12 gennaio, 2006

 

Non mi fai entrare nel salotto della finanza? E io vado al Tar

Il no di Bankitalia alla Opa di Unipol sulla Bnl è più duro di quanto si prevedeva - scrive la Scagliarini sul Corriere - perché sembra toccare tutti i temi critici: la sostenibilità patrimoniale, il piano industriale, e la corretta gestione. E' stato visto addirittura come uno "schiaffo" dalle cooperative, un no che sembra bloccare definitivamente le loro velleità di crescita (noi diremmo manie di grandezza). Un vade retro a tutti quei cooperatori che avevano fatto quadrato "faticosamente" intorno alla loro compagnia e che pensavano di poter uscire dalla «riserva indiana» per affacciarsi nel mondo della "grande finanza". Ma sì, dal tinello di provincia al salotto buono della metropoli. Poverini, la giornalista è favvero materna con questi plutocrati esentasse, ma alle loro condizioni di favore, e avendo dalla nostra Fassino, D'Alema & C., saremmo bravi anche noi. Che ci vuole a fare i Consorte?
Ma ci scandalizza - che ignoranti che siamo - l'ulteriore furbata che la legge italiana (o addirittura il Diritto?) consente ai paraculi della Unipol: adire le vie legali contro la decisione della Banca d'Italia. "I legali di Unipol sono al lavoro per valutare la risposta. Il ricorso al Tar è scontato ma ci sono 60 giorni di tempo per inoltrarlo e la decisione sarà presa dal prossimo consiglio Unipol", scrive la giornalista. Ah, già, avevamo dimenticato che per il diritto amministrativo italico c'è sempre il ricorso salva-colpevoli al Santo-Tar. Sarebbe lecito nel Regno Unito il ricorso al Tar - se esiste, spero per loro di no - in un caso del genere?

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