09 marzo, 2006
Il Corriere si schiera? Il vero scandalo è che è troppo tardi
Molti hanno protestato e non solo a Destra. Ma sbagliano, perché l’editoriale è legittimo. L’amico liberale Di Massimo, persona equilibrata e tendenzialmente bipartisan, ha scritto una lettera a Mieli in cui tra le tante cose giuste, esprime "totale dissenso per la presa di posizione". Perché? Perché pensa che "ai lettori del giornale interessino informazioni e opinioni varie e diverse, ma non "una presa di posizione, qualunque essa sia, in un Paese dove tutti tendono a schierarsi, ed i poteri neutri tendono a sparire". E giudica "linguaggio bizantino" la precisazione che malgrado ciò le notizie varranno date nel modo "quanto più possibile obiettivo e imparziale".
E poi c’è un’analogia con le avvertenze che i giornali inseriscono negli articoli (p.es. lo fa spesso Panorama) in caso di possibile conflitto d’interessi tra proprietà e obiettività: "guardate che la Mondadori di cui stiamo parlando è di proprietà Mediaset", oppure "il tale collaboratore è senatore di FI". Così non si ingannano con notizie tendenziose i lettori meno informati. Che in tal modo sanno già da che pulpito viene l’articolo.
Troviamo la cosa molto liberale. Ma sarebbe stato meglio fare l’endorsement tre o quattro mesi prima delle elezioni, non 30 giorni prima. Se qualche difetto ha, quindi, l’editoriale di Mieli, è che non solo è un pò contradditorio e impreciso in termini politici, ma anche un pò tardivo.
A questo punto, avendo organizzato una campagna elettorale così smaccata è chiaro che il Mieli non poteva non mettere le mani avanti (esattamente il giorno avanti all’uscita del “Magazine”) dicendo quello che ha detto.
Se non fossi abbonato non so se in questi giorni comprerei il CdS.
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