28 marzo, 2006
Imbrogli lessicali: il laico buono contro il "laicista" cattivo
Laico: Dal tardo lat. laicus e dal gr. laikòs = del popolo. 1. (agg) Che non ha carattere religioso, che non è ecclesiastico o confessionale. Che non fa parte del clero, che non è un religioso ma un civile. Stato laico è quello indipendente da ogni autorità ecclesiastica. Scuola laica non affidata a religiosi, fuori d’ogni ingerenza del clero e d’ogni dipendenza da princìpi o confessioni religiose. 2. (agg) Chi professa libertà di giudizio, senza rifarsi a ideologia o dottrine in qualche modo condizionanti (es., "un intellettuale laico"). Anche di movimenti o partiti politici non vincolati a rigidi princìpi ideologici. 3. (sost) Chi non fa parte del clero. 4. (sost. antico) Persona illetterata, contrapposto a chierico.
Laicista. sec.XX (sost). Fautore del laicismo, antidogmatico.
Laicistico sec.XX (agg). Da laicista, che si richiama a princìpi laicisti (es., Un progetto tipicamente laicistico). Deriv. Di laicista.
Laicità sec.XIX (sost). L’essere laico, condizione di laico (es. la laicità delle suore oblate, la laicità dell’insegnamento).
Laicizzare. sec.XX. Rendere laico, togliere a persona o a cosa il carattere ecclesiastico. Laicizzare la scuola, l’insegnamento: sottrarli alla dipendenza da princìpi di ordine confessionale.
Laicizzazione. sec.XX. Il ridurre allo stato laicale, il rendere laico. (es., laicizzazione delle scuole).
Sul tema, Massimo Teodori ha inviato al direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, la seguente lettera: "Non sarà che l’uso inflazionato della contrapposizione tra "laico" e "laicista" e tra "laicità" e "laicismo" è un puro imbroglio lessicale? Rifacciamoci ai testi. Il prestigioso "Dizionario di politica" di Bobbio e Matteucci prevede solo la voce "laicismo" che certo non è intesa in senso dispregiativo come viene usata dalla vulgata corrente, diciamo così, di parte cattolica e/o clericale e/o atea devota. Consultiamo lo Zingarelli:
Ma Pierluigi Battista, tradito dalla foga giornalistica ha dato una scorsa velocemente – legge solo i titoli? – ed è partito in quarta. "Teodori sostiene che "laicista" altro non è che un "imbroglio lessicale" giacché non compare nei dizionari canonici". Intanto, "canonici", in che senso? Ma non è questo il problema: "laicista" c’è, eccome. Solo che, a differenza di quello che sostengono Chiesa, teo-con e i giornalisti disattenti alla Battista, nell’uso italiano laico e laicista sono più o meno sinonimi. Altro che contrapposizione tra laici "moderati" e laicisti "estremisti" o "giacobini" … Tutto falso. Eppure, ignaro di tutto questo, il Battista, forte della verità rivelata (nomen omen), imbastisce tutt’un articolo contorto e di difficile lettura (voleva essere "ironico"?) su episodi di cronaca che, secondo lui, metterebbero in contrasto "laici" e "laicisti", compreso il "Budda sostituito alla croce su una vetta". Tutto contro i laicisti, ovviamente. Ma, caro Battista, santo fligliolo, è proprio questo l’imbroglio lessicale: quello in cui sei cascato. Non te ne sei accorto? Ciò detto, mi fa pensare alla mia amica Roberta, a cui bisogna sempre spiegare le barzellette… (tratto dalla Newsletter Salon Voltaire, 17 ottobre 2005).
Per entrare nel merito, hai ragione tu sul fatto che "laico" e "laicista" sono sempre stati sinonimi, fino a quando quel guerriero delle parole di Ferrara ha deciso di occupare la parola "laicista" e usarla come bastione anti-anti-clericale. Che furbone che è l'elefantone pelurioso! È proprio per questo che dobbiamo espugnare la parola e occuparla ai nostri fini, in modo da distinguere chi o cosa è aconfessionale (laico) da chi propugna la aconfessionalità dello stato (laicista). Io quindi, essendo un cristiano libertario, sarei laicista ma non laico. La distinzione sembrerà oziosa, ma permette di evitare che noi anticlericali veniamo trattati da tutti come sporchi anti-religiosi, proprio come vorrebbe Ferrara.
Ma se mi chiamate laicista - dico agli "amici" catto-estremisti seguaci del card. Ruffo di Calabria ("ruffiani"?)- il mio anagramma va a quel paese...
Siate comprensivi, amici ruffiani...
Vedi autorità vs autoritarismo , tanto per fare un esempio.
Visto che il termine laico indicava già chi professa "libertà di giudizio, senza rifarsi a ideologia o dottrine in qualche modo condizionanti" e visto che si è presentata la necessità di indicare anche chi , al di là della semplice indipendenza , sconfina in un'aggressività che è a sua volta una forma di dipendenza in negativo , ecco che è stato usato il termine laicismo.
Punto. E' successo chissà quante altre volte senza che siano stati chiamati in causa i complotti vaticani... :D
Take it easy. Saluti.
Le parole vengono manipolate da tutti, non solo da qualcuno che ha potere. Ferrara ha fatto una proposta, ha dato un significato in parte nuovo a una parola già eistente. Sta a noi accettare o rifiutare questa proposta. Se una idea è buona, se un nuovo significato ha qualcosa di vero, allora viene accettato da molti. Confessate, questa storia della manipolazione delle parole a fini di potere è puro Roland Barthes, pura ideologia decostruzionista della gauche francese. Qualcosa di opposto al liberalismo.
lei ha ragione: i vocabolari si limitano a fotografare. Non dettano regole. Per quel che riguarda il confessare, anche lei deve essere un discepolo di Ferrara, visto che fa una fallacia ad personam: dovrebbe sapere che il semplice fatto che un cretino esprime una tesi non vuol dire che la tesi è falsa.
Non sarà mica che a forza di dichiararvi "indipendenti" ( quindi laici , non "dipendenti per negazione" , quindi laicisti ) da dei ed idoli stiate costruendo un vitello d'oro di nome Ferrara?
Con tutto il rispetto per l'acutezza del vitellone Giuliano ( le coniugazioni ironiche che non provengono da oltre-tevere sono tollerate? :D ) , gli stai attribuendo un potere che non compete nemmeno all'accademia della Crusca.
p.s. a proposito di crusca , si scrive "impersonali". Ciao.
Ma - ribadisco - il termine, nato in ambiente ecclesiastico, è stato poi usato in Italia, solo in Italia, da noi liberali (ero fin da adolescente nel PLI e poi nel PR) con questa accezione. Scusa, ma più che linguisti e curatori di lemmi, visto che eravamo i soli a usare questa parola in questo senso, siamo paradossalmente noi i maggiori testimoni storici e interpreti autentici del suo valore semantico. La verità sociologica è questa.
In Francia negli anni 30 un fanatico critico, tale Panassié, teorizzò che l'unico vero jazz fosse quello tradizionale e "negro", cioè quello che lui definiva "jazz hot". E' chiaro che l'espressione "jazz caldo" esisteva già, e magari con vari significati popolari. Ma lui la bloccò ad un valore semantico preciso, e come tale vale ancor oggi.
E poi, come credi che si comportino i compilatori di dizionari? Vanno a "chiedere" ai documenti degli esperti, cioè di chi usa per professione o studio o politica o interesse quelle parole. Perciò la parola è autoreferente. Per il suo significato A bisogna sentire la Chiesa, che ha inventato quel significato. Ma per il significato B hanno voce in capitolo i... laici, non gli anti-laici. Insomma, a dirci che cosa esattamente vuol dire "laico" nel senso laico del termine, valgono Piero Gobetti, Ernesto Rossi, Pannella, Malagodi, e giù giù fino a Nico Valerio, visto che del laicismo hanno fatto una bandiera e hanno dato un significato nuovo e pregnante alla parola. Come Panassié col jazz-hot, l'hanno reinventata.
Anche per la Turchia allora c'era un problema religioso, oltreché laico (significato A), scrive l'Autore. Anche se, specifica giustamente, la cacciata d'un califfo "non significa la supremazia laica [signif. B] sul potere religioso", né giustifica negli Occidentali "l'illusione laicistica".
"Allah - conclude - lascia vivere i nazionalisti, i laicisti, i modernisti, perché infinite sono le strade della sua sapienza: ma un giorno sarà, che il Califfo figlio di Qoreisc' levi ancora la spada contro di noi. E allora tenteremo invano di ravvisare la bene amata "Turchia laica".
Parole preveggenti.
Del resto vi rifiutavate di guardare dentro il canocchiale di Galileo. Basta dire.
LAICISMO VUOL DIRE L'ESSER LAICI. NON ALTRO. Sono io il laico, no? Lo sapro' o no quello che sono? In realtà siete contro ogni cosa laica, ma ve ne vergognate, perché l'esser laici è la base del liberalismo. E così avete bisogno di inventarvi un peggiorativo, il diavolo laicista. Ma è la stessa cosa. Anzi, poichè è un nome brutto, probabilmente un errore (laico dà luogo a laicismo, ergo, laicismo non può dar luogo a nulla...)noi non lo usiamo proprio: per noi esiste solo laico. Stop
Il termine ha origini cristiane, per distinguere i fedeli (laici appunto) dai membri ordinati della Chiesa; un'occhiata a qualsiasi documento ecclesiale che parli di laici e' cosa facile (chesso' quelli del Concilio Vaticano II).
E' stato poi adottato come alternativa ai cattolici dalla Rivoluzione Francese, e' rimasto nella cultura francese, per poi essere mutuato dall'italiano nell'800.
In inglese si usa infatti solo nella sua accezione religiosa, provate a parlare di "lay party" non vi capira' nessuno...
Laicismo: capisco il disdoro del padrone di casa. Ma
1. e' termine che negli ambienti cattolici si e' adottato molto prima che Ferrara lo utilizzasse facendovi tanto arrabbiare. E' sempre piu' usato anche dai laici. E qualsiasi linguista vi direbbe che se c'e' un luogo democratico per eccellenza questo e' la lingua. Infatti non si puo' imporre una parola, essa si afferma per consenso ed uso popolare.
2. C'e' un problema oggettivo di distinzione tra laici che vedono necessaria l'opposizione alla Chiesa e altri laici che invece no.
Questa e' una situazione magari recente ma oggettiva.
Quindi usare laicita' e laicismo e' comodo ed economico. Il mercato linguistico impone l'uso.
Siate un po' piu' liberali, su da bravi...
Ottimo il post!
Saluti
Quello che piuttosto trovo un problema è che Pera abbia il coraggio di definirsi e farsi definire laico ("Noi stiamo malamente insegnando la religione cristiana nelle nostre scuole, proprio in omaggio al relativismo, che ha trasformato l'ora di catechismo in un'ora di generica cultura religiosa").
Anzi visto che ci siamo: il laicismo e' il clericalismo dei laici.
Ritengo sia opportuno usare un "ismo" per indicare una caduta nell'ideologia fine a se stessa.
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