09 febbraio, 2016

 

Macabro Medioevo. Riesumata per risollevare le sorti della Chiesa la salma del discusso padre Pio.

Ma che cos'è quest’improvviso cambio di scena attraverso il Tempo e lo Spazio in quell’esagerato teatro barocco che è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana? Del resto, era nata come finta-rivoluzionaria, ma fu subito reazionaria e populista. E tornare indietro e battere le piazze e le città è sempre stata la sua specialità. Ma oggi, che vuol dire questo ritorno - se mai se ne è allontanata - al feticismo fanatico delle reliquie (che neanche è vera religione, come ha detto in televisione il filosofo Umberto Galimberti), alla esibizionistica traslazione-ostensione – senza nessun motivo plausibile, neanche una ricorrenza di date – di una salma, quest’assurdo portare in giro e mostrare al pubblico impudicamente il cadavere d'un frate, oltretutto discusso già in vita, biasimato e indagato da tre Papi, tanto da rischiare di essere spretato, considerato esibizionista, imbroglione, perfino lussurioso; ma poi stranamente – ecco il suo vero e unico miracolo – fatto "santo", a sorpresa, da un altro Papa, anch’egli grande gigione, ben oltre il parere di teologi e curiali, a furor di popolo?

Ora Padre Pio è costretto dal gesuita papa Francesco (quanto diverso da Roncalli e quanto simile a Wojtila in questo!) a recitare anche da morto. Quale parte deve recitare? Lo vedremo: sarà chiaro alla fine di questo articolo. Intanto, lo portano in giro come mummia per l'Italia plebea, con tanto di gendarmi: ben 800 giannizzeri pagati da noi Italiani, anche stavolta, non dal Vaticano.

Una vergogna? Di più, molto di più, e peggio. Perché è una vergogna complicata.

Torniamo ai secoli bui? È il segno tangibile della Restaurazione, si dice. Questo appare ora ai superficiali, ma vedremo che è una finta, una messinscena, come quelle che allestiva lo stesso Padre Pio. Anzi, è uno sviamento di problemi, una distrazione orchestrata di massa. Altro che laicizzare la società come pretenderebbe l’etica “edonistica” liberale; altro che atteggiamento passivo di fronte alla crisi di vocazioni sacerdotali e di fedeli nelle chiese; altro che fine della religione e trionfo dell’ateismo; altro che debolezza imbarazzante di fronte all’Islam; altro che sostituzione dell’antico fervore popolare col carisma del solito Papa istrione, altro che confronto tra Family Day e Family Gay.

Quali altri significati potrebbe avere questa ridicola e inquietante messinscena? Già da tempo urgeva riavvolgere all’indietro il film della storia della Chiesa. Occorreva dire basta con questa Chiesa che rischia di apparire laica, scettica, relativistica, razionale, perdente, di volta in volta liberale, socialista, ecologista (be’, dopo quell’Enciclica...) o comunista.

Torniamo alla Chiesa vera – devono essersi detti gli “gnomi del Vaticano”, gli oscuri uomini in nero bordato di rosso porpora – la Chiesa delle narrazioni favolistiche, delle emozioni popolari, delle invocazioni e delle urla isteriche (ricordate il “Santo subito!” ai funerali di Wojtila?). Una Chiesa del cuore, non del cervello e, se proprio questio organo va usato, non della corteccia cerebrale ma dell’ipotalamo. La religione non dei vivi ma dei morti, non dello spirito critico ma dei miracoli, non dell’incenso dei chierichetti ma delle ascelle del popolo grezzo che dal profondo Sud accorre in treno o pullman a piazza S.Pietro, olezzante sali di acido valerianico, formico e caprilico, per dirla con quel genio pazzo di Gadda.

Ma sì, devono essersi detti cardinali di Curia e lo stesso Francesco, visto che la Chiesa dei ricchi intellettuali sarebbe povera, torniamo furbo paradosso della redditizia “Chiesa dei poveri”, laddove i poveri ovviamente sono gli spettatori passivi, la platea abbagliata dalla grandiosità e terribilità dello spettacolo, il consueto, coloratissimo, teatro Cattolico che tanti frutti, vocazioni e soldi aveva dato con Wojtila.

Nessun tour operator avrebbe potuto fare di meglio nell’organizzare per mesi in silenzio e nel segreto (gli Italiani non dovevano saperne nulla; se no, sai che ironie, proteste, problemi...) una simile full-immersion nei valori antiquati e regressivi del Cattolicesimo: l’infantilismo, l’ignoranza, la superstizione, la seduzione delle folle dei semplici. Il pensiero va ai tempi delle masse sudate degli idiots du village, agli ottusi delle campagne del Medioevo, insomma ai "chretiens" per dirla con Odifredi, e quindi sotto sotto – del resto se la solo voluta – alla mercificazione, al santino, al rosario portentoso, alle litanie che assicurano la salvezza, insomma all’imbroglio; ma soprattutto al cospicuo biglietto del pullman della parrocchia o del Vescovado, e ai modesti 50 euro di pernottamento negli alberghi clan destini delle suore (quelli che spacciati per luoghi “religiosi” non pagato l’IMU), che è quello che conta di più per mandare avanti la barca.

Soldi e commerci moderni, ma effetti antichi. Il cadavere del santo, ormai quasi solo ossa, ricostruito e coperto di cera colorata, insomma è finto,una vera e propria statua kitsch idealizzata che starebbe bene al Museo delle Cere di piazza SS.Apostoli. Eppure ha sempre il suo fascino perverso sulle folle superstiziose. Il morboso connubio ieros-thanatos, il sacro e la morte, attira sempre. Il trionfo dei corpi che negano se stessi. O putrefatti o fatti polvere o mummificati, sempre morti sono. Purché colpiscano l’infantile immaginazione popolare con un invitante ribrezzo.

Eccoci riportati a un Medioevo barbaro e macabro che a differenza dei civilissimi Etruschi-Romani, intinge il pane nei liquami della materia organica, inala golosamente il fetore dei morti, e attribuisce ai “santi” che non si lavano mai per disprezzo e vergogna del proprio corpo il massimo dell’apprezzamento etico-olfattivo. “E’ morto in odor di santità”, dicevano i cinici monsignori, maestri nell’arte dell’eufemismo e dell’ipocrisia, per non dire: viveva ormai come un barbone.

Resta il monstrum, la stranezza della fiera al mercato del giovedi nei villaggi dell’Ottocento, col ciarlatano che arringa gli ebeti del villaggio: "Venghino, siori, venghino! Ché qui gli mostriamo una vera mummia parlante e benedicente, in carne e ossa! Non c'è trucco, non c'è inganno! Fatti avanti, ragazzo. Senza timore: tocca, tocca le piaghe purulente... Col nostro facile metodo di cinque Ave, quattro Gloria e un Paternoster, rimettiamo a contadini e cavalieri, vergini e maritate, tutti i peccati passati, presenti e futuri! Basta versare il modesto obolo di euro 80 più Iva, pullman compreso, andata e ritorno! E' un affare! Venghino, siori, venghino".

Vengono i brividi. La vista si appanna, il sole sparisce, il cielo si oscura di nubi fosche, innaturalmente nere. Un film di Dreyer? No, ma una saetta a questo punto ci sta benissimo (grazie, tecnico delle luci!). Chissà, il popolo bruto crede alla messinscena, e attende il miracolo. Dio, o meglio il presunto servo di Dio, “deve” farlo ‘sto miracule, se ha le palle, se è un uomo. Aggio pagato ‘u biglietto d’u trenu, e lu miracule debbo vedé. Sinnò, nun torno a lu paese!”

Ma chi non crede al miracolo e alla santità è proprio la Chiesa. La Chiesa vera, quella che sta in alto, la più cinica, contrapposta alla Chiesa che sta in basso, al popolino ignorante. Cinismo politicante e massmediatico, perfino “scientista”, della Curia Romana, dei Cardinali, dei Papi, a partire da papa Roncalli con la sua razionalizzazione e modernizzazione del Concilio Vaticano II, contro l’insopportabile, sottoculturale e reazionaria superstizione popolare? Così è, se vi pare. Ma allora, se i monsignori non ci credono (non ci hanno mai creduto, perché Padre Pio è stato sempre combattuto, e dai più alti esponenti della Chiesa), come mai ora cavalcano il mito popolare d’un santo a furor di popolo e ne espongono in un tour mediatico le spoglie mortali?

Per interesse, solo per convenienza, insieme economica, politica e di immagine. Ecco una prima spiegazione dell’ambiguità della Chiesa sul fenomeno Padre Pio e su altri problemi ed eventi di oggi. Ecco il crudele e spudorato cinismo, la contraddizione stridente di chi dopo aver per 2000 anni predicato spiritualità, estasi maniacali, visioni ed emozioni popolari, ora vorrebbe trovare nella scienza prove sicure di questa religiosità maniacale. E non trovandole, ovviamente, prende le distanze dal suo stesso volgo, che essa stessa ha fatto nei secoli così ignorante. E allora, che cosa scegliere? Nessuna, cioè entrambe le cose.

Così, a basarsi sulla pubblicità che deriva da questo ennesimo coup de theatre è il Vaticano, o SCV, che però non è la Chiesa, è solo un Governo amministrativo che si occupa di fogne e francobolli (e infatti sbagliano i Radicali ad accusarlo di tutto, per non dover sparlare della Chiesa). I cinici registi occulti, monsignori e cardinali, alcuni dei quali sicuramente scettici e perfino atei, stanno altrove, nelle segrete stanze: sono quegli omuncoli tutti uguali vestiti di nero o di rosso che stipulano contratti e legalmente rappresentano – Papa o non Papa – la Chiesa Cattolica. Così poco credenti nella spiritualità da far venerare agli incolti i corpi e le cose terrene. Ma sanno che ora la Chiesa ha bisogno vitale di obiettivi e vittorie facilmente raggiungibili, di visibilità mondiale e quindi di maggiore influenza, soprattutto di maggiori entrate, visto che l’8 per mille sta calando. E i Giubilei ormai da soli non bastano più: servono gli “eventi” mass-mediatici, i colpi di scena. Come le processioni per l’Italia delle spoglie del frate più popolare, appunto. Anche a costo di contraddire i pretesi poteri spirituali d’un Santo, che a rigore di teologia non avrebbe bisogno di essere trasportato per diffondere grazia ed effetti taumaturgici. E invece, no, è costretto alla stregua d’un laico baule qualunque a valicare fisicamente città, montagne e valli, come se quel frate morto fosse un buono a nulla, un insieme di ossa e pelle incartapecorita che anziché librarsi invisibile nei Cieli e volare dappertutto, ubiquo e sempiterno come la sua Santità vorrebbe, deve essere trasportato manualmente qua e là come un volgare “collo” postale. E chissà se arriva, e se arriva intatto, dipende dal camion e dalle buche.

Intanto, nel feticismo necessario, superstizione nella superstizione, si crea spontaneamente un piccolo “indotto” economico, a metà tra golosità e satira. Su internet sono apparse, diffuse dalla blogger Selvaggia Lucarelli, le foto inquietanti di biscottini macabri e orripilanti a forma di “mani con le stimmate”, come ha riportato La Stampa attribuendoli a una giovane cattolica inglese. Nessuno scandalo. Del resto, non esiste già una pasticceria devozionale cattolica che riprendendo un’atavica tradizione pagana ci ha deliziato con le “minne [mammelle] di Sant’Agata” e gli “occhi di Santa Lucia”.

Ma allora che cosa resta di quel monaco assai poco monaco – riferirono gli ecclesiastici suoi contemporanei – accusato dai più noti e prestigiosi religiosi (tra cui padre Gemelli, papa Giovanni XXIII, dom Franzoni ecc.), medici e scienziati dell’epoca che più volte, non collegati tra loro, lo avevano visitato, di essere un furbissimo mistificatore, un abile istrione, un esibizionista patologico, un isterico, uno psicopatico, un autolesionista, un malato mentale, un imbroglione, un profittatore che pare “studiasse da santo” fin da giovane? Già nel 1919 due farmacisti della zona – riporta lo storico Sergio Luzzatto – avevano testimoniato di avergli fornito sostanze chimiche irritanti in grado di procurare e conservare le piaghe, come acido fenico e veratrina. Poi venne a galla anche la tintura di iodio. Per papa Giovanni XXIII, che da buon cattolico indagò anche sui rapporti ambigui e imbarazzanti di “P.P.” (come lo chiamava nelle sue lettere) con le “sue” donne più fedeli, insomma una specie di Rasputin di provincia con tanto di contessa plagiata, l’intera vicenda di Padre Pio era “un immenso inganno”, il frate stesso non era che “un idolo di stoppa”. Santo solo perché lo ha voluto il suo popolo, popolo ignorante e pagante, profumatamente pagante, soggiogato dal suo carisma. E ancor più perché troppi e scandalosi interessi speculativi si sono accentrati su di lui, per poter distruggere il suo impero dalle uova d’oro. (v. la spudorata industria della credulità sorta attorno a lui a S.Giovanni Rotondo, perfino un ospedale, che il popolino ha sempre interpretato – ahimè a torto – come il più indicato “per i mali incurabili”). Una vicenda inquietante ma anche grottesca e ridicola, come una notte di tregenda rozzamente riprodotta con le primordiali finzioni tecniche dell’epoca dei film muti degli anni Venti.

Per saperne di più, si veda: il saggio dello storico Sergio Luzzatto (“Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento”, Einaudi), la voce “Padre Pio da Pietralcina” su Wikipedia e l’articolo di A. Cazzullo sul Corriere della Sera (25 ottobre 2007).

AGGIORNATO L'11 FEBBRAIO 2016

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