11 febbraio, 2006

 

Concordato fascista, cattolico, comunista, socialista. Tutto tranne che liberale

L’11 febbraio 1929, Mussoliní, capo del Governo e del fascismo, e il cardinale Gasparri, firmano un "trattato" e un "concordato" (i "Patti Lateranensi") tra Italia e Santa Sede. Al Senato votarono a favore 316 senatori, votarono contro solo sei: tra cui i liberali Benedetto Croce, Alberto Bergamini, Luigi Albertini e Francesco Ruffini. Croce denunciò che i Patti andavano a tradire il principio di una “libera Chiesa in un libero Stato”, uno dei cardini basilari della costruzione dello Stato nel periodo risorgimentale. Ma fu definito nella replica da Mussolini un “imboscato della storia”. Dopo la caduta del fascismo, stranamente, i Patti sono inseriti nella Costituzione democratica nel 1947 (art.7), per volontà dei cattolici e dei comunisti. Con interventi colti e appassionati, di grande valore ideale, liberali e azionisti si opposero, ma invano.
Benedetto Croce, che era imbevuto di Hegel e riteneva quindi che tutto ciò che è reale è anche razionale (e ogni evento storico, pertanto, ha una sua ragion d'essere, una sua razionalità), si oppone al Concordato con questa imprevista motivazione filosofica: è razionale anche l'imperativo morale, vale a dire la coscienza, l’etica. Dopo la firma del Concordato tra lo Stato e la Chiesa, aveva pronunciato la famosa frase in Senato: "Di fronte agli uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri pei quali l'ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente di più di Parigi, perché è affare di coscienza". E così, tutti i politici cinici e opportunisti, magari atei, ma che pensarono di utilizzare politicamente l'appoggio della Chiesa, da Mussolini a Togliatti, furono sistemati.
Dopo il voto della Costituente sull’art.7, Togliatti, maestro di cinismo, pronto ad ogni compromesso con la propria coscienza – ammesso che ne avesse una – dalle colonne dell’Unità ironizzò sugli incorreggibili liberali e azionisti, "ultimi mohicani" sprovvisti del "senso delle cose reali". In realtà, il suo entrismo, realismo e "moderatismo" subdolo, miravano a che la "pace religiosa" e un popolo italiano non "spaccato in due" favorissero la capacità d’attrazione e la presa del potere da parte dei comunisti. Come poi confermò, da ministro della Giustizia, con l’amnistia ai fascisti. Fu poi il socialista Craxi, che da presidente dei Consiglio sottoscrisse insieme col cardinale Casaroli un discusso rinnovo del Concordato.
Anche dai suoi protagonisti, insomma, si vede che il Concordato è cosa fascista, certo, perché Mussolini sperava di asservire al fascismo la Chiesa e l’Azione cattolica, potenziali concorrenti nella propaganda di massa. E anche cattolica, ovviamente, per i privilegi illiberali che il Concordato riconosce alla Chiesa cattolica. Ma meraviglia ancor oggi – anzi, non dovrebbe mervigliare – noi liberali che possa essere stato in parte anche socialista (ma Nenni e i suoi si opposero in Costituente) e soprattutto comunista. Eppure la Storia parla chiaro.

Comments:
good start
 
leggere l'intero blog, pretty good
 
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