25 febbraio, 2016

 

Benedetto Croce. Il 150.o del filosofo della storia e della libertà, che ci educò alla passione civile.


LA PRENDERÀ CON FILOSOFIA. Quasi sotto silenzio l'importante ricorrenza dei 150 anni dalla nascita di Benedetto Croce, storico, critico, filosofo, ministro, costituente, politico, intellettuale di grandissima erudizione e forte personalità che ha insegnato agli Italiani ad avere dignità di popolo, ad amare e rispettare le Libertà, la Storia, i concetti, a maturare una grande passione civile, e così ha formato l’intera classe dirigente democratica prima e dopo il Fascismo. Tanto da essere onorato e ricordato – fino a quando le idee avevano ancora importanza – da tutti, dai liberali ai comunisti.

Perfino chi polemizzava con lui riconosceva il suo alto magistero morale e intellettuale. Nelle carte dell’azionista e repubblicano Ugo La Malfa – che si riteneva più “progressista” di Croce, non calcolando di essere solo un politico mentre Croce era soprattutto un pensatore – è stato trovato un appunto del 1943 per un articolo sul giornale “Italia Libera” che svela questo curioso rapporto dialettico, anzi, questo riconosciuto carisma: « A Benedetto Croce le giovani generazioni antifasciste devono moltissimo: la serietà della loro vita morale, le tenacia dei propositi, l’interesse profondo per le vicende storiche, l’idea della libertà come liberazione... Benedetto Croce è considerato spirito conservatore. Noi non sappiamo dirlo, sebbene abbiamo conosciuto e conosceremo ancora i suoi anatemi e le sue scomuniche. Sappiamo solo che molte coscienze rivoluzionarie, compresi gli uomini del Partito d’Azione e forse i reprobi dell’estrema sinistra, devono alla meditazione delle sue opere la forza di molti loro convincimenti. Sommersa in tante sventure, l’Italia non ha che questo suo grande figlio da offrire all’ammirazione del mondo ».

Ai tempi di Croce non c’era la televisione, grande livellatrice di valori ed elevatrice di tanti “mediocri brillanti”, né internet, e i giornali con la loro “terza pagina” (invenzione italiana: il massimo, allora, della divulgazione per chi non poteva permettersi libri difficili o riviste culturali) erano più colti e seri; perciò è facile confrontare gli effimeri successi di notorietà di oggi presso una massa indifferenziata, disinformata e volubile di utenti passivi di notizie (fama che non durerà certo 150 anni...), con quelli di ieri presso una minoranza colta e consapevole, fondati sui problemi, sui concetti, sulle idee, sulla lettura meditata, sul dibattito intellettuale. Così, per avere qualche notizia sulle misere iniziative per il 150.o crociano dobbiamo andare alle cerimonie a Napoli e a Pescasseroli, dove nacque il 25 febbraio 1866, e a due piccoli convegni a Torino e Firenze.

In più, figuriamoci, il solito bruttissimo francobollo che offende più che la memoria del teorico di filosofia estetica, soprattutto i soliti incompetenti tecnici del Ministero, da sempre morbosamente affascinati dal Brutto (e perciò da noi definiti "cacofili"), che hanno scelto un bozzetto che qualunque grafico con studi serali e diplomato per corrispondenza avrebbe fatto più bello.
Anti-crociani all’osso? Ma no, peggio, trasandati e senza nessun ideale del Bello, autore del bozzetto e giuria sono andati a prendere l’unica fotografia esistente in cui Croce ha la faccia da ebete, poi l’hanno stravolta graficamente e alla fine virata in giallino. E le sfumature verdastre e la bava rossa alla bocca? Per fortuna le hanno dimenticate?...Per il mercato numismatico la Zecca ha coniato una moneta celebrativa in argento (peso 18 grammi, diametro 32 mm), artisticamente mediocre e dalla grafica confusa.

Insomma, si fa di più per gente di modesto calibro, se non illustri sconosciuti. Troppo poco, per il 150.o genetliaco d’un intellettuale che ha cambiato la storia del pensiero in Italia e che ha costituito la forma e la sostanza stessa della cultura italiana del Novecento, e non solo.

AGGIORNATO IL 27 FEBBRAIO 2016

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