Altro che "tema secondario" riservato solo ad un'élite, e dunque non rilevante politicamente. La laicità dello Stato non è un argomento come gli altri, anzi, a rigore non è neanche un tema: è piuttosto un modo di vedere, una sensibilità liberale, un principio onnicomprensivo che pervade tutti gli aspetti del vivere sociale.
La separazione netta tra Stato e Chiesa, religione e legge, morale religiosa e diritto positivo, peccato e delitto, credenza privata (nel chiuso della coscienza) e adesione del cittadino alle leggi dello Stato (pubblica), è alla base dell'ideologia e della società liberale. Basti ricordare che dalla libertà di religione - qualsiasi religione, compresa la non-religione - e dall'uguaglianza di tutte le religioni, credenze o idee di fronte alla legge, nacque in Europa il liberalismo.
Insomma, si tratta d'un aspetto fondamentale della moderna società liberale, che è costato nella Storia migliaia di morti e grandi tragedie, una conquista del progresso morale e civile che, perciò, non si può mettere in discussione, né si può eludere.
E invece, come se niente fosse, soprattutto la Destra, ma anche la Sinistra, hanno cercato di occultarlo nella passata campagna elettorale, pensando furbescamente che facendo pubblica adesione ai voleri della Chiesa e del Vaticano avrebbero guadagnato voti. Così non è stato. La Destra, per esempio, di voti ne ha persi parecchi a causa della mancanza di laicismo ["laicità" è una qualità che attiene allo Stato, "laicismo" alle persone laiche, NdR], come ha dimostrato Claudio Tomassini sul giornale L'Opinione di oggi. Come avevamo già anticipato, nucleo del discorso è la risposta elettorale dei Radicali. Solo che il Tomassini, a differenza di tanti faziosi commentatori della stampa di destra e di molti blogger conservatori, mette in tavola tutte le cifre, non solo quelle che fanno comodo agli anti-liberali e anti-radicali.
"Per rilevare come l'assenza di vera forza laica abbia danneggiato la Cdl, basta esaminare con un po’ di attenzione i dati elettorali", scrive il Tomassini. "Limito il mio ragionamento al voto espresso in Italia, rimandando ogni considerazione sul voto degli italiani all’estero. Alla Camera, dove l’Unione ha vinto, aggiudicandosi il premio di maggioranza, per soli 25.224 voti (19.001.684 contro 18.976.460), la RnP ha avuto 991.049 preferenze. Facendo un raffronto con le precedenti elezioni (avendo come riferimento il voto per la parte proporzionale alla Camera) si può notare come, nel 2001, lo Sdi (che si era presentato con i Verdi nella lista Girasole) aveva preso 805.340 voti, mentre i Radicali (presentatisi da soli con la lista Bonino) 832.213 voti, per un totale di 1.637.553 voti. Il 9 aprile la RnP ha avuto 991.049 voti, i Verdi 783.944, per un totale di 1.774.993 voti, con una variazione positiva complessiva di 137.440 voti.
Semplificando, credo si possa dire che, almeno il 50% di questo incremento, cioè circa 69.000 voti (ampiamente sufficienti a colmare il gap fra i due schieramenti), siano riconducibili a elettori che hanno scelto la RnP perché unico partito che innalzava il vessillo della laicità dello Stato, opponendosi alle pesanti e ripetute ingerenze nella vita politica delle gerarchie vaticane. E il discorso è riproducibile anche per il Senato. Nella regione “chiave” per questa elezione, la Campania, il centrosinistra ha avuto 1.507.646 voti contro i 1.491.875 voti andati alla Cdl, prevalendo, quindi, per soli 15.771 voti. In questa regione la RnP ha ottenuto 83.569 preferenze.
E’ chiaro che un’analoga forza laica del centrodestra, la quale fosse stata capace di attrarre anche solo il 10% del consenso andato al nuovo soggetto radical-socialista, avrebbe rovesciato il risultato, facendo ottenere il conseguente premio di maggioranza alla coalizione guidata da Berlusconi, garantendole così anche il controllo di Palazzo Madama.
Da questa babele di cifre (ma sono certo che il lettore saprà districarvisi egregiamente), ritengo appaia di tutta evidenza come, in queste elezioni, la Cdl abbia commesso un errore nel sottovalutare l’importanza delle istanze laiche, relegando a un ruolo assai marginale le forze, al proprio interno, che queste rappresentano. Un errore che, spero, non abbia a ripetersi nelle prossime importanti consultazioni amministrative. E, se proprio non vorranno capirlo le oligarchie partitiche, credo spetti a noi cittadini darci da fare, anche dando vita a liste civiche che offrano un’alternativa di voto laico, liberale, repubblicano e socialista riformista".
Una conferma in più di quello che andiamo scrivendo sull'esito delle elezioni. Il Centro-destra ringrazi gli ottusi neo-con e teo-con (in francese, letteralmente: "teologi coglioni"), da Ferrara ad Adornato, da Pera a Casini. Che del resto danneggiano e condannano alla sconfitta ogni cosa che toccano. Basti pensare alla legge elettorale, imposta da Casini e l'Udc come rivalsa su Berlusconi. Guadagnandoci, però, in fama e carriera...
# Nico Valerio 15:26