30 marzo, 2006
Come unificare e rifondare in pratica i Liberali italiani. Tempi e modi
Ma è troppo tardi per voi, e troppo presto per noi. Dove stavate quando col liberale Vittorio Vivona due anni fa creammo un Comitato di studio per gli Stati Generali dell’unificazione di tutti i Liberali italiani? Tutti eravate contro, allora, e fino a un mese fa, dico tutti, anche L'Opinione. "Ma quali liberali uniti, sono cose sorpassate: oggi c’è il bipolarismo", dicevate. E chiudevate col più grosso sfondone: "I liberali stanno nella Casa delle libertà". Perciò, ora, prima di proporre qualcosa di nuovo con grande faccia tosta, come si usa in Italia, come se non fosse successo nulla e voi foste i primi arrivati – addirittura gente che si firma con un alias – mentre noi ci esponevamo con i nostri nomi (Vivona, Lamedica, Valerio, Di Massimo ed altri, e lavoravamo all’ipotesi nei particolari), abbiate la bontà innanzitutto di chiedere scusa, e poi di mettervi umilmente in fila, anziché posare il cappello sulle prime sedie trovate. Perché "accà niscuno è fesso", e sapete come sono considerati dagli psicologi i "troppo furbi" all’italiana? Degli sprovveduti. Perché non prevedono che gli altri si accorgano della loro furbizia.
E ora che ho battuto Sgarbi in antipatia – ma "quando ce vo’, ce vo’" diceva mia nonna, farò il buono, offrendovi in anteprima almeno la conclusione di quel Comitato, per la parte di mia competenza, che era "Modi e tecniche comunicative di indizione dell’Assemblea di rifondazione dei Liberali italiani".
Altro che "assemblea a giugno", come ho sentito dire qui. Questa andrebbe bene solo per sollevare il problema sui giornali o indire a sua volta un Comitato di studio, che finirebbe i lavori, forse, a giugno del 2008. Perché il processo di riaggregazione di personaggi così mobili e individualisti – voi lo dimostrate – come gli individui della specie Homo liberalis, var. italicus, è lunghissimo. E l’iter può partire solo se, tra gli oltre 60 soggetti liberali italiani censiti dal Salon Voltaire, quelli politici con ambizioni partitiche si impegnano a sciogliersi. Perché agli Stati Generali devono partecipare solo i soggetti individuali che hanno azzerato ogni organizzazione. Altrimenti si crea l’ennesima sigletta pseudo-liberale che "si aggiunge" ma non sostituisce le altre.
Cominciamo dall'ora zero. Un grande Manifesto agli italiani tutti, non a chi già sa di essere liberale, porrà 20 quesiti concreti, tipo test. Esempio: "Se l’Alitalia non va in pareggio, dobbiamo farla fallire o la deve salvare lo Stato"?" E le risposte liberali, in corpo piccolissimo. Questo in tutti i campi: diritti civili, scuola, laicità, economia ecc. Il Manifesto deve essere firmato da personalità liberali, ma senza nessuna sigla, perché appunto si riparte da zero. Se infatti ci sono sigle, gli altri liberali italiani – sono fatti così – non aderiscono per invidia.
Il Comitato, nel quale ci devono essere liberali veri e di lunga data, ma anche abili organizzatori di eventi ed esperti di psicologia della comunicazione con curriculum, deve convincere gli industriali più liberali, su un progetto preciso, a finanziare il Manifesto cartaceo e gli spot tv. Dopodiché – e sarà un avvenimento-bomba – in tutti gli oltre 8000 comuni italiani si organizza il giorno x all’ora x, grazie alla teleconferenza con i computer, la più numerosa assemblea della storia. Quasi gratuita. I ragionieri calcoleranno quanti rifondatori liberali dovranno riunire in assemblea reale Roma e Milano (p.es 2000-3000 persone), e quanti il più piccolo comune, chiamiamolo Rocca di Sopra (p.es. 4 persone su 46 abitanti). Con questo geniale ed economico sistema proporzionale, grazie alla rete di computer collegati tra loro, avremo organizzato un’assemblea reale ma telematica anche di 200.000 persone o più. Sfido tutti i giornali a non riportare l’evento. [Sia chiaro, in ambiente di furbetti liberali, che il copyright dell’idea è di Nico Valerio. Utilizzabile gratis da chiunque, citando la fonte, NdA].
Enorme sarebbe la ricaduta comunicativa dopo l’assemblea. Il Comitato esecutivo darà luogo al Nuovo soggetto. Dopo lunghi studi, da buon titolista che non ha mai sbagliato un titolo di libro o di manifesto – e su questo gli amici RL tacciano, per favore – ho trovato solo un nome perfetto, vincente, moderno e classico: "Liberali italiani". Su tre bande stilizzate bianco-rosso-verdi (che è il simbolo più amato dai liberali italiani). Dalla Cosa, poiché davvero unitaria, non si potranno escludere i soliti politicanti rotti da mille avventure (ché se no, ne fondano un’altra…), ma metteremo dentro anche i molti giovani emersi localmente e – novità – i grandi nomi del giornalismo e della cultura, e i tanti che non sanno di essere liberali, ma hanno risposto positivamente ai 20 quesiti del Manifesto. Affluiranno, quindi, molti liberali veri a noi sconosciuti, che finora erano prigionieri della Sinistra o della Destra.
Ma tutto questo serve per ora solo per esercitarsi e prepararsi. Scatterà in tempo reale solo con l’implosione di Forza Italia. Altrimenti è impossibile. Quindi, non facciamo sciocchezze emotive anzitempo, nel solito stile della politica italiana, non strumentalizziamo cinicamente lo scontento attuale, non roviniamo tutto per la smania di una banale elezione comunale, e alleniamoci piuttosto in "virtuale" al grande momento. Qualunque sigletta fatta oggi, sappiate, sarà un "no" alla grande riunificazione futura, perché "si aggiungerà" alle altre sigle, non le sostituirà. Aumentando lo sconcerto e il discredito dell’idea liberale tra i liberali.
Come ne usciamo?
Ma quella notazione di costume era solo una bacchettata agli amici.
Certo, una proposta di un'assemblea dei liberali per un nuovo soggetto, a poco più di una settimana dal voto, è cosa che supera ogni limite di emotività o cinismo.
Resta il progetto della unificazione reale su cui mi diffondo con particolari logistici.
Ma ci vorranno la disgregazione di FI e un centinaio di uomini valorosi come organizzatori degli Stati Generali.
Sì lo so, potrebbe essere solo un disegno utopico, vista l'emotività della gente, che si lascia prendere dal primo stimolo.
E di qui ad un anno chissà quanti rivolgimenti e proposte e sigle fasulle vedremo...
Certo, dopo il 10 aprile lascia passare qualche mese e ti troverai in una situazione di "stato nascente": vedremo sorgere a poco a poco soggetti nuovi...
"Neo-lib", su cui tutti si sono buttati a pesce come se fosse chissà che? "Neo" lib: perché il Lib gli faceva schifo. Neo si mette prima di comunismo o fascismo, mai prima di liberalismo. Già questo dice tutto... Attenzione in questa fase di crisi della CdL in cui pulluleranno ancora più di prima gli improvvisati "liberali"...
non per adularti, ma anche a me il "neo" ha dato un pò fastidio. Sì perché la fiammella è sempre la stessa, da secoli, e mai è stata spenta... Per il momento, ascoltando anche la tua opinione, sto cercando di mettermi in posizione neutrale. Oggi per esempio ho espresso un mio parere sull'Opinione che forse susciterà un minimo di controversia. La questione è molto delicata e mi piacerebbe avere il tuo parere. Se la ritieni degna, sarei felice di poterne discutere anche sul tuo blog.
Da oggi intervengo col nome bix che in effetti è più semplice, niente più herbert, spero che Spencer non ne abbia a male.
Solo Bertinotti parla di neo-liberismo.
E poi - e parla un filo-americano - basta con questa stucchevole iconografia americana, roba da sotto-mondo di blogger frustrati, spesso ex-fascisti o ex-comunisti che devono dimostrare lo zelo dei neofiti. E' il bianco-rosso-verde (a furor di popolo liberale) la nostra bandiera. E il logo sovrastante non può che essere onnicomprensivo: "Liberali italiani".
Paolo Di Muccio
Chi sei? Non si capisce.
Almeno io, pur con i tanti errori di battitura (non rileggo i commenti...), tra cui un ineffabile "Neouveau" (!),
mi faccio capire...:-)
Ma se riusciamo, magari pubblicando, nel prossimo futuro, un numero monografico de L'opinione in forma di rivista con 18 pagine di cultura politica liberale dura e pura e qualche firma "pesante" e costruendoci intorno l'evento (la presentazione, la stampa, il convegno etc...), che accenda un dibattito non meramente episodico e fanfarone potremmo almeno verificare se esisteranno le condizioni prima culturali e poi politiche per un soggetto politico di tutti i Liberali Italiani. Contiamo sul fatto che Adornato, Pera, Ferrara e i vari Liberal, Magna Carta, Il Foglio sono ormai già "bolliti" il che ci consentirà un minimo di margine di manovra in più.
Chiedere scusa???? ma per cosa?
Non credi che sia un'pò esagerato questo tuo attegiamento da unico portatore della verità suprema, dimostri una superiorità morale degna del peggior sinistroide.
Tu dici di aspettare che FI fallisca per poi agire, e se FI non cadesse cosa bisognerebbe fare, aspettare ancora? tanto vale muoversi e provare a creare una corrente liberale all'interno della CdL. Tu ovvimente dirai che già altri ci hanno provato e così via, ma ora la situazione è un'po' cambiata.
Pensare poi di creare ora un terzo polo è da folli (come fa notare jinzo si veda quanto sono riusciti ad influire i radicali negli ultimi anni).
Forse questo sarà l'ennesimo flop, ma forse no, tu critichi i liberali perchè il loro individualismo e' la loro condanna, ma intanto quando qualcuno propone qualcosa tu sei il primo a lamentarti e a far notare che tu sei stato il primo a pensarci, che i progetti che propongono gli altri fanno tutti schifo mentre il tuo (quale? io non vedo niente) è l'unico che vale ecc...
La tua risposta a Jinzo sarebbe stata sicuramente più apprezzata se, con tono meno arrogante, per esempio gli avessi detto una cosa del genere: La tua è un idea buona. Ti avverto che già altri ci hanno provato ma non ha funzionato un granche. Tentare di nuovo comunque non nuoce. Sappi comunque che io lo ritengo un primo passo per poi passare ad un altro progetto che io ritengo più grande ecc...
saluti
Giovanni
A me pare di avere identificato 3 "catalizzatori" di blog e siti interessati al progetto, Salon Voltaire, LiberalCafè e Italianlibertarians (il blog di Jinzo). Mi permetto di suggerire a te, Giuliano Gennaio (per Liberalcafè) e Jinzo di incontrarvi e discutere su un possibile piano di azione. Con umiltà. Perchè se vogliamo discutere di occasioni perse per colpa di qualcuno che non ha ci ha creduto in passato, o su chi ha avuto prima l'idea, potrei dire qualcosina anche io, ma non si andrebbe da nessuna parte.
Aggiungo solo che concordo pienamente con te sul fatto che l’iter può partire solo se, tra gli oltre 60 soggetti liberali italiani censiti dal Salon Voltaire, quelli politici con ambizioni partitiche si impegnano a sciogliersi.
Ma nell Commissione Vivona (l'unica seria finora) dopo aver lungo studiato scoprimmo che solo la fine o anche se vuoi il reimpasto totale del bipolarismo all'italiana potrebbe fare spazio per i liberali. Così com'è, con le estreme troppo presenti e troppo potenti a Sn e Ds, il bipolarismo esclude ed escluderà i liberali.
Hai visto, no?, che fine ha fatto la stessa FI che era nata liberale, aveva Berlusconi, i soldi, la visibilità ecc.
Io pure ero della vostra idea ma essendo razionale mi sono dovuto convincere. Nulla da fare per i liberali uniti in questo sistema bipolare sbagliato, perché da sempre, ripeto da sempre, il liberalismo non è né totalmente di Ds né di Sn, o meglio dipende dai vari temi: p.es, parlando il linguaggio standard, è di sinistra sui diritti civili, di destra sull'economia, di sinistra sul laicismo, di destra sulla politica estera, ecc. Questo è il punto da capire. Ma non è colpa dei liberali: è che Ds-Sn sono definizioni interpretate male, sbagliate.
Se invece ci fosse un tripolarismo (c'è oggi mica in Uganda, ma nel "nostro" UK) con i Cattolici a Ds, i Liberali al Centro e i socialisti democratici a Sn, sarebbe perfetto. Ma resterebbero fuori AN, Lega, Rifondazione, Comunisti e Verdi. E sono tanti, troppi. Queston è il punto: ci sono troppe estreme in Italia: percià siamo poco liberali. E il bipolarismo ha avvantaggiato le estreme. Quindi la riunificazione liberale è sempre meno facile. A meno che non si cambi sistema, ma...
L'ipotesi del terzo polo, per usare un tono simile al tuo, è demenziale.
Il tricolore è superato: non tutti i liberali sono nazionalisti. Ti invito ad un serio dibattito da me.
Il nome NeoLib in realtà indica qualcosa di innovativo, che non fa minimamente riferimento all'idea della rifondazione liberale. La Rifondazione la lascio ai comunisti. NeoLib ignora i modelli del liberalismo italiano come Croce, Rosselli e gli altri amori del guru Pannella... I nostri modelli sono austriaci ed americani. Sono quelli del libertarismo.
Come vedi, non c'è alcun progetto di Rifondazione, al massimo un progetto unitario sotto la cui bandiera possa riconoscersi chiunque si ispiri a principi liberali. Ecco perchè non ho alcuna intenzione di estendere l'appello alla Resa nel Pugno.
Ciao!
Рогподв, йцуервщ т плещ иароызшк зпрсбовнк. Орв угпр нгннат жадург о ок, аощяком :)
Раоек загет, мпк аогкл ндйан пою зкт твнуолмну?
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