20 gennaio, 2008
Ma davvero la Chiesa non è anti-liberale? Diamo un’occhiata alle Encicliche
Lo sostengono acrobaticamente e con sprezzo del ridicolo - un ridicolo che farebbe vergognare perfino lo studente d'un liceo dei preti - alcuni furbi ex comunisti che recitano cinicamente, forse per motivi di cassetta, da "atei devoti". Gli vanno dietro per ingenuità, unita alla proverbiale ignoranza, molti conservatori della Destra che davvero, poveretti, si sentono "liberali". Alla Fantozzi.
Diamo un’occhiata ai contenuti degli atti supremi della dottrina cattolica, le encicliche, e vediamo chi dovrà ripetere la terza liceo, oppure dovrà confessare di aver strumentalizzato a fini di carriera personale e di bassa politica la Chiesa. Chiesa che ha tutto il diritto di dire le sciocchezze che dice. E noi - sia chiaro - da una parte ci batteremo perché possa continuare a dirle, ma dall'altra perché Stato, enti pubblici, enti locali e tv di Stato a tali sciocchezze (questo è il punto) non prestino mai ascolto, o per lo meno le affianchino con pareri contrari del medesimo rilievo.
Dunque, vediamo. Cominciamo da lontano, per essere sicuri di non perderci nulla dei tempi moderni, che videro l'affermarsi in Europa delle idee di libertà, accompagnate sempre dalla più strenua e gretta opposizione della Chiesa, la struttura più stabilmente reazionaria mai apparsa in Italia.
Nell'enciclica del 1775, "Inscrutabili Divinae Sapientiae Consilium" - sintetizza una breve ma efficace nota di Giuseppe Grippa dell’Uaar di Lecce - si condannano e perseguono i seguaci dell'illuminismo e dell'idea che l'uomo nasce libero.
Nella "Mirari Vos" (1832) si condanna la libertà di stampa, e si considera delirante affermare la libertà di coscienza, definita un "errore velenosissimo" che spiana alla libertà di opinione, con danno per la Chiesa e lo Stato.
Da sottolineare, a proposito, che la Chiesa aveva bruciato la Divina Commedia di Dante, massimo capolavoro della lingua italiana, a cui concesse l’imprimatur solo a fine '800; che ha vietato l'uscita del libro di Don Milani, poco prima della sua morte.
Nella enciclica "Quanta Cura" (1864) vengono condannate la separazione fra Stato e Chiesa, l'autonomia della filosofia dalla religione, la creazione di scuole laiche (in una lettera al re d’Italia, papa Pio IX supplica di non attivare il "flagello" della Istruzione pubblica); prediligendo il diritto ad usare la forza, ad acquistare, possedere e a vietare la libertà di culto e di parola, corruttrice dei costumi.
E non è finita. Nell’enciclica "Libertas" (1888) – continua Grippa – si condanna la libertà di coscienza. Con la "Rerum Novarum" (1891) si sostiene l'impossibilità di eliminare le differenze sociali, raccomandando di tenere "a dovere" le plebi. A proposito, come non ricordare in passato la persecuzione dei Donatisti, seguaci del religioso Donato (313 dC), che chiedevano la distribuzione delle terre dei latifondi, la liberazione degli schiavi e la proibizione dell'usura? Furono massacrati da Costantino, sollecitato dalla Chiesa di Agostino, piena di vescovi provenienti da famiglie latifondiste.
Ma in tempi recentissimi, vi ricordate di papa Luciani (1978)? Voleva riformare le finanze vaticane, autorizzare il controllo delle nascite, ridurre i privilegi della Curia, abolire il celibato dei preti, come discusso durante il Concilio Vaticano II. Era a favore del divorzio e della collegialità nella chiesa. Non per fare dietrologia scandalistica, ma il fatto è che dopo 33 giorni di pontificato fu trovato misteriosamente morto.
Non basta. Nel 1997 i cattolici tedeschi del gruppo "Noi siamo la Chiesa" consegnarono al Papa 2 milioni di firme in favore del sacerdozio femminile, la fine del celibato dei preti, la comunione dei divorziati sposati, la scelta del vescovo e del parroco da parte delle comunità locali. Tutte riforme rifiutate da Giovanni Paolo II che rispose: "La chiesa non è una democrazia". E fu proprio per la chiusura mostrata su questi temi che l'esautorato card. Martini si è ritirato in Palestina.
Ecco solo alcuni esempi della dottrina della Chiesa di Roma, che continua a propagandare la superiorità della Verità (quale?) sulla Scienza. Scienza che da sola, nientemeno - conclude Grippa dell'Uaar Lecce - renderebbe "tristi". La Fede, insomma, come purificatrice della Ragione, al fine di salvare una struttura monarchica, sessuofobica e famelica di scandalosi privilegi, in uno Stato che invece per Costituzione e conquiste della Storia (come il Risorgimento, il movimento fondatore della Nazione italiana, aggiungiamo noi) dovrebbe essere laico e pluralista, e che dovrebbe garantire la libertà di credere, come quella di non credere.
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IL SILLABO. Ma forse, visto che Grippa l'ha dimenticato, è bene spendere qualche parola sul "Sillabo" di Pio IX, allegato all’enciclica "Quanta Cura" del 1864, nel quale sono condannati come "errori" tutte le libertà in ogni campo, a partire dal liberalismo.
Condannati anche ateismo, comunismo, socialismo, matrimonio civile, panteismo, naturalismo, razionalismo (anche moderato), la confusione tra natura e ragione, l'idea relativista dell'uguaglianza di tutte le religioni (indifferentismo), l'ipotesi che l'uomo possa scegliersi la "religione che col lume della ragione reputi vera", le società segrete, le società clerico-liberali (cioè il "liberalismo cattolico"), le società bibliche (dove i cittadini leggono e interpretano liberamente la Bibbia), l'idea che "lo Stato in quanto origine e fonte di tutti i diritti, gode del privilegio di un diritto senza confini", l'idea che "la dottrina della Chiesa cattolica è contraria al bene ed agli interessi della umana società", l'idea che "l'abolizione del civile impero posseduto dalla Sede apostolica gioverebbe moltissimo alla libertà ed alla prosperità della Chiesa", l'ingerenza politica dello Stato in campo religioso, e l’idea che "il Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e con la moderna civiltà").
Nel 1865, il governo francese e quello italiano proibirono la lettura pubblica del Sillabo. Tutta la stampa europea, dall’Italia al Regno Unito, criticò duramente il Sillabo e arrivò ad insultare Pio IX. Senza nessuna contraddizione, anzi giustamente, perché il liberalismo non è neutrale e anodino, come lo si intende oggi da parte conservatrice e clericale, ma ha idee precise e forti, e deve difendere le libertà in modo attivo. Perciò critica severamente e reprime chi vuole abbattere le libertà. Tra le libertà possibili, tutte difese, non è compresa quella di abbattere le libertà stesse. Quindi non ci si può servire del trucco di usare le libertà del liberalismo per abbatterlo, come molti furbescamente pensano.
Ne discende che Papa, Chiesa e religioni, quando pretendono di incidere in modo autoritario e illiberale sulla morale e la vita civile, erano, sono, il vero Nemico per il liberalismo, alla pari di fascismo e comunismo.
E visto che ci sono faccio pubblicità ad Ernesto Rossi e al suo "Il Sillabo e dopo" un libro che descrive per punto e per segno tutto ciò che sta succedendo anche oggi nel presente.
;)
"Ecco, grazie al commento di Frabristol, ho aggiunto un brano specifico sul Sillabo."
Per quel Fra-Bristol potrei offendermi sai!!!! ;))
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