13 aprile, 2006
Non l'Unione, ma la nèmesi liberale ha colpito la Casa delle libertà
Una Nèmesi meritata, che è il sale dell’alternanza liberale: chi ha sbagliato paga, e si vota l’altro. E non dovrebbe esserci nessuna identità di clan, nessuna faziosità preconcetta. Per questo esistono le opposizioni nel sistema liberale. Che fanno parte integrante del sistema. E gli avversari - bisogna ricordarlo ai politici e al popolo di Destra e di Sinistra - non sono nemici da uccidere, come nelle barbare guerre etniche orientali, ma quelli che voteremo la prossima volta se gli altri si saranno comportati male. Questo nel liberalismo.
Altrimenti si è al fanatismo, alla guerra per bande, alle lotte all’ultimo sangue per odio razziale, ai palestinesi contro gli israeliani. In questa luce, anzi, la diminuzione delle astensioni è paradossalmente un elemento negativo. Il bipartitismo fazioso all’italiana chiamando tutti alle armi sembra aver prodotto solo una rozza semplificazione, reso parossistica una contrapposizione manichea, rafforzato i partiti estremisti, svuotato le liste meno illiberali. Ma soprattutto ha reso impossibile una lista di veri liberali, oltretutto vista come troppo poco competitiva in una competizione solo per estremisti.
L’alternativa? In prospettiva lontana un tripolarismo all’inglese, con i liberali (molto più numerosi di quanto a Destra si voglia dare ad intendere per interesse…) a fare da ago della bilancia, un Centro-destra conservatore e cattolico, un Centro-sinistra socialista e progressista. Il che dovrebbe servire anche a svuotare le estreme, inconcepibili in un sistema liberale avanzato: Lega e An, Rifondazione, Comunisti e Verdi. Ma è chiaro che in questo scenario futuro non ci sarebbe posto neanche per un partito spurio e populista come FI, né carne né pesce: sarebbe smembrato nelle sue componenti: destra, cattolici, liberali e socialisti.
Fatto sta che i milioni di liberali in Italia (ben oltre i 12 mila nostalgici del glorioso PLI) hanno scoperto che in un Paese in cui tutti i politici furbi si definiscono "liberali" era stata impedita qualsiasi lista liberale. Perché sia la Destra sia la Sinistra temono come la morte una lista liberale come pietra di paragone, che dimostri alla gente con la sua stessa presenza che loro, invece, liberali non sono, ma solo ciarlatani. E quando hanno avuto la controprova, con la riduzione a mero simbolo perfino dei Riformatori liberali di Della Vedova, che poveretti si erano fatti ancor più moderati di quanto già non fossero, si sono rivolti ai Radicali, ai radicali veri.
I Radicali, proprio come tutti i liberali, avevano subìto la medesima delegittimazione ed esclusione dalla Destra, fin dai tempi del referendum sulla fecondazione medica. Ma al contrario dei soliti liberalini timidi e imbelli di casa nostra, sono un gruppo forte e determinato che ha imparato a coniugare al programma (i temi puramente liberali), modi percepiti come tipicamente di sinistra (tenacia, denuncia, protesta, fantasia comunicativa). E dunque sono stati visti come vincenti, un po’ come viene visto dal piccolo di casa, di fronte alla prepotenza d’un coetaneo, il fratello maggiore che sa dirgli il fatto suo. E dunque, i liberali frustrati hanno votato in massa i fratelli maggiori radicali, sicuri di essere vendicati.
In "massa"? Sì, il successo, sia pur limitato, della Rosa nel pugno (un milione di voti e un gruppo parlamentare alla Camera, come ai bei tempi) non contrasta con questa supposizione. L’effetto scaricabarile, con i voti che si scavalcano a ripetizione, è stato favorito non solo dalle asprezze della campagna elettorale, ma anche dal cambiamento di fronte troppo repentino, dopo dieci anni di "quasi Centro-destra", che ha disorientato tutta una generazione di neo-radicali di base un po’ all’acqua di rose, ha indotto i socialisti nostalgici a votare più a sinistra, e ha convinto molti neo-radicali "degli anni ‘90", impauriti dal "mamma li Turchi", a rifugiarsi sotto la sicura sottana di FI. Ma in compenso ha spinto praticamente tutto il nocciolo duro liberale di FI a tradire la CdL e a votare Rosa nel pugno.
Ti piace Jonesco? O sei posseduto dalle convergenze parallele di Moro buonanima?
Gli e' che nonostante la campagna elettorale sulfurea e l'endorsement mielista (Mieli entra a forbice per la seconda volta, dopo i referendum, ci fosse un arbitro sarebbe cartellino rosso, sicuramente porta una sfiga da vertigini). Comunque il risultato e' la messa in fuga persino di elettori tradizionali dei radicali, senza intercettarne di nuovi.
Di liberali che la pensano nei termini che a ti piacciono ce n'e' pochini davvero. E tu Nico continui a pizzicare la cetra mentre Roma brucia.
Quanto alla nemesi e' un giochino che si rivela subito illusorio.
Si potrebbe dire lo stesso (ma con assai piu' ragioni, piu' numeri e piu' storia) dell'ineffabile Mastella, che in quanto a numeri si trangugia i rosapugnoni, o la grossa componente popolare della Margherita.
Questi settori sono assai piu' l'oggetto del desiderio di un eventuale partito moderato, non certo una base come quella dei quattro gatti che han votato la Rosina nel Pugnetto, la cui agenda e' indigesta, per diversi motivi, tanto al csx che al cdx.
Come la mettiamo?
Rimango un pò perplesso invece sull'analisi post-elettorale.
Io appartengo proprio a quel "nocciolo duro" liberale che ha voluto "punire" il governo finto liberale della cdl.
Ma onestamente sono molto deluso del risultato elettorale della Rnp. Il giorno dopo da Malvino non ho esitato ad usare il termine disfatta.
L'indagine demoscopica a mio avviso è più che necessaria. Ho il sospetto che Rnp sia stata votata più dai socialisti libertari che dai liberali come noi.
(ogni 27 del mese). Ripeto, quello radicale è un buon successo: 1 milione di voti e un gruppo parlamentare. E ormai anche molti socialisti da incitrulliti che erano si sono adrenalinizzati (pannellizzati). E il 2,6% mentre tutta l'Unione ha vinto con lo 0,3 o 0,6% in più, è una discreta percentuale, anche perché nella Sinistra il voto è più disperso in partitini che nella Destra.
D'altra parte, i radicali hanno cambiato 3 mesi prima delle elezioni un'alleanza decennale, e sono stati pochissimo in tv. Lo Sdi è inconsistente, e in precedenza aveva parassitato i Verdi. E poi ci sarà da divertirsi, ammesso che la legislatura duri.
Oltre la metà dei miei conoscenti liberali, perfino una mia collega del Consiglio Nazionale PLI (la Casiraghi, addirittura candidata), li ha votati. In compenso qualcuno dei radicali di complemento convertiti negli ultimi dieci anni
è tornato a FI. Mentre i socialisti duri e puri o i vecchi non hanno gradito, e hanno votato Ds o altre liste.
Comunque adesso la sinistra ha la Bonino ed è più liberale, la Destra è meno liberale di prima.
Ma tanto ci saranno elezioni di nuovo: dipende dal prossimo presidente della Repubblica. Se sarà D'Alema (speriamo di no), no di certo, ma con Amato o Ciampi, sì.
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