14 gennaio, 2006
Coppie di fatto secondo i liberali: nuove libertà e nuovi diritti. Per gli altri
Non gli piace essere chiamati "marito" e "moglie", guai, ma il loro è matrimonio, altroché. Perché questo nasce dalle più antiche società spontaneamente: non l’ha certo inventato la Chiesa, che è sorta solo 2000 anni fa, e che, anzi, ha praticato e propagandato il celibato, non il matrimonio, come l’unica condizione di purezza e santità. E se qualcuno l’ha regolato e ritualizzato fino a farne il fondamento della nostra società (p.es., nella forma della confarreatio, con il dono a Giove del pane dolce di farro, il libum farreum, che però poi si pappavano sacerdoti e loro domestici), questo semmai è il popolo dell’antica Roma, col diritto, insomma la civiltà etrusco-romana.
Quante sono, poi, in Italia queste coppie di fatto? Siamo lontani dai 2 milioni e mezzo di coppie della Francia. Un’indagine Istat del 2002-2003 ne ha stimate 564mila. Magari, come sempre accade nella realtà italiana, saranno 200mila in più. Ma certo un numero limitato. Insomma, un milione e mezzo di cittadini ha scelto di convivere more uxorio – come dicono i preti – praticando la forma naturale, atavica, di matrimonio, senza alcuna registrazione. Ma la tendenza è in crescita: perché all'inizio degli anni '90 queste unioni spontanee erano appena 200mila, soprattutto nel centro-nord e nelle grandi città. E si calcola che non più di 15 o 20mila saranno le richieste di regolarizzazione, quando sarà approvata la legge, attraverso i "patti di convivenza civile" riconosciuti dallo Stato.
Il loro riconoscimento, come eventualmente quello di coppie dello stesso sesso, è un tipico processo liberale. Intanto, come in tutte le istituzioni liberali, non si inventa nulla, ma si riconosce una realtà di fatto, sociale, preesistente. In tal modo si delineano nuove libertà e in conseguenza si riconoscono nuovi diritti soggettivi. E sì, perché in quanto ai vecchi diritti o alle vecchie libertà, li riconoscono – talvolta di malavoglia – anche conservatori, comunisti, fascisti, cattolici (o islamici) integralisti. Per sé, naturalmente. Solo i liberali, invece, cercano, trovano, riconoscono sempre nuove libertà. Inoltre, a differenza dei primi, i liberali questi nuovi diritti non li riconoscono "per sé" o per una classe o corporazione, ma "per tutti gli altri", per chi la pensa in modo diverso, talvolta per gli eccentrici, gli originali.
Perciò un liberale, che privatamente ha un forte senso del ridicolo, riderà, forse, degli ultimi paradossali romantici, i borghesi fuori tempo massimo che vogliono il "matrimonio gay", loro che un tempo il matrimonio, come tutte le altre regole civili, contestavano. Sparlerà, perfino, di atei, vegetariani e nudisti, combatterà questo o quell’altro. A parole. Nel privato. Ma in pubblico (la Politica) dovrà consentire e perfino difendere attivamente, alla Pannella, ogni nuova libertà, anche la più antipatica, ogni nuovo diritto. Perché proprio le nuove libertà e i nuovi diritti sono l’essenza vitale del liberalismo: senza quelli cade questo. "Ma come, proprio questi stronzissimi "pacs" sarebbero…" E già, chi l’avrebbe detto, una cartina di tornasole per noi liberali: la libertà dei diversi, degli altri, di chi ne ha bisogno. Come per il divorzio. Non solo la propria libertà: questa ce l’hanno anche Mussolini e Bin Laden.
Eh, che volete farci, cari amici infiltrati a migliaia nel liberalismo (basta leggere i giornali e i blog…) solo perché la parola è bella e voi vi vergognate a definirvi conservatori o "di destra". Intanto, sbagliate a vergognarvi, perché la parola "conservatore" è molto dignitosa, ha un senso storico – lo riconosceva anche Gobetti, che oggi definiremmo un "liberale di sinistra" – e non si capisce perché solo in Italia nessuno voglia definirsi, al contrario che nei grandi Paesi anglosassoni, "conservatore", ma solo snobisticamente "liberale" o "progressista". Però, vedete che succede a fare i furbetti snob del quartierino e a comprarvi la "bicicletta liberale" alla moda? Che adesso non sapete usarla e ci fate una meschina figura. Si vede che non è per voi. Ma la migliore vendetta è il ridicolo: l’avete voluta la bicletta "lib"? Ora pedalate davanti a tutti. E senza distruggere manubrio, cambio e freni, per favore… E che vi serva da lezione, per non definirvi più "liberali".
certo che i pacs "cartina di tornasole" del liberalismo...
bah, lo trovo un po' esagerato.
Sarà che è così difficile essere liberali. Ho forse non ho capito bene io.
però sono d'accordo al 90%.
Anche perché mi hai citato nella prima riga: mi chiamo Daniela
Se le discriminazioni sono solo quelle del merito personale, tutte le altre (diritto, politica ecc) devono essere eliminate subito dal liberale vero. Solo dopo, la gara può cominciare. Ma se uno (perché ebreo, omosessuale, convivente non riconosciuto ecc ecc) viene discriminato o ha meno diritti, la mancanza di libertà si traduce anche in ingiustizia. E in disuguaglianza nei punti di partenza. Forse il riconoscimento delle unioni libere coi Pacs serve a dare la stessa dignità di stato giuridico ed economico a coppie che, sposate o no, in fin dei conti vivono situazioni simili
Già, ma noi abbiamo Rutelli e Casini.....
Voltaire tornò dal Regno Unito entusiasta per la tolleranza per le più diverse usanze e religioni che vi regnava. Nel suo Trattato sulla tolleranza del 1763 scrisse una frase che rappresenta bene la mentalità liberale: “Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo”.
Chi disapprova e non difende è il comunista, il fascista,l'islamico fondamentalista, il cattolico fondamentalista, talvolta anche il conservatore.
Perché gli altri non si fanno gli affari loro, e invece vogliono imporre la loro visione del mondo a tutti? E'autoritarismo bell'e buono, fanatismo, dittatura ideologica: "il mio pensiero è meglio del tuo, io devo comandare anche sulle tue cose, sui tuoi affari di casa, sul tuo matrimonio".
Siamo tornati al medioevo...
ma li spazzeremo via questi reazionari.
Allo Stato italiano non basta l'accordo tra due persone per devolvere la pensione di uno all'altro, e neanche le visite in ospedale o in carcere sono possibili a chi non è "riconosciuto dallo Stato"
ADESSO SI E' MESSO PURE CON IL SIGNOR AROUET CHE PARE SCRISSE 1 KAZZATA IMMANE: DIFENDEVA IL DIRITTO ANCHE DI CRIMINALI BASTARDI NAZISTI DI COMUNICARE I LORI PENSIERI DISTRUTTIVI ED ERA PRONTO A DARE LA SUA VITA PER QUESTO. VISTO DOVE CI HANNO PORTATO I BUONISTI COME VOLTAIRE? E BEN CI STA.LIN!
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