06 febbraio, 2006

 

Rutelli dal barbiere: "Le libertà? Ma per carità...co' tutto quello che ciavemo da fa'..."

San Cavour, grazie per il tuo miracolo, anche perché oggi il Risorgimento liberale e l'Unità d'Italia non si potrebbero fare. Sarebbero, appunto, giudicati "ottocenteschi", e poi "inopportuni" (Casini, Turco e Buttiglione), "fuori luogo" (Giovanardi, Bindi), "irriterebbero inutilmente la Chiesa" (Pisanu, Franceschini, Bertolini), "una cosa radicale e snob" (Ferrara), "frutto d'una concezione laicista" (Pera), o di "vieto anticlericalismo" (Baget Bozzo). E poi, basta con tutta questa inutile "libertà". Mica "se magna", direbbe Rutelli, noto pensatore. "Con tutte 'e cose che ce stanno da fa'...". D’altra parte, è noto tra i demografi che "A a ggente nun jene frega gnente de 'ste stronzate", chiosa in parole povere il fine esegeta romano leader della Margherita, partito impropriamente noto come "Democrazia e Libertà". Come liberali ne siamo consapevoli: solo una ristretta minoranza illuminata, purtroppo, volle e fece il Risorgimento. La gente (allora in questi casi la si chiamava ancora "plebe") non sapeva che farsene della libertà. Anche perché nessuno le aveva insegnato a utilizzarla, certo non il Papa, Francesco Giuseppe d'Austria o i Borboni.
Oggi, però, le cose sono un po' migliorate, o no? E più per le meravigliose possibilità offerte dalla libertà del mercato, dalla globalizzazione dell'informazione e del turismo, che dal puro amore per le libertà in sé. Ma Rutelli non sembra essersene accorto: è rimasto, lui sì, all'Ottocento. Alle volte sembra una caricatura del Belli, "er cavalier Proietti" che straparla mentre il barbiere gli fa la barba. Sarà pure, in quanto politico eletto, un fine psicologo, almeno tanto da capire il proprio elettorato (e ogni politico ha l’elettorato che si merita), ammesso che l’elettorato capisca lui. Fatto sta che Rutelli ormai è convinto - come quasi tutti i politici - che per essere rieletti, in questa Italia, bisogna restare terra-terra. E lui, bisogna riconoscerlo, in questo si distingue per eccellenza, forse perché si è trovato facilitato da Madre Natura. Forte di questo vantaggio, come dire, genetico, qualche giorno fa, commentando le ben note proposte radicali le ha bollate come temi "esasperatamente minoritari", intendendo riferirsi ai temi della libertà di ricerca, di coscienza e della laicità. Perché, invece, non si occupano delle cose che interessano davvero il cittadino, come p. es. la "semplificazione della burocrazia"?
Per carità, una cosa non esclude l’altra. Questo, anzi, è un altro tema tipicamente liberale. E il furbo Rutelli arriva troppo tardi. Ma allora, se libertà di scienza (e di cura), diritti civili e laicità non sarebbero "i veri problemi" (vi ricordate il Pci? I problemi erano sempre "altri"), perché – osserva Marco Cappato, segretario dell’Associazione per la libertà della ricerca scientifica Luca Coscioni – Rutelli ha appena depositato una proposta di legge che punta ad un ulteriore restringimento della possibilità di ricerca scientifica sulle cellule staminali, raccogliendo il plauso di Buttiglione e Giovanardi? Ma, caro Rutelli, occupati della burocrazia, va'.

Comments:
Non sapevo che Rutelli avesse fatto una cosa simile: ne sono soddisfatto.
E comunque bisogna precisare: è vero, il fatto che un tema sia minoritario non significa nulla, ma quando quello stesso tema, oltre a essere minoritario, è anche fesso, le cose cambiano. Ecco, i temi sollevati da Cappato, Pannella, Capezzone, Bonino e soci squattrinati sono per definizione esageratamente minoritari e straordinariamente fessi.
D'altra parte, gli esponenti di un partitucolo che si fa chiamare "la Rosa nel pugno", come un medley Nilla Pizzi-Celentano, non possono non avere anche "le pigne in testa".

Bernardo
 
beh, stando così le cose bisogna solo augurarsi di avere il denaro sufficiente per, in caso di malattie curabili con le cellule staminali, andare negli Stati Uniti.
 
La ringrazio per Blog intiresny
 
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