15 febbraio, 2006
Crocifisso obbligatorio anche per gli atei. La "laicità" relativa del Consiglio di Stato
Ciascuno al posto sbagliato, in Italia: politici che fanno i conduttori televisivi, sociologi che scrivono da psicologi, cantanti che insegnano ricette di cucina, e così via. Ora anche il Consiglio di Stato, tribunale amministrativo, nella cosiddetta "culla del Diritto" (che è rimasto in culla, però), si mette a sentenziare sui diritti assoluti del cittadino e addirittura su che cosa si deve intendere per concetto filosofico di "laicità".
Il crocifisso deve restare nelle aule scolastiche - ha deciso respingendo il ricorso contro il Tar del Veneto di una signora finlandese che ha un figlio a scuola - non perchè è una "suppellettile" (ma i regolamenti ministeriali del '24 e '27 riguardano gli "arredi") e neanche un "oggetto di culto", ma perchè - udite, udite - "è un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili" (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, etc...) che hanno un'origine religiosa, ma "che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato".
Un attimo che andiamo a raccattare il vecchio Lamanna liceale, alla voci "Laicità" e soprattutto "Tolleranza". Per quest'ultima però basta un Bignami di storia da III Liceo: inquisizione, cardinal Bellarmino, processo a Galileo, rogo di Giordano Bruno, Strage degli Ugonotti, Crociate, uccisione degli indigeni Americani, Censura, Indice dei libri proibiti. Basta? Volendo ci sono migliaia di altri casi.
Insomma, si impone con la forza amministrativa nelle scuole italiane, uniche al mondo anche in questo, il crocifisso cattolico (neanche la croce dei Cristiani) perfino agli studenti atei, ebrei, buddisti, come unico vero simbolo dell’Italia. Il che offende anche i liberali che hanno sempre saputo che i nostri simboli, semmai, sono la bandiera, la Costituzione, il ritratto del Presidente, l'immagine dell' Italia turrita o il bollo con la stella e la ruota dentata - per quanto brutto - che caratterizza i pubblici documenti. Lo ricorda l’amico Vallocchia, di No God. Ma, caro Vallocchia, vedi che i cattolici integralisti sono anti-Patria? Politicamente inaffidabili. Come faremo con questi falsi alleati contro l'Islam? Ecco la prova provata: come le plebi sanfediste del card. Ruffo contrappongono il crocifisso alla gloriosa Bandiera italiana. Questo un tempo sarebbe stato tradimento.
La sentenza è molto grave non solo prché colpisce e limita i diritti personali, ma anche perché contrasta col Concordato. E' come se d'improvviso - grazie al Consiglio di Stato, che non ha simili poteri - fosse stato ripristinato l'art.1 del Trattato Italia-Santa Sede del 1929, laddove quella cattolica veniva definita "la sola religione dello Stato". Definizione, come si sa, superata dal Concordato del 1984 con il consenso della stessa Santa Sede, nota Vallocchia.
Ma perfino l'aspetto filosofico-sociologico della laicità è stato rapidamente affrontato e risolto dal Consiglio di Stato, che non sopporta le lungaggini dei colleghi della Giustizia ordinaria. "La laicità, benchè presupponga e richieda ovunque la distinzione tra la dimensione temporale e la dimensione spirituale e fra gli ordini e le società cui tali dimensioni sono proprie, non si realizza in termini costanti e uniformi nei diversi Paesi, ma, pur all'interno della medesima civiltà", è relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato, e quindi essenzialmente storica, legata com'è al divenire di questa organizzazione".
Be’, che vi devo dire, mi fa piacere che i rudi giuristi incalliti nel Diritto Amministrativo trovino il tempo per la "dimensione spirituale" (sì, ma quale fonte giuridica, please?). Secondo loro, mentre in Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia ecc., il crocifisso è vietato nei locali pubblici, come qualunque altro simbolo religioso, in Italia gli stessi principi laici e liberali imporrebbero di esporlo. Perché, si sa, noi siamo unici al mondo. E dire che negli Stati Uniti, per aver installato nell’atrio d’un tribunale una statua religiosa, un giudice si è visto arrivare la polizia federale che l’ha subito smantellata.
Ebbene, un compitino così lo ha presentato il Consiglio di Stato. Nessun tribunale, ovviamente si sarebbe azzardato a tanto, visto che non esistono leggi. Giustizia "creativa"? Diciamo, una prima, promettente, prova letteraria. Per la seconda, però, bisognerà attendere molto: dovranno studiare di più, molto di più.
Per quanto ci riguarda, siamo lieti che lo scandalo sia avvenuto: ora ne vedremo delle belle. Perché la sentenza di un'organo così inadeguato a trattare i diritti personali dei cittadini, come l'eguaglianza e la libertà di religione e di idee, innesca una reazione che porterà certamente all'abrogazione della curiosa usanza italiana, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale e poi alle leggi ordinarie. Lo stesso accadde per tutti gli altri diritti civili riconosciuti nel dopoguerra.
Nell'Aldilà c’è molta agitazione tra le anime dei filosofi e dei grandi liberali del passato, che prendono tutto sul serio, e per una parola si scannerebbero. Calma, signori, non vi scaldate: le parole in Italia vanno e vengono. E molte non hanno alcun valore.