05 luglio, 2006

 

La politica dell'anti-politica rivela il conservatore finto-liberale

Che ci facciamo con le idee liberali? Solo filosofia, perché tutto resti come prima, o anche politica? Ma se questa per certa gente è una parolaccia, come facciamo a cambiare le cose?
Ecco, rappresentato in questo semplice dilemma, il perché di tante piccole battaglie perdute d'una dottrina politica che in teoria e sul piano generale ha già vinto la guerra. Soprattutto nell'Italia idealistica e letteraria della provincia, specie al Sud, molti liberali veri o finti non fanno nulla per migliorare la società, pur continuando a dire parole bellissime. Ma se, poi, si scoprisse che alcuni di loro liberali non sono?
Alcuni luoghi comuni, purtroppo frequenti in una certa Destra conservatrice e perfino tra i cosiddetti liberal-conservatori (l'ossimoro più citato del demi-monde "culturale" italiano), hanno stimolato la nostra risposta in una recente polemica indirizzata da Sampiero a Gennaio. Ho trascritto in corsivo le frasi che giudico più pericolose ed eloquenti di una certa mentalità (Nico Valerio)
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"Caro Giuliano Gennaio - scrive Sampiero su Legno Storto - ho ascoltato l'intervento in qualità di direttore di Liberal café sull'attività dei blogger di Tocque-Ville, La città dei liberi, tenutosi recentemente a Sestri Levante e devo dirle, in tutta franchezza, che non lo condivido minimamente.
Molto succintamente, obietto. Lei continua a parlare dell' ottocentesca distinzione tra progressisti e conservatori, come se fossero categorie reali, quando già Ortega y Gasset, a metà del novecento le definiva semiparalisi mentali. Che senso ha contrapporre il liberalismo, di cui nessuno, dico nessuno, è tenutario, alla conservazione e al progresso? Non le basta affermare il primato della libertà sopra a tutto il resto, senza inutili e pericolose specificazioni ideologiche?
Lei, nella stesso incontro ligure, ha anche postulato, con forte determinazione, la necessità di fare politica per i blogger di area. Ma non si accorge che la gente è stufa di fare politica nei modi tradizionali e desueti, che lei vorrebbe applicare al mondo variegato e vivo del web-log? L'obiettivo che si propone è di riesumare una certa militanza politica o partitica, attraverso internet, in vista delle prossime europee. Perché? Le interessa qualche scranno da giovane aspirante deputato, ambizioso ed intelligente? Se tiene veramente a diffondere i principi liberali, rifletta bene sulla lezione di Gramsci, a proposito della conquista della società civile attraverso la cultura? Beninteso, mediti sulla strategia, non sull' eventualità di manipolare le coscienze, alla maniera marxiana.
Oggi, la gente vuole idee non politica, vuole risposte ai problemi del momento grandi e piccoli, ampie vedute e prospettive, grandi spazi e aria pulita. Compito dell'intellettuale non è quello di essere organico alla politica, ma di stimolarla, rinnovandola dall'esterno, evitando la trahison des clercs, caro Gennaio, e non di creare yes men al servizio del potere di qualsiasi colore sia, se vuole effettivamente servire la libertà ed il rispetto della persona umana. Lasci ai partitanti di professione, ai candidati burocrati, ai farneticanti portaborsa la bassa cucina della politica politicantee si dedichi al think-tanks, a cui seguirà una nuova organizzazione sociale, moderna e rivoluzionaria.
PIERO SAMPIERO
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Il povero Giuliano Gennaio, segretario dei Giovani Liberali, che è già fin troppo pragmatico (lo abbiamo riproverato per questo) e così poco ideologico, viene ingiustamente colpevolizzato. Segno ulteriore che il Sampiero non ha capito né il liberalismo, né l'amico Gennaio. Naturalmente, partendo dalle eloquenti affermazioni messe in corsivo, e ignorando la questione dei blog su internet, ho replicato così:
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LA POLITICA DELL'ANTI-POLITICA, VERO VOLTO DEL CONSERVATORE
di Nico Valerio
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Analizziamo le frasi topiche del Sampiero, degne d'una antologia dei luoghi comuni:
1. "Ottocentesca distinzione tra progressisti e conservatori"
2. "Liberalismo, di cui nessuno è tenutario"
3. "La gente vuole idee non politica"
4. "Pericolosa specificazione ideologica"
5. "Militanza politica o partitica"
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Esiste un "liberalismo" da salotto o da bar? Sì, ed è quello fatto di frasi fatte e luoghi comuni sbagliati, come quelli riportati. Il Sampiero, banalmente, li fa tutti suoi in un sol boccone. Tipico, innanzitutto, il terzo luogo comune: "Oggi la gente vuole idee, non politica".
Non si dice che quel tale politico non ha idee. Neanche, attenzione, si dice quali sono le proprie idee. Ecco, la retorica dell’anti-politica generica (nascosta dalla polemica contro i partiti) è un vecchio tormentone molto italiano e molto provinciale. Ma è anche uno dei motivi, per inciso, per cui i conservatori e i tradizionalisti, pur avendo dalla loro casalinghe e pensionati che non leggono i giornali, restano impantanati ai margini della vita pubblica, senza riuscire mai ad emergere dalle sabbie mobili della sottocultura di destra. Ma della destra peggiore. quella che si vergogna di definirsi di destra. E magari s'inventa una etichetta liberale. Quanti ne conosciamo! Il web è pieno. E anzi i tipi così sono attivi, attivissimi, inutilmente e narcisisticamente esibizionisti.
Ecco che cosa mi hanno fatto pensare le tre frasi della lettera di Sampiero contro il liberale Gennaio, colpevole di aver molto moderatamente e pragmaticamente ritagliato il ruolo dell’idea liberale oggi, stretta com’è tra nemici di Destra e di Sinistra, cioè tra conservatori (se non reazionari) e socialisti (se non neo-marxisti). Che sono i nemici veri del liberalismo.
No, questo non si può dire. Come non si può dire nulla in nome del liberalismo ("di cui nessuno è tenutario", dice l'ineffabile). E perché? Ma perché il classico conservatore, che da qualche parte magari - chissà - si definirà pure "liberale", vergognandosi della parola (perché quasi tutti i conservatori se ne vergognano, e ce ne sarà pure un motivo…), vuole esser lui a sostituirsi al liberale. Per questo tipo umano esistono solo conservatori e ultra-progressisti, magari comunisti, che lo confermino nel suo ruolo.
E la libertà è solo una bella parola generica. Ma guai a farne non dico politica, ma perfino ideologia. Perché? Ma perché nella loro ignoranza liberale, nella loro profonda sottocultura da bar (o da salotto), i conservatori credono che cultura, ideologia e politica siano di per sé "cose di sinistra". E quindi, implicitamente, che l'ignoranza sia di destra. Vera, almeno, la seconda parte del sillogismo.
E' l'anti-politica più banale. Che, però, attenzione, è una vera politica, altroché. Ed è la politica conservatrice e anti-liberale per eccellenza: il qualunquismo. Fiumi di saggi sono stati scritti, per provare che non è un’anti-politica, ma una politica vera e propria. Il volto nuovo della destra che si camuffa da "movimento del buonsenso", della "gente". Molto più pericolosa per le libertà di quanto non sia il tradizionalismo conclamato o il marxismo. Perché, sotto le mentite spoglie del "parere dell’uomo comune", "semplice cittadino", "uomo della strada" o "casalinga di Voghera", mira ad annullare gli anticorpi, le difese naturali dei liberali, che invece il marzismo stimola.
Ecco perché bisogna subito intervenire di fronte a frasi insinuanti, diseduicative e sbagliate come queste, per far capire che i liberali dicono l'esatto contrario, stanno da un'altra parte. E che i veri liberali, anzi, sono combattivi, si rivelano chiaramente e con coraggio. E a differenza degli ambigui conservatori sanno subito individuare i loro avversari. Chiamandoli col loro nome.
Però, più ci penso e più me ne convinco, e se il conservatorismo italiano fosse esso stesso una foglia di fico del tradizionalismo?
NICO VALERIO

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