08 gennaio, 2006

 

Guarda guarda, un direttore bastian contrario. Sembra un liberale

Burbero e indipendente come un liberale. E antipatico, per giunta, lo era già di suo. Fino ad irritare anche gli amici per l'anticonformismo e la cattiverìa (con l'accento sulla seconda i, come vogliono i toscani, maestri in quest'arte). Strano per questo bergamasco freddo e misurato che per timidezza o per posa fa l'anglosassone. Meno strano se si pensa che Vittorio Feltri, direttore di Libero, fu allievo di Montanelli. Che certo ci mise molto di suo nell'insegnargli l'arte della controtendenza, lui che i biografi iconoclasti accusarono una volta d'essere voltagabbana e l'altra "bastian contrario", all'italiana. Così, ora - ben gli sta - l'allievo comincia a dispiacere a qualche vecchio lettore fidato, e rischia di piacere in modo imbarazzante a qualche inveterato "antipatizzante" dell'altra sponda. "Sponda", quale sponda? Lui è solo un giornalista vero, non un politico, ragazzi. E, quel che è peggio, un liberalaccio. Perciò, qualunque gabbana gli va stretta, cosa che i lettori tifosi non capiscono. Si definisce "di Destra", forse per provocare. O perché pensa che là, in mezzo a un mare di individualisti persi, è più libero di uscire dal coro. Ma se vai a scavare, come in tutti i liberali veri, gli scopri sempre anche qualcosa "di Sinistra". O viceversa.
"Cosa gli costava cancellare i reati di opinione?", ha dichiarato in un'intervista al Corriere riferendosi al Presidente del consiglio. "Me lo aveva promesso e invece niente". E poi "da una maggioranza liberale mi attendevo provvedimenti liberali che non ho visto: l’abolizione degli ordini professionali o del valore legale dei titoli di studio, per dire. Mi ha infastidito pure il no al divorzio breve e l’atteggiamento sui referendum". Così in un‘intervista apparsa oggi mister Vittorio Feltri, l’Harris tweed testimonial della Destra (quello della Sinistra è Bertinotti).
Si sa che un giornale "governativo" in Italia - se vuole vendere copie - governativo lo è sempre meno, man mano che la legislatura avanza. Ma che il suo direttore, tra un becero titolo populista e l'altro, abbia questa libertà di giudizio ed esprima idee liberali, ci conforta. E a vantaggio di Mister Tweed solo una considerazione: ve l’immaginate, al tempo, un’intervista - fuori dal proprio giornale - di Mauro (Repubblica) o Colombo-Padellaro (Unità) in cui fossero criticati non tutti, ma almeno cinque errori del Governo D’Alema?

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