10 marzo, 2006
Liberali, molto italiani: sono i peggiori nemici di se stessi
Ma i nostri amici sbagliano, e di grosso.
La politica non è la Congregazione delle Dame di S.Vincenzo, in cui è buona norma fare "opere di bene". Può piacere o no, ma da che mondo è mondo la politica segue le leggi filosofiche della "utilità", e per questo tiene conto, proprio come l’arte militare, delle "forze" reali in campo, oltre che della psicologia dei capi. Uno stratega, un generale, secondo voi metterebbe in prima linea un battaglione di brocchi, di poche reclute mal equipaggiate e alla prima uscita, solo perché il suo comandante è un nobile d’alto lignaggio con un passato glorioso? No, quello che conta è l’oggi, l’organizzazione, l’abilità di trovare, indottrinare e addestrare i soldati, e poi la capacità effettiva di combattere con qualche probabilità di vincere,
Ebbene, i liberali, anche quelli delle sigle o dei nomi più gloriosi, dal PLI nel Centro-destra al gruppo di Zanone nel Centro-sinistra, si sono finora cullati nel culto delle memorie, nella nostalgia più struggente ma inconcludente dei tempi lontani in cui erano "prestigiosi, potenti e famosi". Ma, nonostante che molti di noi – per esempio, chi scrive, addirittura dal Consiglio nazionale del PLI – li abbiano più volte benevolmente strigliati perché passassero dalla sterile nostalgia all’azione, alla politica vera, nulla, assolutamente nulla hanno fatto nel decennio che ci separa dal fatidico 1993-1994, la stagione che vide la crisi della Prima Repubblica.
Né uno straccio di riunificazione, né rilanci operativi, né un po’ di propaganda spicciola tra le nuove generazioni, né addirittura quell’approfondimento teorico – convegni, grandi congressi – che serve in mancanza d’altro, insieme con la polemica politica quotidiana (perfino questa assente), almeno a far sentire ai giornali, alla tv, agli intellettuali dell’area liberale, e al largo pubblico che segue i mass media, che un soggetto politico liberale esiste ancora, respira. Nulla, lo zero assoluto. Quando, invece, i cugini radicali, naturale pietra di paragone per i liberali, pur nell’analoga modestia di forze e di mezzi, dimostravano ogni giorno non solo di essere in vita, ma di poter influire sulla vita politica italiana, imponendo addirittura temi di discussione.
Tutte carenze che, come le vediamo noi, le vedono anche i responsabili delle coalizioni di Destra e di Sinistra. Hanno capito subito che questi liberali super-individualisti e nostalgici, schizzinosi e snob, inadatti alla vita politica pratica, però frazionisti e uno contro l’altro (un esempio tra mille: il PLI quasi non esiste, ma in Sicilia qualcuno ha fondato il Nuovo PLI), che non sanno fare propaganda tra la gente, tra i giovani, le nuove coppie, le casalinghe, i pensionati, e tra gli stessi intellettuali liberali, incapaci di farsi capire perfino dai giornalisti con uno straccio di evento o di comunicato fatto bene, non avrebbero portato un solo voto tranne il proprio. E hanno visto giustamente le pressioni degli esponenti liberali per entrare nelle coalizioni solo un mezzo per mettere al sicuro la propria carriera professionale.
I liberali, perciò, anziché lamentarsi dei politici avversari, se la prendano con se stessi, con le invidie personali, col rifiuto di azzerare tutte le sigle e di creare, per esempio, una grande Assemblea costituente di tutti i Liberali italiani (basta col nome "partito") che miri almeno al 10-15 per cento alle elezioni del 2011. Se la prendano col proprio individualismo sfrenato, col frazionismo maniacale e asociale, con quel famigerato narcisismo aristocratico grazie al quale è nato in casa liberale il detto autoironico (sì, perché i liberali sono dei gran signori dotati di humour) per cui "ogni liberale è un partito a sé". Ma se la prendano anche con i propri leader, che saranno pure veri liberali, ma si sono dimostrati da dieci anni in qua del tutto inadatti all’organizzazione di partito, alla lotta politica, perfino a creare dei banali uffici stampa. Che vogliono fare da soli, ma non sanno fare nulla, e quindi non fanno. E si sbrighino, anche, perché quel 30 per cento buono di liberali potenziali che l’Italia, come grande nazione dell’Occidente, bene o male dovrebbe avere, e che ora sono sparsi tra dieci partiti, rischiano di dimenticare o di ignorare per sempre l’esistenza d’una casa madre. Insomma, altro che nemici: sono i liberali italiani i peggiori nemici di se stessi.
e per intanto, esaurita indignazione e collera per le "trombature" e gli accordi non rispettati, unirsi a sostenere quei pochi Liberali sopravvissuti alla falcidia dei candidati. In LOMBARDIA il PLI dopo anni sarà nuovamente sulle schede: sarà il caso di dargli una mano, saranno pure pochi ma se eletti sarà sempre un nuovo inizio, una nuova speranza.
altri commenti su: www.upl.ilcannocchiale.it cui vi invito!
La faremo, perchè ormai non si puà più fare a meno di questa.
Ci stareste?Giuliano Gennaio
Quello che lui ha cercato invano di fare nella Margherita altri hanno tentato nella CdL, con i medesimi risultati.
Però va anche detto che le difficoltà liberali sono state aggravate dall'attuale stagione di bipolarismo personalistico incentrato su Berlusconi.
Noi liberali ci siamo divisi in pratica solo su B.
Chissà che nell'èra post-berlusconiana un discorso comune tra liberali non sia più facile... Spero di sì.
prof.Pier Franco Quaglieni
Centro Pannunzio. Torino
la società italiana è ancora clericale (o di nuovo clericale, dico io), dunque un partito liberale di massa sarebbe velleitario, se non impossibile.
Bene, cioè molto male, vedremo di approfondire q
Se i liberali si sentissero liberali e non “liberali di sinistra” o “liberali di destra”, se
si sentissero liberali e non liberaldemocratici, se la smettessero di pretendere di avere un seguito solo perché si definiscono liberali, se i loro “referenti” la smettessero di fare i galli in pollai semivuoti, e se, innanzitutto, si preoccupassero non di discutere con chi stare ma pensassero a cosa fare, quali battaglie intraprendere e intraprenderle, allora saremmo a un buon punto di partenza. E sarebbe forse possibile parlare di riunificazione PLI-FdL, alla quale seguirebbero certamente le adesioni dei tanti “dispersi” e delle tante associazioni locali sparse per l’Italia.
Approfitto di questo commento per fare i miei auguri a Valerio Zanone del quale non condivido alcune posizioni ma che stimo e che vedrei benissimo presidente della Repubblica. Sarebbe un ottimo presidente.
Ma tutti castelli in aria...
i media lo hanno ignorato per oltre 10 anni, ed ora è poco noto, purtroppo.
Però parliamone più spesso...
Il tono del comunicato stampa del 7 marzo mi sembra eccessivo.
Perchè non abbiamo presentato una nostra lista? Perchè non abbiamo avviato una raccolta di firme a sostegno di un programma?
Forse era il caso di proporsi in maniera diversa e da un piccolo punto di forza costituito da alcune liste, almeno, presentate in alcune circoscrizioni.
Ed in ogni caso quanto affermato nel comunicato non può costituire un alibi per sperare quasi, a contrario, che vincano le sinistre per dimostrare che....
Concordo con la sua proposta di lanciare una Assemblea costituente di tutti i Liberali italiani.
Forse costituirebbe un vero punto di ripartenza.
In conclusione, riassumendo, le presento alcuni punti focali:
· ritemattizzare il pensiero liberale nella società odierna;
· elaborare un nuovo manifesto liberale sul quale richiedere e sviluppare adesioni;
· essere presenti nella società con un progetto politico, come punto di riferimento per chi crede nella necessità di sviluppare e difendere le libertà civili e politiche ed i diritti umani;
· presentare, a chi non la conosce, l’enorme tradizione di pensiero liberale, di governo della cosa pubblica, di difesa delle libertà civili e politiche, di impegno fattivo ed intellettuale.
Cordialità
Giorgio Galigani
Quanto al problema dell' Islam, esso è "il" roblema dell'Europa perchè milioni di mussulmani vivono tra noi e continuiamo a farli entrare senza pensare che il rischio, stante la loro prolificità, è enorme. L'atteggiamento dello struzzo non ha mai pagato e tanto meno con certi soggetti. Se la Chiesa avesse agito come alcuni prelati fanno, ora i Turchi non sarebbero stati battuti a Lepanto ed all'assedio di Vienna e, forse, l'Italia sarebbe, per lo meno in parte, stata islamizzata come avvenne per l'Albania, che era tutta cristiana, e per la Bosnia-Erzegovina.
Se veramente abbiamo bisogno di immigrati (i c.d.disoccupati italiani forse andrebbero a lavorare se fossero meglio retribuiti ed avessero alloggi decenti - si preferiscono gli immigrati perchè, diciamolo, sono sotto pagati, non si versano in genere i contributi etc.) diamo la preferenza a quelli dell'Est che sono a noi affini per cultura e religione e che nel giro di una generazione si integrano (v. gli esempi degli Italiani , Polacchi, Russi, Ucraini, Ungheresi in Francia, Germania, Belgio). Cordiali saluti,
Giorgio Castriota Santa Maria Bella (Roma)
peggiori nemici di se stessi².
A prova concreta vorrei sottolineare che sto cercando di invertire la
tendenza autolesionista.
Mi sono infatti candidata nella «Rosa nel pugno» nella circoscrizione 1
della Camera del Piemonte senza tenere in troppo conto la considerazione che
veniva fatta in questo momento dei magnanimi lombi da cui discendo.
Ho premiato il fatto di partecipare alla sfida politica di un nuovo soggetto
che nasce da radici laiche che sicuramente condivido e che guarda al futuro,
senza troppo cullarsi nel reducismo.
Ho provato a coinvolgere, oltre ad amici piemontesi, anche altri della
Federazione dei Liberali, ma ataviche questioni di precedenze hanno impedito
che le confluenze fossero più vaste.
Comunque laicamente credo nella scelta fatta e nelle prospettive che si
possono aprire ed invito altri amici ad appoggiare convintamene la «Rosa nel
pugno» in questa campagna elettorale in modo da dar forza e poter
partecipare con titoli attuali alla costruzione di una forza
Laica, Socialista, Liberale, Radicale.
Disposta a qualsiasi confronto, mi complimento e saluto.
Nicoletta Casiraghi
già presidente della Provincia di Torino e componente della direzione
nazionale del PLI.
Piero
Liberali per La Spezia
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