07 aprile, 2006

 

Appello al Governo che verrà: tuteli il Paesaggio, la vera identità dell'Italia, con l'Arte e la Cultura.

La guerra era finita da poco, l’Italia era ancora povera e sotto le macerie; eppure i nostri grandi padri Costituenti trovarono il tempo e la sensibilità per occuparsi d’un aspetto che a quei tempi sarà apparso eccentrico e troppo raffinato al cittadino medio. Gli intellettuali che sedevano nell’Assemblea riuscirono a imporre un articolo (tra i primi 10, incredibile) che nessun’altra nazione aveva e ha tuttora: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Di recente, il presidente Ciampi ha definito questo articolo 9, a ragione, "il più originale della Costituzione". Magistrale.
      Ma oggi, una classe politica molto più rozza e ignorante di quella d'allora, vorrebbe rimangiarsi quel principio, per consentire ogni sorta di speculazioni e devastazioni della Natura e dell’Arte, che costituiscono entrambe il nostro unico e vero patrimonio nazionale.
      Alla vigilia delle consultazioni elettorali, perciò, la benemerita associazione Italia Nostra, fondata da grandi liberali e filantropi come Umberto Zanotti Bianco ed Elena Croce, rivolge un appello al futuro Governo, qualunque esso sia. Innanzitutto "tuteli l’articolo 9 della Costituzione - raccomanda al primo punto il comunicato dell’Associazione di tutela, firmato dal suo presidente Ripa di Meana - e dica no a ogni iniziativa di revisione. "Non è negoziabile il primato dei valori culturali che è alla base della tutela sia del patrimonio storico e artistico, che del paesaggio, e caratterizza il modo stesso di essere della Repubblica".
      Si parla, spesso a vanvera, di "identità", di "valori"? Ecco la prima vera identità: la natura e le bellezze artistiche dell’Italia, quelle che la fanno unica, diversa da ogni altro Paese. E tra le bellezze che la caratterizzano c'è il Paesaggio, sia naturale che urbano. Conservare questa identità, questi valori unici, non significa essere "conservatori", ma, al contrario, perseguire con intelligenza l’unico vero progresso, quello della cultura e dell'intelligenza.
      L’Italia è, poi, storicamente il Paese dei più antichi Centri storici. Vanno difesi come entità a sé, come "ambienti" coerenti e testimonianze di un patrimonio culturale, indipendentemente dallo stile o dal valore intrinseco della singola costruzione. Antonio Cederna li definì beni culturali unitari, "monumenti da conservare integralmente". "E’ un vanto e un primato italiano - ha detto il presidente Ripa - la moderna cultura dei centri storici". Eppure è proprio contro di essi che si scatena la prima linea della speculazione, sotto forma di grossolane deroghe delle "leggi obiettivo", usi impropri e degradanti. E le periferie squallide e invivibili che assediano i centri storici? Concentriamo lì - esorta Italia Nostra - le risorse e la creatività della migliore architettura contemporanea. Ma salviamo e lasciamo integri, a testimonianza futura, i Centri storici.
      Il "Paesaggio", che per la sua forza storica e identitaria è un valore autonomo e prioritario, perfino rispetto all’ambiente - è la tesi di Ripa, che sembra rimandare alle motivazioni della benemerita legge sulla tutela del Paesaggio voluta e presentata da Benedetto Croce nel 1920 - dovrà essere in cima ai programmi del futuro Governo, qualunque esso sia.
      Che fare subito? Intanto rendere i Piani paesistici davvero obbligatori, prescrittivi e vigilati, come vuole una legge troppo disapplicata. Anzi, si dovrebbe aprire un’inchiesta parlamentare sul deterioramento del paesaggio, ormai una calamità di vaste proporzioni.
      La montagna e la campagna vanno, poi, tutelate dalla urbanizzazione selvaggia e inutile, dalla disseminazione edilizia, dalla distruzione del patrimonio culturale sparso, dalle cave (come quelle che stanno letteralmente decapitando le Alpi Apuane) e dalle devastanti e non produttive torri eoliche. Rivolgiamoci ad altre energie alternative, non distruttive del profilo del nostro Paese, come il solare fotovoltaico, per esempio.
      D’altra parte, cittadini e classe politica si devono rendere conto che il territorio è un bene limitato. Attenzione, quindi, all’andazzo della "urbanistica contrattata", in cui gli speculatori siedono addirittura al tavolo con gli urbanisti e gli amministratori comunali e regionali. Come liberali, siamo d’accordo con Italia Nostra anche su questo punto: che i sindaci facciano i sindaci, e i ministri i ministri. Bisogna restituire alle amministrazioni pubbliche, che esistono proprio per questo e ci costano un occhio della testa, la responsabilità delle scelte di loro competenza, in modo che trasformazioni e destinazioni nell’interesse generale garantiscano le libertà di utilizzazione del territorio da parte di tutti i cittadini, e non solo di alcuni.
      E le "grandi opere"? Il sospetto che talvolta siano elettorali o servano a far guadagnare grandi gruppi amici, è forte. Certo, alcune, secondo una sensata posizione liberale, sono utili e ci mettono al passo con i Paesi più progrediti, ma la maggior parte no, e quando non sono soltanto un annuncio elettorale, sono solo uno spreco, un'occasione di corruzione e un'offesa alla Natura.
      Ci ricordiamo del vecchio slogan alternativa "piccolo è bello". Italia Nostra sostiene che la "mistica delle grandi opere" fa parte ormai d’un modello di sviluppo industriale sorpassato, che provoca guasti ambientali. Spesso sono opere inutili e antieconomiche, dividono le popolazioni, o travolgono le cautele delle valutazioni di impatto ambientale.
      La tendenza oggi è quella di "valorizzare", cioè di attribuire un valore economico a beni così fondamentali che sono senza prezzo. Come il commerciante, abituato a vendere di tutto, non si venderà certo la madre o i figli, che per lui sono un "bene sommo", non economico, e quindi non farà certo torto alla sua fede nel mercato, così il prossimo Governo che uscirà dalle urne deve reimparare a tutelare, altro che a "valorizzare", cioè a commercializzare o a svendere, e pure sottocosto, i preziosi beni ambientali e artistici dell’Italia. Potenziare gli organismi preposti alla tutela, quindi, come il personale tecnico-scientifico (soprintendenze) del Ministero per i beni e le attività culturali.
      Secondo Ripa di Meana, inoltre, il Ministero per i beni e le attività culturali, dovrebbe essere reso capace di gestire in proprio i musei statali e gli altri luoghi di cultura, mentre le gestioni indirette dovrebbero essere solo casi limite, comunque sotto la sua stretta vigilanza. Applichiamo queste stesse regole agli enti locali.
      E infine, quello che tutti noi avevamo sempre pensato, ma che non avevamo mai avuto il coraggio di chiedere: ma che c’entrano lo spettacolo e addirittura lo sport con la natura e i monumenti? Togliamo queste competenze dal Ministero più bistrattato d’Italia, perché distraggono mezzi ed energie dall’esercizio della tutela.

AGGIORNATO IL 18 NOVEMBRE 2017

Comments:
Beh, innanzitutto complimenti per la controversia accesa dal precedente articolo...

In questo caso non direi che i tuoi argomenti sono conservatori...
piuttosto progressisti!! ARGH!!

Perché stai difendendo un bene collettivo, e stai dando per scontato che il paesaggio non è privato o privatizzabile in lotti.

Speriamo di aprire un'altra bella controversia!
 
No, caro Candide, questo è un articolo calmo, un po' burocratico (ho seguito un comunicato stampa degli anici di Italia Nostra) che il mio Super-Io mi impone come dovere laico.
La Natura e l'Arte sono infatti per me molto più importanti della politica. E gli unici campi in cui tendo a...conservare. Però i diritti che derivano da questi beni comuni o collettivi della cittadinanza sono privati, collegabili ad altrettante libertà. Pensa che si sta facendo strada una sorta di "diritto individuale alla wilderness", cioè alla natura vergine o selvaggia o primigenia. Ma il discorso andrebbe lontano..
Voglio dare una mano a Italia Nostra. perché ho molto a cuore il patrimonio artistico e naturale.
L'ho mandato anche all'Opinione, che non me lo pubblicherà.
Non sapevi che sono un ambientalista della primissima ora?
Tutti mi conoscono per questo.
Alcuni poi mi inquadrano come scrittore scientifico (libri e articoli di alimentazione, biologia e medicina) e altri solo come ex critico jazz.
Speriamo che i tre gruppi non si incontrino mai, se no mi danno dello Zelig... Tutti e tre i gruppi di conoscenti per fortuna ignorano che in realtà io nasco pittore e poeta satirico...
ciao
Nessuno mi conosce come scrittore di cose politiche. Ho scritto pochissimo di politica, però la frequento da quando avevo 15 anni.
 
Come si concilia il mio essere liberista e modernista con protezionismo stretto e il no alla speculazione sulla natura? Con la parabola del mercante, brevemente accennata nel palloso articolo. In sostanza, il mercante non sarà meno mercante se non vorrà vendersi la madre e i figli, no?
Esistono beni "economici" sì, ma affettivamente o culturalmente incommerciabili. Ecco la Natura vergine e i monumenti artistici appartengono per me a questa categoria. Dopotutto è stato il liberale Croce (d'accordo: poco liberista) a promuovere il primo parco in Italia, quello d'Abruzzo. Ed è stata la figlia a dare origine a Italia Nostra. E tutti i primi ecologisti erano liberali. E i primi ministri dell'ambiente in Italia? Liberali (Zanone e Biondi).
E il fondatore del primo club ecologista in Italia? Un liberale, il sottoscritto: 1975.
Siamo razionali: qualcuno potrebbe obiettare: ma Croce era abruzzese, ecco perché. E l'ecologia non contava un tubo politicamente: ecco perché la davano ai liberali. Probabile. Insomma, diciamo almeno che l'amore per la natura non c'entra niente con gli schemi politici: è trasversale.
 
Anche io in quanto a identità diverse non posso lamentarmi...

Tornando all'ambiente, la limitatezza della terra è ovviamente la prima critica liberale al liberalismo di Locke. Sottolineo "critica liberale", perché secondo me il liberale dovrebbe essere il primo a capire che il suo modello ideale deve essere adattato al mondo reale.

Si torna sempre sui vecchi temi: Malthus e Ricardo sono o non sono veri liberali?
 
Sono ambientalista, animalista e vegetariano, radicale laico e liberale.

Onestamente non ci vedo nessun conflitto...

I progetti vanno valutati nel merito uno per uno. Non dobbiamo approvarli tutti per fare i liberalisti e nemmeno bocciarli tutti a priori per fare il "verde" della situazione.

Per dire, sulla TAV ho i miei dubbi, anche se ammetto di non saperne abbastanza per dire un sì o un no definitivo.
 
Sgembo, complimenti. Sono il Vegetariano di più lungo corso a Roma, e anche teorico del vegetarismo con quattro manuali(frazione scientista, cioè specializzato in nutrizione, ed....eehm... in errori più comuni tra i veg.), animalista della prima ora, ho inventato io il I Rferendum contro la caccia, ho contestato per primo uno zoo con un drappello di ragazzi sandwich (questa è l'unica cosa che forse non rifarei, per come hanno ridotto oggi gli zoo, oggi li salverei per la didattica dei bambini...), e da miei soci del club Lega Naturista (I club ecologista in Italia, 8 anni prima dei verdi, che si fondarono nella nostra sede di via Magenta) nacquero la Lega abolizione caccia (Carlo Consiglio) e la Lega per i diritti degli animali (Laura Giradello).
Sono stato anche il teorico del nudismo (con tanto di... guida), che pochi sanno essere solo l'ultimo aspetto del naturismo, nient'affatto un sinonimo, come invece dicono oggi certi nudisti ignoranti che si vergognano del nome...
E sono sempre stato liberale, al massimo radicale...
Oops, sto andando fuori rotta. Il mio sito personale è un altro, e ha il nome mio
Certo, che non c'è alcun conflitto, ma ce lo vedono a DS e a Sn quelli che hanno idee distorte o parziali sia sulle cose naturiste che sul liberalismo...
 
Un attimo ragazzi, calma. Non voglio fare il pignolo, ma, parafrasanso Nico, nessuno è più pedante di un logico liberale in Germania. Animalista, vegetariano, va bene, ma, essendo l'ambiente proprietà comune, di fatto più uno esercita il suo ambientalismo più limita le libertà individuali dei singoli.
 
Ma va in mona!
Te e il tuo orrendo culo di fuori, pietà.
 
What is "culo di fuori"? Me straneirou!
 
Nico ma allora sei un mito! :)

Al nudismo io personalmente non ci arriverò mai credo, in fondo vengo da una famiglia cattolica :)
Concettualmente ovviamente non ho nulla da ridire, mi sembra una cosa normalissima.

E' interessante il conflitto ambiente-pubblico/libertà-privata.
Ma credo che la parabola del mercante(che mi segno perche' mi tornerà sicuramente utile in futuro) chiarisca le cose.
 
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