09 marzo, 2006
Destra e Sinistra anti-liberali, per paura della concorrenza
Che vi diceva il buon Salon Voltaire da due anni, unico e inascoltato? Alla fine, come si prevedeva, i liberali sono stati gabbati soprattutto dal Centro-destra, ma anche dal Centro-sinistra. Fin dalla presentazione delle candidature alle politiche. Liste liberali non ci sono, ad eccezione della componente radicale della Rosa nel pugno a sinistra, e del virtuale PLI a far da testimone non schierato in poche circoscrizioni (Lombardia, solo Senato, in Campania 1 (Napoli), in Puglia e in Sicilia. Il Centro-destra aveva promesso mari e monti ai Riformatori liberali (Radicali liberali) per poi umiliarli con un’amara beffa che grida vendetta: quasi nulla la raccolta di firme dai finti "amici" di FI, e solo un seggio sicuro, quello di Della Vedova, ma dentro FI. Il bravissimo Calderisi, uno dei maggiori esperti in Italia di sistemi elettorali, quasi sicuramente fuori. I bravi Taradash e Palma fuori. Una perdita secca per i liberali. E ne sono sinceramente dispiaciuti anche i fratelli separati della Rosa nel pugno: vedi l’editoriale su Notizie radicali di Vecellio, che parla di "inquietante involuzione conservatrice e clericale" della cosiddetta Casa delle libertà.
A questo si aggiunge la ben nota ingenuità e debolezza contrattuale dei liberali, individualisti estremi poco abituati ormai al potere, che amano presentarsi da soli alle trattative e agire uno contro (o senza) l’altro. Mentre uniti sarebbero una forza irresistibile. Ben gli sta, dunque. Un esempio di dabbenaggine? Nel Centro-destra, il segretario del Pli, De Luca, che fa il duro e il furbo con agli altri liberali, ma l'ingenuo nell'accordo con FI per una lista liberale, e che poi all’ultimo si ritrova escluso a tradimento, quando è troppo tardi per candidarsi in altre liste. Uno schiaffo. Ma un avvocato – chiosa il liberale Morelli – non avrebbe dovuto cautelarsi, almeno con un contratto scritto e addirittura una penale?
E nel Centro-sinistra? A parte il capolavoro dei cugini Radicali, reso possibile però solo dal cavallo di Troia dei socialisti Sdi, è il deserto. Con l’aggravante che neanche ci sono i candidati ex liberali e ora integrati e acquiescenti al nuovo sistema di potere, come Biondi e Martino. Il liberale Morelli e altri amici hanno proposto una lista liberale autonoma, che non sarebbe stata ostacolata da Fassino e dai Ds. Macché, la Margherita di Rutelli e Parisi ha posto il veto. Il vecchio liberale Zanone, così, viene messo in lista non come "liberale" ma come un notabile qualunque della Margherita. E i riformisti liberali Ds (Morando, Debenedetti) bocciati in blocco, tanto che Turci si è dovuto salvare come candidato nella Rosa nel pugno.
Noi, da liberali veri, non ci stracciamo troppo le vesti (solo uno strappetto sulla manica, diciamo…), né per questo cambiamo idea sui due poli, né ci lasciamo andare a ridicole frasi roboanti, melodrammatiche – ecco il viziaccio degli Italiani, specie al Sud: il Gran Teatro – come se fosse la "fine del mondo". Perché immaginavamo già come sarebbero andate le cose, avendo visto fin dal ’94 come funzionava il coordinamento dei club di FI. Capimmo tutto al volo: era tutto finto, e nulla e nessuno era liberale. E pensare che FI è il meglio del Centro-destra, figuratevi An e Cdu. Lo stesso a sinistra, coi Ds che a Nichelino e altrove boicottano i radicali.
E poi, siamo psicologi "realisti" ma portiamo le proiezioni della logica alle estreme conseguenze. Seguiteci nel ragionamento. Col liberalismo che, tra teoria e pratica, sta vincendo dappertutto, perfino nella Ue e in Cina, con l’Italia bene o male ottavo paese dell’Occidente, i liberali – se ci fossero vere liste liberali, elezioni davvero libere, fondate su precise scelte di programma – potrebbero prendere almeno il 30 o 40 per cento dei voti. E allora, che ne sarebbe dei partiti abusivi, finto-liberali, senza idee ma capaci di tutti, né carne né pesce, come Margherita, Forza Italia, Mastella, Di Pietro, An, Ds, Ulivi, Unioni, Casini delle libertà? Tutto, secondo questa proiezione virtuosa ma logica, dovrebbe essere spazzato via. Resterebbero solo una grande lista, diciamo, di Liberali italiani (dal Centro-destra al Centro-sinistra), più i Cattolici uniti (con analoga estensione), una piccola Destra conservatrice e una piccola Sinistra neo-marxista. Stop. Solo quattro partiti veri. Al massimo, finché il sistema virtuoso non andasse a pieno regime, resterebbero come residui due liste né-carne-né-pesce di destra e sinistra (resti di FI e Ds), che dovrebbero tendere a scomparire. Ma questo sarebbe il diagramma logico e razionale in base alle idee vere, alle opzioni possibili, che offrirebbe l’Italia politica, se non ci fossero i "ladri di nomi", i politicanti imbroglioni all’italiana, quelli delle furbe vie di mezzo o delle liste nominali. Ecco perché questa prospettiva diventa un retro-pensiero, un incubo che terrorizza i nostri politici politicanti. Anti-liberali non per odio ideologico, ma per paura, per auto-difesa dalla concorrenza.
Ben gli sta.
Pensa se si unissero tutti i milioni di liberali potenziali. Macché i politici o appassionati di politica liberale sono o ingenui o cinici individualisti: ognuno pensa a sé. Vedi Costa. Martino, Biondi e Zanone.
Mi è tuttavia caduto l’occhio su una frase: “I liberali fanno paura, proprio perché paradossalmente sono tanti (oltre il 30 per cento degli Italiani)”…
Ma allora avevo ragione quando tempo fa in un commento avevo dichiarato che in Italia non c’è una democrazia, ma bensì un’oligarchia. Se infatti fosse vero il dato sopra citato, il Parlamento dovrebbe rispecchiare la stessa percentuale e avremmo quindi oltre il 30% dei deputati liberali; ma con una percentuale così elevata la loro voce si sentirebbe eccome!
Invece mi pare che le uniche idee liberali escano dalla bocca di quel bravo ragazzo di Capezzone.
Ma i radicali sono forse il 30%? Certamente no.
Ergo, il Parlamento non è rappresentativo.
Ergo, non siamo in democrazia!
Dall'altro, non sono sicuro che il discrimine politico passerebbe attraverso una dicotomia laici-cattolici. L'assetto palramente nelle societa' europeee continentali mi sembra condizionato anche dalla dicotomia socialismo-liberta' , un fattore che potrebbe giocare a favore dei liberali...
Nella mia esperienza ho notato che sono cose su cui in genere tutti gli avventori dei bar sono d'accordo...
L'errore finora è stato chiedere: voteresti per un nuovo PLI?
Ma se vai a disaggregare i concetti in opzioni elementari facili, espresse in modo giuridicamente corretto, tutto è diverso.
P. es. se si chiede: sei per la procreazione medicalmente assistita? [ma che vuol dire? Nulla] rispondono No anche quelli che non hanno bisogno di usarla o sono personalmente contrari. Come per il divorzio o l'aborto. In genere i quesiti demoscopici sono così, solo emotivi.
Ma se chiedi: Lo Stato deve intromettersi nella vita sanitaria dei cittadini indicando quali terapie possono essere usate e quali vietate a tutti i malati, senza tener conto del progresso della scienza? [E questo è il quesito reale e corretto dal punto di vista giuridico-politico]. Tutti risponderanno No.
La somma di 20-50 risposte così offre un perfetto identikit liberale.
Perciò ritengo che i liberali "di idee" siano ben oltre il 30%.
E, anzi, è ancora poco per la 7a potenza occidentale, il cui governo è inserito in Organismi internazionali di tipo liberale, e prende ogni giorno decisioni di tipo liberale. In Gran Bretagna, Danimarca o Canada sono molti di più, fino a punte del 90% e oltre.
: "Pensi che lo Stato debba intromettersi nella
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