15 febbraio, 2006

 

Politica come la guerra d'antan: tornano tagliatori di ponti e avvelenatori di pozzi

Per millenni la lotta politica fu tutt’uno con quella militare: all’avversario si faceva guerra con ogni mezzo. Una buona tattica era quella di tagliare i ponti perché non potesse muoversi e, durante gli assedi, perfino quella di avvelenare o rendere putrida l’acqua dei pozzi. Così la cittadella assediata, colpita da febbri tifoidee e morti, si arrendeva in poche settimane.
Oggi la lotta politica non arriva a questi mezzi, ma escogita sistemi addirittura più complicati per nuocere all’avversario. Però in modo subdolo, cioè senza darlo subito a vedere. Per esempio, la Sinistra con le continue denunce giudiziarie e soprattutto controbattendo ad ogni parola o provvedimento, ha di fatto impedito al Governo di Berlusconi di legiferare come voleva, e di portare a compimento il programma delle riforme? Ebbene, ora Berlusconi rende pan per focaccia. Ha ideato un sistema elettorale apparentemente "proporzionale bilanciato", ma che si sta rivelando – scrivono Panebianco sul Corriere ("E’ tutta colpa del proporzionale") e Diaconale sull’Opinione ("Legge elettorale e imbrogli obbligatori) così complicato e pieno di trucchi e trabocchetti letali per la Sinistra e, se non stanno attenti, anche per i distratti minori della Destra, che l’esito di questa campagna elettorale sarà tutto da vedere, forse uno dei più incerti e al cardiopalmo.
Che volete? Chi la fa, l’aspetti. E se, come diceva l’eufemismo di von Clausewitz, la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi, che sarà mai la politica se non, appunto, l’inizio della guerra?

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