26 novembre, 2007
Il sindaco Nathan, che portò nella Roma dei preti lo spirito laico e borghese
Spirito cosmopolita, illuminato, tipico cittadino europeo, Nathan portò in una Roma socialmente atipica in Europa, perché priva d’una vera borghesia liberale (che poi, a ben guardare, è ancora il male dell'Italia di oggi...), un’inaspettata e per quei tempi rivoluzionaria ventata di aria moderna, occidentale e liberale.
Un liberalismo vero, però, quello di Nathan, perché pragmatico. E in economia ben diverso da quello di comodo oggi proposto dai tanti conservatori autodefinitisi "liberali" o "liberisti", che vedono il mercato come una sorta di privilegio anarchico di pochi furbi oligopolisti, in realtà fuori mercato perché fruitori di "rendite" di posizione amicali, politiche o legislative.
Nathan fu ovviamente un grande fautore della libera iniziativa privata e della proprietà, ma dimostrò fino a che punto il liberalismo può avere un impatto sociale e popolare quando davvero comanda il mercato, e non la prepotenza, l’illegalità o il privilegio spacciati per "libera concorrenza". La sua amministrazione, infatti, fece rispettare contro le furbizie degli speculatori - erano gli anni degli scandali della ricostruzione e dello sviluppo edilizio a Roma - la severità delle ferree regole del gioco, appunto il famoso mercato, come aveva visto fare nei grandi Paesi occidentali a cui si ispirava: Regno Unito, da cui proveniva, e Stati Uniti.
Per tutti questi motivi, anche per essere stato nella città dei Papi e quindi dell’oscurantismo, un sindaco insieme razionalista, liberale, laico, ebreo e massone, Nathan rappresenta il vero simbolo della Nuova Italia liberale e moderna. Tutti noi laici dobbiamo tributare alla memoria del miglior sindaco che Roma abbia mai avuto l’omaggio che compete ad un Grande Liberale.
Oggi gli amici Radicali molto opportunamente lo ricordano con un Convegno a Roma, alla Camera dei Deputati (via della Mercede 55).
Sulla figura di Nathan e sulle celebrazioni - scarse, ahimé, e fatte di malavoglia dal Comune di Roma - riportiamo qui di seguito l’articolo di Tiziana Ficacci di No God, dal sito http://www.nogod.it/ (Nico Valerio).
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Cento anni fa Ernesto Nathan saliva le scale del Campidoglio con scarsa convinzione. Nato a Londra da una famiglia di ebrei tedeschi, cresciuto fra l’Inghilterra e Milano, era convinto che Roma era una città troppo provinciale e piena di trasformisti per poter gettare le basi di un cambiamento politico.
Arrivato per la prima volta a Roma nel 1870 per lavorare come amministratore al giornale mazziniano La Roma del Popolo, aderì nel 1879 alla sinistra storica nello schieramento guidato da Francesco Crispi. Nel 1887 entrò nella Massoneria e dopo due anni fu eletto nel Consiglio comunale con delega ai Beni culturali e all’Economato. Un incarico importante considerato che in quegli anni Roma era diventata la capitale dell’Italia unita e che vedeva una vorticosa crescita demografica. Nel 1907 divenne sindaco, carica che tenne fino al 1913.
Un frequente intercalare romano recita "nun c’è trippa pe’ gatti" che potremmo leggere come un motto della sua amministrazione. Se da una parte la frase liquidò la superflua spesa del cibo per i gatti che soggiornavano negli archivi capitolini, dall’altra si può applicare alla sua ispirazione etica mazziniana, alle sue innovazioni, al suo governo riformista che impose limiti alla speculazione privata, e che, purtroppo, decretò la fine del suo governo usando come pretesto le sue posizioni sulla guerra di Libia.
"Fino a quando un solo scolaro, entro la nostra cerchia amministrativa, non può ricevere istruzione e educazione civile in ambiente sano e consono, le considerazioni del bilancio finanziario devono cedere il passo alle imperative esigenze del bilancio morale e intellettuale". Questa nobile affermazione rivela molto dell’uomo, che cercò sempre la collaborazione di intellettuali e artisti d’avanguardia , da Duilio Cambellotti a Sibilla Aleramo, da Umberto Boccioni a Maria Montessori che fu a capo del Comitato nazionale donne italiane di cui facevano parte anche la moglie e la figlia di Nathan. Durante il suo incarico vennero aperti 150 asili comunali che fornivano anche la refezione (per intenderci oggi sono 320). Il 1911, cinquantenario dell’Unità, fu l’occasione per l’amministrazione di avviare un programma urbanistico che dalle case operaie di San Lorenzo arriva ai Fori, passando per il palazzo di Giustizia, la passeggiata archeologica che contemplava il verde pubblico, la creazione del quartiere Prati. Nacquero in quegli anni, per sottrarre i servizi di pubblica utilità alla speculazione privata, le prime aziende municipalizzate, tra le quali la centrale elettrica Montemartini (dal nome dell’assessore ai Lavori pubblici) sulla via Ostiense , inaugurata nel 1913 e che oggi è uno dei musei più affascinanti della città con la sua giustapposizione di marmi romani e macchinari di archeologia industriale. Nathan fu anche il primo a iniziare l’acquisizione pubblica di opere d’arte per i musei.
Il 23 novembre alle 18, la professoressa Maria Mantello terrà la conferenza "Nathan: un unico interesse: la cosa pubblica" in via Aldo Manuzio, 91 a Roma
Il 27 novembre alle ore 9,30 nell’Aula Giulio Cesare dopo i saluti delle autorità – e sarebbe incomprensibile una eventuale assenza del Sindaco Walter Veltroni – prenderà le mosse un convegno di due giorni, martedì 27 dalle 15.30 presso la Sala Pietro da Cortona ai Musei Capitolini e mercoledì 28 alle 9.30 presso l’aula di Geografia della facoltà di Lettere dell’Università la Sapienza.
Ci saremmo aspettati dall’Amministrazione capitolina celebrazioni meno formali e che coinvolgessero tutti i cittadini romani. E perché no, anche dei fuochi d’artificio, gli stessi che durante l’amministrazione Nathan facevano brillare la notte del 20 settembre, ricordando ai romani che non erano più sudditi del papa ma cittadini italiani.
L'Italietta di Giolitti, che a poco più di 30 anni dall'abbattimento delle mura del ghetto ebraico di Roma, riesce a far eleggere un ebreo Sindaco di Roma, dà parecchi punti all'Italia di oggi.
Lo ha detto la storica Anna Maria Isastia, organizzatrice del convegno su Nathan al Campidoglio parlando oggi alla celebrazione dei Radicali.
Ciao
Carmine
Gli immoralismi, i trasformismi e i giochi di potere tipici dell'Italia non li capiva e li combatteva.
Aveva una moralità severa e coerente (vita pubblica come vita privata) in cui convergevano le varie componenti della sua formazione.
Questo per rispondere ai tanti liberali-liberisti che oggi, ispirandosi forse ai film western di terza visione visti nelle sale parrocchiali quando erano piccoli,
oppure avendo malamente letto Croce, si atteggiano a cinici senza etica.
Ma il messaggio più attuale dei tanti trasmessi da Nathan è l'importanza della scuola e della cultura. In questo siamo indietro rispetto a lui.
Sull'amministrazione moderna di una città, poi, inventò tutto lui: dal decentramento amministrativo ai servizi e alle iniziative del Comune.
Nessuno sforzo per cercare di capire il contesto storico di una Roma post-unitaria dove la partecipazione democratica era limitata ad una frazione della popolazione maschile e i cattolici e la Chiesa erano stati nel mirino dalla breccia di Porta Pia in poi (se non prima).
Quanto all'interessamento del governo inglese, non arriva certo con Nathan; la sponsorizzazione britannica e massonica del "risorgimento" e' nascosta solo dagli ingombranti monumenti libreschi e urbani costruiti per educarci il popolino non troppo entusiasta, ed imbracciati dalla retorica fascista, almeno fino alla svolta dei Patti Lateranensi (buona cosa).
Ecco, questo, avresti potuto obiettare.
Ma che c'entra il Regno Unito? Quello vi fece un grande favore. Gli intrighi della lobby liberal-giudaico-massonico-protestante (v. Mazzini, Garibaldi e i Mille), giovarono a noi liberali, ma anche a voi cattolici ultrà. la Chiesa riscoprì finalmente la sua vera origine spirituale. E mi dici niente, dal tuo punto di vista?
Nell'800 sarei stato giobertiano, e mi sarei strizzato gli zebedei al cospetto di Mazzini, noto portasfiga.
Una bella federazione italiana col papa presidente a vita (re no, e qui probabilmente ci incontriamo). Altro che Savoia (il cui cattivo gusto dinastico si e' riconfermato a furia di fucilate ai turisti e richieste di risarcimenti).
Passando all'oggi, non mi dire che Ratzinger non e' di gran lunga meglio di qualunque politico italico...
Peccato che e' tedesco, ma Ruini c'e' e c'ha pure tanto tempo adesso, no?
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