01 aprile, 2006
Nèmesi farmacologica. Effetti secondari sui farmacisti. Era ora
L'Istituto Bruno Leoni dedica al tema un Focus di Andrea Gilli, "Come si difendono le rendite. Il caso dei farmacisti" che dimostra come invece quello dei farmacisti sia il tipico comportamento di chi difende una rendita di posizione, a scapito dell'interesse dei consumatori e dell'efficienza economica in generale. Per Alberto Mingardi, direttore generale dell'IBL, "questo paper dimostra come la questione della sicurezza sia del tutto secondaria. La realtà è che non c'è nessuna ragione per impedire a una persona, laureata in farmacia e dotata di tutti i requisiti necessari, di esercitare la professione dietro il banco di un supermercato".
Il Focus è liberamente scaricabile dal sito http://www.brunoleoni.it/
Il problema delle farmacie, che è un problema di liberalizzazione dell’attività, lo si sta spostando su quello – minore - della vendita nei supermercati dei prodotti farmaceutici vendibili senza ricetta. È su questo che stanno battagliando i venditori di farmaci con propaganda diretta nelle farmacie e costosissime intere pagine di giornali.
A mio giudizio questo spostamento del problema è un modo per difendere il vero nocciolo della questione, una specie di “linea avanzata” sulla quale battagliare per “coprire”- non parlandone - il problema della liberalizzazione la cui soluzione non potrà che essere la “libertà di aprire farmacie per chiunque ne dimostri la competenza chimico-farmaceutica necessaria”, accertabile, ovviamente, non da altri farmacisti; ed in questa stessa linea “vendita libera di tutti quei prodotti per i quei non ci vuole ricetta medica”.
Il problema rimane questo: perché due fruttivendoli possono aprire un negozio uno accanto all’altro ma due farmacie no?
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