03 ottobre, 2006
Democrazia. I due polli inglesi e i tredici nani del Destra-sinistra italiano
Ma Michele Salvati sul Corriere di ieri prende le difese del "pollaio" inglese. Quant'è ruspante ed ecologicamente corretto, rispetto allo squallido allevamento intensivo italico. La democrazia non c'entra nulla, obietta a Dahrendorf. Tanto più che Blair e Brown rischiano di persona, e quest'ultimo deve ancora avere l'investitura del suo partito e dell'opinione pubblica. E se questa mancherà, la Gran Bretagna sceglierà un altro concorrente.
Ma è tagliente il paragione con la classe politica italiana. Altro che "due polli nel pollaio". Qui si agitano da tempo immemorabile, senza farsi mai da parte, ben tredici nani politici. "Agli occhi di un italiano, avvezzo allo spettacolo dei nove nani del centrosinistra e dei quattro del centrodestra che da quindici anni appaiono in successione penosa in televisione, senza che nessuno si sogni di lasciar libera la sedia quando perde le elezioni, questo [il sistema inglese, NdR] è un modello di democrazia inarrivabile: un test di popolarità (elezioni) e di competenza politica (leadership di partito) di cui è difficile trovare esempi migliori. A questo tipo di democrazia vogliono arrivare, nel nostro Paese, coloro che combattono per un sistema maggioritario uninominale e per la formazione di due grandi partiti, un partito moderato a destra e un partito democratico a sinistra. Saranno illusi, ma è una battaglia degna di essere combattuta".
Perfetto, tranne la chiusa. Be', secondo noi, viste le caratteristiche della politica italiana, tre partiti andrebbero meglio di due. Rappresenterebbero meglio le diverse opzioni possibili e renderebbero il sistema più stabile. L'Italia non è la Gran Bretagna o gli Stati Uniti, dove non ci sono le estreme (Destra anti-liberalee Sinistra neo-comunista). In un bipartitismo queste componenti sarebbero determinanti. Ancora più di oggi. Da noi i cosiddetti "democratici", nome che piace tanto a Veltroni, stanno anche al Centro e a Destra: è tutto diverso. Possibile che non lo ricordi nessuno, neanche Salvati? In Italia la distinzione conservatori-democratici non ha senso. Ci vuole uno schieramento liberale e laico di centro, di volta in volta a Destra e a Sinistra a seconda degli argomenti (Croce). Più i due partiti laterali: conservatori (o cattolici) a Destra, progressisti (o socialisti) a Sinistra.
con la tua consueta brillantezza hai messo in evidenza il nucleo dei problemi che affliggono la politica italiana. Ahimè, questo è uno dei pochi paesi europei in cui tutti si definiscono "liberali" (termine chic, che non impegna) ma nessuno nei fatti lo è.
Non penso che potrà mai crearsi - benchè l'ipotesi sia piuttosto allettante - un centro di ispirazione liberale: in Italia, il centro è identificato, forse erroneamente, con il partito cattolico.
La realtà dei fatti mi induce a pensare che nel nostro paese ci sia solo spazio per componenti liberali all'interno di alcuni partiti (Forza Italia, Margherita e Rosa nel Pugno). Componenti - s'intende - che portano avanti surrogati di liberalismo, filtrati dalle segreterie o dai leader di partito.
Mi auguro che l'evoluzione degli eventi politici sconfessi le mie previsioni.
Per esperienza personale di ventiduenne militante nel PLI, posso dire che i liberali doc in Italia sono anziani, indolenti, gelosi e poco propensi a tornare in campo. Altri (non voglio, ma potrei fare nomi), un pò meno doc, ma pur sempre liberali, sono saltati sul carro del vincitore, portando in dote una più o meno cospicua quantità di voti, senza ottenere nulla in cambio.
Ahimè, i liberali, in questo paese, sono considerati solo se e nella misura in cui sono utili.
<< Home