10 febbraio, 2016

 

“Matrimonio” (o “unione civile”) o no: il curioso paradosso dei Conservatori e dei Liberali.

Da liberale, e perciò riformatore e progressista, mi sono battuto sempre per rafforzare gli anelli più deboli della catena anche se non mi riguardavano, non i più forti. Quindi, p.es., per la libertà di divorzio e di aborto. Mentre non ho speso una parola in favore del matrimonio, che vive di una forza sua e che è stranamento difeso, e pure troppo, da chi non lo può usare e neanche lo trova nei suoi Libri Sacri, come la Chiesa Cattolica (il che fa trapelare inconfessabili morbosi complessi). Matrimonio che ho sempre visto come una struttura recitativa, oppressiva e formalistica all’interno della quale da sempre si nascondono le peggiori ipocrisie e violenze, e che per le sue dinamiche (altro che “fondamento etico della società”, ma che ne sa la Chiesa? A meno che non ammetta che il suo Dio eponimo, il pretesi Joshua il Nazareo, cioè il ribelle, non fosse sposato) ha assomigliato in passato e talvolta ancor oggi a un prosaico contratto di compravendita, quando non a una forma di prostituzione istituzionalizzata.

Mi meraviglia e incuriosisce da sempre, perciò, che categorie che si ritengono moderne come gli omosessuali impegnati nella società si siano incaponiti a utilizzare un istituto così conservatore. Ma, contenti loro, a un liberale spetta solo un dovere, questo sì, morale: assecondare i desideri di qualsiasi minoranza  che fornendo prove e documenti si ritiene discriminata o che vuole nuovi diritti compatibili col Diritto e la Costituzione. Per un liberale è obbligatorio. Altro comportamento un liberale non può avere.

Ora nell’articolo su "LibereLaiche" della coraggiosa Tiziana Ficacci, anche lei laicista e anticonformista in tutto, viene ripreso un intero articolo del blog di Francesco Costa (che non conosco), di cui mi ha colpito in particolare un capoverso che è sulla linea del mio ragionamento e contiene una paradossale presa di posizione del Capo di Governo inglese, Cameron, conservatore:
“I conservatori – al netto dell’omofobia – dovrebbero preferire i matrimoni gay alle unioni civili. Nel campo dei diritti civili e sociali, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio e del matrimonio come pilastro fondante della società è stata per decenni una battaglia dei conservatori. Forse la battaglia centrale dei conservatori sui temi sociali. Al contrario, i progressisti si sono sempre battuti per un’organizzazione sociale più fluida, più libera e soprattutto meno imperniata sul matrimonio e sulla sua indissolubilità, vista come reazionaria, costrittiva, ipocritamente riparatrice di sottomissioni e violenze, che invece giustificava: lo hanno fatto prima lottando per il divorzio, poi lottando per accorciare il più possibile i tempi per il divorzio, poi battendosi per l’allargamento dei diritti alle coppie di fatto, tra le molte altre cose. Per dirla come l’ha detta David Cameron: «Io non sono a favore del matrimonio gay nonostante sia un conservatore; io sono a favore del matrimonio gay perché sono un conservatore”. 
Ma se Cameron fosse stato un ultra-conservatore cattolico, del genere di quelli ipocriti che oggi si oppongono in Italia a ogni modifica del concetto di matrimonio collegando abusivamente l'etica civile con una presunta integerrima ed esclusiva "morale cattolica", avrebbe parlato diversamente. Dopo le parole chiare e severe del filosofo Galimberti che aveva fatto notare la "prepotenza dei cattolici", il giornalista Augias rispondendo in un programma televisivo alla domanda del conduttore Floris ha fatto notare che, anzi, se è per questo, la tradizione cristiana dovrebbe essere apertissima, visto come il Vangelo fa nascere Gesù: da una donna incinta fuori dal matrimonio (Maria), con un padre adottivo (Giuseppe), essendo quello vero sconosciuto e comunque esterno (il cosiddetto Spirito Santo). Insomma, al confronto del matrimonio allargato, libero e problematico del fondatore del Cristianesimo, ogni attuale proposta di legge su un matrimonio diverso è "acqua fresca"!

Se si cerca in questo blog (e nella Newsletter che esisteva fino al 2006) nel motore interno di ricerca alle parole “matrimonio gay” o simili, si trovano almeno quattro articoli interessanti (di cui tre brillanti: scorrere la Newsletter) di tanto tempo fa, come questo e questo ancora, poi la protesta di una lesbica liberale con la relativa risposta (la data è errata: ma importa poco) e un articolo precedente sul blog.

AGGIORNATO L'11 FEBBRAIO 2016

Comments:
" a un liberale spetta solo un dovere, questo sì, morale: assecondare i desideri di qualsiasi minoranza che fornendo prove e documenti si ritiene discriminata o che vuole nuovi diritti compatibili col Diritto e la Costituzione. Per un liberale è obbligatorio. Altro comportamento un liberale non può avere."

: ma neanche il liberale ha un limite?
matrimonio multiplo? tra consanguinei? con minori?
girare nudi per la strada?

assecondare qualunque desiderio avrà pur un limite!
oppure no?

grazie
 
Anzi, proprio i liberali trovano nel limite una ragione. Senza limiti non ci sono neanche i diritti. Leggi meglio e con più attenzione. "Fornendo prove e documenti".... Chi vuole cose pazze non le può fornire.
 
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