21 marzo, 2006

 

Due modelli per il card."Mazzaruino". Perché non è un cattolico liberale

Cambiano i Governi, o si pensa che possano cambiare? La Chiesa, come la Confindustria e altri poteri forti o lobbies, si adegua, avvantaggiata rispetto alle corporazioni laiche dalla sua doppia faccia. Come Vaticano, Stato tra gli Stati, la Chiesa deve poter convivere con qualunque regime: ha convissuto perfino con Hitler, figuriamoci se ha paura di passare dalla Casa delle libertà all’Unione, ben sapendo oltretutto che le differenze sarebbero minime, visto il complesso di veti, inefficienza e corruzione politica che blocca il sistema Italia.
Nessuna meraviglia, quindi, per le "prove tecniche di cambio di partner" del cardinal Ruini. Era da molto che non sentivamo la parola del "Cardinal Mazzaruino", come lo definimmo il mese scorso, scherzando sulla sua capacità di giocare sul tavolo della politica quasi meglio che sull’altare. Il suo discorso alla Conferenza dei vescovi italiani, che è stato politico, sia chiaro, non ecclesiale, riapre certamente a sole tre settimane dal voto le polemiche sulle interferenze del Vaticano e delle gerarchie della Chiesa negli affari politici dello Stato italiano, come hanno fatto notare giustamente i radicali di Capezzone e tutta la Rosa nel pugno. Ma testimonia anche un notevole grado di flessibilità e adattamento alla mutata situazione politica.
Già la candidatura della presidente del Comitato Scienza e vita, Paola Binetti, con la Sinistra e non con la Destra, come gli ingenui avrebbero ritenuto più logico, aveva fatto intravvedere un inizio di equidistanza, o meglio – come provano le proteste della candidata anti fecondazione – il rifiuto da parte del Vaticano di puntare su uno schieramento, e se non altro l’acquiescenza di fronte alla collocazione d’una utilissima pedina clericale in casa dell’Unione, coalizione data ormai come vincente. Ora anche il discorso apparentemente "equilibrato" di Ruini – e quando mai la Chiesa ha fatto discorsi irruenti – calibrato in modo da apparire come "trasversale" ai due poli (il no ai Pacs e i modi dell’insegnamento della religione islamica nelle scuole), è stato pronunciato non secondo i canoni o modelli del cattolicesimo liberale, ma secondo la consueta visione clericale e di pressione politica. I due modelli sono distinti e opposti, ma neanche certi commentatori liberali, come il nostro beneamato Panebianco, se ne accorgono.
Ai fini della libera e legittima espressione di idee, infatti, bastava (lo chiameremo "primo modello") che Ruini esortasse i cattolici – perché solo sui cattolici la Chiesa ha legittimamente potere morale o gerarchico – a non utilizzare gli eventuali Pacs, anche se divenuti legge, perché contrari al matrimonio rituale e sacramentale cattolico. Ineccepibile. Così come un cattolico è tenuto oggi a non divorziare e a non abortire, pur in presenza di leggi ad hoc. Questo è il modello cattolico liberale, non altro.
No, Ruini ha fatto un’altra cosa. Di prepotenza e in modo illegittimo si è rivolto a tutti gli Italiani, anche ai non cattolici, lamentando che si sia fatta o si possa fare una certa legge, regionale o statale. Una legge per tutti. Ha voluto con piglio squisitamente clericale (ed è il "secondo modello") abbassare il presunto alto magistero della Chiesa, senza vergogna, sul piano dei concreti mezzi politici e degli istituti rappresentativi. Cosa non ammissibile per la Chiesa, per limitare i cui poteri – nientemeno – nacquero insieme alla Riforma i primi fermenti liberali in Europa. E il dente è ancora dolente. Possibile che Chiesa e commentatori laici abbiano perso questa sensibilità all’inopportunità? Con tutto quello che c’è stato in passato, è inopportuno al massimo grado che la Chiesa detti legge a tutti i cittadini indiscriminatamente.
Ruini, a proposito dei Pacs, ha deplorato - sintetizza Panebianco - che in alcuni Consigli regionali siano state approvate proposte che, a suo giudizio, equiparano le unioni di fatto alle famiglie legittime, e che potrebbero diventare in futuro legge per l’intero Paese. Ecco il vulnus, ma Panebianco non se ne accorge. Se Ruini fosse stato un cattolico liberale avrebbe dovuto dire: voi laici fate le leggi che volete, ma noi cattolici osservanti non utilizzeremo mai una legge sui Pacs. E invece? Niente legge per nessuno, cattolici e no. Segno, oltretutto, che Ruini, come tutta la gerarchia della Chiesa, non si fida né della propria autorità sui cattolici, né dell'obbedienza dei cattolici stessi. E vuole, quindi, che sia lo Stato laico a fargli da braccio secolare, obbligando però anche coloro che cattolici non sono. E' qui che c'è il comportamento illiberale, la violenza giuridica e morale su chi cattolico praticante non è. Che però il commentatore Panebianco sul Corriere della sera di oggi non nota, mentre perde righe preziose a rintuzzare inesistenti rischi di "anticlericalismo". Ma non si accorge che, se ci fossero, sarebbero legittima difesa, cioè il normale contenuto del liberalismo contro una sopraffazione? E' molto grave per un liberale.

Comments:
Fortuna che c'è qualcuno che dice queste ovvietà... talmente banali che (quasi) nessun politico le capisce
 
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