26 novembre, 2006

 

"O Re accoglie ‘o cumpagno Presidente. E intanto la borghesia se ne fotte…

A ottant’anni suonati, l’architetto, umanista e polemista napoletano Gerardo Mazziotti non ha perso il gusto di combattere, criticare, studiare, proporre alternative, battersi per un’amministrazione onesta e poco costosa. Sono note ("L’assalto alla diligenza", p.es.) le sue denunce sulle ruberie e gli sprechi degli amministratori locali in Italia, che ammontano - ha calcolato - alla cifra stratosferica di 5000 milioni di euro ogni anno. (nv)
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NAPOLI - In qualunque altra regione italiana, in qualunque altro paese al mondo, questa classe politica di Sinistra (che da dodici anni malgoverna Regione, Comune e Provincia ) e di Destra (che in dodici anni non è stata capace di fare un’opposizione seria) sarebbero state mandate a casa, senza se e senza ma.
Il sen. Massimo Villone ha denunciato alla Repubblica il sistema politico della Campania, con l’eccessiva personalizzazione della politica cittadina e regionale a danno di una dimensione effettivamente democratica dei partiti, che va recuperata attraverso l’eliminazione delle lobbies e delle clientele, dando voce a chi non l’ha, alla gente, alle associazioni, agli intellettuali non organici, e smantellando tutti i meccanismi che oggi perversamente favoriscono la deriva personalistica e clientelare (15 luglio). Era chiaro il riferimento a Bassolino e alla Iervolino.
E il sen. Cesare Salvi al Corriere del Mezzogiorno lamenta che la costruzione del consenso attorno a una singola personalità ha prodotto gravi danni, è stata devastante. E’ chiaro che ci sono responsabilità in chi ha esercitato il potere per tanti anni e si avvia a restarci per sempre. (Un presidente americano può stare alla Casa Bianca al massimo otto anni, Bassolino è al potere da 12). Ma chi volesse bruciare oggi Bassolino deve sapere che se non si interviene sui nodi di fondo la situazione non muterà (4 novembre).
E perciò al loro posto devono scendere in campo quegli intellettuali, quei docenti universitari, quei giornalisti, quegli scrittori, quei registi, quegli imprenditori, quei professionisti, che sono rimasti finora fuori dalla politica. Un gruppo di uomini capaci, preparati, capeggiati da un "Masaniello" più intelligente del pescivendolo che nel 1647 diede vita alla storica rivolta contro gli spagnoli.
E’ necessario e urgente un ricambio generazionale e, sopra tutto, qualitativo di questa sempiterna, mediocre e costosissima classe politica. "Non sempre chi intraprende la carriera politica lo fa per motivazioni ideali (poter servire la collettività) o per ambizioni di potere. Non sono pochi quelli che sono mossi dal desiderio di "sistemarsi", di trovare un posto o la "pagnotta", sia pure per un solo quinquennio (salvo poi a restarci a vita). Resta perciò aperto il problema generale della selezione della classe politica, perché non diventi sempre peggiore" (Sabino Cassese, giudice della Corte Costituzionale).
E ancora: "Non vedo alcuna classe dirigente: basta mettere piede in Senato o alla Camera o in un consiglio regionale, provinciale o comunale, per rendersi conto dello stato di degrado disastroso delle nostre istituzioni, con una classe dirigente presuntuosa e incapace, capace solo di sapere incollare i loro grassi posteriori alla poltroncina di deputato o di senatore o di ministro o di sindaco o di presidente di regione". (prof. Lucio Colletti).
Viene in mente il Gattopardo. A chi gli propone il seggio nel Senato del nuovo Regno d’Italia indica, invece, Calogero Sedàra, sindaco di Donnafugata. "Vi sarà più utile di me, perché è animato dalla sete del potere e del denaro".
Sabato 25, infine, è venuto a Napoli, il Presidente Napolitano, accompagnato dal governatore Bassolino, col chiaro intento di mostrare coram populo la sua solidarietà al governatore contro gli attacchi che, specialmente da sinistra, gli sono stati portati negli ultimi mesi per la disastrosa amministrazione della Regione. E, probabilmente, per farsi perdonare le accuse che gli mosse nel luglio 2005 nella Direzione DS di sperperare denaro pubblico con la moltiplicazione delle commissioni consiliari e con il vitalizio agli assessori, e per farsi perdonare di aver parlato nel mese di ottobre di "Bagnoli, Napoli est, rifiuti, periferie e centro storico problemi penosamente ancora irrisolti " e di essersi detto "angosciato per la drammaticità di questi giorni mai vissuti prima da questa grande, generosa e travagliata citta". Poteva risparmiarsela questa visita, o almeno poteva darle un taglio diverso. Che non desse l’impressione di essere venuto per solidarizzare con le amministrazioni di Comune, Provincia e Regione, criticate dalla stampa cittadina e nazionale per la loro insipienza.
Dopo le parole del Presidente ("Ho dato una scossa alla città, che è gia migliorata [ma davvero?]. Fa malissimo certa stampa e certa televisione a darne una immagine deformata"), sarà difficile per chiunque continuare a criticare questi amministratori che il Quirinale ha posto sotto la sua ala protettrice. In gergo calcistico si dice che il Presidente è entrato "a gamba tesa". E senza un arbitro capace di mostrargli il cartellino giallo.
GERARDO MAZZIOTTI

Comments:
Concordo con questa analisi, purtroppo il sistema maggioritario in Italia ha prodotto o un becero trasformismo o l'insipienza politica associata al culto della singola personalità.
Personalmente diffido di quanti per votare non valutano le idee ma le persone, e che pertanto sono riusciti a votare l'una o l'altra fazione per Prodi o Berlusconi.
Purtroppo questo paese non è sufficientemente liberista e politicamente maturo per riuscire a scegliere chi votare sulla base di un programma serio e realizzabile.
Il caso della Campania è esemplare, mettere a capo della regione e di Napoli due "incompetenti" come Bassolino e Iervolino è un errore proprio di un paese che è incapace di valutare quello che realmente serve per la sua crescita e benessere.
Mi piace il tuo Blog lo cito sul mio Ecodiario spero non ti dispiaccia.
 
Be' caro Anonimo, se mi dici dov'è l'Ecodiario lo leggo anch'io...
 
La citta Neapolis, l'odierna Napoli, dagli antichi Romani fu sempre considerata diversa perfino dalle altre città della Magna Grecia. Insomma, la più greca di tutte. Conservò caratteristiche greche più di ogni altra città italica della Magna Grecia. La cultura di Napoli su sempre greca, mentre greca ne rimaneva la popolazione, greci i giochi quinquennali che si celebravano, e che si alternavano a gare di musica e ginnastica, greca la struttura amministrativa della città, ripartita in phratrie, come provano le iscrizioni, greca la lingua parlata in città, mai veramente abbandonata.
Che sia questa - vista la storia della Grecia (v. specialmente Polibio)- la vera origine della diversità di Napoli e dei Napoletani?
 
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