E poi ci lamentiamo che gli inglesi ridono di noi: un telefonino per mano, insegne e scarpe inglesi, cravatta regimental, ma idee medieval-borboniche. Ecco l'Italia peggiore, quella corporativa e protezionista. L'Italia che protegge nella bambagia i pochi privilegiati addetti ai lavori, cioè i fornitori dei servizi, tra l'altro quasi mai i migliori, ma non i milioni di cittadini utenti e consumatori, che sono quelli che nel sistema economico liberale scelgono come veri e propri "elettori", giudicano in maniera insindacabile sulla qualità della prestazione, e perciò dovrebbero comandare, farsi sentire, avere peso. Macché.
Vi ricordate la battaglia corporativa delle famigerate "categorie interessate", tanto accarezzate da Destra e Sinistra, per ottenere gli albi di pranoterapeuta, erborista, psicologo, chiropratico, logopedista, "naturopata" (letteralmente "chi procura malattie naturali"...), perfino guida escursionistica (in pianura), e chi più ne ha più ne metta? Una triste e squallida storia, fatta di leggine elettorali, incidenti lessicali, favoritismi, selezione al contrario, raccomandazioni, ameni paradossi. Ora è la volta degli amministratori di condominio. L'Istituto Bruno Leoni esprime soddisfazione per la presa di posizione dell'Antitrust, secondo il quale il testo unificato dei disegni di legge volto a modificare le norme in materia di condominio è in "contrasto con i principi della concorrenza e del libero mercato".
A giudizio di Carlo Lottieri, dell'IBL, "è necessario evitare che la riforma dei condomini produca la nascita di nuovi albi e crei ulteriori bardature corporative, che avrebbero il solo risultato di limitare la libera iniziativa e gravare ulteriormente sulla proprietà immobiliare". Per l'IBL, "se si vuol favorire la crescita professionale degli amministratori condominiali, al contrario, bisogna liberalizzare quanto più è possibile la professione: in modo da stimolare la competizione ed eliminare posizioni protette. Ogni altra strada avrebbe il solo effetto di ridurre la libertà individuale e colpire i legittimi diritti dei proprietari di case".
Il fascismo volle rilanciare le corporazioni medievali, modernizzandole con una struttura sindacale. Esprimeva in questo l'insopprimibile diffidenza verso un liberalismo visto per ignoranza come una società barbarica "senza regole", come disordine generalizzato, anarchia. Faceva sua l'esigenza dell'ordine autoritario, della maniacale regolamentazione di ogni aspetto dell'attività economica, tipica della mentalità non liberale. E anche la psicologia aiuta a capire: ci si rifugia nell'ordine, nell'albo, nella corporazione, quando si è affetti da una visione pessimistica, quando non sì è sicuri di sé, quando si ha paura di tutto, soprattutto degli altri ("non saranno più bravi di noi?), e si rinuncia in partenza a gareggiare, quando si crede che la vita sia un campo infido dove tutto è possibile e nulla può essere previsto e studiato, dove "non ci sono regole", dove regna il motto della Natura crudele "homo homini lupus". Lo Stato corporativo è l'ultimo padre autoritario dei tempi moderni. Per questo vogliamo una società senza padre, cioè liberale.
# Nico Valerio 15:44