10 gennaio, 2006

 

Tremonti peggio d'uno solo: sbaglia il rigore

Ogni Paese ha i ministri che si merita. Prendiamo il caso di Tremonti. E' bravo, intelligente, "creativo", ci è anche simpatico, ma in economia non è propriamento quello che si dice un liberale. Del resto è nato come consulente e studioso nei Governi di Sinistra, e crediamo che nell'intimo un po' socialista lo sia ancora. Nell'intimo? Anzi, apertamente, ne fa fede il suo ultimo libro, in cui se la prende col "mercatismo" quasi fosse il vice di Bertinotti, e tutta la sua più recente politica alla Colbert, favorevole ad un certo dirigismo, all'intervento e alla supremazia dello Stato. Altro che "laissez faire". La sua difesa della quota privilegiata (golden share) in mano allo Stato nella proprietà degli Enti e delle aziente finto-privatizzate ne è l'ultima prova.
Non so se lo avete visto in tv, a "Porta a Porta". L'Istituto Bruno Leoni, molto rigoroso sulla libertà del mercato, fa notare giustamente - visto che i tanti "liberali" italiani tacciono - che non c'è nulla di liberale nella difesa della golden share da parte del ministro Tremonti nella trasmissione di lunedì sera, nel corso della discussione sulla privatizzazione e sul cambiamento degli assetti proprietari di 'Telecom'. Secondo Alberto Mingardi, direttore generale dell'IBL, nella polemica contro Massimo D'Alema il ministro dell'Economia Tremonti, pur potendo farlo, non ha segnato un punto a suo favore quando ha accusato il presidente dei Ds di non aver fatto ricorso alla golden share per bloccare la scalata alla Telecom: e questo perché si tratta di uno strumento tipicamente dirigista e del tutto incompatibile con le logiche di mercato.
Insomma, non fare uso della golden share "dovrebbe essere semmai un punto d'orgoglio, per chi pur essendo al governo voglia essere rispettoso dei comportamenti del mercato". Per Mingardi, "la trasparenza nelle privatizzazioni impone che si faccia tutto fuorché difendere in modo surrettizio quello 'Stato padrone' che è all'origine dell'alta tassazione e delle inefficienze che penalizzano il Paese, facendolo anche retrocedere nella classifica internazionale sulle libertà economiche oggi e, domani, condannandolo al declino.
Diciamolo in termini da football, così in Italia ci capiscono tutti: Tremonti era riuscito a farsi concedere un rigore. Si sistema il pallone, si appresta a tirare, il portiere avversario si butta a destra, ma...Tremonti tira vistosamente a sinistra, in una porta ormai praticamente vuota. Tradimento? No, assoluta mancanza di convinzione, come per certi giocatori della nazionale italiana. In fondo era d'accordo col portiere avversario D'Alema, anzi era più d'accordo di lui. Va a finire che in economia - Coop permettendo - "baffetto" alle volte è più liberale di Tremonti. Che ci tocca dire...

Comments:
Come direbbe James Hetfield: Sad but True!
 
non sono d'accordo. implichi che, nel non usare la golden share, d'alema, o ciampi, o draghi, siano stati inattivi ed abbiano cosi rispettato il mercato. ma in quel momento, e con la storia economico-politica italiana, non agire era una azione chiara, ed una di sbilanciamento dalla parte di chi il governo aveva scelto. è interventismo mascherato, e neanche tanto. e mi sembra che, a riguardo, ieri tremonti sia stato chiaro.
 
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