi. Senza parlare, poi, della "mangiatoia" della ricostruzione. E la cosa triste è l'essere consapevoli che anche stavolta la faranno franca, purtroppo. Anche perché perfino un giornalista Rai ha fatto vedere che le scatole di biscotti appena distribuite dagli elicotteri Usa, tempo dieci minuti si ritrovavano in vendita sulle bancarelle dei mercatini. Ma queste sono solo le briciole, caro Milletti. Molti sono i motivi che inducono a ritenere i danni reali del maremoto infinitamente minori di quanto sia stato fatto capire ai telespettatori di tutto il mondo, per interessi obliqui inconfessati. Anzi, come diremo, potrebbero esserci addirittura dei vantaggi per questi furboni di Orientali. Che, detto per inciso, sembrano buoni a nulla, ma in realtà sono capaci di tutti.
Gli orientali posseggono un "cinismo buono" e terra terra che noi non abbiamo. Anche perché siamo gravati da leggi cretine e autolesionistiche. Il Financial Times ha alzato il velo sull’improvvisa, strana, prosperità di Macao che il povero Portogallo ha restituito alla Cina nel 1999. Anziché chiudere le case da gioco, principale risorsa dell’isola, la nuova amministrazione ha liberalizzato il settore e ha attratto una pioggia di capitali, soprattutto americani. Nel secondo trimestre dell’anno scorso l’economia dell’isola è cresciuta del 48 per cento e nel terzo trimestre del 22 per cento. Il "business" del gioco d’azzardo impiega 19.800 persone e ne chiede urgentemente al mercato altre 5.000. Lenovo, il colosso cinese dell’informatica. Lenovo ha comperato per un miliardo e 75 milioni di dollari Blue Moon, la filiale dell’Ibm che produce personal computer, ma ha deciso di "affittare" il management americano e di lasciare negli Stati Uniti la direzione dell’impresa. Le aziende americane, osserva il New York Times, fanno fabbricare i loro prodotti in Cina da operai cinesi. Perché i neocapitalisti cinesi non dovrebbero far dirigere le loro imprese in America da manager americani? Sono due forme di "outsourcing", altrettanto lecite e convenienti.
Ecco due esempi dell’abilità, del pragmatismo e, perché no?, del cinismo con cui la classe politica della Cina sta pilotando il Paese sulla strada della modernizzazione. Ah se i capitalisti italiani all’acqua di rose, che implorano lo Stato, cercano provvidenze e cassa integrazione, rottamazione e tasse all’import, quelli che dormono con la foto di Padre Pio e di mammà sul comodino, facessero come i cinesi… In quanto poi allo tsunami, questo "disastro" potrebbe rivelarsi l’affare del secolo per quei furbi di orientali. Già i Lloyd’s di Londra stimano che i danni non superano i 20 miliardi di dollari (15 miliardi di euro). La compagnia di riassicurazione più grande del mondo, Munich Re, si attesta sui 14 miliardi di dollari. Zone povere, quelle devastate, dicono: il valore materiale di ciò che è stato spazzato via, dunque, è modesto. E gli analisti incalzano: la crisi di turismo e pesca avrà un impatto limitato. Gli economisti assicurano: la crescita della regione non si fermerà. Insomma, il terremoto che ha spostato di qualche centimetro l'asse della Terra non sposterà nient’altro. Forse faciliterà qualche rimescolamento di carte, aumenterà o ridurrà la penetrazione commerciale di questo o quel Paese occidentale o orientale, ma non intaccherà quasi il progresso delle economie orientali. Che cosa cambierebbe per noi se dal 5 o 4 per cento di incremento annuo, uno di quei paesi scendesse, a causa del maremoto, al 4 o al 3? Nulla. Secondo la banca Standard Chartered, citata dal New York Times , la Thailandia vedrà ridursi la crescita del suo Prodotto interno lordo di meno dell'1%; lo Sri Lanka del 2%; le Maldive, dove il turismo è più importante, del 4%; l'Indonesia, la più devastata ma non nelle sue raffinerie, del 2%. In sostanza, questi Paesi dovrebbero continuare a crescere anche nel 2005 con ritmi tra il 4 e il 6%. Alcuni sono giganti troppo grandi per risentire d’una inondazione in piccole zone costiere dove non erano ubicate né strutture industriali, né centrali energetiche. E dove, al contrario, i governi totalitari islamici già stanno ingiungendo ai benefattori occidentali di andarsene al più presto. In questa caotica situazione, con danni economici gonfiati da chi vi aveva interesse, sarà bello vedere come andrà a finire, con le enormi somme stanziate da quegli inguaribili furbi-ingenui degli occidentali.
E poi arriverà metà dei soldi promessi. Se non metà della metà. A un anno dal terremoto di Bam, in Iran, riporta Danilo Taino, gli abitanti sono esasperati dal fatto di non avere visto ricostruite gran parte delle case, nonostante fossero stati promessi 1,1 miliardi di dollari dai governi internazionali. Il Mozambico, colpito da inondazioni nel 2000, ha ricevuto finora metà degli aiuti annunciati. Il caso peggiore l'ha citato il quotidiano inglese Guardian : dei 9 miliardi di dollari promessi dalla comunità internazionale a Honduras e Nicaragua colpiti dall'uragano Mitch nel '98, sei anni dopo ne è arrivato a destinazione meno di un terzo. Lo stesso segretario dell'Onu, Kofi Annan, sostiene che la disparità tra il denaro promesso e quello erogato è un "problema classico" e assicura che non sarebbe sorpreso nel verificare discrepanze anche questa volta.
Un vero e proprio esplodere di iniziative nel settore dei lavori civili - dalla progettazione all'esecuzione – si prevede secondo Giuseppe Pennisi in Australia, dove Leighton Holding, Bluescope, OneSteel, Boral e James Hardie hanno brindato ad un nuovo anno di utili in rapido incremento (per appalti pubblici connessi con la ricostruzione). Ma chi gode di più dello tsunami è la Cina. Tra pochissime settimane (l'Anno del Gallo inizia il 2 febbraio), nella Repubblica Popolare Cinese stapperanno champagne i manager delle industrie delle costruzioni (20.000 imprese collegate con il resto del mondo ed una finanziaria, la Chinese Construction Bank, nel Gotha di Fortune's) e della siderurgia (66 imprese in grado di operare all'estero). Alcune erano in crisi si sovracapacità a causa del rallentamento in atto nel Paese. Per loro il maremoto è una benedizione venuta dal Cielo, Insomma, dal cinismo dell’economia - di cui ci accusavano quando erano comunisti - all’economia del cinismo che praticano ora che sono capitalisti. Ma con la stessa spietatezza. (Lo chauffeur di Einaudi a Dogliani)
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ONU CORROTTO, COSTOSO E INUTILE
Maremoto salva Palazzo di vetro
Ha ammazzato 150mila persone il maremoto asiatico, ma ne ha resuscitata una: Kofi Annan. Ma solo perché costa meno. Un politico dato per morto e sepolto è stato riesumato miracolosamente ancora in vita, come accade solo in certi racconti da incubo di Edgar Allan Poe. Attenti alle esequie premature per i burocrati dell’Onu. D’accordo, le Nazioni Unite sono un costosissimo covo di impiegati ed esperti nullafacenti, per di più comandati da corrotti politici del Terzo Mondo (basti pensare alla vicenda dello scandalo " Oil for Food " per gli aiuti umanitari all’Iraq sotto Saddam, e alla proverbiale inefficienza dell’esercito dei "caschi blu"). Ma il recente Tsunami Day (sembra il titolo d’un gioioso spettacolo "Terror" per bambini grassottelli che sgranocchiano pop-corn al luna park) ha segnato l'amarissima rivincita del segretario Onu sul presidente Usa, delle Nazioni Unite sugli Stati Uniti, della "risposta globale" che il Palazzo di Vetro proponeva in alternativa alla "coalizione umanitaria" della Casa Bianca. L'America abbandona i sogni di convertire la leadership militare in potenza umanitaria, come aveva vaticinato Paul Kennedy, e si rimette nel gruppone dei paesi donatori, con i suoi 350 milioni di dollari. Il motivo vero? Troppo costoso, anche per gli Stati Uniti, creare dal nulla strutture di aiuto e di controllo in un’area così decentrata. I funzionari Onu, che già sono strapagati per far questo, pur con la loro proverbiale inefficienza, verrebbero a costare di meno alla collettività.
Certo, resta il problema Onu. Che ormai abbia gli anni contati lo sanno tutti. "Basta con le Nazioni Unite", hanno detto più volte i governanti dei paesi democratici e i dirigenti delle organizzazioni umanitarie più serie. Meglio far da sé. I Paesi liberal-democratici, su impulso degli Stati Uniti, hanno iniziato un cammino che li porterà a poco a poco ad aggirare e neutralizzare l’Onu. L’obiettivo è quello di ceare un tavolo supremo delle democrazie. L’Onu, invece, pletorico, traboccante di funzionari strapagati e nullafacenti, inutili anche se lavorassero, magniloquente e retorico nelle sue dichiarazioni di principio, retto da una maggioranza di stati-canaglia del Terzo mondo (nessuno dei quali liberale), politicamente lento o inattivo, con una burocrazia diretta da oscuri e corrotti politici asiatici o africani sporcati da cento scandali e bustarelle, il Palazzo di vetro è la meno trasparente delle istituzioni mondiali. E costa troppo, soprattutto agli Stati Uniti, il Paese che più contribuisce economicamente al suo bilancio. Stati Uniti che poi, come beffa, sono spesso messi sul banco degli accusati da paesi totalitari come Cuba, Birmania, Sudan, Iran o Corea del nord. Insomma, il maremoto in estremo Oriente, da questo punto di vista, può solo ritardare, non impedire, un destino ormai segnato. (Generale Lafayette)
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NON E’ SOLO LEADERSHIP ED ELEZIONI
Ma a che serve l’opposizione?
Le fattucchiere della stampa all’inizio dell’anno si esercitano nella difficile arte etrusca dell’aruspicina. Ma poiché non hanno sottomano, nonostante la consueta crudeltà, fegato e viscere delle vittime sacrificali, vanno a lume di naso. Ebbene, che cosa anticipano gli indovini improvvisati? Chi dirigerà la sinistra? Avrà definitivamente la meglio nel corso del 2005 l’ambiguo e reticente Prodi su Rutelli ex-radicale, ex-mangiapreti, ex-piacione (ora, sembra, più fa il "liberale" meno piace all’Ulivo), sul freddo ex-tecnocrate Monti, sul facilone cuore-in-mano yankee Veltroni, su Montezemolo testarossa, sul debole tessitore Fassino, sull’antipatico e già provato D’Alema? Possibile, come vaticinano i corsivisti frequentatori del Palazzo, che la sinistra meno illiberale non trovi nessun eroe carismatico vincente per le elezioni regionali e per le politiche, da contrapporre al centro-destra poco liberale? Se non c’è una vera concorrenza, chi spingerà Berlusconi sulla strada delle riforme e della modernizzazione? O la sinistra ha già rinunciato al suo ruolo, importante in una democrazia liberale, e punta ormai solo alle elezioni? (Giolitti, il gelataio di Campo Marzio)
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ASTROLOGIA E VITA QUOTIDIANA
Accadrà di sicuro. O forse no
E’ finito l’anno bisestile e chi crede in queste cose ha tirato un respiro di sollievo riponendo nei cassetti gli amuleti che lo avrebbero salvato, a suo dire, da tsunami indonesiani, bore triestine, acque alte, terremoti, allagamenti, erosioni di coste, avvelenamenti di massa, frane e tempeste, epidemie e cadute di tegole. Anche quest'anno, come da lunga tradizione, i giorni attorno a capodanno sono stati accompagnati dalle previsioni astrologiche per il 2005, che dipingono un immediato futuro pieno di fortune in amore, soddisfazioni economiche e lavorative. Insomma, c’è sempre la risoluzione, dopo brevi e strategici "periodi travagliati", dei piccoli o grandi problemi che ci attanagliano. Tempo fa l'Unione astrofili ha voluto sottolineare lo spazio eccessivo che i mezzi di comunicazione riservano alle previsioni astrologiche, con una lettera aperta a cui hanno aderito migliaia di scienziati, cultori di astronomia e cittadini; a un anno di distanza, l'Uai si propone un ulteriore passo nella sua campagna di ridimensionamento dell'astrologia: una proposta di legge intende obbligare giornali e tv ad accompagnare le previsioni zodiacali e astrologiche dall’avvertimento "Non c'è nessuna certezza che quanto scritto accada davvero nel futuro dei lettori". Insomma, come la macabra scritta "Il fumo uccide" sui pacchetti delle sigarette.
Ingenuità, scientismo illuminista, iper-razionalismo, intromissione nella sfera individuale, limitazione alla libertà d’espressione? Nulla di tutto questo. Come liberali siamo per l’eguaglianza dei punti di partenza. Sappiamo che è una posizione idealistica, però cerchiamo di realizzarla. E pur essendo contrari ad ogni protezionismo, constatiamo che ogni giorno si gioca una partita impari tra troppo furbi (o imbroglioni) e ingenui (o ignoranti). Per quanto in teoria affascinati dalla lotta per la vita, non possiamo assistere passivamente alla morìa degli ignoranti, e perdipiù per futili motivi, sotto le grinfie dei furbi. L’ignoranza, spiega la psicologia, non è sempre colpevole. Ecco perché molti ingenui o ignoranti vanno aiutati a non soccombere. Perciò, ogni spiegazione che sveli al pubblico, specie dei meno colti e provveduti, che dietro gli "arcana" potrebbe esserci una truffa o anche una gratuita propalazione di notizie false, illusorie, infondate o allarmistiche, non può che trovarci d’accordo. Del resto perfino nel codice si reprime chi "abusa" della "credulità popolare".
Troviamo giusto, quindi, che ogni rubrica di astrologia riporti la precisazione che "Le previsioni astrologiche sono basate su elementi e deduzioni che mancano di riscontro scientificamente fondato", come ha proposto l'Unione Astrofili Italiani, purché non scritto in questo stile ridondante e burocratico, pseudo-colto e sibillino, che la gente semplice - quella più sensibile alle previsioni zodiacali - non capirebbe. Come non capirebbe un cultore dell’italiano. Però è vero: lo spazio che radio, tv e giornali riservano alle previsioni astrologiche aumenta il rischio che le persone tendano ad affidarsi ciecamente agli oroscopi come vie maestre per costruire il proprio futuro e giudicare le proprie azioni. Tra l’altro, anche quest'anno il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, facendo un'analisi comparata dei 12 mesi trascorsi e delle previsioni fatte dagli astrologi all'inizio del 2004, ha scoperto come gran parte delle cose che sarebbero dovute accadere non sono mai avvenute (tra le altre, la morte di Papa Giovanni Paolo II).
Al contrario, molti degli importanti eventi che si sono verificati, anche recentemente, non rientravano affatto nel quadro tracciato dalle previsioni astrologiche (p.es., il maremoto nell'Oceano Indiano). Ma dove avete trovato in questi giorni notizie sulla inattendibilità delle previsioni del 2004? Da nessuna parte: la smentita a rubriche ed articoli sulla stampa non avviene quasi mai. Per molti giornalisti, anzi, scrivere che "la notizia tale non è vera" non è a sua volta una notizia, a meno che non ci sia la querela di qualcuno che si è sentito diffamato. Facilissimo pubblicare articoli di omeopatia, numerologia, metempsicosi, prana, fiori di Bach, o alimenti biologici. Difficilissimo pubblicare articoli che smentiscano queste false verità. Quello di cui la proposta razionalista dell’Uai non tiene conto è l’aspetto psicologico. Molti lettori o ascoltatori sospettano che le previsioni siano poco o nulla fondate. Ma vogliono proprio sentirsele dire. Trovano nelle previsioni un elemento rassicurante e beneaugurante che può rafforzare la loro insicurezza. Oltre alla gratificazione impagabile che "qualcuno", anche se estraneo o sconosciuto, "si sta occupando di loro". (François Marie Arouet)
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CAMBIA IL VICINO ORIENTE DOPO ARAFAT
I palestinesi chiedono scusa
Il neopresidente eletto della Palestina Abu Mazen, a cui vanno gli auguri di tutti noi con la speranza che inauguri un’èra ben diversa da quella di Arafat, fondata sul terrorismo, la corruzione, le ruberie delle donazioni ai palestinesi e la continua propalazione di falsità su Israele e sull’ebraismo, si era distinto già prima delle elezioni per un gesto raro ed eloquente. In occasione d’una visita concordata in Kuwait Mazen aveva chiesto scusa al popolo kuwaitiano per il sostegno che l'Autorità palestinese aveva dato a Saddam Hussein durante la brutale invasione del Kuwait del 1991. Le scuse ufficiali palestinesi erano state a lungo attese dal Kuwait e sono giunte in occasione della visita ufficiale di Abu Mazen nel Paese del Golfo. (Sir Lawrence da Rabbia)
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FRANCESI E TEDESCHI ROSSO-VERDI
Negri "genio", Dutschke "eroe"
Due "cattivi maestri" che hanno educato alla violenza, al disprezzo dell’avversario e alla lotta al liberalismo, l’italiano Toni Negri e il tedesco Rudi Dutschke, vengono riabilitati e simbolicamente incoronati con una corona d’alloro proprio in questi giorni. Per Le Nouvel Observateur, giornale militante e fazioso - però ben scritto - che ormai ci ha abituato a tutto, Toni Negri sarebbe nientemeno che "uno dei 25 pensatori contemporanei più importanti". Massimo Nava ha buon gioco nell’ironizzare. E' nato - scrive - il nuovo Carlo Marx, il filosofo della rivoluzione nell'era della mondializzazione, il teorico dell'"operaio sociale" come nuovo soggetto rivoluzionario. Si chiama Toni Negri e viene annoverato dal settimanale francese Le Nouvel Observateur fra i più importanti pensatori contemporanei, una figura centrale nel rinnovamento del pensiero marxista. L'ex leader dell'Autonomia operaia, condannato a dodici anni di carcere in un famoso processo negli anni Ottanta (il "7 aprile"), latitante a Parigi, poi rientrato in Italia e oggi a piede libero, è sempre stato un intellettuale apprezzato dalla cultura universitaria e dalla gauche francese che non ha mai condiviso l'etichetta italiana di "cattivo maestro" d’una intera generazione di estremisti e terroristi negli anni di piombo. Una stima, o se si vuole un'indulgenza, che potrebbe spiegare in tempi più recenti l'affare Cesare Battisti, ovvero la mobilitazione e la solidarietà che il terrorista italiano, condannato per quattro omicidi e rifugiato da molti anni a Parigi, ha ricevuto da intellettuali, scrittori e politici per impedire la sua estradizione.
Ma se a Parigi impazzano, neanche a Berlino sono troppo savi. La giunta rosso-verde berlinese vuole ricordare il leader studentesco ucciso anni fa da un esaltato di destra, dedicandogli una strada. Ma la Cdu protesta: "E’ un grosso errore, il suo ’68 era violento". Così veniamo a conoscenza d’un aneddoto quasi divertente, se non fosse drammatico, che lega l’agitatore tedesco all’editore italiano Feltrinelli, altro snob che giocava a fare il terrorista bombarolo, fino a morirne, accidentalmente, ai piedi d’un traliccio ("Offelè, fè el tò mestè", dicono a Milano). Basta leggere quello che Paolo Valentino scrive sul Corriere.
Nell’inverno del 1968 - racconta nella biografia di Rudi la moglie Gretchen - Giangiacomo Feltrinelli fece un viaggio in auto a Berlino per visitare Rudi Dutschke. Al leader del movimento degli studenti tedeschi, l’editore milanese fu orgoglioso di mostrare, nascosto sotto il sedile posteriore, un carico di candelotti di dinamite. Dutschke non si scompose. Portò sul marciapiede sotto casa, dove Feltrinelli aveva parcheggiato, la carrozzina di suo figlio, vi trasferì l’esplosivo, poi vi adagiò sopra il neonato Hosea Che e, insieme all’ospite, si avviò verso un appartamento "sicuro". Lì, con altri, discussero per ore cosa fare con la dinamite, ma non vennero a capo di nulla. Non fu deciso alcun attentato. I candelotti, in qualche modo, scomparvero nel nulla. (Goffredo di Bugliolo)
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RADICALI SI SVEGLIANO. ERA ORA
La rivincita di Della Vedova
Avrà tanti difetti, da fondatore e leader. Ma come tutti i geni, Pannella è capace di cambiare idea sorprendendo tutti. Mentre il dibattito ristagna, quando i suoi militanti allo stremo per tante battaglie eroiche dietro i tavoli, non osano neanche più proporre idee nuove (che potrebbero, lo sanno, ritorcerglisi contro…), solo lui sa qual è il momento dello scatto disperato di reni, dell’invenzione, della fantasia. Questa volta ha scelto a colpo d’occhio da vecchio giocatore di poker, rischiando molto, tra le opzioni già consegnate da mesi alla polvere dei verbali dei comitati precedenti.
All’ultimo comitato nazionale dei Radicali, tenutosi all’Ergife di Roma, con una mossa a sorpresa, almeno per chi ricordava il suo scetticismo di fronte alle offerte di dialogo auspicate più volte da Della Vedova, Pannella rimescola le carte e riapre la porta del confronto-incontro con i due Poli in vista delle Regionali e poi delle Politiche: "Credo sia necessario - ha detto - proporre un’intesa a Berlusconi o, in carenza, a Prodi". L’offerta di alleanza ha però due subordinate: bisognerà "impedire elezioni truffaldine come quelle del 2000" (quando i partiti già rappresentati, spieghiamo noi, raccolsero in modo irregolare le firme), e inoltre l’accordo dovrà essere "solo la prima tappa di un cammino che porta fino alle Politiche del 2006". La Bonino, che conosce bene i suoi polli, è apparsa più scettica. Ma è un suo vezzo, anzi un topos radicale, forse scaramantico: "Mi sembra l’ennesimo appello al dialogo, io non ci credo più, è sempre la solita storia. Come si fa a trovare un punto di accordo con due schieramenti che sanno solo litigare al loro interno? Marco insiste perché ha più tigna di me".
Perché prima il Centro-destra e poi, in subordine il Centro-sinistra? Scelta ideologica? Macché. I radicali, al solito, "stanno con chi ci sta", che significa in modo nobile vendersi al migliore offerente. E’ che i primi hanno almeno risposto cuori, i secondi picche. Certo, si sa come sono i politici: bluffano. Ma intanto tra Berlusconi e Prodi, l’ago della bilancia pende dalla parte di Berlusconi: "Scelgo di credere, anche se poco ci credo, che nella Casa delle libertà ci sia disponibilità ad un accordo politico di mutuo interesse". D’altronde lui ha incontrato recentemente Fini e sentito Gianni Letta, Capezzone ha visto Sandro Bondi e poi c’è sempre l’invito ad entrare nella Cdl rivolto da Berlusconi durante la conferenza stampa di fine anno.
A sinistra invece l’encefalogramma dà una risposta piatta. "Il mio tentativo di aprire un confronto col centrosinistra attraverso Giuliano Amato è miseramente fallito, da lui non ho più ricevuto né una telefonata né un pezzo di carta", ricorda Pannella. D’altra parte, ricorda, "il centrodestra ha scritto una finanziaria con un linguaggio che fa schifo e l’opposizione è rimasta a guardare. Quelli sono buoni solo per le risse". Comunque, la proposta di un accordo per le Regionali e le Politiche è formalmente rivolta ad entrambi gli schieramenti. Ma già, dopo questa provocazione, i due Poli sono stati percorsi da fermenti e polemiche: Forza Italia e Socialisti sono favorevoli, così come anche il capogruppo Nania e Gasparri di An (che deve avere, nonostante le diverse idee su aborto e fecondazione, un amore segreto per la Bonino…). Ma Lega e Ccd hanno detto di no. Per Giovanardi le idee dei radicali sono le più lontane da quelle del proprio partito. Il repubblicano Del Pennino gli ha risposto che tra le proprie idee e quelle di Giovanardi, allora, c'è una distanza ancora maggiore. (Il fornaio di via Torre Argentina)
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PIU’ MALVAGIO DELL'INTERVISTATORE
Ma c’è anche un Bondi cattivo, con due "i"
Quella lingua biforcuta di Claudio Sabelli Fioretti, giornalista di sinistra, all’inizio dell’anno ha intervistato da par suo il liberale Alfredo Biondi. Eccone un breve stralcio (Corriere Magazine).
"Oggi si definiscono tutti liberali. Compresi gli ex comunisti, gli ex fascisti, gli ex democristiani. Alfredo Biondi è un liberale doc che milita in Forza Italia. Avvocato, lo conosco da quando difendeva Gigliola Guerinoni e bivaccavo con lui nelle aule di un processo di amore e di morte. È un uomo allegro, anche un po’ goliarda, di improvvise arrabbiature e rapidi oblii. È stato ministro della prima Repubblica e della seconda, vicepresidente della Camera, segretario del Pli. Quando dirigevo "Cuore" mi querelò ma nessuno dei due ricorda perché. È inseguito da una fama, immeritata, di bevitore e, meritata, di battutista.
Alfredo, se tutti sono liberali, perché il Pli è morto?
"Non ha resistito alla questione morale. Al congresso di Genova, ero segretario, dissi: "Avete trasformato un partito di ideali in un partito di affari e forse di malaffare"".
E come finì?
"Persi la segreteria".
Tu definisti i giornalisti "ciucciabirra".
"Se ne stavano tutti tranquilli, convinti della vittoria di Altissimo, in una sala stampa zeppa di bottiglie vuote di birra".
De Lorenzo disse: "È caduto Biondi, è la fine di un incubo".
"Io risposi: "Un incubo per te"".
I liberali sono quasi tutti in Forza Italia.
"Ma contano poco. Quando lo dico a Berlusconi mi risponde: "Ma come? Avete un sacco di ministri!".
Mica ha torto.
"È vero, i liberali sono nel governo, ma Forza Italia è in mano ai dc, ai socialisti, ai comunisti, agli ex impiegati di Fininvest".
Berlusconi è liberale secondo te?
"In economia. Per il resto è un po’ democristiano e un po’ craxiano".
Ed è solo un piccolo brano della lunga intervista. Che dire? Anche il bravo e cattivo Sabelli Fioretti quando intervista uno senza peli sulla lingua come Biondi, sembra che gli faccia da "spalla". E’ che Biondi deve essere un falso ligure: forse è d’origine toscana. Mamma mia. (Camillo Benso di Latour)
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L’OSSERVATORE E IL S.ANTONIO
Di nuovo la stampa cattolica antisemita
Pochi sanno, nello tsunami di appiccicosa melassa, nel falso buonismo ipocrita seguito al maremoto in Asia, che il governo musulmano dello Sri Lanka ha rifiutato l'assistenza di un'equipe medica dell'esercito israeliano che avrebbe dovuto partire con 150 militari e funzionari del ministero della Difesa per portare soccorso alle vittime del maremoto. La scusa? La mancanza di relazioni diplomatiche tra lo Sri Lanka e Israele. L’equipe era dotata di sofisticate attrezzature mediche oltre che diecimila coperte, tende, teli di nylon e container per l’acqua. Nonostante tutto ciò fosse preziosissimo per la popolazione dello Sri Lanka, il governo del posto ha pensato di tenere fuori dalla porta gli odiati ebrei. L’iniziativa era costata cara a Israele che è un paese piccolo come il Piemonte. Sue squadre di soccorso erano già arrivate per prime in ognuno dei paesi sinistrati portandosi dietro un Jumbo con 18 tonnellate di viveri; una squadra medica dell'ospedale Hadassah specializzata in soccorsi dopo catastrofi, traumatologia e pediatria, con medicine ed alimenti pediatrici; una squadra specializzata nel recupero e nell'identificazione di cadaveri; medici ed infermiere del Ministero della Sanità, sia perché per fornire tale assistenza erano stati quasi sguarniti gli ospedali d’Israele in un momento particolarmente critico per un paese in guerra e messo a dura prova dalla necessità di destinare gran parte delle proprie risorse alle spese di difesa.
Come sempre i media internazionali non potendo parlar male di Israele hanno ignorato la notizia. Tutti, tranne l’Osservatore romano, che l’ha capovolta: Il rifiuto dello Sri Lanka ad ospitare i soccorsi Israeliani è diventato "il rifiuto d’Israele a inviare soccorsi nello Sri Lanka". C’è voluta una richiesta pressante di rettifica del Simon Wiesenthal Center, della comunità Ebraica Mondiale e dello Stato d’Israele, per far far scoprire ai giornalisti dell’organo vaticano (almeno questa è stata la loro giustificazione) che c’era stato un errore di traduzione di un dispaccio d’agenzia della americana CWNews.com. Sanno poco d’inglese in Vaticano?
Come se non bastasse, il cripto-antisemitismo che ancora alligna nella Chiesa si è rivelato sotto Natale sul Messaggero di Sant’Antonio (articolo di Fabio Scarsato dal titolo delicato: " I buldozer israeliani seppelliscono vivi i bambini palestinesi"). "Caro Gesù Bambino - scriveva l’articolista - , per quest'anno non nascere in Palestina: i bulldozer potrebbero seppellire te e i tuoi genitori assieme alla tua povera casa, o, senza neppure saperne il perché, potresti trovarti coinvolto in qualche attentato suicida". Questo signore – ha replicato sul sito Israele e dintorni, Antimo Marandola, a cui si deve tutta la documentazione - andrebbe portato davanti a un tribunale e costretto a spiegare come la sua alta professionalità abbia permesso di scovare in qualche latrina notizie così corrette, verificate e controllate. (Sarah Veroli, commessa da Tagliacozzo)
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LA "LINEA NICOT" DELLA RESISTENZA
Quel colore un po’ "fumo de Roma"
Il liberale "alla Friedman" Martino borbotta propositi di disobbedienza civile, ma è troppo sovrappeso rispetto a Gandhi, e troppo signore per seguire su questa strada Pannella e Diliberto, che hanno minacciato azioni esemplari da kamikaze per fumare nei sancta sanctorum del "potere igienista", magari con incursioni nello studio stesso del ministro Sirchia. Ma se i "brigatisti bruni" (dal colore del catrame) non fossero così offuscati dall’avvelenamento, capirebbero che la loro non è solo una causa già persa, ma anche una reazione infantile. Da nostalgici ex fumatori di pipa (bei tempi), giusto per prenderli sul serio, diremo che è una ribellione da anarchici prepotenti che se ne fregano del prossimo (è tipico degli anarchici e di molti libertari). Una battaglia di retroguardia, antiscientifica e reazionaria, ha detto Veronesi.
I liberali veri, demandando tutto alla responsabilità del singolo individuo, sono per tradizione antiproibizionisti sulle droghe. Ma questo è sensato per le droghe leggere o che non coinvolgono gli altri (ve ne sono?). Chi vuole uccidersi, padronissimo, faccia pure. Il fumo, però, è diverso: esce subito dalla sfera del fumatore e va a colpire gli altri. E ora che sappiamo che cosa contiene, che rischi fa correre, non possiamo che considerarlo un’arma di offesa vera e propria. Altro che "libertà del singolo". Non si possono imporre al prossimo, a chi non vuole, ai bambini, boccate di fumo ricche di 12 mila sostanze chimiche tossiche (di cui solo 3800 identificate), compresi l’acido cianidrico che dà cianuro, e il benzopirene del catrame, cancerogeno perfino per contatto.
E poi noi liberali siamo tranquilli: ci sarà sempre - e noi protesteremo se dovesse essere negata - la libertà di drogarsi, anche col tabacco. E siamo sicuri che, se perfino negli Usa i fumatori trovano il modo di sfumacchiare a iosa negli interstizi dei divieti, i più fantasiosi italiani creeranno aree extraterritoriali e zone franche ovunque. Senza contare che questo potrebbe contribuire alla rinascita del languente salotto, un salotto specializzato stavolta, "Chez Monsier Nicot", mentre a Napoli finirebbe per stimolare l’iniziativa, per così dire, imprenditoriale dei boss locali dell’intrattenimento, che potrebbero aprire nel dedalo complice dei Quartieri Spagnoli (signor Procuratore non mi indaghi per istigazione) sale da biliardo clandestine in stile Chicago anni Trenta, dove procaci ragazze brune, fingendo di praticare solo la prostituzione o di versare grappa e altri superalcolici (ché tanto su questi "reati sociali minori" lo Stato ha due occhi di riguardo), in realtà lasceranno scivolare nelle tasche dei tabacco-dipendenti manciate di sigarette sfuse. (La sigaraia di Benedetto Croce)
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TUTELA DEL CITTADINO DAL FUMO PASSIVO
Veronesi: "Non è fanatica la 'mia' legge"
Tutto cominciò con un giapponese, ha ricordato l’ex ministro e chirurgo oncologo Umberto Veronesi, "padre" dell’attuale legge che vede l’Italia (una volta tanto) nelle prime posizioni al mondo sul fronte della difesa del cittadino dal rischio da fumo passivo. Rischio che, va detto subito per prevenire la solita obiezione infondata, è migliaia di volte più alto di quello dell’inquinamento da traffico automobilistico o ambientale. Si calcola infatti che un intero anno passato in mezzo al traffico puzzolente di Los Angeles (o di Atene, se volete) equivalga, in quanto a rischio tumore, il più grave, al consumo di appena un pacchetto o due di sigarette.
Insomma, fu lo scienziato giapponese Hirayanaud - ha scritto Veronesi sul Corriere - ad aver condotto il primo studio accurato al mondo sul fumo passivo. Analizzò per anni la popolazione del Giappone scoprendo che le donne non fumatrici, sposate a un fumatore, avevano una percentuale di tumori polmonari doppia rispetto alle donne che non avevano fumatori in casa. Eravamo agli inizi degli anni Ottanta e dopo questo studio una quantità di ricerche confermò che il fumo passivo è cancerogeno.
Di qui iniziative legislative in tutto il mondo per proteggere da un rischio grave le persone che non fumano. Anche perché il fumo causa un buon 30 per cento di tutti i tumori, e le cure oncologiche hanno costi altissimi, non solo in vite umane, ma anche economici per lo Stato e quindi per i cittadini. Da uomini e da liberali, diciamo noi, è più "economico" prevenire. La legge che ora si applica in Italia va in questa direzione, dice Veronesi. Tentare di opporsi significa non avere rispetto del diritto alla salute dei cittadini oltre che un atteggiamento antistorico. Che il fumare in ambienti pubblici fosse destinato a scomparire era già programmato da anni. Si iniziò nei trasporti pubblici; poi il fumo fu soppresso nei cinema e nei teatri, quindi negli aerei per tratte di volo di dieci ore. Ora finalmente arrivano limiti che vanno applicati nei ristoranti e nei luoghi di lavoro.
"Io mi sento responsabile per questa legge" – si confessa Veronesi – "perché fu proprio una delle prime azioni del mio ministero quasi quattro anni fa. Alcuni colleghi di governo arricciarono il naso ma alla fine non si opposero. Viceversa in Parlamento i contrasti furono forti, ma questo era già nel conto. Quello che allora tentai subito di chiarire, come giustamente sta facendo oggi il ministro Sirchia, è che non si tratta di una legge proibizionistica. Credo che chi conosce le mie idee, sa con quale vigore difenda le posizioni anti-proibizionistiche, al punto di spingere per la liberalizzazione anche delle droghe, almeno di quelle leggere".
"Sono convinto che un pensiero profondamente democratico e liberale debba sempre sostenere e difendere l'autodeterminazione, cioè la libertà di scegliere il proprio progetto di vita (ed anche di morte, come sosteneva Indro Montanelli a proposito dell'eutanasia). Alcune settimane fa, in una riunione dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) sulle strategie di lotta ai tumori per il prossimo quinquennio, il rappresentante coreano presentò un progetto per mettere fuori legge la sigaretta. Io reagii molto vivacemente, spiegando che il proibizionismo non avrebbe dissuaso i fumatori (che avrebbero continuato anche in modo nascosto) e che al contrario avrebbe favorito un mercato nero gestito dalla criminalità, così come avviene per la droga".
"Ognuno deve essere libero di fumare quanto vuole – conclude saggiamente Veronesi -, ma non di danneggiare gli altri. Ed è esattamente quello che avviene per l'alcool: possiamo bere quanto vogliamo, ma se guidiamo un'auto in stato di ebbrezza diventiamo un pericolo che deve essere giustamente sanzionato e bloccato. Ed è esattamente questo che si prefigge la legge che da oggi fissa dei limiti al fumo nei locali pubblici". (Il barista di Porta Vigentina)
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QUANDO CE VO’, CE VO’
Effetti devastanti del calcio passivo
Siamo nell’anno 3267. Un dittatore che sostiene di essere illuminato sta varando un editto illiberale contro il calcio. Ha affidato a suoi scrivani, tali Freda e Sabelli Fioretti, la redazione materiale della legge, che noi vi presentiamo modificata, anche per non turbarvi troppo. Noi liberali siamo contrari ai divieti inutili, e non provati dalla scienza. Ma la cosa ci solletica come illuministi. Una legge che vieti di parlare di calcio nei luoghi pubblici, dagli uffici ai bar, a meno che non siano attrezzati con luoghi per tifosi, con mura sui quattro lati, porte automatiche e pareti insonorizzate. Multe per chi commenta la moviola ad alta voce e anche al gestore del locale se non chiama subito i vigili. Multa raddoppiata se si parla di calcio in presenza di minori o di donne in gravidanza. Divieto di parlare di calcio sui canali televisivi pubblici ed obbligo di scrivere sui biglietti per le partite avvertimenti in corpo 36: "il calcio fa male alle coronarie", "il tifo causa il ghigno di Di Canio", "il pallone accorcia la vita", "dieci partite e diventi Biscardi", "il golden goal fa diventare impotenti". Multe salatissime per chi urla in pubblico "forza Milan", "forza Roma", e così via. Ma purtroppo non si può fare. Ce lo impediscono non solo le nostre idee liberali, che difendono sia l’errante che l’errore, ma anche la furbizia degli altri. Non vogliamo grane: con la scusa del tifo, i giudici potrebbero comminare pene detentive, già che ci sono, anche per chi urla "forza Italia". Ne seguirebbero invasione di campo e tumulti. No, meglio lasciare tutto come sta. (Il filippino della Pivetti)
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LE SETTE NOTIZIE PIÙ ASSURDE
Pioggia di feci sul giudice cannibale al bordello
Poi dice che uno non si butta in politica. Il nostro mondo è così pazzo che quasi quasi conviene razionalizzare e capitalizzare la follia che è in noi facendo il segretario di partito, il peone, il portaborse, ai livelli più l’alti il Presidente, male che vada il giornalista politico. Così daremo meno nell’occhio, no? E tutte le pazzie del mondo, se ben governate ed incoraggiate, passeranno per "tragica fatalità", "inspiegabili motivi", "raptus improvviso", se non addirittura nei casi migliori "personalità creativa e fantasiosa". Certo, poi ci si mette anche la Natura, che quando non chiede permesso ai Verdi ne fa di cotte e di crude. Insomma, ecco una antologia raccolta da "Essential News" tra i sette accadimenti più strani, impossibili e incredibili dell’anno appena trascorso, di cui il nostro titolo è solo una pallida sintesi. Con tanto di documentazione sulla fonte. Vedete un po’ se ridere o piangere, a scelta.
1. La rivista l'Économiste (Francia), informa che "un magistrato francese della Procura di Bayonne, è stato arrestato in un bordello tedesco mentre tentava di pagare con una carta di credito rubata ad una collega. Era in Germania per un convegno sui principi fondamentali dell'etica dei magistrati inquirenti..."
2. L’agenzia France-Presse (Francia), riporta che il paese di Mauguio, nel sudest della Francia, da anni viene periodicamente investito da piogge di feci. Gli abitanti sono finalmente riusciti ad interessare le autorità al problema, ora che un'analisi della sostanza conferma la sua origine mammifera…"
3. L'agenzia Reuters (Uk), informa di "un uomo entrato nel recinto dei leoni allo zoo di Taipei, con lo scopo di convertire gli animali al cristianesimo. Gridando che Gesù li avrebbe salvati, ha sfidato i leoni a morderlo. Avevano mangiato da poco ed è stato accontentato una sola volta…"
4. La South African Press Association (Sud Africa), riferisce di "un uomo, accusato di cannibalismo che, dopo avere consumato parti dei corpi di due donne da lui ammazzate e macellate, è morto a sua volta di gastroenterite. Il fatto è avvenuto nel KwaZulu-Natal…"
5. Il New York Post (Usa), riferisce di un "incidente bizzarro a New York, dove un ascensore, per motivi ancora da spiegare, sarebbe caduto all'insù - anziché in giù - causando la morte dell'operatore, schiacciato contro il soffitto…"
6. La Cnn (Usa), riporta la notizia che "le autorità di Nyahururu Town, Kenya, hanno ordinato lo sterminio di 500 maiali perché si accoppiavano con i cani. Un'attività, secondo il Sindaco, contraria alle leggi di natura e causa di eccessiva emozione…"
7. Interfax (Russia), riferisce che "capelli umani - una fonte eccellente di proteina - sarebbero stati impiegati in una fabbrica cinese per la produzione della salsa di soia. Si era notato che gli operai della fabbrica preferivano altre marche. Il governo cinese indaga… " (Viviana, citofonare all'int.2)
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ZORZOLI, NEL PCI CON ENERGIA
Quando l’elettricità era rossa
Nel decennio d’oro dei movimenti ecologisti Zorzoli era l’anima rossa, di volta in volta intellettuale onnivoro ed esperto tecnico del Pci, secondo i casi. E non sempre vedeva di buon occhio le proposte spontaneiste e alternative di noi naturalisti liberali e radicali. Era presente - non ricordo più con quale posizione - anche alla famosa protesta di Pian dei Cangani, a Montalto di Castro, contro la minacciata centrale nucleare (mea culpa, amici lettori, mea culpa). Dove alcuni operai comunisti che temevano di perdere il posto bastonarono qualche manifestante del gruppo guidato da Nicola Caracciolo. Ma poi sul nucleare, come accadde col divorzio, il Pci seguì la base e cambià idea. Da favorevole a contrario, come tutti. Zorzoli scriveva articoli dappertutto, a cominciare dalla rivista di "scienza di sinistra" di Maccaccaro. Erano gli anni alternativi e fumosi in cui fiorivano espressioni poetiche come "l’altra scienza", "l’altra medicina", "scienza e potere". E noi che da buoni liberali obiettavamo che la scienza era una, e la medicina era sempre la stessa, venivano contestati. E ci toccava sapere tutto, essere più scientifici e più bravi dei "compagni", per poter essere ascoltati nelle assemblee. Giovan Battista Zorzoli, oggi 72 anni, fu poi imposto dal Pci (questa era l’Italia d’allora) come consigliere d’amministrazione dell’Enel. Fu il protagonista della vicenda più controversa di "Mani pulite": la tangente pagata a Primo Greganti per gli appalti della desolforazione delle centrali. Soldi che, secondo i magistrati, erano in realtà destinati come finanziamento sottobanco al Pci-Pds. Era stato condannato con sentenza definitiva a 4 anni e sei mesi, e godeva d’un regime di libertà. Ora il Presidente Ciampi lo ha graziato. (Alessandro Volt-Ampere)
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APPELLO DI "CRITICA" ALLA SINISTRA
Subito una "Consulta liberale"
"Critica liberale", la rivista di Enzo Marzo che da anni si batte per una decisa collocaziona a sinistra delle istanze liberali e che si è espressa sempre molto duramente contro il Governo Berlusconi, ci ha inviato un comunicato che anticipa un articolo che apparirà sul prossimo numero. "Mille segnali gridano la necessità d’una robusta iniezione di mentalità liberale a tutta l’opposizione", si legge tra l’altro nell’appello. "Noi siamo stati sempre convinti che la lotta a Berlusconi dovesse essere condotta da forze variegate, rappresentanti di molteplici tradizioni e interessi, e che le aggregazioni dovessero essere "naturali" e non frutto di alchimie da centrostudi. Per questo motivo, hanno lasciato del tutto freddi noi (e, a dir la verità, anche il paese) le esperienze sia della Margherita sia del partito riformista (quello che fu presentato grottescamente addirittura sul "Foglio" berlusconiano). Quindi che la Sinistra sia "plurale", consapevole del pericolo che viviamo tutti, e pronta ad agire unita. E la pluralità sia la più completa possibile. Occorre contrapporre un liberalismo finalmente coerente al "liberalismo populista e clericale" e al "liberismo monopolistico" di Berlusconi (non ci abitueremo mai agli ossimori del mondo berlusconiano)"
"Deve potersi sentire la voce liberale e democratica", continua il comunicato di "Critica". "I laici devono uscire dalla loro afasia. Sono persino in maggioranza nel paese, però da sempre a sinistra vige il terrore di indisporre il cosiddetto voto cattolico, peraltro oramai frazionatissimo. Ma anche i laici possono irritarsi, e molto. Anche loro hanno il diritto di voto. Anche loro possono diventare una lobby. Ovviamente per ora è impossibile proporre la nascita d’una vera e propria formazione politica, ma è possibile, anzi necessario che si organizzi prestissimo una Consulta che, nell’Ulivo, coordini e dia voce politica unitaria a tutte, ma proprio tutte, le schegge esistenti del mondo liberale, laico, repubblicano, azionista, liberalsocialista. Ovvero di quel mondo che nulla ha a che vedere col post-comunismo o col popolarismo".
Un progetto, questo della sinistra liberale - aggiungiamo noi - che meritrebbe orecchie attente, ma che probabilmente si scontrerà contro il muro di gomma della solita calcolata indifferenza per le questioni poste dai liberali che sempre ha mostrato la Sinistra. Bisogna pur tener conto del dato sociologico, insomma della gente con cui si ha a che fare. E se a Destra al liberale offrono tè e pasticcini, ma poi le feste le fanno con i conservatori e i clericali, a Sinistra neanche lo fanno entrare in casa, neanche gli fanno finire la parola: lo fermano al "lib". Come sa bene Pannella. (L’amante segreta di Piero Gobetti)
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LIBERALISMO E DEMOCRAZIA
Adam Smith è meglio col neo o no?
Domenica 30 gennaio 2005 (ore 9,30) nella sala della Provincia in via Corridoni 16, a Milano, si terrà un convegno sul tema"Liberalismo e democrazia hanno futuro?" Interverranno Luigi Arturo Bianchi, Salvatore Carrubba, Ferruccio De Bortoli, Giulio Gioriello, Giancarlo Lunati, Alberto Martinelli, Vincenzo Olita, Piero Ostellino, Sergio Romano, Silvio Simi e Franco Morganti. Il convegno è organizzato da Associazione di Cultura Liberale "futura", Lobby Liberal, Nuove regole, Milano Europa e Società Libera. Per informazioni www.societalibera.org tel. 02.48028327
L’intestazione è un po’ oscura e involuta, forse un tantino asintattica: "Quando vi è grande fervore nel dichiararsi a favore, occorre interrogarsi sull’effettivo stato del liberalismo, della democrazia e sulle loro prospettive. Nel momento in cui la stessa democrazia manifesta criticità si evidenzia la necessità di un neoliberalismo". "Criticità", "Neoliberalismo"? Ma dobbiamo ancora realizzare il liberalismo vero, e già siamo al "neo"? E poi, se la democrazia è in crisi, questo non vuol dire che proprio il liberalismo classico ha ragione? (Il fattore di Tocqueville)

Comments:
necessita di verificare:)
 
Perche non:)
 
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
 
Perche non:)
 
Perche non:)
 
Hello. And Bye.
 
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