20 settembre, 2006

 

Porta Pia, 20 settembre. Il cap. Segre, valoroso e schivo, fu l’ebreo che salvò il cattolico Cadorna.

Carica bersaglieri a Porta Pia (Michele Cammarano 1871 part)
Con la sconfitta da parte degli Austro-germanici a Sedan di Napoleone III, che si atteggiava a difensore del Papa e impediva l’annessione di Roma al Regno d’Italia, cadeva il 4 settembre 1870 l’Impero di Francia. Le truppe francesi a difesa di Roma furono ritirate. Il giorno dopo, 5 settembre 1870, con geniale prontezza il ministro delle Finanze, Quintino Sella, convince l’intero governo Lanza che è il momento di entrare nello Stato Pontificio e conquistare Roma, come auspicato da Cavour e da tutti i Liberali italiani, compresi quelli cattolici. Insomma, il vero "autore" politico della Breccia di Porta Pia fu Quintino Sella.
      La presa di Roma, destinata in tre appassionati discorsi di Cavour alla Camera (il primo nella seduta del 25 marzo 1861) a diventare la capitale, la sola possibile, di un’Italia finalmente unita e libera, nonostante il grande spiegamento delle truppe italiane attorno all'intera cerchia delle mura, si risolse alla fine in un combattimento breve e circoscritto, quasi simbolico, quello davanti alla michelangiolesca Porta Pia, al mattino del 20 settembre 1870. Ma l'evento, per quanto militarmente banale, fu non solo fondativo per lo Stato italiano, anzi la vera data da celebrare per uno Stato finalmente divenuto compiutamente unito e laico; ma fu anche carico di diversi significati e perfino di circostanze e protagonisti sconosciuti e curiosi.
      Il varco, la breccia aperta dalle cannonate degli artiglieri dell'esercito comandato dal generale Raffaele Cadorna (1815-1897) nelle mura Aureliane, vicino alla Porta, ha rappresentato per i liberali italiani insieme la fine del Risorgimento, il completamento dell’unità nazionale e la conquista della capitale storica come aveva voluto Cavour. Per i cattolici papisti voleva dire, però, l’introduzione forzosa dei principi del Liberalismo e la fine del potere temporale del Papato, cioè dell’abnorme figura del "Papa Re".
      Ma, visto oggi col senno di poi, per tutti i cattolici, sia i cattolici liberali, sia i papisti reazionari, il 20 settembre era ed è in realtà il giorno della rinascita, l'inizio della riscoperta della sfera puramente spirituale e religiosa del cattolicesimo, come era già avvenuto nell'Europa del nord protestante. A Roma e nel Centro Italia (Stato della Chiesa) le incrostazioni da eliminare erano tante, anche rispetto ad altri Paesi cattolici, e proprio per i guasti e la corruzione che il potere temporale aveva generato sul territorio e tra le coscienze. Da allora, insomma, anche i cristiani italiani come i cristiani francesi, tedeschi, spagnoli o americani, smisero di adorare un parroco, un monsignore, un Prefetto della Fede, un Cardinale, un Nunzio, un Ministro, un Delegato di Sua Santità. E riscoprirono, se non Dio, almeno la propria coscienza di Dio.
breccia_porta_pia foto ravvicinata 1870Tutto merito d’un ebreo. Ma sì, il patriota e valoroso ufficiale israelita piemontese a cui il cattolicissimo Cadorna affidò, guarda caso, il compito del primo bombardamento delle mura, per evitare – oh, delicatezza (anzi, viltade) de "li cavalieri antiqui" – che la scomunica decretata dal Papa a chi per primo avesse comandato di sparare toccasse proprio a lui o a un capitano d'artiglieria cattolico. Squisitezze di coscienza d'epoca, machiavellismi morali del buon tempo antico che oggi fanno sorridere, ma che dimostrano che non furono i perfidi atei, i mangiapreti, i radicali, i rivoluzionari – che erano una minoranza – a combattere contro il Papa-Re per l’unità d’Italia e i principi liberali, ma i tantissimi liberali cattolici. Che, non erano neanche tutti moderati, anzi.
      Prima che apparisse questo articolo, i rarissimi testi che accennavano alla faccenda dicevano che questo ufficiale ebreo era "un tenente che sparò le prime cannonate". Doppio errore. Un ufficiale non può essere addetto a un cannone. Un "tenente" al massimo avrà ordinato di sparare. Ma il “tenente” era in realtà un capitano comandante, che ordinò il primo fatidico colpo di cannone. Del resto, non era credibile che fosse affidato a un tenente, un ufficiale inferiore, un compito così importante destinato a cambiare la storia d’Italia, dal generale Cadorna che doveva aver programmato bene l’azione, anche per scaricarsi la coscienza – lui fervente cattolico, e scelto proprio per questo dal Governo “per garantire la persona del Pontefice” – perché sapeva che su “chi avesse dato l’ordine di sparare” pendeva la scomunica del Papa. No, lì ci voleva almeno un capitano. E non certo un ufficiale cattolico.
porta_pia e Breccia viste da villa PatriziCosì, a iniziare l'attacco decisivo ordinando il fuoco ai cannoni fu il giovane capitano di artiglieria Giacomo Segre, ebreo piemontese di 31 anni (era nato nel 1839, quando a Chieri c’era ancora il Ghetto, chiuso poi nel 1848). Era presente alla mitica battaglia insieme ad altri ebrei piemontesi, che erano per lo più Bersaglieri (i patrioti ebrei, tra i più coraggiosi del Risorgimento, amavano il corpo dei Bersaglieri, e del resto ai “Bersaglieri ebrei” estende la commemorazione la lapide apposta dal Comune di Chieri in onore di Segre, v. in basso). Sotto le mura di Porta Pia morì anche il comandante d'un battaglione di bersaglieri, il magg.Giacomo Paglieri, il più alto in grado dei caduti e primo della lista incisa nel marmo. Ma torniamo a Segre.
      Il giovane capitano è al comando della 5.a batteria del IX reggimento di artiglieria. Alle 5.20 del 20 settembre 1870, come da ordine ricevuto, ordina d’aprire il fuoco contro non certo la Porta Pia, opera monumentale del Michelangelo, ma le basse mura a destra della Porta, ritenute - a torto - molto deboli. Subito dopo sparano anche la 2.a e l’8.a batteria del VII reggimento, comandate dai capitani Buttafuochi e Malpassuti. Ma le mura Aureliane erano molto ben costruite, e oltretutto i soldati mercenari pontifici non solo non si arrendevano ma reagivano, contravvenendo a un ordine del Papa. Infatti i pontifici fecero più morti degli italiani. Così, contò qualcuno, ci vollero ben 888 colpi per avere la meglio sulle difese e aprire una grossa breccia da cui i bersaglieri poterono passare.
Tomba del capitano (colonnello Giacomo Segre), Cimitero di ChieriMa da dove sparavano i cannoni di Segre e degli altri comandanti di artiglieria? Da lontano, troppo lontano, secondo noi moderni:: da una piccola altura posta a ben 500 m dalle mura, allora nota come "il Pincetto” della vigna Capizucchi, tra Porta Pia e Porta Salaria, luogo che a tutt’oggi, ovviamente spianato, si è conservato intatto, cioè non costruito - per evidente rispetto della memoria - anche se nessun romano e tantomeno turista lo sa. E’ oggi un piccolo boschetto secolare racchiuso nell’ampio cortile tra i palazzi del quadrilatero che ha per lati via Nomentana, via Cagliari, via Alessandria e via Reggio Emilia (*).  Quando nel 1926 fu costruito il palazzo, il luogo fu salvato e rispettato dalle ruspe, perché testimone di una memoria storica ancora viva tra i romani d’allora. Una ricostruzione cartografica effettuata da ricercatori ha dato risultati perfettamente coerenti con documenti e cronache dell’epoca – come ha confermato Lorenzo Grassi – compresa la traiettoria della fucileria pontificia.
      E altro che in "difesa": i papalini erano all'attacco. Furono, infatti, i mercenari del Vaticano, asserragliati a sorpresa in un avamposto fuori le mura Aureliane (villa Patrizi, oggi non più esistente; quasi al suo posto ora c'è il Ministero del Lavori Pubblici), a iniziare le ostilità contro gli italiani prevenendo il loro bombardamento. Un particolare che pochi conoscono e non viene mai ricordato. Infatti, alle ore 5,10 del 20 settembre i papalini colpirono a morte un artigliere di Segre, il caporale Michele Piazzoli, che dalla collina stava ancora aggiustando il cannone assegnatogli verso le mura. Ne parla lo stesso capitano nella lettera alla fidanzata (v. oltre). E fu la prima vittima della giornata, un italiano. Strano comportamento quello delle truppe mercenarie papaline. Il Papa in persona, infatti, aveva ordinato al Segretario di Stato cardinale Antonelli (e questi doveva aver dato disposizioni al proprio comandante in capo gen. Kanzler), di ritirare le truppe entro le mura e di limitarsi a un puro atto di resistenza formale. E invece no, i mercenari fecero resistenza e causarono diversi morti e feriti tra gli italiani, come testimoniala lapide apposta sulla sinistra del Monumento della Breccia (v. foto in basso).
Targa Giacomo Segre capitano ebreo di Porta Pia      Gli artiglieri dei capitani Segre, Buttafuochi e Malpassuti, volendo salvare la bella Porta Pia erano alla ricerca dei punti deboli delle Mura e colpirono con molti colpi di assaggio anche in altri punti lontani molte centinaia di metri dalla Porta. Davanti a via Po e a via S.Teresa è rimasta incastonata nel torrione che sovrasta le mura una palla di cannone degli italiani, perfettamente visibile (v. immagine 2 e articolo di L. Larcan, Porta Pia, scoperta la collina da dove partì il "fuoco" che aprì la breccia, Il Messaggero, 20 aprile 2014).
GiacomoSegreFu il capitano Giacomo Segre, insomma, il vero piccolo eroe dimenticato di Porta Pia. Ecco quello che egli stesso scrisse il giorno dopo, 21 settembre 1870, alla fidanzata Anna, che l’anno dopo sarebbe diventata sua moglie: “Mia amatissima Annetta, ieri fu giornata abbastanza calda. Contro la mia aspettazione, le truppe pontificie fecero resistenza e si dovette coi cannoni aprire la breccia che poi fu presa d' assalto dalla fanteria e bersaglieri. La mia batteria prese parte all' azione e se ne levò con onore. Rimase morto un caporale, ferito gravemente il mio tenente che morì stamane. Povero bel giovinottino di ventiquattro anni! Feriti ugualmente altro caporale che forse non camperà fino a stasera, e più leggermente altri quattro cannonieri. Basta, Roma è nostra e domani andrò a visitarla. Io continuo a star bene e non ti so dire con quanta soddisfazione abbia ricevuto la tua ultima lettera. Dopo tanto tempo! L' ho letta e riletta, e la portavo addosso quando andai al combattimento, a cui si marcia allegramente ma colla recondita apprensione che si sa che vi si va, ma non si sa se si avrà la fortuna di ritornarne. Fu un talismano che mi preguardò da quel nuvolo di palle che mi fischiavano d' attorno”.
      Sulla medesima memorabile battaglia un’altra testimonianza, nella lettera al padre del sottotenente dei Bersaglieri Alberto Crispo Cappai, che poi diventerà generale.
Ambulanza esercito italiano a Villa Torlonia il 20 settembre 1870      E il Cadorna? Come giudicare la sua trovata? Una furbizia levantina da parte del cattolicissimo e forse un po’ superstizioso Cadorna (sapete come sono certi cattolici: “alle scomuniche non ci credo, ma è meglio evitarle, magari portano male”)? Fatto sta che sapendo benissimo che Dio sarebbe stato dalla parte del papa, l'andreottiano ante litteram Cadorna si era “premunito” prima dell’attacco raccomandandosi l’anima a quelle che per lui, cattolico sì, ma liberale, erano pur sempre le Superne Autorità, sì, ma “in seconda” (perché perfino prima di Dio venivano lo Stato, il Dovere, il Risorgimento e l’anelito alla Libertà), con un’opportuna messa al campo sul far dell’alba, grazie al suo cappellano. Ma la definiremmo piuttosto una mossa di sottile “diplomazia dell’anima”, in cui il bravo generale, a cui va la gratitudine di tutti noi liberali, cattolici compresi (quelli intelligenti), deve essersi consultato in pochi secondi con le ombre di Guicciardini, Machiavelli e Ignazio di Loyola, il fondatore della compagnia dei Gesuiti. Insomma, quante piccole furbizie - da una parte e dall'altra - per un così piccolo combattimento!
Ufficiale bersaglieri 1866 (modellino U.Giberti)Ma di Cadorna si è parlato e straparlato, mentre di Segre nessuno sapeva nulla fino al 2006. Ne avevano accennato solo due storici ebrei, Fubini e Alatri.. "C’è una tomba nel cimitero ebraico di Chieri sulla quale è scolpito un simbolo: due cannoni incrociati. È la tomba di un ufficiale di artiglieria, l’allora capitano Giacomo Segre (poi morto colonnello e ancor giovane), che quella fatidica mattina del 20 settembre 1870 diede l’ordine di "Fuoco!" che aprì la breccia di Porta Pia", ricorda Guido Fubini in una pagina dell’Unione delle Comunità ebraiche. Ma prima di lui lo aveva ricordato lo storico ebreo Paolo Alatri, che per parte di madre era nipote dell’eroe Segre. Leggiamo nelle sue memorie: "Il mio nonno materno, Giacomo Segre, militare di carriera, era capitano d'artiglieria quando il 20 settembre 1870 comandava la batteria che aprì la breccia di Porta Pia... Poi Giacomo Segre raggiunse alti gradi nella carriera militare, fino a quello di colonnello; ma non oltre, perché morì giovane..."
Artiglieria piemontese assedio Gaeta (stampa francese, part)      E che ne fu del capitano ebreo Giacomo Segre, costretto a dare l’ordine di cannoneggiare le mura del Papa, perché i capi militari cattolici se la facevano sotto? Ebbe una vita dignitosa e schiva, e restò un protagonista ingiustamente sconosciuto, “modesto e integerrimo” dice giustamente la lapide nel cimitero di Chieri (settore ebraico), come si vede qui in alto. A differenza di tanti suoi colleghi militari, non brigò per ottenere onori e prebende, e restò uno dei tanti eroi minori del Risorgimento liberale, a cui purtroppo non è dedicata nessuna strada o piazza d’Italia (vogliamo provvedere, signori Sindaci?). Nel 1871 il capitano sposò la fidanzata Annetta, quella della lettera da Porta Pia (anche lei una Segre), da cui ebbe nove figli. Uno dei quali, Ippolito, morì sul Carso durante la Prima Guerra Mondiale. E per un curioso contrappasso della Storia, i figli dei due protagonisti di Porta Pia si ritrovano entrambi, sia pure con un grado diverso, nella Grande Guerra. Infatti, anche il figlio del generale Raffaele Cadorna, il generale Luigi, che come giovane tenente aveva partecipato alla battaglia della Breccia insieme col Segre, partecipò, eccome, alla I Guerra Mondiale, anzi, era addirittura il capo di Stato Maggiore, cioè il capo supremo. Ma non vi si coprì affatto d’onore, al contrario per le sue decisioni sbagliate è ritenuto dagli storici il maggior responsabile della disfatta di Caporetto, che portò alla sua sostituzione con Armando Diaz, il generale della vittoria.

museo_bersaglieri_1      Al capitano Giacomo Segre, vogliamo rivolgere almeno un “grazie!” Grazie di tutto, capitano Segre, e scusi se non la chiamiamo colonnello: per noi lei resta il “capitano di artiglieria di Porta Pia”. Il suo ordine sotto le mura Aureliane, immaginiamo stentoreo e con forte accento torinese, è stato essenziale per la Libertà degli Italiani, come il ruolo dei suoi commilitoni ebrei piemontesi, sempre grati a Carlo Alberto che li aveva affrancati da secoli di schiavitù. Ma i liberali d’allora (quanto diversi da quelli di adesso!) ringraziarono lei e la sua laboriosa e pacifica Comunità ben prima di me: una sinagoga volutamente imponente e altissima (credo, la più alta al mondo), come per rivaleggiare con la cupola di S.Pietro dall’altra parte del Tevere, fu il primo grande monumento costruito dai liberali nella nuova Roma liberata dal potere del Papa. Perciò, grazie ai tanti liberali e patrioti ebrei che animarono il Risorgimento e poi nell’Italia liberale unita salirono con la loro intelligenza ai posti di prestigio in tutti i campi, dall’esercito alla scienza, dall’industria all'amministrazione, alla politica. A lei, capitano Segre, dedichiamo la più bella, la più vera delle feste nazionali, quella ricorrenza del 20 settembre che era considerata intoccabile dal nuovo Stato liberale, e che il Fascismo, cinicamente, per puro calcolo politico (Mussolini personalmente era ateo), in cambio d’un piatto di lenticchie, eliminò dopo il Concordato del 1929, festività che ora deve essere assolutamente ripristinata.
      E grazie, capitano, non solo da un liberale, ma anche da parte del generale Cadorna, a cui, lo ammetta, Lei tolse con  eleganza e senso del dovere, le castagne dal fuoco della “coscienza”. Ma anche grazie da parte e a nome della Chiesa, se un non credente si può permettere, che con la provvidenziale perdita del Potere Temporale riacquistò una direzione un poco più spirituale, come ha ammesso con parole esplicite, papa Paolo VI, Montini.
      Il XX Settembre deve essere la nostra grande Ricorrenza Nazionale, la vera festa degli Italiani. E non solo per giusto anticlericalismo, ma perché obiettivamente, dal punto di vista storico, in quanto ricorrenza del momento fondativo dello Stato Italiano, questa data è ancora più importante del 2 Giugno, Festa della Repubblica.
Ed è una vergogna che il “XX Settembre festa nazionale” non lo chiedano i politici di Destra, Centro e Sinistra uniti, come dovrebbe essere visto che è la nostra "data di fondazione", e neanche i sedicenti e parolai "liberali" super partes quando sono inseriti con grande opportunismo - ricordate? - in qualche governo di Centro-Destra che si definisce "liberale" per prendere voti, ma che i grandi e piccoli valori liberali disprezza o contraddice. Del Risorgimento, di Porta Pia, hanno perso il ricordo, anzi ne sono imbarazzati.
      Il ritorno alla festività del XX Settembre lo ha dovuto proporre, tempo fa, l’insospettabile onorevole Franco Grillini (della Sinistra democratica ed ex Arci-gay), che sempre più spesso nelle interviste a Radio Radicale si mostrava "liberale" e laicista.
      Perciò, viva il "XX Settembre", la nostra vera, unica, festa nazionale, a ricordo dell'evento finale e cruciale del Risorgimento italiano, che riunificò l'Italia portando la capitale a Roma come aveva vaticinato il grande Cavour nel famoso discorso alla Camera.
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Il testo della proposta di legge è riportato nel primo commento (vedi).

Dal Pincetto alla Breccia di Porta Pia (Google Map)(*) LA POSTAZIONE DEL CAPITANO SEGRE VISTA OGGI. La postazione dei cannoni degli Italiani era su una collinetta oggi sopravvissuta come “boschetto” secolare al centro di quattro grandi palazzi costruiti nel 1926 (nell’immagine Google Map è l’evidentissimo gruppo di alberi di color verde scuro in alto a destra). La Breccia la s’indovina in corrispondenza del bordo più basso e più chiaro delle Mura Aureliane (in basso a sinistra appena sopra gli alberi di un parco). La porta Pia vera e propria, per fortuna non coinvolta nei combattimenti grazie alla sensibilità degli Italiani (è un capolavoro artistico), è quel complesso architettonico simile a una cattedrale scoperchiata che è visibile in basso, poco a destra della Breccia, proprio di fronte al monumento al centro della piazza. Villa Patrizi, avamposto dei mercenari papalini che sparavano con la fucileria contro i cannonieri di Segre e pure contro gli ordini del Papa, era in basso al centro della foto, dove oggi è visibile un grande Ministero (cliccare sulla foto per ingrandirla).

IMMAGINI. 1. La carica dei Bersaglieri a Porta Pia (dipinto di M. Cammarano, 1871). 2. La palla di cannone incastomata in un torrione delle Mura Aureliane. 3. Breccia e i primi curiosi (foto). 4. Porta Pia e la Breccia visti da villa Patrizi (foto settembre 1870). 5. Tomba nel cimitero di Chieri (Torino) del colonnello Giacomo Segre. Era capitano il 20 settembre 1870 a Porta Pia, e toccò a lui per delega del generale Cadorna di ordinare il bombardamento dell’artiglieria. Nell’articolo si spiega perché.  6. Una rarissima fotografia di Giacomo Segre. 7. Lapide commemorativa apposta dal Comune di Chieri nel 2008. Chissà, forse anche con il nostro piccolo concorso: questo articolo, infatti, scritto nel 2006 e ora aggiornato con foto e particolari, era stato uno dei primi a riscoprire e divulgare la figura del capitano ebreo. 8. Ambulanza dell’esercito italiano a villa Torlonia il 20 settembre 1870. 9. Ufficiale dei bersaglieri nel 1866 (modellino di U. Giberti). 10. Non ci sono fotografie o stampe dei cannoni italiani impiegati a Porta Pia. Per averne un’idea si veda questa stampa francese dell’artiglieria piemontese con cannone al traino all’assedio di Gaeta del 1860. Come si vede, il calibro dei cannoni dell’epoca era già notevole. 11. Bersagliere (stampa del Museo di Porta Pia). 12. La targa del monumento della Breccia di Porta Pia con i nomi dei caduti italiani. 13. Nella targa al maggiore Pagliari, il caduto italiano più alto in grado, il combattimento di Porta Pia è giustamente considerato quello definitivo, capace di "atterrare una dominazione sacerdotale non voluta da Cristo, condannata dalla ragione e dalla storia". 14. La mappa dei luoghi oggi (da Google Map). 15. La "Colonna della Vittoria" eretta in memoria della Breccia nel venticinquennale (1895) era in origine molto più distanziata dalle mura. Oggi risulterebbe al centro di Corso d'Italia. Il monumento, disegnato dall'arch.Carlo Aureli, utilizza una colonna romana di granito rosa orientale, probabilmente delle Terme di Nerone, trovata nel 1875 in scavi presso il Pantheon. La Vittoria alata è opera dello scultore Giuseppe Gustalla.

AGGIORNATO IL 20 SETTEMBRE 2020

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Comments:
Ecco il testo della relazione introduttiva e della Proposta di legge per il ripristino della Festa nazionale del XX Settembre, anniversario della presa di Porta Pia e della riunificazione di Roma all’Italia.

Onorevoli colleghi, la presente proposta di legge intende ripristinare la festa nazionale del 20 settembre. Sino all’avvento del fascismo il 20 settembre era festeggiato come giornata dell’unità nazionale. Con la presa di Roma, il 20 settembre 1870, la Chiesa romana perdeva il suo potere temporale e l’Italia diventava una nazione. La breccia di Porta Pia fu opera dei bersaglieri, che fecero sparare la prima cannonata da un tenente ebreo per evitare la scomunica comminata da Pio IX a chi avesse sparato per primo. Lo Stato unitario nasce quindi su basi laiche e liberali, travolte poi dalla dittatura fascista, che non a caso abolì questa festività in ossequio e come corollario dei Patti lateranensi del 1929. Con una legge del 1930, poi, non solo il regime fascista abolì la festività del 20 settembre ma introdusse gli anniversari della marcia su Roma e della fondazione dei fasci di combattimento come feste nazionali e l’anniversario dei Patti lateranensi tra le solennità civili. Attualmente si ripresentano rischi verificabili di integralismo religioso e di intrusione nella sfera di autonomia dello Stato.
Riproporre la festività del 20 settembre significa recuperare alla memoria collettiva una data fondante per la nostra nazione (non a caso celebrata con la presenza pressoché in ogni città italiana di vie e piazze ad essa dedicate in zone centrali) e al contempo respingere ogni forma di integralismo. Significa, insomma, riaffermare la laicità dello Stato che, in quanto tale, deve essere di tutti e riaffermare che la libertà religiosa è prima di tutto un diritto individuale che la Costituzione garantisce ad ogni persona di qualsiasi credo.

ART. 1
A decorrere dal 2003 la celebrazione del Risorgimento italiano ha nuovamente luogo il 20 settembre di ciascun anno, che pertanto viene ripristinato come giorno festivo.

ART. 2
Le vie, le piazze ed ogni altro luogo intitolato alla ricorrenza del XX settembre sono sottoposte a vincolo di tutela culturale e storica.

Franco Grillini (DS) Katia Bellillo (PdCI) Valdo Spini (DS) Alba Sasso (DS) Giovanna Grignaffini (DS) Fulvia Bandoli (DS) Titti De Simone (PRC) Tiziana Valpiana (PRC) Elettra Deiana (PRC) Enzo Bianco (Margherita) Franca Bimbi (Margherita) Luana Zanella (Verdi) Laura Cima (Verdi) Lion (Verdi) Bulgarelli (Verdi) Carlo Rognoni (DS) Pino Petrella (DS) Alfiero Grandi (DS) Giorgio Panattoni (DS) Giovanni Lolli (DS) Giorgio Bogi (DS) Maura Cossutta (PdCI) Giuliano Pisapia (PRC) Italo Sandi (DS) Gabriella Pistone (PdCI) Rugghia (DS)
 
Visto che domani sera inizia il capodanno ebraico e metterò nel blog gli auguri per gli amici ebrei, mi permetterò di postare anche questo testo, se non hai niente in contrario.
 
L'unità d'Italia è una cosa, il risorgimento come fenomeno storico è un'altra. Sono italiano e credo nell'unità d'Italia, ma da italiano del sud so che il cosiddetto risorgimento , lungi da creare una reale unità, è stato la premessa per le ingiustizie e le discriminazioni economiche e culturali che perdurano contro la mia terra. Il 20 setembre per me e la e la metà degli italiani sarebbe il giorno della rabbisa e del rimpianto per un'Italia veramente unita. Anzichè riproporre questa grottesca festa, eliminerei il retaggo delle vie e le piazze ancora ad essa intitolate.
 
Anonimo del Sud (che già definirsi uomo del Sud, fa capire tutto, cioè che - come quei provinciali fessacchiotti e ignorantoni della Lega Nord - non ci si è integrati, non si sono fatti buoni studi (conosciamo il valore di certi licei e Università meridionali) e si coltivano illusioni autoconsolatorie, insomma scuse pietose per la propria incapacità... ), anche mio padre era pugliese: e forse per questo io vado dicendo di essere un uomo del Sud? No, io sono solo italiano ed europeo. Qui sta la differenza etica-intellettuale... E ovviamente sbagli e ti contraddici: come potevano far di più i Risorgimentali con gente come quella borbonica, se perfino i discendenti di quella gente, oggi – come dimostri col tuo ragionamento senza capo né coda – la pensano così? Nota che allora, dalle porte di Roma in giù le strade erano tutte infestate da briganti che spogliavano i passeggeri delle diligenze. Questa la vera industria del Sud, che lamenti sia stata stroncata (in parte, solo in parte)? Io penso che avendo inventato e spalleggiato e coperto omertosamente Mafia, Camorra e Ndrangheta fino ad oggi, non avendo speso una parola sulla inumana dittatura dei Borbone (famigerate le sue carceri e la sua “giustizia” gestita dai signorotti locali), la gente del Sud debba solo stare zitta e baciare ogni giorno le statue di Garibaldi e Cavour, e dei grandi idealisti siciliani e meridionali (Crispi, La Farina ecc) che chiamarono con insistenza Cavout e Garibaldi ad invadere il Sud. E avete dimenticato perfino i Vespri siciliani, con i disumani Borboni che cannoneggiavano il proprio popolo come fanno i dittatori sanguinari in Siria o Libia. I grandi intellettuali meridionali lo hanno capito e scritto (Fortunato, Croce, Dorso, Compagna ecc). Ci saranno stati pure errori dei piemontesi: era la prima volta che si misuravano con gente simile, ma com’è che non accennate mai alle grandissime e diffusissime colpe di tutte le classi dirigenti (si fa per dire) meridionali? Insomma, da una situazione analoga alla Libia siete-siamo arrivati in Europa, sempre assistiti dallo Stato. Ora avete 2 telefonini, auto, Suv, pensioni (spesso abusive, come anche al Nord), armaioli anziché librerie, siete i più grassi d’Europa, ed evadete tuttp ciò che è possibile, e anzi comandate sull'Italia per bene infiltrandovi in massa nella classe politica (siete la maggioranza). E vi lamenentate pure? Il problema è che il Sud ha ottimi operai e contadini, che rispetto molto, ma la peggiore borghesia del mondo... che disprezzo profondamente. Lo sai che già al tempo dei Romani la colonia greca (è la grecità il Problema…) di Neapolis era in preda alla corruzione e alle lotte intestine, e i Romani dovettero mandare i consoli per mettere ordine? E a proposito di Grecia e statue antiche: hai presente la faccia di bronzo?
 
Io non mi scandalizzo affatto di fronte ad errori di impostazione; Giacomo Segrè era un Capitano di artiglieria del Reggio esercito Italiano. Non era un piccolo ufficiale e se qualcuno di voi conosce le funzioni di un capitano di artiglieria capirebbe che si comanda una batteria di quattro cannoni al completo di soldati, sottufficiali ed ufficiali sotto il suo comando. Pertanto che si cerca di screditare storicamente gli ebrei che è meglio di chiamare israelita in quanto sembrava una volta offensivo dire ebreo si è fuori strada. Tanti premi Nobel sono di fede ebraica.
 
Caro Levi, mi scusi, ma Lei si è limitato a leggere il titolo (leggermente ironico, e dove non entrava il "senza volerlo")?
No, perché, mi scusi, tutto l'articolo la smentisce: è un inno, un peana, un encomio, un ringraziamento al grande capitano Segre, di cui ormai sono diventato un fan. Per questo eroe misconosciuto ho cercato (tra i primi) di ricordarlo su internet, perché la MEMORIA non vada perduta.
E adesso si rilegga l'articolo, per favore... Da uno che ha l'onorato cognome Levi mi aspetto una buona comprensione di un testo!
In quanto al termine "israelita" mi sono rifatto ai testi dell'epoca, tutti filo-ebraici. Oggi suona strano pure a me, ma gli usi dei nomi cambiano nel tempo. Gli Ebrei allora volevano essere chiamati Israeliti nelle Istituzioni.
Questo articolo è piaciuto moltissimo ai tanti miei amici della Comunità, che l'hanno copiato e diffuso. E le assicuro, non troverà sul tema qualcosa di meglio.
Sù, non diffidi di tutti e non veda nemici dappertutto (e soprattutto legga gli articoli integralmente, non solo i titoli): perché per Sua e mia fortuna, oltre agli anti-semiti esistono anche i filo-semiti e gli amici degli Ebrei.
Ma se Lei non li sa riconoscere...:-)
 
I TRE GENERALI CADORNA. Siccome si fa confusione tra i vari generali Cadorna, ricordo che RAFFAELE CADORNA fu il generale di Porta Pia di cui si parla in questo articolo; suo figlio LUIGI CADORNA sarà il generale Capo di Stato Maggiore dell'Esercito responsabile della sconfitta di Caporetto (I Guerra Mondiale); mentre il nipote generale RAFFAELE CADORNA sarà il Capo militare della Resistenza.
 
Stupenda rievocazione, precisa e appassionata: bravissimo!
 
solo non capisco perché i cattolici dovrebbero essere contenti di diventare protestanti
 
Che esagerazione! La Chiesa, a sentire Paolo VI, doveva essere lieta di riscoprire la propria anima spirituale. Così, come petizione di principio, non si sa quanto condivisa dagli eminentissimi e cinici Cardinali e Monsignori di Curia...
 
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