20 settembre, 2006
Porta Pia, 20 settembre. Il cap. Segre, valoroso e schivo, fu l’ebreo che salvò il cattolico Cadorna.
Ma, visto oggi col senno di poi, per tutti i cattolici, sia i cattolici liberali, sia i papisti reazionari, il 20 settembre era ed è in realtà il giorno della rinascita, l'inizio della riscoperta della sfera puramente spirituale e religiosa del cattolicesimo, come era già avvenuto nell'Europa del nord protestante. A Roma e nel Centro Italia (Stato della Chiesa) le incrostazioni da eliminare erano tante, anche rispetto ad altri Paesi cattolici, e proprio per i guasti e la corruzione che il potere temporale aveva generato sul territorio e tra le coscienze. Da allora, insomma, anche i cristiani italiani come i cristiani francesi, tedeschi, spagnoli o americani, smisero di adorare un parroco, un monsignore, un Prefetto della Fede, un Cardinale, un Nunzio, un Ministro, un Delegato di Sua Santità. E riscoprirono, se non Dio, almeno la propria coscienza di Dio.
Prima che apparisse questo articolo, i rarissimi testi che accennavano alla faccenda dicevano che questo ufficiale ebreo era "un tenente che sparò le prime cannonate". Doppio errore. Un ufficiale non può essere addetto a un cannone. Un "tenente" al massimo avrà ordinato di sparare. Ma il “tenente” era in realtà un capitano comandante, che ordinò il primo fatidico colpo di cannone. Del resto, non era credibile che fosse affidato a un tenente, un ufficiale inferiore, un compito così importante destinato a cambiare la storia d’Italia, dal generale Cadorna che doveva aver programmato bene l’azione, anche per scaricarsi la coscienza – lui fervente cattolico, e scelto proprio per questo dal Governo “per garantire la persona del Pontefice” – perché sapeva che su “chi avesse dato l’ordine di sparare” pendeva la scomunica del Papa. No, lì ci voleva almeno un capitano. E non certo un ufficiale cattolico.
Il giovane capitano è al comando della 5.a batteria del IX reggimento di artiglieria. Alle 5.20 del 20 settembre 1870, come da ordine ricevuto, ordina d’aprire il fuoco contro non certo la Porta Pia, opera monumentale del Michelangelo, ma le basse mura a destra della Porta, ritenute - a torto - molto deboli. Subito dopo sparano anche la 2.a e l’8.a batteria del VII reggimento, comandate dai capitani Buttafuochi e Malpassuti. Ma le mura Aureliane erano molto ben costruite, e oltretutto i soldati mercenari pontifici non solo non si arrendevano ma reagivano, contravvenendo a un ordine del Papa. Infatti i pontifici fecero più morti degli italiani. Così, contò qualcuno, ci vollero ben 888 colpi per avere la meglio sulle difese e aprire una grossa breccia da cui i bersaglieri poterono passare.
E altro che in "difesa": i papalini erano all'attacco. Furono, infatti, i mercenari del Vaticano, asserragliati a sorpresa in un avamposto fuori le mura Aureliane (villa Patrizi, oggi non più esistente; quasi al suo posto ora c'è il Ministero del Lavori Pubblici), a iniziare le ostilità contro gli italiani prevenendo il loro bombardamento. Un particolare che pochi conoscono e non viene mai ricordato. Infatti, alle ore 5,10 del 20 settembre i papalini colpirono a morte un artigliere di Segre, il caporale Michele Piazzoli, che dalla collina stava ancora aggiustando il cannone assegnatogli verso le mura. Ne parla lo stesso capitano nella lettera alla fidanzata (v. oltre). E fu la prima vittima della giornata, un italiano. Strano comportamento quello delle truppe mercenarie papaline. Il Papa in persona, infatti, aveva ordinato al Segretario di Stato cardinale Antonelli (e questi doveva aver dato disposizioni al proprio comandante in capo gen. Kanzler), di ritirare le truppe entro le mura e di limitarsi a un puro atto di resistenza formale. E invece no, i mercenari fecero resistenza e causarono diversi morti e feriti tra gli italiani, come testimoniala lapide apposta sulla sinistra del Monumento della Breccia (v. foto in basso).
Sulla medesima memorabile battaglia un’altra testimonianza, nella lettera al padre del sottotenente dei Bersaglieri Alberto Crispo Cappai, che poi diventerà generale.


Il XX Settembre deve essere la nostra grande Ricorrenza Nazionale, la vera festa degli Italiani. E non solo per giusto anticlericalismo, ma perché obiettivamente, dal punto di vista storico, in quanto ricorrenza del momento fondativo dello Stato Italiano, questa data è ancora più importante del 2 Giugno, Festa della Repubblica.
Ed è una vergogna che il “XX Settembre festa nazionale” non lo chiedano i politici di Destra, Centro e Sinistra uniti, come dovrebbe essere visto che è la nostra "data di fondazione", e neanche i sedicenti e parolai "liberali" super partes quando sono inseriti con grande opportunismo - ricordate? - in qualche governo di Centro-Destra che si definisce "liberale" per prendere voti, ma che i grandi e piccoli valori liberali disprezza o contraddice. Del Risorgimento, di Porta Pia, hanno perso il ricordo, anzi ne sono imbarazzati.
Il ritorno alla festività del XX Settembre lo ha dovuto proporre, tempo fa, l’insospettabile onorevole Franco Grillini (della Sinistra democratica ed ex Arci-gay), che sempre più spesso nelle interviste a Radio Radicale si mostrava "liberale" e laicista.
Perciò, viva il "XX Settembre", la nostra vera, unica, festa nazionale, a ricordo dell'evento finale e cruciale del Risorgimento italiano, che riunificò l'Italia portando la capitale a Roma come aveva vaticinato il grande Cavour nel famoso discorso alla Camera.
.
Il testo della proposta di legge è riportato nel primo commento (vedi).
IMMAGINI. 1. La carica dei Bersaglieri a Porta Pia (dipinto di M. Cammarano, 1871). 2. La palla di cannone incastomata in un torrione delle Mura Aureliane. 3. Breccia e i primi curiosi (foto). 4. Porta Pia e la Breccia visti da villa Patrizi (foto settembre 1870). 5. Tomba nel cimitero di Chieri (Torino) del colonnello Giacomo Segre. Era capitano il 20 settembre 1870 a Porta Pia, e toccò a lui per delega del generale Cadorna di ordinare il bombardamento dell’artiglieria. Nell’articolo si spiega perché. 6. Una rarissima fotografia di Giacomo Segre. 7. Lapide commemorativa apposta dal Comune di Chieri nel 2008. Chissà, forse anche con il nostro piccolo concorso: questo articolo, infatti, scritto nel 2006 e ora aggiornato con foto e particolari, era stato uno dei primi a riscoprire e divulgare la figura del capitano ebreo. 8. Ambulanza dell’esercito italiano a villa Torlonia il 20 settembre 1870. 9. Ufficiale dei bersaglieri nel 1866 (modellino di U. Giberti). 10. Non ci sono fotografie o stampe dei cannoni italiani impiegati a Porta Pia. Per averne un’idea si veda questa stampa francese dell’artiglieria piemontese con cannone al traino all’assedio di Gaeta del 1860. Come si vede, il calibro dei cannoni dell’epoca era già notevole. 11. Bersagliere (stampa del Museo di Porta Pia). 12. La targa del monumento della Breccia di Porta Pia con i nomi dei caduti italiani. 13. Nella targa al maggiore Pagliari, il caduto italiano più alto in grado, il combattimento di Porta Pia è giustamente considerato quello definitivo, capace di "atterrare una dominazione sacerdotale non voluta da Cristo, condannata dalla ragione e dalla storia". 14. La mappa dei luoghi oggi (da Google Map). 15. La "Colonna della Vittoria" eretta in memoria della Breccia nel venticinquennale (1895) era in origine molto più distanziata dalle mura. Oggi risulterebbe al centro di Corso d'Italia. Il monumento, disegnato dall'arch.Carlo Aureli, utilizza una colonna romana di granito rosa orientale, probabilmente delle Terme di Nerone, trovata nel 1875 in scavi presso il Pantheon. La Vittoria alata è opera dello scultore Giuseppe Gustalla.
AGGIORNATO IL 20 SETTEMBRE 2020
Etichette: italia, liberalismo, papato, risorgimento
Onorevoli colleghi, la presente proposta di legge intende ripristinare la festa nazionale del 20 settembre. Sino all’avvento del fascismo il 20 settembre era festeggiato come giornata dell’unità nazionale. Con la presa di Roma, il 20 settembre 1870, la Chiesa romana perdeva il suo potere temporale e l’Italia diventava una nazione. La breccia di Porta Pia fu opera dei bersaglieri, che fecero sparare la prima cannonata da un tenente ebreo per evitare la scomunica comminata da Pio IX a chi avesse sparato per primo. Lo Stato unitario nasce quindi su basi laiche e liberali, travolte poi dalla dittatura fascista, che non a caso abolì questa festività in ossequio e come corollario dei Patti lateranensi del 1929. Con una legge del 1930, poi, non solo il regime fascista abolì la festività del 20 settembre ma introdusse gli anniversari della marcia su Roma e della fondazione dei fasci di combattimento come feste nazionali e l’anniversario dei Patti lateranensi tra le solennità civili. Attualmente si ripresentano rischi verificabili di integralismo religioso e di intrusione nella sfera di autonomia dello Stato.
Riproporre la festività del 20 settembre significa recuperare alla memoria collettiva una data fondante per la nostra nazione (non a caso celebrata con la presenza pressoché in ogni città italiana di vie e piazze ad essa dedicate in zone centrali) e al contempo respingere ogni forma di integralismo. Significa, insomma, riaffermare la laicità dello Stato che, in quanto tale, deve essere di tutti e riaffermare che la libertà religiosa è prima di tutto un diritto individuale che la Costituzione garantisce ad ogni persona di qualsiasi credo.
ART. 1
A decorrere dal 2003 la celebrazione del Risorgimento italiano ha nuovamente luogo il 20 settembre di ciascun anno, che pertanto viene ripristinato come giorno festivo.
ART. 2
Le vie, le piazze ed ogni altro luogo intitolato alla ricorrenza del XX settembre sono sottoposte a vincolo di tutela culturale e storica.
Franco Grillini (DS) Katia Bellillo (PdCI) Valdo Spini (DS) Alba Sasso (DS) Giovanna Grignaffini (DS) Fulvia Bandoli (DS) Titti De Simone (PRC) Tiziana Valpiana (PRC) Elettra Deiana (PRC) Enzo Bianco (Margherita) Franca Bimbi (Margherita) Luana Zanella (Verdi) Laura Cima (Verdi) Lion (Verdi) Bulgarelli (Verdi) Carlo Rognoni (DS) Pino Petrella (DS) Alfiero Grandi (DS) Giorgio Panattoni (DS) Giovanni Lolli (DS) Giorgio Bogi (DS) Maura Cossutta (PdCI) Giuliano Pisapia (PRC) Italo Sandi (DS) Gabriella Pistone (PdCI) Rugghia (DS)
No, perché, mi scusi, tutto l'articolo la smentisce: è un inno, un peana, un encomio, un ringraziamento al grande capitano Segre, di cui ormai sono diventato un fan. Per questo eroe misconosciuto ho cercato (tra i primi) di ricordarlo su internet, perché la MEMORIA non vada perduta.
E adesso si rilegga l'articolo, per favore... Da uno che ha l'onorato cognome Levi mi aspetto una buona comprensione di un testo!
In quanto al termine "israelita" mi sono rifatto ai testi dell'epoca, tutti filo-ebraici. Oggi suona strano pure a me, ma gli usi dei nomi cambiano nel tempo. Gli Ebrei allora volevano essere chiamati Israeliti nelle Istituzioni.
Questo articolo è piaciuto moltissimo ai tanti miei amici della Comunità, che l'hanno copiato e diffuso. E le assicuro, non troverà sul tema qualcosa di meglio.
Sù, non diffidi di tutti e non veda nemici dappertutto (e soprattutto legga gli articoli integralmente, non solo i titoli): perché per Sua e mia fortuna, oltre agli anti-semiti esistono anche i filo-semiti e gli amici degli Ebrei.
Ma se Lei non li sa riconoscere...:-)
<< Home