17 agosto, 2021
Ma la liberal-democrazia non si esporta come il mercato; tanto meno nel mondo dell’Islam.
Da liberale “risorgimentale” doc, lasciatemelo dire: ogni Popolo lotti da sé per la propria libertà; trovi la dignità, la ragione del proprio riscatto, nelle proprie forze, anche esigue, consistenti in una piccola minoranza colta e decisa, come nel nostro Risorgimento, quando l’85 per cento degli Italiani era analfabeta e non s’interessava minimamente di libertà e politica.
Certo, è giusto, sensato ed etico aiutare i liberali d’un
Paese tirannico, perfino in una teocrazia islamica, che si stanno rivoltando,
armi in pugno per cacciare i teo-fascisti. Ma queste élites ci devono essere,
devono avere un minimo di consistenza, devono possedere il sincero amore per le
libertà (che non si può fingere: ci vogliono anni e anni di azioni precise,
scritti, discorsi e condanne), e non far parte di fazioni di sceicchi o ras
locali che si combattono tra loro, magari per il mercato delle armi o del
petrolio.
Ma dove questa sana, indispensabile “rivolta di popolo” non
c’è, dove manca del tutto una sana borghesia colta, dove nella società le
stratificazioni sociali plurisecolari perdurano, nessun “aiuto” si può dare,
non c’è nulla da fare. Serve un certo grado di maturazione e cultura del
popolo. Le marmaglie serve di questo o quel “signore della guerra” non vanno
bene per le “rivoluzioni liberali”. E neanche devono essere appoggiate.
Posso arrivare a capire le “ragioni” di chi pensa di gestire gli scacchieri
internazionali nelle aree critiche in base alle aree d’influenza nel Mondo,
anziché ai Popoli; ma non sono più i tempi gloriosi di Cavour e Bismarck, oggi il
Ministeri degli Esteri toccano come per scommessa a politicanti ignari di
tutto, mentre la diplomazia di carriera ormai attira i mediocri e i
raccomandati. Fatto sta che quasi sempre la geo-politica velleitaria delle
mezze-calzette della politica estera – e non solo quella americana – sembrano essersi esercitate sul bancone d’un caffè,
tra molti boccali di birra, spostando a caso olivette e patatine sulla mappa
dell’Afganistan o dell’Iraq, tra molte risate mondane e qualche buon sigaro.
Dove è “sembrato” che gli eserciti vincitori e invasori di
Paesi liberali introducessero con successo la liberal-democrazia [a proposito,
finiamola di definirla soltanto “democrazia”, come dicono tutti, anche
giornalisti, perfino commentatori quasi politologi, perché vuol dire solo che “tutti
hanno il diritto di votare”, non altro], quel successo era dovuto in realtà al
fatto che il Paese invaso e riportato sulla “retta via” già aveva conosciuto in
passato il liberalismo; già aveva avuto una classe dirigente liberale; già
aveva avuto una lunga Storia di pensiero, di civiltà e libertà (p.es l'Italia
dopo la II Guerra Mondiale).
Ma nel vicino e medio Oriente, con l'unica eccezione di
Israele [e grazie tante, fondato da Europei], al Liberalismo devono provarci ad
arrivare da soli. Obiettivo impossibile, finché non abbandonano la religione
islamica, l’unica “religione” al Mondo che considera reati i peccati e che
pretende di governare tutta la società, non solo con “sacerdoti”, ma con
magistrati, carceri, poliziotti e col taglio delle teste.
Quindi la pretesa dell’Occidente, soprattutto degli Usa, di
esportare nel medio Oriente merci e consumismo dicendo che si tratta delle
libertà, senza aver prima almeno allevato “culturalmente” (è una parola per gli
Americani, che di cultura conoscono solo quella economica, e sono pure scarsi
in psicologia), appare come uno scoperto e perciò infantile progetto di
marketing malriuscito.
Non basta il no al burqa, le ragazze a scuola e qualche
donna poliziotta, se la mentalità generale è ancora medievale e non esiste una
borghesia maggioritaria. La Storia non fa salti. Noi italiani, senza contare i
Romani, abbiamo avuto i Comuni liberi. Loro grazie all'Islamismo non sono
ancora al livello del nostro Medioevo. E allora? Nella Storia, se non ci sono
quei precedenti che ho detto, i corsi accelerati non esistono, non devono esistere,
sia in un senso (rivoluzioni) che in un altro (liberazioni).
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