24 marzo, 2006

 

Italiani al voto, perplessi. Tra Destra, Sinistra e Magna Grecia

Ogni notte siamo illusi da un bellissimo sogno erotico. Spiagge tropicali, acqua cristallina, bellissime ragazze nude dalla pelle ambrata che ci offrono carambole, papaie, mango e acqua di cocco. Ma alle prime luci dell'alba siamo svegliati dai fastidiosi politici, industriali e finanzieri all'italiana. Perciò comprendiamo bene lo spirito del nostro amico che ci scrive per uno sfogo. Di email come questa ne riceviamo molte. Che in genere non pubblichiamo perché troppo lunghe. Eccone finalmente una breve. Subito in stampa. "Segue dibbbattito, compagni..."
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Ringrazio per il vs. giornale [la Newsletter, NdR] che stampo e leggo sempre con piacere. Condivido quasi tutto quanto scrivete, vi confido che turandomi il naso voto centrodestra e vi dico perché.
Non sopporto i falsi come Montezemolo che si dichiara in "silenzio stampa" mentre i suoi giornali sono schierati a sinistra, e neanche il noto ciabattino con braccialetti di pelle al polso, e i loro amici, banchieri e imprenditori senza capitali che siedono su mille poltrone e con i soldi dei correntisti fanno scalate di ogni genere. Se ci fate caso, per le regalie di Stato fatte (Alfa Romeo) o tentate (Sme) i nomi dei politici sono sempre gli stessi. E anche per le scalate, Telekom, Unipol BP Lodi. Se pero non sei del giro, come Fiorani, stai in galera, o - come Ricucci - sei sotto la lente della magistratura "severa, onesta e imparziale". Tutti a sinistra.
Per finire, a tutti quelli che parlano di miseria. Li pregherei di andare nei parcheggi degli aeroporti italiani, a vedere quante macchine di vacanzieri sono in sosta. Sono tornato lunedi 20 dalle Mauritius e ho visto di persona. Spero di non avervi annoiato, ma mi dovevo sfogare.
Vi ringrazio e vi saluto cordialmente
Giovanni Paracchini
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Caro Paracchini, grazie di esserci, innanzitutto. E chiamalo "sfogo": hai dipinto un ritratto vivo della situazione psicologica in cui viviamo, meglio d'un articolo di 5000 inutili battute di Della Loggia-Sartori-Scalfari-Ferrara, che, tanto, proprio come la filosofia, qualunque cosa dicano, da qualunque parte stiano, tutto resta come prima. E non li licenzierà mai nessuno. Anche noi abbiamo disgusto per il conformismo dell'anti-conformismo di comodo (idee a sinistra, ma portafogli a destra) della classe dirigente italiana. Ci avrei aggiunto pure qualcosa contro il "tifo" da stadio (guelfi-ghibellini, bianchi-neri), senza conoscere neanche le idee, i fatti e gli uomini in campo. Perché gli Italiani erano, sono e restano soprattutto ignoranti: vorrà pur dire qualcosa che siamo gli ultimi in lettura di libri in Europa, e invece i primi lettori di giornali calcistici, no? C'è pure un tocco di satira (il ciabattino, il braccialetto...), che vogliamo di più?
Siamo qui ogni giorno - se la stupidità degli Italiani (vedi noi liberali? ne parliamo male, ma sempre con la maiuscola...), il teatrino della politica, i comunisti, i clericali, i fascisti, la Rai, i giornali, i sindacati, i no-global, i Rutelli, le Bindi, i Caruso, i Socci, i Rosso-verdi, i Diliberto e in genere i Buttiglioni mezzi vuoti o mezzi pieni (meglio la prima), non ce lo impediscono, provocando in noi depressione e rigetto. Perché sai, se uno ha il senso estetico della vita, e ha avuto la sfortuna di nascere razionale in Italia, l'Italia delle cosche di amici, dei raccomandati di Destra contro i raccomandati di Sinistra, è dura.
Così, ogni tanto sogniamo, al di là delle Colonne d'Ercole, oltre l'isola di Atlantide, un Eldorado popolato di frutti tropicali, spiagge cristalline e grandi fighe liberali coscialunga, ma ogni mattina ci sveglia la sgradevole, incerta prosa scritta di Battista, e la certa, spiacevole prosa parlata di Giovanardi. E il coso si affloscia. Rispetto e capisco il tuo voto, che è di tanti liberali, come anche quello dei tanti liberali che - anche qui turandosi il naso, non per loro ma per i condòmini - voterà per gli amici radicali.
Ma, caro Paracchini, c'è ben altro che alcuni industriali opportunisti. Ti ricordi la frase di Croce su Parigi e la messa? Le questioni di principio, le libertà, sono per noi liberali sempre al primo posto. Per difenderle, perfino i liberali non-violenti e vegetariani scenderebbero in strada col mitra. Noi liberali siamo stufi di sentir dire, per esempio, da uomini di potere in tonaca nera o rossa che ciò che secondo loro è "peccato" (dal preservativo alla ricerca sulle staminali) deve diventare divieto di legge per tutti. Così come siamo stufi di sentir dire da ragazzotti da strada con tute nere o vessilli rossi che MacDonald non ha il diritto di aprire i suoi ristoranti, che Israele non ha diritto di esistere, che i dittatori criminali non possono essere puniti. Ma non ne possiamo più, neanche, della recente leggenda che contro l'islamismo terrorista l'Occidente si difende rafforzando il Cristianesimo, anziché il liberalismo. Che è la sciocchezza più sottoculturale e masochista mai sentita. Come la differenza, inventata in Italia a scopo elettorale, tra laici e laicisti. Quindi, noi liberali dobbiamo guardarci come la peste - al momento del voto - da uomini e partiti sbagliati. Dobbiamo fare uno slalom acrobatico per evitare i candidati che si rifanno al neo-marxismo (o al neo-fascismo), ma anche al conservatorismo clericale e allo statalismo, sia a Sinistra, sia a Destra. E' una parola: sono la maggioranza, sia nell'Unione, sia nella Casa delle libertà.
Tu sai che - eroicamente - in un'Italia faziosa, campanilista e settaria fin dai tempi di Dante, il Salon Voltaire non fa propaganda, né parteggia per alcun partito. "Superiori compiti" ci chiamano, dico con auto-ironia: commentare le notizie da liberali e cercare di diffondere i vari aspetti del liberalismo, le tante libertà, la ragione e la difesa dell'Occidente. Nessun nemico in carne e ossa, solo l'irrazionalità, l'oscurantismo, l'autoritarismo, l'intolleranza, il fanatismo, ovunque siano, a Sinistra, a Destra e nelle chiese d'ogni specie. Non perché si sia aprioristicamente anticlericali o ateisti militanti, ma perché vediamo che oggi, nuovamente, come in tempi che si sperava restassero lontani, è dalle religioni che vengono i maggiori attacchi alla libertà dell'uomo, alla scienza e alla cultura, forse ancor più che dal comunismo e dal fascismo, ormai sconfitti e mimetizzati con un po' di mercato. Ma questo non lo capiscono neanche i liberali all'acqua di rose. Figurati i non liberali.
Ma, credimi, la politica non è tutto e non serve a spiegare tutto. Esiste - ne siamo sicuri - un'eredità antropologica che ci condiziona in quanto Italiani. Diciamo, per esemplificare, quella linea culturale greco-arabo-spagnola, che a partire dalla Magna Grecia - Neapolis aveva un "sindaco" corrotto già al tempo dei Romani - partendo dal Sud ha ormai conquistato tutta l'Italia da secoli. Voglio dire, la linea filogenetica della paura, della viltà, del fatalismo, della corruzione. Per dirne una: i Romani, anche nobili, combattevano personalmente. Molti Greci si facevano sostituire a pagamento dai mercenari siriaci (Polibio).
E poi l'amicizia mafiosa col potente, col protettore (questo c'era anche a Roma), la delega allo Stato o al capo-cosca, al carabiniere o al parroco, al comitato o al partito, dei problemi che dovremmo affrontare noi stessi, individualmente o in gruppo. Coraggiosi solo dietro una Autorità. Ricordiamoci non solo i briganti e le plebi reazionarie sanfediste sotto le insegne d'un cardinale, ma anche le migliaia di contadini meridionali e veneti che scappavano in massa davanti al nemico nella Grande Guerra. Tutti fucilati sul campo dopo processo sommario.
Una attitudine, una mentalità, che è diventata irreparabile, ovviamente, col suffragio universale e poi nel post-fascismo, a causa delle grandi trasmigrazioni interne. Ma sì, insomma, l'Italia dei cavoli, del pomodoro, dell'olio e della pastasciutta che si sostituiva e si sovrapponeva, con i suoi "valori", all'Italia del riso, del burro, della carne e della polenta.
Ora abbiamo anche tanti altri vice-papà che dovrebbero difendere noi bambini, come il tutore Antritrust (v. articolo successivo). Siamo in perfetta continuità con la linea culturale. Credimi, siamo noi Italiani il problema, non la Politica. La quale, anzi, è leggermente meno peggiore di certi avventori di bar o compagni di treno o di fila al supermercato che si incontrano casualmente. Certo, fanno schifo i professionisti del Parlamento, ma abbiamo visto che il signor Rossi, l'avvocato Tizio, l'ingener Caio o il destista Sempronio che diventato deputati o ministri sono pure peggio. E allora, dov'è questa benedetta "società civile"? E perché prendersela sempre con chi sta in alto? Prendiamocela con noi stessi.

Comments:
Poveri illusi, ma che speranza di "liberalismo può venire da una destra i cui "liberali" di riferimento non sono Voltaire, Tocqueville, Croce, Stuart Mill, Einaudi, Pannunzio? No, i "liberali" che piacciono alla Casa delle Proibizioni sono De Maistre, Gentile, Evola, Schmitt, Strauss. Io voterò Rosa nel Pugno, unica forza laica.
 
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