12 gennaio, 2006

 

Dopo la "zarina rossa" risanati i conti di Italia Nostra, che si vende un palazzo, non l’anima.

Vende un palazzo, non l’anima, il primo e più glorioso club nella difesa dell’ambiente artistico e urbano in Italia. E ora finalmente, dopo la gestione dissennata della "zarina rossa" Pasolini Dall’Onda (da Mani pulite a mani bucate, si potrebbe dire), il nuovo presidente Ripa di Meana con un colpo di genio risana il bilancio e insieme rilancia la lotta senza quartiere al degrado che sta distruggendo le incomparabili bellezze artistiche e architettoniche del Bel Paese. Senza cedere alle lusinghe di qualche sponsor dalla carità pelosa – ha detto – ma anche senza ammiccamenti e sconti politici verso i partiti, compresa quell’ultra-sinistra rivoluzionaria, versione "Left-chic", che prima era di casa a Italia Nostra.
      Niente collateralismo, insomma, tendenza ambigua che invece ha condizionato la nascita e la storia di Legambiente. Perciò, i giornali dell’estrema sinistra, fino a ieri amici di Italia Nostra, oggi attaccano la gloriosa associazione fondata da due liberali: Umberto Zanotti Bianco e la figlia di Benedetto Croce, Elena. Ma sbagliano obiettivo e un po’ si tradiscono, anche. "La mia storia la conoscete: sono stato per anni commissario europeo e ministro per l’ambiente, deputato socialista e poi verde. E sono sempre stato un cane sciolto, un indipendente, una persona libera e autonoma", ha detto Ripa di Meana a una giornalista che chiedeva quale sarebbe stata la sua collocazione politica.
      Erano le parole che come liberali super-difensori dell’arte e dell’ambiente volevamo ascoltare dal nuovo presidente di Italia Nostra: indipendenza assoluta, con l’unico fine della severa difesa del territorio e del patrimonio artistico italiano, sottoposti ogni giorno a mille attacchi, da Governi, Parlamento, Regioni, Comuni, lobbies, singoli cittadini. Bassani diceva: "verrà un tempo, speriamo, in cui non ci sarà più bisogno di Italia Nostra". "Ebbene, quel tempo è ancora molto lontano", ha detto Ripa di Meana. "Anzi, ci sarebbe bisogno non di una, ma di tre o quattro Italia Nostra". Verissimo.
      L’incontro con giornalisti e soci si è tenuto nella sede nazionale di palazzo Astaldi, la stessa che cade a pezzi per assenza di manutenzione, con mobili venduti all’asta, erbacce in terrazza, il portone che neanche si chiude dall’esterno. Ma questo è niente: il nuovo presidente ha trovato la cassa vuota, gli stipendi sospesi, i fornitori pronti a tagliare luce e telefono, le rate del mutuo bancario da pagare, il fondo del Tfr degli impiegati esaurito, un grave deficit di bilancio. Ecco il lascito del governo della zarina rossa. La quale, con una certa faccia tosta, sta sparando a zero sulla nuova gestione risanatrice, e ha chiesto dalle colonne di Liberazione: "Com’è che Italia Nostra, da quando c’è Ripa di Meana, non si fa più sentire?" Che non è vero, tra l’altro.
      E perfino una parte della stampa indipendente ha prestato orecchio alle mistificazioni politiche orchestrate dalla componente che ha perduto la presidenza. "Italia Nostra: il mito tramonta", ha titolato ad effetto, senza alcuna attinenza con la realtà, la Stampa di Torino. E una trentina di sezioni locali su 200, qualche centinaio di firme rispetto a 11 mila soci, una piccola minoranza nostalgica della "santa zarina" (per via delle "stimmate", cioè mani bucate), ha chiesto nientemeno il congresso straordinario, dimenticando che sta per essere indetto quello ordinario.
      Ma dietro gli attacchi è possibile intravvedere una vera e propria campagna orchestrata? Forse no, ma ci sono interessi paralleli che ora si sono alleati per convenienza contro Italia Nostra, e che convergono in modo sospetto, ha denunciato in un appassionato intervento Oreste Rutigliano, esponente di rilievo dell’asssociazione. La protesta di alcuni dissidenti locali contiene al riguardo inquietanti frasi rivelatrici. Affermano infatti di voler fermare la deriva verticistica (senti chi parla…) di coloro che vorrebbero trasformare Italia Nostra in un "partito del no, pregiudizialmente contrario ad ogni prospettiva di sviluppo".
      Ah, ecco finalmente emergere dalle parole sfuggite alla penna un primo punto "politico". Sotto sotto, la pseudo-sinistra interna, che ha subìto un'indubbia sconfitta dall'elezione di Ripa (anche se questa è avvenuta quando già si era dimessa), lamenta forse il rigore dell’associazione? Vorrebbe scendere a patti, specialmente a livello locale, lontano dagli occhi indiscreti della grande stampa, con la devastazione, oltretutto inutile e anti-economica, del territorio? Ma è curioso che una simile tendenza si saldi con quella opposta, diciamo "produttivistica", dei manager intervistati di recente da Panorama in un’inchiesta su "L’Italia che non cambia", tra cui l’ex Pci e fondatore di Legambiente Chicco Testa (te li raccomando questi ex Pci…), Paolo Scaroni e Franco Caltagirone, in cui naturalmente Italia Nostra e il suo presidente fanno la parte del "Signor no".
      Insomma, sembra quasi che Sinistra e Destra conducano ottusamente un’azione concentrica contro le ultime difese del territorio e dei beni artistici, il cui godimento - non dimentichiamolo noi liberali che abbiamo avuto in Croce il propugnatore del primo Parco Nazionale in Italia e in sua figlia la fondatrice di Italia Nostra - dà luogo ad altrettanti diritti di libertà per il cittadino. Alleanza innaturale verificatasi anche sull’energia eolica (Verdi, Legambiente, Governo, Forza Italia, Ds ecc), un imbroglio da migliaia di milioni di euro per far risultare convenienti le altissime e deturpanti torri eoliche disseminate in Italia – che ha poco vento e orograficamente non è la Germania, dove anche sono state contestate – e che a costi altissimi per il cittadino, con gravissimi danni da inquinamento estetico, producono una percentuale di elettricità irrisoria, vicina allo zero.
      Chi ci guadagna? C’è per caso una lobby economico-politica dietro le quinte che, oltre alle note elargizioni per tacitare i Comuni (di per sé fonte di corruzione), distribuisce mazzette a politici, club dell'ambiente e giornalisti, e spinge per l’eolico? Ci piacerebbe saperlo, signori magistrati. Tutto questo mentre - per dirne solo due immediatamente fattibili - di razionalizzare i consumi energetici e di impiegare su vasta scala il solare fotovoltaico nel "Paese del sole", non si parla.

Comments:
Sono stradaccordo, bravissimo
 
Ma il Ripa di Meana non era l'uomo di Marina la rossa, la Punturieri...
e lui in un libro (scritto da lei?) non fu sopranniminato per le sue doti amatorie "Orgasmo da Rotterdam"?
Naturalmente tanto tempo fa...
Non vorrei confondermi...
 
Nico, complimenti vivissimi per il bellissimo articolo, davvero, che sto pubblicizzando come posso. L'ho postato anche nel forum dei radicali.
Solo un appunto: toglierei i Verdi dall'elenco dei lobbisti dell'eolico, perchè nell'ultimo anno, almeno a livello del vertice nazionale, hanno mostrato di prendere le distanze dalle torri eoliche industriali e dai suoi disastri paesaggistici. Per cui in quella lobby includerei Legambiente, metà DS e il Governo...

Giovanni
 
anche a me, liberale e socio di italia nostra, ha stupito che l'attacco più violento a Ripa di Meana provenisse quasi soltanto dalle colonne dei giornali dell'ultra sinistra. per il resto, la situazione è purtroppo molto drammatica, ma la vendita della villa non era un atto necessario, visto che si sarebbe potuta ipotecare.

ottimo blog, procedo a linkarti

www.shylock.splinder.com
 
Cqro Giovanni, grazie dell'appoggio. Ti confesso che ero un po' sulle spine perché non avevo tanti documenti e dichiarazioni certe su cui imbastire il pezzo.
D'ora in poi bisognerà comunicare mooolto meglio e mooolto velocemente: è un mio chiodo fisso
e il valoroso amico Oreste Rutigliano lo sa.
A proposito, è lui che dobbiamo ringraziare per i contatti con Ripa di Meana, no? Lo suppongo.
Be', se è così, doppiamente grazie, Oreste.
Guarda, però, caro Giovanni, che Pecoraro Scanio, fino a prova contraria leader dei Verdi, elogia l'eolico anche mentre dorme...
 
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