22 marzo, 2006
"Quod non fecerunt communitarii...", faranno i cristiani fanatici negli Usa?
E così fu. Ma oggi, il rischio sembra quello opposto. Vi ricordate il motto satirico di Pasquino contro il papa Urbano VIII Barberini, accusato di aver depredato Roma ("Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini")? Ecco, oggi per l’America il pericolo viene dall’interno, sostiene Phillips. In altre parole, "quod non fecerent communitarii…", cioè il comunismo – direbbe un erudito prelato di Curia – potrebbe farlo il movimento dei conservatori e fanatici fondamentalisti cristiani. Non sarebbe la prima volta, dopotutto. Il rivoluzionario Joshua il Nazareo tornerebbe al suo antico vizietto: distruggere gli imperi.
Il libro di Phillips è molto severo sull'intrusione della religione nella politica. Oggi tra i conservatori cristiani prevalgono gli evangelici, circa un terzo della popolazione, che "credono nella supremazia dei dettami della Bibbia sullo Stato di diritto, nell' imminente ritorno di Cristo in terra e nella propria assunzione in cielo", riferisce sbalordito Caretto. Insomma, siamo alla regressione al mito popolare. "Ma si sta espandendo anche una frangia estremista "alla talebana" - così la definisce - che mira a opprimere la donna e a instaurare una repubblica teocratica. Il loro effetto è già avvertito dalle scienze: la biotecnologia e le ricerche sul clima vengono apertamente ostacolate, la fede soppianta la ragione, l' America "rischia di staccarsi dall' Illuminismo". Il governo Bush, protesta il politologo, dovrebbe contenere queste spinte, e invece le recepisce, o strumentalmente, o perché le condivide: corteggia, a suo parere, tutte le fedi "che combattono il secolarismo liberal"".
Per i leader repubblicani del Congresso e gli esponenti dell' amministrazione, Phillips è un disfattista, anzi un apostata. Ma Phillips non è isolato, altri ideologi della destra come Francis Fukuyama hanno espresso pubblicamente il proprio disagio. Un disagio condiviso, stando ai sondaggi, dal 60-65 per cento degli elettori, che temono che l' America stia sbagliando strada".
Ma starei pure attento a posizioni quali quelle di Phillips, che e' un anti-Bush dai tempi di Reagan, ha una propria agenda, e si presta all'ala critica dei repubblicani che vuole smarcarsi da Bush ma anche ai liberal, che hanno interesse a presentare Bush come un burattino: in mano di volta in volta a Cheney e al Big Oil, a Karl Rove e alla sua macchina di propaganda (che ividiano con tutto il cuore), o ai cristiani etichettati come fondamentalisti (ma il quadro e' assai piu' complesso).
Stefano
PS che Caretto dica "liberalismo" non sara' corretto, ma qui in USA "liberalism" significa "de sinistra", semplicemente dovrebbe precisare che usa tale termine nell'accezione americana.
Che ne dici del "comunisti" che ho tradotto in "communitarii"? L'ho ricavato per analogia da communio (ciò che è in comune) e communitas (società, comunità), secondo un diz. latino classico dell'800.
Comunitarismo e' anche un filone di filosofia americana che si rifa' al cattolico Mc Intyre (credo che il suo "After virtue" ti interesserebbe, in italiano credo si intitoli Dopo la Virtu') emeritus di Notre Dame, bella universita', grande football.
Ma non ti stupire tanto che sia d'accordo, i fondamentalisti americani sono isolazionisti e irrazionalisti, quindi ben lontani dall'umanesimo cattolico. Ci si puo' collaborare su alcune istanze ma bisogna starci molto attenti: questo e' un po' il riassunto della posizione di Bush, che e' un born-again ma non un fondamentalista.
Un esempio e' il dibattito su Evoluzione e Creazione.
Per un cattolico e' pacifico che la Chiesa ha definito il canone della Bibbia (mettendoci pure un secolo e mezzo al meno) e la interpreta, la studia da sempre.
Non la tratta da testo scientifico (nemmeno nel pur brutto processo a Galileo) semmai da chiave analitica.
Il sola fide e sola scriptura dei protestanti generano grossi problemi.
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