14 gennaio, 2006

 

Coppie di fatto secondo i liberali: nuove libertà e nuovi diritti. Per gli altri

"Ti presento Daniela, la mia compagna". Vi ricordate i "compagni che sbagliano"? Ora è la moda dei "compagni che coabitano". Molto meno dannosi, convenitene. Anche perché non è detto che siano compagni in senso politico, anzi. Sono le coppie dei tempi moderni, per lo più borghesi, di chi è rimasto alternativo per una vita, di destra o di sinistra che sia, e non vuole smentirsi neanche con i capelli bianchi, la pancia e il doppio mento. Oppure di chi ha paura che l’unione si sciolga, e non vuole restare stritolato dalle trappole giuridiche, dalla lunga trafila della separazione e dalle spese del divorzio. Colpa del legislatore italiano, che ha scritto una legge punitiva per i cittadini, specialmente maschi.
Non gli piace essere chiamati "marito" e "moglie", guai, ma il loro è matrimonio, altroché. Perché questo nasce dalle più antiche società spontaneamente: non l’ha certo inventato la Chiesa, che è sorta solo 2000 anni fa, e che, anzi, ha praticato e propagandato il celibato, non il matrimonio, come l’unica condizione di purezza e santità. E se qualcuno l’ha regolato e ritualizzato fino a farne il fondamento della nostra società (p.es., nella forma della confarreatio, con il dono a Giove del pane dolce di farro, il libum farreum, che però poi si pappavano sacerdoti e loro domestici), questo semmai è il popolo dell’antica Roma, col diritto, insomma la civiltà etrusco-romana.
E ora? Riconoscendo effetti giuridici civili e amministrativi a questo matrimonio spontaneo, anche uno scemo capirebbe che si estende, non si limita, la forma matrimonio. La Chiesa sbaglia, dunque, anche nel merito, oltre che nella forma, cioè nell'intromissione illegale nella politica italiana. Perché ci saranno più matrimoni, paradossalmente, non meno. E, ripetiamo, che voce ha in capitolo la Chiesa, che ai suoi sacerdoti vieta il matrimonio "base della società" e prescrive il celibato? Pazzie ecclesiastiche. Ed è grave che Destra e Sinistra la stiano a sentire, solo per motivi elettorali.
Quante sono, poi, in Italia queste coppie di fatto? Siamo lontani dai 2 milioni e mezzo di coppie della Francia. Un’indagine Istat del 2002-2003 ne ha stimate 564mila. Magari, come sempre accade nella realtà italiana, saranno 200mila in più. Ma certo un numero limitato. Insomma, un milione e mezzo di cittadini ha scelto di convivere more uxorio – come dicono i preti – praticando la forma naturale, atavica, di matrimonio, senza alcuna registrazione. Ma la tendenza è in crescita: perché all'inizio degli anni '90 queste unioni spontanee erano appena 200mila, soprattutto nel centro-nord e nelle grandi città. E si calcola che non più di 15 o 20mila saranno le richieste di regolarizzazione, quando sarà approvata la legge, attraverso i "patti di convivenza civile" riconosciuti dallo Stato.
Il loro riconoscimento, come eventualmente quello di coppie dello stesso sesso, è un tipico processo liberale. Intanto, come in tutte le istituzioni liberali, non si inventa nulla, ma si riconosce una realtà di fatto, sociale, preesistente. In tal modo si delineano nuove libertà e in conseguenza si riconoscono nuovi diritti soggettivi. E sì, perché in quanto ai vecchi diritti o alle vecchie libertà, li riconoscono – talvolta di malavoglia – anche conservatori, comunisti, fascisti, cattolici (o islamici) integralisti. Per sé, naturalmente. Solo i liberali, invece, cercano, trovano, riconoscono sempre nuove libertà. Inoltre, a differenza dei primi, i liberali questi nuovi diritti non li riconoscono "per sé" o per una classe o corporazione, ma "per tutti gli altri", per chi la pensa in modo diverso, talvolta per gli eccentrici, gli originali.
Non si pensi che un liberale debba per forza essere ateo, nudista, divorzista, abortista, vegetariano, gay o amante del jazz. Ma deve permetterlo a tutti gli altri, liberamente e in modo paritario (non più solo "tollerare", per dirla con i primi liberali del 700). Un liberale deve poter avere la libertà, magari solo virtuale, teorica, tra le mille possibili soluzioni. Come in un supermarket, vogliamo che ci siano tutti i prodotti. Poi, magari, ne compriamo uno solo, o nessuno.
Se no? Altrimenti, vuol dire che non si è liberali, ma conservatori, comunisti, fascisti, islamici (o cattolici) integralisti ecc. A meno che uno pensi stupidamente che solo perché l’alcol è in libera vendita, un liberale debba ubriacarsi fino al delirium tremens. No, lui è astemio, ma l’alcol si "deve" vendere. Tertium non datur, non c’è alcuna scappatoia. O di qua o di là.
Perciò un liberale, che privatamente ha un forte senso del ridicolo, riderà, forse, degli ultimi paradossali romantici, i borghesi fuori tempo massimo che vogliono il "matrimonio gay", loro che un tempo il matrimonio, come tutte le altre regole civili, contestavano. Sparlerà, perfino, di atei, vegetariani e nudisti, combatterà questo o quell’altro. A parole. Nel privato. Ma in pubblico (la Politica) dovrà consentire e perfino difendere attivamente, alla Pannella, ogni nuova libertà, anche la più antipatica, ogni nuovo diritto. Perché proprio le nuove libertà e i nuovi diritti sono l’essenza vitale del liberalismo: senza quelli cade questo. "Ma come, proprio questi stronzissimi "pacs" sarebbero…" E già, chi l’avrebbe detto, una cartina di tornasole per noi liberali: la libertà dei diversi, degli altri, di chi ne ha bisogno. Come per il divorzio. Non solo la propria libertà: questa ce l’hanno anche Mussolini e Bin Laden.
Eh, che volete farci, cari amici infiltrati a migliaia nel liberalismo (basta leggere i giornali e i blog…) solo perché la parola è bella e voi vi vergognate a definirvi conservatori o "di destra". Intanto, sbagliate a vergognarvi, perché la parola "conservatore" è molto dignitosa, ha un senso storico – lo riconosceva anche Gobetti, che oggi definiremmo un "liberale di sinistra" – e non si capisce perché solo in Italia nessuno voglia definirsi, al contrario che nei grandi Paesi anglosassoni, "conservatore", ma solo snobisticamente "liberale" o "progressista". Però, vedete che succede a fare i furbetti snob del quartierino e a comprarvi la "bicicletta liberale" alla moda? Che adesso non sapete usarla e ci fate una meschina figura. Si vede che non è per voi. Ma la migliore vendetta è il ridicolo: l’avete voluta la bicletta "lib"? Ora pedalate davanti a tutti. E senza distruggere manubrio, cambio e freni, per favore… E che vi serva da lezione, per non definirvi più "liberali".

Comments:
Molto lucido, da manuale, lo condivido tutto.
Tranne l'accenno al celibato ecclsiastico
saluti
 
mi sembri Capezzone o Pannella...
certo che i pacs "cartina di tornasole" del liberalismo...
bah, lo trovo un po' esagerato.
Sarà che è così difficile essere liberali. Ho forse non ho capito bene io.
però sono d'accordo al 90%.
Anche perché mi hai citato nella prima riga: mi chiamo Daniela
 
Liberalismo classico, d'accordo. ma non c'è qualcosa di altruistico, "cristiano": dare ragione e strumenti a chi, magari, non la pensa come noi
 
No, guarda, caro oliver, dare ragione e mezzi ai propri amici di partito o ideologia, è sempre stato fatto al mondo, prima del liberalismo. La differenza, ha ragione a ribatterlo Nico, è nel fatto che il liberale deve sempre ricreare l'uguaglianza dei punti di partenza per tutti.
Se le discriminazioni sono solo quelle del merito personale, tutte le altre (diritto, politica ecc) devono essere eliminate subito dal liberale vero. Solo dopo, la gara può cominciare. Ma se uno (perché ebreo, omosessuale, convivente non riconosciuto ecc ecc) viene discriminato o ha meno diritti, la mancanza di libertà si traduce anche in ingiustizia. E in disuguaglianza nei punti di partenza. Forse il riconoscimento delle unioni libere coi Pacs serve a dare la stessa dignità di stato giuridico ed economico a coppie che, sposate o no, in fin dei conti vivono situazioni simili
 
Ciao, Nico, sono d'accordo con te
come sempre
baci
 
Caro Liberale, ti consiglio di leggere (cosa che evidentemente non hai fatto) maestri del liberalismo quali Locke, Tocqueville, Hayek, e poi se mai ne riparliamo.
 
E' perlomeno curioso che a dare lezioni di liberalismo sia uno che si richiama a Voltaire. Il problema è che in Italia, anche per colpa della propaganda pannelliana, spesso si tende a confondere il liberalismo con l'anticlericalismo, il laicismo, il giacobinismo e altre forme di pensiero assolutamente estranee alla dottrina liberale. Conservatore ha ragione, invece di leggere l'antisemita Voltaire, dai un'occhiata ai grandi classici del liberalismo a cominciare da Hayek.
 
Discorso perfettamente liberale. Capezzone e Pannella non c'entrano niente (l'estremismo dell'azione svilisce spesso le buone idee), come niente c'entrano quelli che che magari di Tovqueville hanno letto, de La democrazia in america solo la prima parte e -del tomo di 800 pagine - si sono dimenticati la seconda e la terza ( cito : è la donna che fa i costumi buoni o cattivi, una roba fantasticamente attuale) meno solleticanti per le polemicucce politiche del Domenicale pruriginoso e per i vogliosetti della polemica ideologica a tutti i costi anche quando , in fondo, si è d'accordo sull'essenziale. In un paese solo moderatamente acconcio al costituzionalismo liberale (non necessariamente al parlamentarismo democratico) sui pacs non ci sarebbe polemica né vaticinii vaticani.
Già, ma noi abbiamo Rutelli e Casini.....
 
riconoscimenti pubblici a gogò, corsa forsennata a regolamentare per via statale tutto lo scibile e immaginabile...questo sì che è vero liberalismo! ma fatemi il piacere...
 
La tolleranza è un valore fondamentale del liberalismo: chi impedisce a chi la pensa diversamente di dire la sua o di ottenere i suoi diritti non è liberale, ma il suo opposto.
Voltaire tornò dal Regno Unito entusiasta per la tolleranza per le più diverse usanze e religioni che vi regnava. Nel suo Trattato sulla tolleranza del 1763 scrisse una frase che rappresenta bene la mentalità liberale: “Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo”.
Chi disapprova e non difende è il comunista, il fascista,l'islamico fondamentalista, il cattolico fondamentalista, talvolta anche il conservatore.
 
ma scusate, quale fastidio dà agli altri una vecchia coppia di coniugi conviventi che si preoccupa di reversibilità della pensione, eredità o di altri diritti molto concreti e sensati?
Perché gli altri non si fanno gli affari loro, e invece vogliono imporre la loro visione del mondo a tutti? E'autoritarismo bell'e buono, fanatismo, dittatura ideologica: "il mio pensiero è meglio del tuo, io devo comandare anche sulle tue cose, sui tuoi affari di casa, sul tuo matrimonio".
Siamo tornati al medioevo...
ma li spazzeremo via questi reazionari.
 
Ma scusate perchè le coppie di fatto non regolano i loro affari per via privatistica senza pretendere riconoscimenti da parte dello Stato? Se ci sono ostacoli legislativi a che questo avvenga, è giusto che il parlamento li rimuova ampliando gli spazi di libertà e riducendo le limitazioni oggi esistenti all'autonomia contrattuale dei singoli individui. Questa sarebbe una vera proposta liberale!
 
Vincenzo ha ragione. Ma in Italia, con lo statalismo pregresso e una legislazione esagerata sembra che sia impossibile risolvere tutti i problemi per via privatistica.
Allo Stato italiano non basta l'accordo tra due persone per devolvere la pensione di uno all'altro, e neanche le visite in ospedale o in carcere sono possibili a chi non è "riconosciuto dallo Stato"
 
NON SONO D'ACCORDO CON QUESTO NICO VALERIO CHE PREZZEMOLA IN TUTTI I CAMPI DAL COMUNISMO AL VEGETARISMO
ADESSO SI E' MESSO PURE CON IL SIGNOR AROUET CHE PARE SCRISSE 1 KAZZATA IMMANE: DIFENDEVA IL DIRITTO ANCHE DI CRIMINALI BASTARDI NAZISTI DI COMUNICARE I LORI PENSIERI DISTRUTTIVI ED ERA PRONTO A DARE LA SUA VITA PER QUESTO. VISTO DOVE CI HANNO PORTATO I BUONISTI COME VOLTAIRE? E BEN CI STA.LIN!
 
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