03 febbraio, 2006

 

Liberali, da vedova allegra a zitella di Siviglia: tutti la vogliono nessuno la piglia

Un giro di valzer, un calice di champagne, un sorriso triste, un'ombra leggera di profumo "Eau de Cologne N°4711", e la vedova allegra cambiò tattica. "La marchesa si è ritirata in villa", andava dicendo in giro la sua migliore amica. "Per un po’ niente corteggiatori. D’ora in poi presenzierà ai ricevimenti da sola". Ma tutti sapevano che dietro quell’inusitato atto d’orgoglio c’era la favola della volpe e l’uva. Altro che spasimanti. Alle soglie dei trentacinque anni, ormai, nessuno la voleva più, Madame la marquise.
Siamo in piena Belle Epoque, ormai lo si è capito, e ci siamo divertiti un po’ a paragonare i piccoli drammi d’una graziosa dama del tempo a quelli del segretario del rinato Partito liberale. E lui che è un signore, oltreché un vero liberale, ci scuserà. Ma certo, ora che tutti si dicono spesso abusivamente "liberali", un liberale vero, e un Partito liberale, dovrebbero in teoria essere corteggiatissimi a Destra e a Sinistra. E invece? Dov’è che ha sbagliato? Fatto sta che, per una cosa o per l’altra, non riesce mai ad accasarsi. Come Madame la marquise, l’allegra vedova della Belle Epoque, o lui trova gli spasimanti brutti, o i pretendenti trovano lui poco fornito di dote. E così questo "pacs" (eh, i tempi sono cambiati dal primo 900) non si può fare.
E’ stata lanciata l'altroieri dal quotidiano L’Opinione la notizia che il segreterio De Luca e l’ufficio politico del Pli hanno deciso, dopo innumerevoli tentativi di accordo elettorale, prima con Forza Italia, poi con i Riformatori liberali, infine con il cartello dei partiti minori della Casa delle libertà (socialisti di De Michelis, repubblicani e neo-democristiani di Rotondi), di andare alle elezioni spavaldamente da soli. Forti – si fa per dire – del fatto che la nuova legge elettorale, con la modifica del 27 gennaio scorso ottenuta dalle proteste di Pannella, prescrive ai nuovi simboli di raccogliere la metà delle firme previste in prima stesura, cioè 90 mila in tutta Italia, che fanno poco più di 2000 firme per circoscrizione o collegio. Un traguardo difficile ma teoricamente non impossibile.
Però l’improvviso giro di valzer del Pli, col segretario "mobile qual piuma al vento", a 60 giorni dal voto, rischia di essere tardivo e di disorientare la lenta e tranquilla base liberale, che non ha la grinta dei cugini radicali nella raccolta delle firme, tantomeno è rotta ai rapidi cambiamenti di fronte e strategie di Giulio Cesare Pannella.
Ora il tormentone dei critici malevoli del segretario del Pli rischia di cambiare: da uno che "pur non facendo nulla, fa tutto lui", a quello che "senza far nulla, ne inventa una al giorno". Come la trovata, accennata nel comunicato, di prendere le armi elettorali, con "proprie liste alla Camera e al Senato, anche in autonomia dalle coalizioni". Soli contro tutti. Boxe ad handicap, vietatissima dalle norme sportive: un peso piuma contro due pesi massimi insieme sul ring. "De Luca vs. Berlusconi-Prodi".
Ma al bar sottocasa, il proprietario liberale la prende a ridere quando gli parlo di "Un David contro due Golia". "E be'? - dice da esperto del settore - se sono golia si sciolgono in bocca… Potrebbe farcela se...". Ma non finisce la frase, chiamato da un cliente. Altro che vedova allegra. Questo partito liberale è la zitella di Siviglia: tutti la vogliono, nessuno la piglia.

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